Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: tenshina    30/07/2012    5 recensioni
E’ passato un anno da quando la signora Tsukikage ha assegnato a Maya i diritti di rappresentazione del capolavoro scomparso. Eisuke Hayami è deceduto a causa di un ictus che l’ha colto nel sonno. Suo figlio ha ereditato tutto il patrimonio di famiglia in quanto unico erede ed ha approfittato del lutto per rimandare prima ed annullare poi in modo silenzioso e discreto il matrimonio indesiderato con Shiori Takamiya.
Chigusa Tsukikage non ha avuto difficoltà, essendo morto suo padre, ad accettare che fosse Masumi Hayami, scelto dalla sua pupilla, ad allestire lo spettacolo della Dea Scarlatta. L’uomo si è dedicato anima e corpo al lavoro, tentando di dimenticare la passione sensuale ed il desiderio che aveva letti nello sguardo di Maya durante la rappresentazione di prova. Maya e Masumi non si sono mai chiariti.
Si sta avvicinando il Natale e presto inizieranno le rappresentazioni della Dea Scarlatta nell’isola di Honshū, nella prefettura di Nagano.
Maya ha continuato a ricevere rose scarlatte a profusione, ma l’ombra del suo donatore non si è mai rivelata. Di tanto in tanto ha incontrato lo sguardo enigmatico del signor Hayami, ma nulla più.
La leggenda dello Spirito del Salice non fa riferimento alla neve.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Kitajima
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai giunta la notte: Masumi non aveva tolto gli occhi dal suo volto. La teneva, ogni tanto le dava una leggera carezza lungo la schiena. Sembrava dormire un sonno tranquillo, ignara di cosa la circondava e di dove si trovava. L’uomo osservava i lunghi capelli scuri sparsi intorno al suo volto e sul suo petto: lo solleticavano  appena ad ogni lieve movimento. Scrutava le lunghe ciglia adagiate sulle gote rosate. Vedeva il lieve sorriso sulle sue morbide labbra: quanto avrebbe desiderato assaggiarle ancora! Gli sembrava che fosse passata un’eternità dalla notte al tempio. Ascoltava il tenue respiro del suo riposo: era un suono che lo tranquillizzava nel silenzio della stanza interrotto solo dal crepitio del fuoco che ogni tanto provvedeva a ravvivare cercando di muoversi il meno possibile.
In quelle ore in cui l’aveva riscaldata e tenuta al sicuro tra le sue braccia si era interrogato spesso su cosa sarebbe successo al suo risveglio. Come avrebbe reagito Maya ritrovandosi a dormire tra le sue braccia? L’avrebbe allontanato e disprezzato? Forse l’avrebbe anche schiaffeggiato. Avrebbe ricordato cosa stava facendo prima di cadere nel sonno indotto dal gelo? E… avrebbe riconosciuto l’ambiente in cui si trovava?
Erano tutti interrogativi che lo stavano assillando e a cui non sapeva dare risposta. Quando si sarebbe svegliata, avrebbero dovuto affrontare tutto quanto c’era di sospeso tra loro: il segreto dell’ammiratore… i reciproci sentimenti.
Preso da quelle riflessioni le diede un’altra carezza inconsapevole lungo la schiena. La ragazza si mosse leggermente e mugugnò qualcosa. Il momento stava per giungere. I suoi occhi, che tanto lui temeva, si stavano infine per schiudere.
Masumi fuggì come aveva sempre fatto in quegli anni: chiuse i propri e finse di dormire. Sperava che, mostrandosi inoffensivo, almeno non lo prendesse a schiaffi!

“Maya, quando giungerà il momento, abbia fiducia nel suo amore e coraggio nel cuore. Si fidi di me. Io sono Heitaro.”
Mentre Maya tornava ad essere cosciente, dopo quello che sembrava essere stato un lungo sonno ristoratore, fu questa frase il primo ricordo che la colse. Subito dopo ricordò l’immagine del vecchio che se ne stava tranquillo nella bufera di neve che li aveva colpiti. Ricordò di essersi addormentata nel freddo della caverna. Ebbe l’impressione che qualcosa l’avesse riscossa dal sonno. Come mai non sentiva freddo? Ancora immersa nelle brume del sonno, si aggiustò meglio nel bozzolo protettivo in cui si trovava.
Pian piano che la coscienza prendeva il posto del vuoto, si rese conto di varie cose. Non si trovava all’aperto ma in una stanza calda, dove sembrava crepitare allegramente un fuoco: ne sentiva il calore lieve e ristoratore sul viso. Sentiva due braccia che la tenevano ed un lieve respiro che non era il suo: con chi era? Chi l’aveva tratta in salvo?
Allarmata si puntellò con i gomiti su quello che scoprì essere un divano e si alzò con il busto aprendo gli occhi. Quello che vide le tolse il fiato.
