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Autore: rolly too    29/07/2012    8 recensioni
Kidd ha tirato troppo la corda, e il suo migliore amico si è trasformato nel nemico più pericoloso con cui abbia mai avuto a che fare. Perché Killer è forte, determinato, e soprattutto è stanco di lui e del suo comportamento. Davanti a una minaccia tanto grande e tanto dolorosa, nemmeno il Capitano Kidd sa più che cosa fare, e forse nemmeno il suo storico nemico e amante può aiutarlo, e anzi, potrebbe anche essere in pericolo.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Killer | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Trafalgar fece del suo meglio per ignorare Ban che brontolava qualcosa di incomprensibile riguardo all'essere stato avventato e al dover gettare in mare Killer, mentre lo accompagnava in infermeria sostenendo praticamente tutto il suo peso.
Se Penguin, Shachi o Umigame avessero scoperto che si era alzato da letto probabilmente avrebbe avuto un bel daffare per calmarli e spiegare loro che no, non poteva davvero aspettare per parlare con Killer e che sì, sapeva bene che muoversi nelle sue condizioni non era un'idea brillante.
Ban lo aveva guardato con sospetto quando Law aveva chiesto il suo aiuto per alzarsi, ma alla fine aveva ceduto.
«Per me stai facendo qualcosa che non dovresti fare, capitano.» gli disse. «Altrimenti avresti chiesto a qualcun altro di accompagnarti.»
«Ti ho già detto che non ci sono problemi.»
«Sì, va bene, va bene, ho capito. Sei tu il dottore qui...»
Non aveva un tono convinto, ma Law lo ignorò. Doveva parlare con Killer, capire quali fossero le sue intenzioni e cosa, soprattutto, dovesse fare lui.
«Ti sei appena svegliato, e gli altri hanno detto che devi riposare.» insistette ancora Ban.
«Smettila di dirmi quello che devo fare.»
«Non abbiamo voglia di farti il funerale.»
«Non ce ne sarà bisogno.» ansimò Law. Però Ban aveva ragione, non si sarebbe dovuto sforzare. Anche mettersi seduto era doloroso, e l'idea di alzarsi e attraversare praticamente l'intero sottomarino non era stata intelligente. Però doveva parlare con Killer prima che fosse troppo tardi. Ormai ragionare con Kidd era impossibile, perciò tanto valeva tentare di discutere con l'altra parte in causa.
Sentì un rumore di passi lungo il corridoio e si disse che non poteva rischiare di farsi scoprire dai ragazzi mentre se ne andava in giro in quel modo.
«Sbrighiamoci.» incalzò.
«Sì, sì...»

Killer era seduto sul letto e quando lo vide trasalì.
Law lasciò che Ban lo portasse fino a una delle sedie sulla stanza e senza nemmeno guardare Killer vi si lasciò adagiare, stanco come non mai. Se fosse dipeso da lui sarebbe tornato immediatamente a letto e si sarebbe messo a dormire, ma ormai che era arrivato fin lì, tanto valeva che andasse fino in fondo.
Attese che Ban uscisse dalla stanza, raccomandandosi di chiamarlo per tornare indietro, e di non tentare nemmeno di mettersi in piedi da solo, e solo quando fu certo che la porta fosse ben chiusa alle sue spalle si decise a guardare Killer.
Stava guarendo, alla fine. Non aveva ancora un bell'aspetto, ma non era un problema suo. Non appena fosse stato in grado di camminare l'avrebbe lasciato da qualche parte, poi si sarebbe arrangiato. Era grande abbastanza da potersi cercare un medico che lo aiutasse.
«Hai ucciso Wire.» gli disse senza tanti giri di parole.
Killer sgranò gli occhi, ma rimase in silenzio. Gli rivolse solo uno sguardo assente.
«Spero che tu ti renda conto da solo della situazione.» continuò, ignorando la reazione dell'altro. «Comunque, giusto per essere chiaro, ti dirò come stanno le cose. Tu hai avvelenato la mia ciurma, hai cercato di uccidermi, hai ucciso Wire e per poco sei morto anche tu. Kidd ti sta cercando, è già venuto qui e per questa volta ti ho protetto, ma ti sia ben chiara una cosa: non ho dimenticato quello che hai fatto ai miei uomini.»
