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Autore: Val__    04/08/2012    3 recensioni
Colpa sua! Tutta colpa sua!
Era questo che Demien continuava a ripetersi.
Era realmente colpa sua, di Karin, se Demien ora raggomitolato su se stesso, steso su quel suo piccolo letto, continuava a piangere per la tristezza dell’essere stato tradito e la rabbia per l’essersi fidato di una stupida oca bionda. [...]
Il giorno prima Demien, aveva confessato alla sua amica Karin, uno dei suoi più grandi segreti. Le aveva detto di non dirlo assolutamente a nessuno, lei glielo aveva promesso, gli aveva giurato che non avrebbe fatto parola con nessuno della sua omosessualità… infatti si era visto come non l’aveva detto! Il giorno dopo a scuola, lo sapevano tutti, ed il suo incubo divenne realtà. [...]
< Demi… senti, non mi piace vederti mezzo massacrato di botte ed in qualità di fratello maggiore iperprotettivo vorrei… ti consiglierei di cambiare istituto... che ne dici? > sorrise Rori sperando che la sua proposta non venisse cestinata < ci avevo pensato… ma così non sembra che stia scappando? > [...]< Rori ha ragione, ma anche tu ce l’hai, insomma è come se avesse sputato sulla tua dignità! Che ne dici se io e te provassimo a… VENDICARCI? > propose allora Mackenzie. [...]
Vendetta… niente di più dolce!
Fa parte della serie Sweet Treats and Romance (è la storia principale e non è necessario seguire le altre storie)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweet Treats and Romance'
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Sweet Revenge

Capitolo 4 :

“Sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza senza che l’altro se ne serva per affermare la sua forza.”


Respiro corto, ansia da prestazione, tremarella compulsiva, gambe molli, sguardi nervosi a destra e a sinistra e ultimo ma non da sottovalutare, quel male allo stomaco e quella nausea che a lui veniva sempre nei momenti di nervosismo.
Demi conosceva quella sensazione come le sue tasche, o forse un po’ di più, visto che quella mattina aveva trovato in quelle del suo giubbotto un bigliettino di sua madre, Olive, che diceva “stai tranquillo tesoro, ricordati di respirare e non vomitare addosso alle persone!”… quindi, conosceva quella sensazione come sua madre conosceva le sue tasche, era la sensazione pluri-maledetta del primo giorno di scuola, ma non una scuola qualunque, una nuova scuola, il terrore di Demi.
Fino a poche settimane prima non aveva nessuna intenzione di riprendere gli studi, ma era stato convinto ad entrare nella scuola dove anche Elliot e Conny andavano dopo una telefonata dall’africa di suo padre, che si occupava delle popolazioni povere e in difficoltà insieme ad altri medici senza frontiere, perché sì, il papà di Demi, un “sant’uomo”, dicevano tutti, era un medico che, richiamato in quei paesi sottosviluppati per dare una mano e con il sostegno della moglie, aveva accettato la proposta di restare per la durata di un paio di anni che stavano oramai giungendo al termine.
< Così non resterai solo e ti integrerai meglio giusto? > aveva detto lui che, telefonando e videochiamando ogni tre quattro giorni la sua famiglia, era stato aggiornato dai figli, Olive e anche Zie che per lui era come un figlio, della situazione, minacciando di tornare da loro per prendere a pugni le persone che avevano fatto del male al suo bambino.
Ma tornando al piccoletto tremante, la paura di non essere accettato e di poter ripetere l’errore della prima scuola faceva aumentare i sintomi sopra elencati.
Per questo motivo, e perché si era aggrappato alla gamba del tavolo, Demien era ancora a casa alle otto meno dieci (contando che a piedi fino alla scuola, minimo-minimo venti minuti ci volevano, era messo malino) con Zie e Rori che cercavano invano di convincerlo a scollarsi da lì, finché a Mackenzie non venne in mente di dire < Demi guarda che se arrivi in ritardo attirerai ancora di più l’attenzione e dovrai stare in piedi, in mezzo alla classe per spiegare il motivo del tuo ritardo, sei davvero così coraggioso? E poi che dici al professore “me la stavo facendo sotto ed ero aggrappato alla gamba del tavolo frignando”? > al povero ragazzo vennero i brividi solo al pensiero, odiava essere guardato da tante persone, poiché il numero delle persone che lo guardavano era direttamente proporzionale a quando la figuraccia che stava per fare (e che con ogni possibilità avrebbe fatto) l’avrebbe fatto vergognare, al pari del peggiore dei ladri.
Dopo quella corretta osservazione, Demien era diventato peggio di una mozzarella, era talmente pallido che Zie dovette ritrattare, preoccupato, per farlo riprendere < Senti non fare quella faccia e niente vomito che sennò pulisci tu! Se ti dai una mossa e corri fuori entro dieci secondi ti porto io con la moto! > propose, tale suggerimento sembrò piacere al più piccolo che afferrando lo zaino e in zero due secondi era fuori dalla porta gridando < Grazie Zie, ti sposerei, ma dopo Rori è geloso! > l’ovvia reazione del fratello, tirato in causa fu la trasformazione in pomodoro (non per niente lui e Demi erano fratelli). Zie sorrise baciando leggermente e dolcemente sulle labbra Rori che gli sfiorò la mano sussurrando < Incoraggialo… tanto, ne ha bisogno > incrociarono un ultima volta gli sguardi sorridendosi per poi dividersi < Siete così carini che mi passa il vomito! In compenso ora sono diabetico > rise Demi < Cuccia o ti lascio a piedi! > lo riprese Mackenzie.

