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Autore: _Aras_    03/08/2012    6 recensioni
Dafne è in vacanza a Rodi, un’isola della Grecia, e incontra Michael, un ragazzo del posto che ogni mattina passa davanti alla sua casa correndo. Cosa succede quando lui si ferma e le parla? Cosa nascerà tra di loro in quei miseri nove giorni di vacanza che le restano?
“Smettila di essere così sarcastico.”
“Perché?”
“Perché non mi piaci così!”
“Quindi quando non sono sarcastico ti piaccio?” domandò, cogliendo al volo l’occasione.
“Oh, ma smettila!” Rise e lo spinse ancora, questa volta abbastanza forte da farlo sbilanciare e cadere di schiena.
“Che manesca!” si lamentò lui, afferrandola per un braccio e tirandola sopra di sé. Dafne si ritrovò allora a cavalcioni sui suoi fianchi, il polso destro stretto dalla sua mano.
“E ora che vorresti fare?” lo provocò lei.

SEQUEL IN CORSO: "BOLLE DI FELICITA'"
Capitoli revisionati: 1/10
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 2
Molecole di vita


GIORNO 2
La mattina seguente Michael la trovò stesa sul solito muretto, le cuffie nelle orecchie e il viso rivolto verso il cielo. Tra le dita della mano destra una sigaretta stava bruciando in solitudine. La macchina fotografica era poggiata vicino a lei. Si avvicinò e le rubò la sigaretta, la gettò a terra e la spense. Colta di sorpresa, Dafne voltò il viso verso di lui. Lo fissò per un attimo, con gli occhi spalancati e le labbra semiaperte in una mezza esclamazione di stupore, poi lo riconobbe e si sciolse in un sorriso.
“Sai, se proprio vuoi morire conosco metodi più rapidi e indolori del cancro ai polmoni. Sono un serial killer, dopotutto, no?”
Dafne si sollevò a sedere con un sospiro e fissò la sigaretta, quasi nascosta dalla sabbia. “In realtà non fumo molto, solo un po’ quando sono nervosa. Avevo fatto solo qualche tiro,” spiegò con un’alzata di spalle.
“E come mai sei nervosa?” chiese, pur avendo intuito l’ovvia risposta.
“Sto per andare in giro con un serial killer, no?”
“Quindi hai deciso di venire.”
“Sì. Tutta quella storia del serial killer e il resto sono cazzate, in fin dei conti. Sarà divertente. E se anche tu fossi estremamente noioso, non potresti mai essere peggio del vuoto assoluto che mi farebbe compagnia se non venissi con te.”
“Wow. Sentirmi dire che sono meglio del nulla mi riempie sempre di gioia,” commentò.
“Oh, smettila di essere così sarcastico! Andiamo?”
“Impaziente, eh? Forza, da questa parte.” Le porse una mano per aiutarla a saltare giù dal muretto, poi cominciò a farle strada. Camminarono in silenzio sulla sabbia, ascoltando lo sciabordio delle onde che si avvicinavano alla riva e il silenzio del resto del mondo, ancora addormentato.
“Ieri ti sei definito un maratoneta squattrinato. Che volevi dire?” domandò Dafne, un po’ per riempire il silenzio e un po’ per vera curiosità.
“Ho finito la scuola due anni fa e non riesco a trovare lavoro. Ho fatto un corso per diventare istruttore di palestra, ma con la crisi economica e le iscrizioni che diminuiscono continuamente nessuno cerca nuovo personale. Ho avuto un colloquio di lavoro anche ieri, ma niente da fare.”
“Oh. E non hai pensato di… non so, andare sul continente? Cioè, qui non credo ci siano così tante palestre, là potresti avere più fortuna.”
“Ci sarebbe sicuramente più scelta, ma dovrei affittare un appartamento…” Non completò nemmeno la frase. Non voleva ammettere di non potersi permettere nemmeno un monolocale di bassa categoria quando lei doveva essere così benestante da potersi assicurare una vacanza in una delle zone più care dell’isola.
“Hai mai pensato di fare il modello?”
Scoppiò a ridere alla domanda di Dafne, emersa dopo pochi minuti di silenzio. “Stai scherzando?”
“No. Cioè, ci riusciresti senza problemi.” Si strinse nelle spalle, le guance rosse d’imbarazzo.
“Stai dicendo che mi trovi attraente?”
“No!” si affrettò a rispondere Dafne, mentre sentiva di avere le gote sempre più bollenti. Si rese conto che la sua brusca risposta poteva essere interpretata male, così si decise a spiegarsi: “Ieri ho raccontato alla mia amica della tua proposta e le ho detto che stavo pensando di accettare. Lei ovviamente non era molto contenta che me ne andassi in giro con uno sconosciuto, così le ho mostrato le foto che ti ho fatto e mi ha detto che sembravi un modello. Sto solo riportando il suo pensiero.”
“E tu lo condividi?”
“Cosa?”
“Anche tu mi trovi attraente?” chiese, con gli occhi brillanti di divertimento e un sorriso luminoso che la invitava ad annuire.
Dafne boccheggiò incerta per alcuni istanti per poi decretare, stizzita: “Non ho intenzione di rispondere a questa domanda.”
“Sei arrossita,” constatò lui, ridendo.
“Non è vero! E’ il caldo.” Si coprì le guance con le mani, e la risata di Michael si fece ancora più forte.
“Sì, farò finta di crederci. Comunque, non mi hai ancora risposto.”
“E non lo farò.”
“Perché no? Mi trovi così brutto da non poter evitare di offendermi?” Arricciò le labbra in quella che doveva essere un espressione da cucciolo offeso, anche se stava solo cercando di non scoppiare di nuovo a ridere.