Ancora nessuna risposta. Gli sembrava che Killer quasi non respirasse, tanto era teso. Stava aspettando che se ne andasse per mettersi a piangere? Era probabile. Ma era soltanto un vigliacco, perché quando aveva preparato la morte dei suoi compagni sapeva quello che sarebbe successo, e ora che era accaduto aveva poco da dispiacersi. Avrebbe dovuto pensarci prima.
«In ogni caso, per ora non intendo ucciderti, anche se te lo meriteresti. Ringrazia Penguin, è lui che ha insistito perché ti risparmiassi.»
«Sei venuto a dirmi questo?» domandò allora Killer. La sua voce era priva di tono, roca e bassa come se fosse stato un morto a parlare.
«No. Sono venuto a chiederti cosa intendi fare adesso.»
Ancora silenzio. La pausa fu lunga, insostenibile. Law ebbe la forte tentazione di richiamare Ban e farsi aiutare ad andare via, ma sapeva che Killer avrebbe parlato.
Quello stupido... Perché aveva combinato tutto quel casino? Forse non si rendeva nemmeno conto dei guai in cui si era cacciato. Non che gli importasse, in realtà, ma ormai anche la ciurma era coinvolta, e a quel punto tanto valeva cercare di aiutare tutti e sperare che poi se ne ricordassero, una volta che fossero giunti alla resa dei conti.
Non poteva schierarsi da nessuna delle due parti, ma non poteva nemmeno averli contro tutti e due. Il rapporto con Kidd ormai forse era irrecuperabile, ma doveva rendere inoffensivo Killer. Avrebbe avuto tempo per rammaricarsi d'aver perso il proprio amante dopo, una volta che fosse stato solo. Quello non era il momento adatto.
«Non lo so.» disse alla fine Killer.
«Eustass-ya ti cercherà. Vuole ucciderti. Fuggirai? O lo affronterai?»
«Non lo so.» ribadì Killer.
«Sei un vigliacco.»
«Sì.»
«E un assassino.»
«Sì.»
«Hai ucciso un tuo compagno.»
«Sì.»
«Perché l'hai fatto?»
Killer tacque. Sembrò rifletterci, aprì la bocca per parlare e la richiuse subito dopo.
Law sbuffò, irritato. Cos'era che spingeva un uomo a uccidere un suo amico? Era questo che gli premeva sapere. Che cosa aveva pensato Killer quando aveva piazzato l'esplosivo?
Heat l'aveva spiegato bene a Shachi, quando l'aveva chiamato per chiedere, di nascosto da Kidd, come stesse Killer. L'uomo aveva sostituito il rum con dell'esplosivo, e quando Wire l'aveva tirato fuori dalla cambusa, era bastato aprire la bottiglia per causare la detonazione.
Le conseguenze erano note.
«Non lo so.»
«Non lo sai?»
«No, non lo so. Volevo uccidere Kidd, credo.»
«Avresti potuto colpire direttamente lui.»
«Lo so. Non so perché ho messo quella trappola.»
«Mi sembra che siano parecchie le cose che non sai.»
«Sì.»
«Quindi? Non hai niente da dire riguardo a ciò che hai fatto o ciò che intendi fare?»
«No.»
Trafalgar sospirò e una fitta lancinante gli traversò lo sterno, facendogli mancare il fiato.
Avevano ragione gli altri, sarebbe dovuto restare a letto. Solo che proprio non poteva, perché il momento per decidere che cosa fare era quello, mentre Kidd era lontano dal sottomarino. Non ci sarebbe voluto molto prima che riuscisse a tirarli su di nuovo e lui non poteva permettersi di farsi cogliere di nuovo impreparato.