Dopo essersi aggrappato tipo koala a Zie mentre raggiungevano la scuola ad una velocità sicuramente non consentita, ben evidente dalla situazione di Demi, che in quei cinque minuti stava per volare via dal retro della moto, se non fosse per la sopra citata presa ferrea, arrivarono a destinazione.
Il cortile era ancora pieno di ragazzi che facevano di tutto pur di temporeggiare, ritardando così il più possibile l’obbligatoria entrata.
Tra questi ritardatari, era ben evidente una capoccia bionda, la quale puntava costantemente lo sguardo verso l’ingresso dei cancelli. Matt, teso e preoccupato per Demi, stava aspettando il suo arrivo, voleva stargli vicino nel suo primo giorno nella nuova scuola, immaginava quanto potesse essere agitato ed aveva rassicurato Elliot e Conny che si sarebbe occupato lui di scortare il Rosso, visto che la sua persona (per dirla in modo “raffinato”) aveva un certo prestigio a scuola… in sintesi era rispettato e conosciuto per via delle sue amicizie e del carattere aperto che lo rendeva capace di socializzare con tutti.
Quando il protagonista dei suoi pensieri si fece vivo su una moto sicuramente non da ignorare, guidata da un tipo che nessuno riuscirebbe ad ignorare (per intenderci, Zie è un figo e no, nemmeno qualcuno con un autocontrollo esagerato non ci avrebbe fatto nemmeno un pensierino!), gli corse incontro fermandosi qualche metro prima, per dargli il tempo di scendere dalla moto e salutare Zie.

Intanto Demi, dopo essersi tolto il casco ed aver scosso la testa per far riprendere i capelli schiacciati in modo molto simile alla pubblicità dello sciampo (NdA : Swiiiishhh!), guardò Mackenzie inquieto e sempre agitato, aspettandosi che dicesse qualcosa < Beh? Non dovevi incoraggiarmi tu?! > fece quasi dispiaciuto, il più grande sorrise < Posso darti dei consigli se vuoi! Bene prima cosa: non andare fuori di testa o finisce come con il prof di matematica dell’altra scuola, so che ti ricordi quindi non c’è bisogno di dire altro, poi magari evita di andare contro chi è più grande di te, magari eh! Infine, ma questo lo sai già, stai lontano dalle bionde carine! > si raccomandò. < Loro sono il maaaaleee! > si trovò d’accordo Demi < Esattamente, ora muoviti ed entra che c’è già qualcuno che ti aspetta > gli fece notare Zie facendo un cenno a Matt che lo salutò sbracciandosi eccessivamente, ma solare come sempre < Va bene grazie Zie… a dopo > lo saluto il Rosso regalandogli un sorriso, pensando che buttargli un bacio davanti a tutta quella gente non fosse il massimo per lui.

< Bene Piccolino, ti accompagno in segreteria e poi scappo che se mi beccano fuori non ci andranno piano con me, ma tranquillo il prof di matematica arriva sempre un quarto d’ora dopo! Se hai problemi a trovare la classe chiedi ad un inserviente, il vecchietto dai capelli bianchi è quello più simpatico, ma evita di stringergli la mano… è senza qualche dito e se gli chiedi com’è successo, cambia versione ogni volta! > si raccomandò Matt < Sei in classe con me la prima ora? …In cosa ti hanno segato? > chiese disgeto, l’altro rispose con un sorriso < La prima ora e la seconda… non sono una cima in matematica e letteratura, ecco tutto… > rise poi prima di andare, lasciandolo così in segreteria.