“No. Io… credo che tu abbia un certo… potenziale,” sospirò infine.
“Potenziale?” ripeté scettico.
“Sì, potenziale. Possiamo cambiare discorso?”
“Sì, ora possiamo.” Le concesse una tregua, deciso a riprendere l’argomento in seguito, e finse di non sentire il “Vanitoso” che sussurrò alle sue spalle.
“Tu invece ti se definita una mancata scienziata, un’aspirante fotografa e una scrittrice. Vuoi spiegarmi che significa?” Ora era il suo turno di fare domande, e quella descrizione che lei gli aveva dato di sé il giorno precedente l’aveva colpito subito.
“Ho sempre amato la biologia e la chimica da quando ero poco più che una bambina, ho frequentato il liceo scientifico ed ero sicura di aver scelto bene, ma poi… non lo so, ho capito che non era la mia strada. Cioè, ero brava e avevo ottimi voti, ma ormai era diventato tutto automatico, non m’interessava più. Così mi sono iscritta alla facoltà di lettere. Scrivere è sempre stato qualcosa di naturale per me. Non ho mai tenuto un diario, nemmeno da ragazzina, ma quando arrivava il momento di scrivere un tema o improvvisare una storia lo facevo senza problemi. Quando scrivo sento che… non lo so, è difficile da spiegare. Mi sembra di uscire dal mondo. Le parole si susseguono quasi senza pensarle e mi sembrano così perfette che non riesco a cancellarle.”
“Cosa scrivi?” Si ritrovò quasi a pendere dalle sue labbra, ad assorbire ogni parola che pronunciava e a far suo ogni sentimento che traspariva dal suo discorso. Non gli aveva raccontato nulla di straordinario, ma ogni dettaglio era così preciso che gli sembrava di star leggendo il suo diario segreto.
“Tutto. Non scrivo libri né articoli di giornale. Posso provarci, ma non ci riesco. Imposto una trama, scrivo un paio di pagine, poi continuo e senza rendermene conto ho cambiato completamente argomento. Finisco sempre a metterci i miei pensieri su quel foglio, le mie opinioni, le mie fantasie… E nonostante non abbia una forma, tutto si sussegue e ha senso. È come… come un ruscello. Inizia in cima a un monte, quasi dal nulla, e piano piano si fa strada lungo il crinale, attraversa boschi e pianure e alla fine si perde in un altro fiume o in un lago o nel mare. Cambia direzione un numero infinito di volte ma alla fine raggiunge sempre la sua meta.” Dafne si zittì, realizzando di aver parlato a raffica e senza ricordare metà delle cose che aveva detto. “Scusa, mi sono lasciata prendere dalle mie emozioni.” Arrossì di nuovo, questa volta non per l’imbarazzo di aver detto qualcosa d’inopportuno ma per l’eccessiva libertà che si era concessa, liberando ogni pensiero che le aveva invaso la mente.
“Non scusarti. E’ bello sentirti parlare di qualcosa che ti piace. Sembri quasi un angelo.”
Rise mentre il commento di Michael, dolce e delicato, rompeva il velo d’imbarazzo che l’aveva avvolta.
“Ho detto quasi,” puntualizzò lui, unendosi alla sua risata.
“E l’aspirante fotografa?” domandò, ricordando l’ultimo punto mancante.
“Oh, sì. Beh, non posso certo affidarmi solo alla scrittura. Mi piacerebbe vivere solo di questo, di ciò che scrivo, ma so che è quasi impossibile, quindi devo trovare un’attività alternativa che mi permetta di mantenermi mentre la mia mente vaga in posti sconosciuti. Mia zia gestisce uno studio fotografico e mi ha offerto un posto, così mi sto esercitando. È un lavoro interessante, e mi permette di vedere sempre dei posti meravigliosi.”
Dafne si rese conto di aver tenuto lo sguardo fisso sull’orizzonte davanti a sé mentre parlava, ma ora non aveva nulla da aggiungere e lo spostò su Michael che, scoprì, la stava fissando con un sorriso.
“Che c’è?”
Lui scosse la testa e allargò le braccia, indicando la spiaggia che li circondava. “Siamo arrivati.”
Dafne scoprì di essere in un ambiente completamente diverso da quello a cui era abituata, eppure incredibilmente simile. Le casette bianche e blu che spuntavano qua e là sulle collinette alla sua destra erano inconfondibilmente greche, e l’acqua cristallina era la stessa che vedeva ogni giorno dalla finestra della sua camera, ma tutto il resto era nuovo. La spiaggia dorata e sabbiosa a cui era abituata non c’era più, sostituita da una terra più scura, piccoli sassi colorati che si facevano sempre più numerosi a mano a mano che si avvicinavano all’acqua e grandi pietre bianche che facevano capolino qua e là, offrendosi come sgabelli e tavolini ai bagnanti. Alle loro spalle, una macchia verde dominava il paesaggio, arbusti dalle folte chiome che fornivano un riparo dal sole e che coprivano una piccola fonte d’acqua, che spuntava chissà come da una parete rocciosa.
Tornò a guardare Michael, che la stava osservando. “E’ bellissimo qui, grazie di avermici portata,” sussurrò, come se il suono delle sue parole fosse un indesiderato intruso in quel piccolo paradiso. Lo abbracciò e gli posò un leggero bacio sulla guancia, notando che non emanava nessun profumo artificiale o deodorante dai gusti discutibili; c’era solo l’odore naturale della sua pelle e dei suoi capelli. Lo sentì ricambiare l’abbraccio, la stretta serrata delle sue braccia sulla vita e la sua risposta, altrettanto sussurrata. “E’ stato un piacere."