Era tra le braccia del signor Hayami: dormiva mentre l’abbracciava. Arrossì vistosamente e distolse lo sguardo. Si trovava di fronte ad un caminetto acceso, in un soggiorno addobbato a festa che le giungeva familiare. Cercò di concentrarsi su quello, tentando di non pensare all’uomo. Perché le sembrava familiare? Osservò meglio il tavolo, le tende, gli scaffali, le scale, i quadri alle pareti: era la villa di Nagano dove aveva conosciuto Helen Keller. Ecco perché anche il lago le era familiare! L’aveva visitato anni prima, in quella lunga estate, prima di rifugiarsi in un mondo buio e silenzioso.
Tornò a voltare lo sguardo verso l’uomo. Sovrappensiero fece scorrere la punta delle dita lungo il contorno del suo viso, dalla tempia al mento.
Senza saperlo, villeggiando a Nozawaonsen, si era avvicinata al luogo in cui l’aveva abbracciato per la prima volta. I suoi occhi si illuminarono di tenerezza. Come mai si trovava lì? Come aveva fatto a trovarla e a trarla in salvo?
Nella sua mente risuonarono chiare le parole del vecchio Heitaro: “Abbia fiducia nel suo amore e coraggio nel cuore!”. Si chiese se il vecchio non fosse veramente lo spirito della leggenda e se non avesse creato quell’occasione per farli incontrare. Doveva scoprirlo.
Osservava il volto dell’uomo addormentato sotto di lei. Ne guardava i capelli biondi leggermente sparsi sul cuscino, le labbra morbide appena socchiuse, gli occhi abbassati. Provò il desiderio irresistibile di baciarlo. Chissà come si sarebbe sentita…
Con una mano si spostò una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio. Inspirò indecisa. Si avvicinò lentamente al volto del giovane e piano, senza fretta, appoggiò le sue labbra su quelle dell’altro. Si staccò per qualche secondo.
Voleva un altro piccolo assaggio, ma cosa sarebbe successo se il signor Hayami si fosse svegliato? Come avrebbe reagito? L’avrebbe derisa? Memore del dolore che aveva patito fino a quel momento, decise di correre il rischio. Almeno per qualche altro minuto.
Dolcemente assaggiò le sue labbra ancora, e ancora. Un lungo sospiro la interruppe.
Si stava svegliando! Doveva smettere o sarebbe stato troppo tardi! Fece per allontanarsi, ma una grande mano si era alzata fino alla sua nuca, intrecciandosi ai suoi capelli e trattenendola vicina.
“Ti prego… non fermarti! Non lasciarmi…” – si sentì dire. Come era calda e carezzevole la sua voce! Sembrava manifestare un’urgenza che la ragazza ancora non conosceva.

Masumi rimase immobile mentre sentiva i lievi movimenti della ragazza che tornava alla realtà. Finalmente si stava svegliando. Era stato in ansia temendo che il freddo avesse fatto più danni di quelli apparenti.
La sentì respirare profondamente mentre, piano, si svegliava. Colse bene il momento in cui Maya si rese conto di non essere da sola: la sentì alzarsi di scatto puntellandosi sul divano. Ora sarebbe giunto il terremoto: lo sapeva, non poteva sfuggire. Attese, ancora immobile, l’arrivo delle sue vivaci proteste. Attese, ma non arrivò nulla.
Si chiese quale poteva essere il motivo. La sentiva sempre nella stessa posizione. Forse si stava guardando intorno. Avrebbe riconosciuto la villa dove aveva provato anni prima?
E questa? Cos’era, una carezza?
Un tocco gentile aveva percorso il suo volto. Non riusciva a crederci. Maya non solo non lo stava aggredendo, ma lo stava addirittura carezzando in un muto ringraziamento.
Continuò a far finta di dormire. Non voleva rompere quell’incantesimo. Non voleva bisticciare. Non voleva incontrare i suoi occhi. Non ancora.
La sentì muoversi ed avvicinarsi. Colse il suo respiro sul volto. Le lunghe ciocche dei capelli gli solleticavano la pelle. Non sapeva cosa aspettarsi, ma quello che accadde non sarebbe stato neanche in grado di immaginarselo. Sentire le dolci labbra della ragazza, che in due occasioni aveva assaggiato di nascosto, posarsi sulle proprie in un timido bacio lo emozionò ancor più della dolce carezza di poco prima.
Il suo povero cuore perse un battito per poi iniziare a correre all’impazzata. Lo sentiva battere contro il petto e tuonare nelle orecchie. Come era successo? Maya lo stava baciando. Perché? Possibile che anche la giovane fosse presa dai suoi stessi timori e che, per questo, stava ricorrendo a quell’attimo rubato?!