La tizia che gli aveva dato informazioni l’aveva tirata un po’ per le lunghe e ora Demi stava correndo per il corridoio inciampando ogni due per tre, quando ad un tratto si scontrò con un signorotto in giacca e cravatta < Scusi! > gridò quasi Demien raccogliendo un paio di libri che erano caduti all’uomo per poi riprendere a correre < Non si corre nei corridoi! > gli gridò dietro l’altro, mentre Demi rendendosi conto di essere in torto e con il panico che saliva sempre di più, invece di correre ammazzandosi, decise di ammazzarsi camminando velocemente, con grandi falcate, i pugni chiusi e le braccia che oscillavano alternandosi con le gambe, fortunatamente nessuno era per i corridoi, perché se qualcuno l’avesse visto avrebbe pensato “Cosa cavolo sta facendo quel tipo strano?!”.
Continuò la sua strana camminata/corsa fino a che non si accorse di una porta aperta, con accanto una piccola insegna che citava: “Corso Matematica 3° ”, dalla quale provenivano rumori di grida e sghignazzi. Demi sgrano gli occhi, si guardò dietro e davanti, più in là nel corridoio, nessuno.
Prese un respiro profondo, abbassò lo sguardo e sbucò con la testolina da un lato delle porta, non aveva fatto alcun rumore, ma come fossero stati animali che sentivano l’odore della paura, un po’ tutti si girarono puntando tutti gli occhi su di lui, che rimase pietrificato in un primo momento, per poi tirare fuori la solita faccia tosta: quella che nasceva insieme al carattere provocatorio, che succedeva ogni volta quegli attimi di paura, di codardia, proprio come era successo al bar, prima se la faceva sotto, ed il momento dopo era Lion-Demien! (NdA Mia sorella aggiunge Lion davanti al nome delle persone con caratteri aggressivi XD) < Beh? > chiese a tutti < Volete una foto, no perché credo duri di più! > fece senza alzare la voce, con un tono quasi troppo basso per le parole pronunciate e per il modo in cui, entrando in classe, aveva lanciato a chi incrociava il suo sguardo un’occhiata irritata, mentre dentro pensava “Ti prego, per favore! Fa che non mi vengano ad uccidere per questo! Maledetta la mia doppia faccia!”, ma prima che dicesse altro o che qualcuno dicesse qualcosa, Elliot con un sorriso da un orecchio all’altro, gli andò incontro < Demi! > lo chiamò abbracciandolo e facendo addolcire il suo volto ed il suo carattere.
Elliot era più alto di lui e Demi riusciva a malapena a far sbucare gli occhietti da sopra la sua spalla < Ciao… > fece piano, arpionandosi a lui ricambiando l’abbraccio.
Il casino di qualche minuto prima sembrava svanito, tutti stavano studiando Demi, che se ne era reso conto e non li degnava di attenzione, per paura o per non sfidarli, come aveva detto Zie, meglio non andare contro quelli più grandi di te. Guardava solo Elliot e Matt che li aveva raggiunti e che aveva scappicciato i capelli di Demi, sorridendogli.