* * *

Note:
Questa storia è la prima long originale che scrivo, e devo dire che non speravo in un grande successo, perché purtroppo questa sezione è un po' "sfortunata"... ma sono stata felicissima di ricevere le mie 3 recensioni, che non saranno molte ma sicuramente sono più di quante mi aspettavo, e i 7 seguti. Sono sempre stata per il "meglio la qualità che la quantità", quindi un grazie dal cuore a HarryJo, Ami_ e RiverCenere che hanno recensito e un grazie anche a Ami_, GiugiP, Leryn, lullugirl005, RiverCenere, Selena_ e vallinda che hanno inserito la storia tra le seguite.
Questi, sono la mia Dafne e il mio Michael. Che ne pensate, ve li immaginavate diversi?
Spero che vi sia piaciuto anche questo secondo capitolo, e voglio lasciarvi con un piccolo spoiler del terzo, che arriverà lunedì.
Un bacio :)


“No, assolutamente no. Sono andato in una palestra per vedere se serviva del personale, ovviamente hanno detto di no. Però la moglie del proprietario gestisce una linea di abbigliamento e mi ha proposto di partecipare ad un servizio fotografico. Non è nulla di importante, solo un’azienda locale, ma pagano bene e stavo pensando di accettare.”
“Quindi alla fine sei finito davvero a fare il modello!”
“Beh, non è ancora sicuro. Hanno detto che devo portare anche una ragazza per la linea femminile.” Terminò, fissandola.


   
 
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