Life against Life

I bambini furono abbandonati, i piccoli Sasuke e Naruto rimasero irrimediabilmente soli tra le setole di quel tappeto candido a cui la signora Uchiha teneva così tanto.
Le voci delle loro madri e dei loro padri gli arrivavano discontinue e confuse nel grande ambiente, non colsero nessuna certezza a cui aggrappare il loro piccolo mondo in mezzo a quel marasma di gambe e scarpe di persone sconosciute, tranne quella di essere uno di fronte all'altro, insieme. E si trovarono.
Forse no, o forse può darsi. A dirla tutta, chi lo sà -o meglio- cosa importa? Si contemplarono ancora, e ancora. Si erano già incontrati altre volte, ma non erano mai stati lasciati così sperdutamente soli. Adesso si fissavano come se non si fossero mai visti.
Piacere, sono un Uchiha. Oppure, fatti i fattacci tuoi, i loro sguardi erano incompresibili e le loro parole mute in quell'angolo ovattato dell'affollato soggiorno, un soleggiato sabato pomeriggio di Luglio. E questi zitti, fermi, insieme. A guardarsi e guardarsi e guardarsi.
Cosa capirono? Boh, si guardarono e basta. Nessuno seppe niente dell'accaduto, nè se ne sentì parlare. Loro crescendo di sicuro non ricordarono nulla, ma certamente qualcosa in quel momento, una qualunque cosa, la capirono.