Il professore, Arthur Coble, arrivò dopo venti minuti buoni, poco dopo l’entrata in classe di Demi che, con una certa dose di paura riconobbe l’uomo che in corridoio aveva urtato “Oh cavolo… anche quest’anno avrò due in matematica!” pensò sperando invano che non lo riconoscesse.
Il professore, sulla quarantina, abbastanza alto e con una pelata che faceva da riflettore, parve subito notarlo, probabilmente, un ragazzino dalla chioma rossa è più che riconoscibile tra la folla e questo Demien, aveva potuto certificarlo.
< Ah! Lei è quel marmocchio che mi è venuto addosso prima! > esclamò subito il professore < Nessuno le ha insegnato a guardare dove va? O ha qualche problema alla vista > si prese gioco di lui l’uomo, e Demien, sentendosi provocare, non poté non ribattere e ritornare in modalità “Lion-Demien” < Mi pareva di essermi scusato, in più non ero di certo io quello che se ne stava in piedi in mezzo al corridoio a contare i granelli di polvere, o ha qualche problema di concentrazione? > disse il Rosso, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato l’intera frase dell’immensa cavolata che aveva fatto (ma magari era davvero questione di concentrazione, il cervello magari è più esposto, vista la sua pelata, così volava a distrazionelandia ogni tanto!).
La stessa cosa era accaduta con il prof dell’altra scuola (destino vuole che fosse sempre l’insegnante di matematica): continuava a provocarlo e stuzzicarlo, quasi ce l’avesse con lui, alcuni gli avevano spiegato che magari faceva così per stimolarlo, ma Demi aveva bisogno di quel che vi pare, fuorché essere stimolato, si stimolava benissimo da solo! Così un giorno in cui gli giravano particolarmente, gli aveva risposto < Ma insomma se non le sto simpatico me lo dica che mi mette un’insufficienza e vado a posto! Tanto se vengo mi mette quattro e se non vengo fa uguale! > aveva urlato. Da quel giorno Demien, tra interrogazioni e verifiche rimediate, aveva la media del 4/5, ma ne andava fiero (anche perché con tutti i tre che gli aveva rifilato l’insegnante, era quasi un miracolo)!
Ma tornando al presente: al termine della frase Demi si sentiva un idiota, ma nonostante le imprecazioni silenziose nella sua testa, la sua espressione era rimasta la stessa, corrucciata, quasi imbronciata, ma soprattutto di sfida.
Tutti i componenti della classe erano divisi in categorie, chi incredulo aveva sbarrato gli occhi (e di questo gruppo faceva parte il professor Coble), chi si tratteneva dal ridere, la maggior parte, e chi come Matt ed Elliot aveva mandato a puttane il contegno, ed era scoppiato a ridere senza ritegno.
< Le piace fare lo spiritoso?! Bene se non sbaglio aveva una media per nulla sufficiente nella vecchia scuola, per quel che riguarda la mia materia, perché allora non viene alla lavagna, signoooor… Hill! Dal colore della sua chioma, immagino sia imparentato con Rori Hill, gran bravo ragazzo, peccato avesse una compagnia disdicevole! Spero abbia sviluppato del buon senso negli anni! > intuì il professore “Se si riferiva a Mackenzie, beh, mi spiace per lei… anzi no, ma ora sono più uniti che mai!” sghignazzò tra se Demi prima che il professore interrompesse il suo fiume di pensieri facendogli segno di venire alla lavagna. < Dove siete arrivati con il programma? > chiese sottovoce ad Elliot, ma questo non fece tempo a rispondere che il professore si intromise < Aah! Non si scomodi, non penso che il suo compagno sappia suggerirle o informarla su qualsiasi cosa riguardante il programma! > a Demi scappo una risatina < Immaginavo > sussurrò ad Elliot che ricambiò < Mi dichiaro colpevole vostro onore! > gridò allora Elliot, subito seguito da un coro di risate, mentre dava una pacca sulla spalla a Demi che si dirigeva verso il patibol… cioè la lavagna.

L’interrogazione fu… quasi piacevole per Demi.
Non sapeva tutte le risposte, ma aveva detto le stesse cose che avrebbe detto nell’altra scuola, lo stesso atteggiamento, la stessa risatina nervosa prima del suo solito < emmm… non ricordo ora… > ed in più erano un poco più indietro di lui con il programma, così avrebbe potuto recuperare ciò che si era perso nei giorni di reclusione e lavoro al bar.
< Sinceramente? Pensavo peggio! Signor Hill il quasi mi dispiace, ma quel che giusto è giusto, le do un sette, ma le conviene continuare così, perché non ci andrò piano con lei! > concluse, Demien rimase stranito < Mai preso un sette in matematica in vita mia! > pronunciò andando verso il posto sbattendo le mani per togliere i residui di gesso < Si direbbe che questo sia il suo giorno fortunato! > sorrise il professore.

Demi non capiva, gli aveva risposto male, perché gli aveva dato la sufficienza?!
E perché diavolo gli stava sorridendo?
I professori… che strane bestie! Non si sa mai come prenderle!