La sentì scostarsi e avvertì amara la perdita di quel contatto. Voleva baciarla ancora, ma non sapeva come fare. Mentre ancora si interrogava sul da farsi, Masumi capì che la donna stava riavvicinandosi.
Assaggiò le dolci e timide labbra che lo accarezzavano e si lasciò sfuggire un lento sospiro di insoddisfazione: voleva di più. E quel sospiro fu la causa del suo allontanamento: doveva essersi spaventata. Ormai incapace di trattenersi, allungò una mano per afferrarle la nuca e con voce implorante la supplicò:
“Ti prego… non fermarti! Non lasciarmi…”
Sentì che Maya non si stava più allontanando, ma non sembrava avesse intenzione di baciarlo ancora. Provò a socchiudere leggermente gli occhi, senza incrociarli con quelli di lei. Tenendo salda la stretta della sua mano, avvicinò il proprio volto a quello della ragazza. Questa volta fu lui a baciarla, assaporandola, accarezzandole le labbra con dolci baci brevi e delicati. Maya non si ribellò, anzi. Masumi sentiva che stava rispondendo, prima timidamente e poi sempre più appassionatamente. L’udì gemere appena. Si fermò e si scostò, la mano sempre al suo posto, mentre con lenti movimenti le solleticava il collo.
Finalmente aprì gli occhi, trovando il coraggio di affrontarla. Quelli zaffiro si tuffarono in quelli di caldo cioccolato: i due desideri si fusero. Quello che riconobbero, l’una negli occhi dell’altro, erano i propri sentimenti: emozioni soppresse, desideri svelati, passioni indomabili, fuoco dirompente.
“Maya…” – gemette l’uomo ed iniziò un morbido nuovo bacio. Un leggero tocco umido che si approfondì rapidamente, stimolato dalla risposta passionale della donna. L’altra mano di Masumi si insinuò sotto il pigiama della ragazza ad accarezzare i lembi di pelle bollente che riusciva a raggiungere.
Maya si rilassò sul suo petto, incapace di resistere oltre a quell’assalto di passione. Le piccole mani che fino a quel momento erano puntate sul divano, ferme ed immobili, inesperte ed inconsapevoli si spostarono sul suo petto liscio.
Lo sentì sospirare. Era stata lei? Le sue carezze avevano avuto quell’effetto?
Mentre rispondeva al suo bacio, schiuse leggermente le labbra: era il segnale che l’uomo attendeva per approfondire il contatto. Con emozione, Maya sentì la lingua del signor Hayami farsi strada e cercarla in un duello sensuale.
Le sue braccia lo allacciarono intorno alle spalle, aggrappandosi a lui; un gemito; un sospiro; un lungo bacio.
“Signor Hayami…” – Maya sembrava non avere più forza.
“Il mio nome… Ti prego, chiamami.”
La sua richiesta era tanto dolce che fugò ogni imbarazzo… ogni formalismo.
“Masumi…” – sospirò. Lo guardò negli occhi: quello sguardo, di solito tanto scostante, era una fucina incandescente! Si chiese dove avesse nascosto tutta quella passione e come poteva essere stata lei a risvegliarla.
“Ancora!” – le ingiunse dolcemente.
“Masumi…” – lo pregò di rimando.
Mentre una mano continuava ad accarezzarle la schiena, quella ferma sulla sua nuca si spostò fino alla guancia. Il pollice sfiorò appena le sue labbra rosse e gonfie dei loro baci. Ancora uno ed un altro ancora.
“Cosa vuoi, Maya? Dimmelo! Ho bisogno di sentirtelo dire…” – la sua voce, un dolce e roco comando.
Maya vi sentiva l’urgenza che era nel suo stesso cuore:
“Voglio te! Amo te! Sempre… solo te!” – sospirò sulla sua bocca.
Una lacrima si affacciò negli occhi di zaffiro dell’uomo. Era la sua anima che manifestava la sua gioia.
“Maya, ti ho aspettata una vita intera!” – e prese a divorarle le labbra. Gli argini erano rotti. Non era tempo di parlare, né di chiarire. La passione ed il desiderio reciproci li stavano divorando. Con un movimento fluido, Masumi si girò sul divano portandola con sé. Ora Maya sentiva gravarle teneramente addosso il peso dell’amato. Sentiva le sue mani carezzarle la nuda pelle che veniva gradatamente scoperta, sentiva i loro respiri affannati confondersi nel silenzio della stanza. Sentiva la sua bocca percorrere strade infuocate sulle sue spalle, lungo la linea del collo, tra i suoi seni. Ad ogni carezza, Maya rispondeva con un brivido. Ad ogni carezza della ragazza, Masumi dava un sospiro. I loro corpi sembravano conoscersi meglio di quanto non si conoscessero loro stessi. Come avevano potuto ignorarsi per tutto quel tempo e come erano riusciti a non ascoltare il richiamo del loro cuore e dei loro sensi erano domande che non trovavano risposta.