«Allora lascia che ti dica qualcosa io.» soffiò quando la fitta passò. «Ascoltami bene, perché non lo ripeterò.» Prese fiato e continuò, tentando di ignorare la nausea e la debolezza che l'avevano invaso: «Per il momento non puoi lasciare il sottomarino, non sopravvivresti nemmeno mezza giornata, ma presto starai meglio. Voglio fare un patto con te.»
«Un patto?» La voce di Killer era ancora incredibilmente piatta, e Law ebbe il sospetto che non comprendesse fino in fondo le sue parole. Avrebbe dovuto dargli il tempo di riflettere sulla morte di Wire, e magari di sfogarsi, ma non c'era tempo.
«Sì. Le possibilità sono due: o muori o te ne vai. Per quanto mi riguarda sarebbe meglio se tu morissi, ma se fai quello che ti dico non ti ucciderò.»
Killer non rispose, si limitò a fissarlo. Ancora una volta, a Trafalgar sembrò che quello sguardo non significasse nulla. Lo guardava, ma lo vedeva davvero? Era probabile che non si rendesse nemmeno conto di ciò che stava accadendo.
«Voglio che tu te ne vada. Quando ti sarai ripreso, voglio che tu te ne vada e che non torni. Non metterti in contatto con nessuno. Con Penguin, soprattutto. Non tirarci di nuovo in mezzo, perché ti giuro che a costo di morire io ti ucciderò. Se la mia ciurma verrà coinvolta di nuovo vi faccio fuori tutti e due e non m'importa quello che accadrà a me.» prese fiato, ignorando il dolore che lo attraversava, piantandosi in lui come una lancia conficcata nello sterno. «Non cercare di metterti in contatto con Eustass-ya, non farti trovare. So che sai farlo. È l'unico modo che hai di sopravvivere.»
«Perché ti interessa così tanto salvarmi la vita?»
«Non mi interessa affatto. Lo faccio perché mi va di farlo.»
E per Penguin. Soprattutto per Penguin. Ma quelli non erano affari di Killer.
Eppure, l'uomo gli rivolse uno sguardo strano, poi mormorò, più a se stesso che a Law:
«Penguin è davvero fortunato ad avere un capitano del genere.»
«Eustass-ya...» sospirò Law «ti avrebbe perdonato per il braccio.»
«Non sarebbe comunque tornato come prima.»
Law annuì. Sì, sospettava una cosa del genere. Non aveva idea di cosa fosse accaduto tra quei due, ma aveva dei sospetti, e probabilmente era giusto che Killer fosse infuriato con Eustass. Se lo conosceva, sapeva che aveva combinato qualcosa di inappropriato, forse senza nemmeno accorgersene.
«No.» ammise con il fiato corto. Iniziava anche a girargli la testa. «Però ricordatelo, questo. Lui ti avrebbe perdonato, senza alcun dubbio.»
«Con questo cosa stai cercando di dirmi?»
«Non pensare che Eustass-ya sia un pessimo capitano solo perché non siete stati in grado di capirvi. La colpa è anche tua. Se mai ti verrà voglia di andarlo a cercare per ammazzarlo per quello che ti ha fatto, qualunque cosa sia, ricordati di questo: lui ti avrebbe perdonato anche se gli hai tagliato un braccio, anche se l'hai quasi ucciso.»
Aveva solo bisogno di sfogare la rabbia, Law ne era certo.
A Killer, Kidd avrebbe perdonato qualsiasi cosa. Forse anche la morte di Wire, perché Wire era uno dei suoi uomini ma Killer era il suo migliore amico, la persona di cui Eustass aveva più bisogno al mondo. Law lo sapeva.
Era solo una questione di tempo prima che Kidd si accorgesse di non potersi vendicare su Killer.
Eustass era capace di perdonarlo, di lasciarlo andare via senza fargli del male.
Era lui quello che non ne era capace. Era lui quello che voleva davvero vendetta.
Non aveva dimenticato ciò che Killer aveva fatto alla sua ciurma.
Ci stava provando, tutto qui, a lasciar perdere. Ma lui non era capace di perdonare.
Non lo era mai stato.



Il prossimo capitolo uscirà sabato, invece che domenica.
Grazie a tutti voi che avete letto!
   
 
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