Si amarono con tutta la frenesia del bisogno, prima, e con tutta la tenerezza della scoperta, poi.
Rimasero allacciati: le dita intrecciate, le gambe fuse, petto contro petto, i respiri univoci.
Si addormentarono senza proferir parola, finalmente certi che il nuovo giorno sarebbe giunto finalmente sereno.

Qualche ora dopo, Masumi aprì gli occhi svegliato dal bagliore delle prime luci dell’alba che entravano dalle grandi vetrate sul terrazzo. Il suo sguardo corse al volto di Maya, ansioso di ricevere conferme su quello che era avvenuto in quella notte di Natale. Come era stato possibile quel miracolo non riusciva a capirlo. Con la mano le scostò alcune ciocche di capelli dal viso. Dormiva serena, con un dolce sorriso che le aleggiava sul volto.
Continuò ad accarezzarla finché non vide il capo alzarsi dal suo petto ed i suoi occhi schiudersi lentamente.
“Ragazzina…” – disse solo, la voce carezzevole come le sue dita.
Maya mise a fuoco e si aprì ad un sorriso abbagliante quanto la neve colpita dal sole.
“Masumi…” – chiamò semplicemente.
“Cosa c’è?! Non ti dà più fastidio che ti chiami in quel modo?” – chiese ammiccante.
La ragazza, presa da una nuova sicurezza, rispose:
“No. Ho capito stanotte…” – si bloccò arrossendo – “che ogni ‘ragazzina’ è stata una tua dichiarazione d’amore. Non dovresti più nasconderti, ormai, no?”
Il grande palmo della mano dell’uomo le accolse il volto in una calda carezza:
“E’ così allora. Hai capito? Sapevo che non avrei dovuto portarti in questa casa. Ma ieri sera… non ho avuto altra scelta!”
“Mi spiace deluderti… ma già da un bel pezzo sapevo chi eri. Non hai notato come non ti abbia più attaccato nell’ultimo anno? E anche prima, era più la gelosia a farmi parlare, che l’astio vero e proprio…” – confessò d’un fiato.
“Ah sì?” – si avvicinò al suo viso, divorandone ancora una volta le labbra. Non voleva correre il rischio di dimenticarne il sapore.
“Sì” – sospirò. Poi Maya ricordò un particolare e si staccò d’un baleno.
“A proposito” – chiese – “come mi hai trovata?”
“E’ una cosa strana. Una vecchina è venuta a bussare alla mia porta dicendo che suo marito aveva trovato una ragazza in una grotta. Ora che mi ci fai pensare, dopo che ti ho preso in braccio non li ho più visti. Chissà dove si sono rifugiati…”
Presa da un dubbio, Maya l’interrogò: “Ti ha forse detto come si chiamava?”
“Non posso dirlo con certezza” – rispose lui portandosi una mano ad accarezzarsi il mento con fare pensieroso – “ma mi pare che il marito l’abbia chiamata ‘Higo’!”
“Allora… erano veramente loro!!” – disse incredula la giovane donna.
“Di chi parli?” – chiese curioso.
Maya gli recitò la filastrocca che aveva letto alla pensione.
“Magari è stata una coincidenza…” – cercò di ragionare l’uomo.
“No, non penso. Troppe cose sono andate bene per essere una coincidenza. Io che ho raccontato inconsapevolmente il dolore del mio cuore infranto” – la sua piccola mano cercò quella grande di lui – “e mi sono convinta a seguirlo anche quando il tempo non prometteva niente di buono; la caverna vicino alla villa…”
“Va bene, va bene, mia sognatrice. Hai ragione tu!” – e l’attirò a sé.

Una settimana dopo, Nagano, Teatro Centrale Daito…    
Il sipario si alzò per la ribalta dei protagonisti de ‘La Dea Scarlatta’.
Era stato un successo apprezzato da tutto il pubblico, che si era alzato in piedi in una lunga ovazione. Maya era stata sublime. Ora guardava raggiante un posto nella fila S che di solito era deserto, contrariamente a quella sera.
Sakurakoji seguì il suo sguardo e, stupito da quel che vide, l’interrogò:
“Ma quello non è il posto che riservi sempre invano al tuo ammiratore?”
Senza distogliere lo sguardo dagli occhi felici di Masumi rispose:
“Infatti!”
“Come mai stasera non l’hai riservato a lui? Hai finalmente rinunciato?” – chiese speranzoso.
“No, Sakurakoji. Il posto è riservato anche stasera al mio prezioso ammiratore…”
“Ma allora…” – si interruppe lasciando scorrere più volte lo sguardo da Maya al signor Hayami e viceversa – “Ma veramente?”
La sua domanda non trovò risposta. D’altra parte, non ve n’era bisogno.
   
 
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