Arrivato l’intervallo i due compagni di Demi dovettero lasciarlo al suo destino, poiché Elliot aveva il corso di latino (quale orribile parola per Demi!), Matt il corso di arte, verso il quale stava andando trotterellando, mentre Demi avrebbe avuto grammatica (NdA inglese ovvio) che, come gli aveva anticipato Ell, avrebbe frequentato insieme a Conny.
Il problema stava nel fatto che il suo cavolo di armadietto aveva una cavolo di combinazione astrusa e quindi non riusciva ad aprirlo… cavolo!
Fortunatamente o sfortunatamente per lui, l’ultima persona da cui sperava di ricevere aiuto era sbucata dietro di lui e vedendolo in difficoltà, si era prima messo in un angolino a guardarlo divertito mentre armeggiava con la manopola in cerca dei numeri giusti poi, ancora ridacchiando, lo aveva preso per le spalle per spostarlo, gli aveva rubato dalle mani il foglietto con la combinazione dell’armadietto e con un solo tentativo aveva aperto il vecchio ed arrugginito… bagaglio, per non chiamarlo coso, perché sicuramente quell’ammasso di ferraglia non era un armadietto.
< Non c’è di che Marmocchio, con questo mi devi due favori > decise da solo Xavier < Cosa, cosa, cosa? Io non ti devo niente, ti ricordo che in nessuna delle occasioni ti ho chiesto aiuto, quindi in teoria hai fatto tutto tu per conto tuo > protestò il rosso < Forse la prima volta ero mosso dai sensi di colpa, ma questa volta ho visto il tuo sguardo implorante ed incazzoso insieme che diceva “Aiuuuto Xavier, salvami mio eroe!” > lo scimmiottò, Demi lo guardò per un momento per poi scoppiare a ridere insieme all’altro, la sua prima impressione di Xavier era stata proprio di uno con cui puoi sparare tutte le cavolate che vuoi e riderci per ore < Ma davvero? Da quand’è che parlo come una donzella in pericolo, guarda che qui davanti hai un fantastico e meraviglioso principe! > fece Demi altezzoso trattenendo un’altra risata che all’altro venne spontanea, ma mica loro non si sopportavano una volta?
< Sua altezza! > fece una riverenza < …Per essere un altezza non sei così alto > finì maligno Xavier.
< Solo perché sei qualche spanna più in su di me non fare quello con la puzza sotto il naso, a proposito che tempo fa lassù? > rispose a tono l’altro < Mah, è soleggiato > rispose guardando in su Xavier, con tanto di sorrisino bastardo e, proprio quando sembrava che quello scambio di battutine taglienti non finisse più, una ragazza castana, nasino all’insù che sfoggiava la divisa da cheerleader, gli si avvicinò, salutando Xavier e fermandosi davanti a Demien < Ciao sei nuovo? Se vuoi posso accompagnarti ad inglese, è proprio il corso a cui sto andando > fece scostandosi un ciocca di capelli dal viso ed arrotolandosela tra le dita, ma Demi le sorrise gentilmente dicendo < No, grazie lo stesso, l’unica ragazza carina di cui mi fido è Conny, ho imparato che c’è sempre la fregatura con le cheerleader carine che ti vengono a parlare il primo giorno di scuola > spiegò, Xavier inarcò le sopracciglia. < Demi, Tesoruccio, trovi davvero che io sia carina?! > fece solare Conny che era comparsa in quel momento accanto a loro e che aveva una particolare voglia di stritolare Demi in un abbraccio spezza ossa < Ciao Conny! > fece lui, lei ricambiò il saluto, per poi salutare anche Xavier con un < Ehi! Cos’è successo altra gente che lo vuole pestare? > il ragazzo guardò Demi ridacchiando < Ma che sono diventato il tuo bodyguard? > chiese < Beh eri tu che volevi fare l’eroe! > fece con fare ovvio il rosso facendo sorridere l’altro. Il suono della campanella li interruppe, costringendoli a sgusciare nelle rispettive classi, ma permettendo a Demi di fare prima una linguaccia a Xavier che gli sorrise divertito.

< Cosa voleva poi Evelyn? …La ragazza castana > chiese Conny mentre in classe aspettavano l’arrivo della professoressa seduti sul banco a gambe incrociate < Accompagnarmi in classe, ma non mi sono fidato > spiegò Demi, sentendosi nuovamente osservato da un po’ tutti in classe. < Hai fatto bene, ma lei è abbastanza innocua, confrontato a Karin persino un lanciafiamme è più innocuo… > rifletté Conny lasciandosi sfuggire una melodiosa risata, Demi acconsentì rivolgendole un ampio sorriso < Giusto! Ora che mi viene in mente lo sai, il giornalino della scuola di sta pedinando, fanno sempre articoli sui nuovi arrivi nel bel mezzo dell’anno, quindi preparati, verranno a scassarti le palle, ti faranno domande e ti pedineranno tipo stalker fino a che non li asseconderai > lo avvisò la ragazza, Demi sbarrò gli occhi < Come? Cosa? No! Perché…! E se non volessi articoli strani ed ambigui su di me? Sono abbastanza agorafobico, non piacciono le persone e ce ne sono anche troppe che mi stanno fissando… un certa furia omicida sta nascendo in me… > sussurrò assottigliando gli occhi Demi, Conny sorrise compiaciuta < Io adoro la tua furia omicida e vendicativa, potrei sposarti per quello sguardo di puro odio che trabocca dai tuoi occhi… anzi, Demien sposami! > gli ordinò Conny portandosi le mani al petto come per fermare i palpiti (immaginari) del suo cuore, metà della gente in aula si girò verso di loro, mentre Conny si buttava in un abbraccio verso Demien < Sei bella e giovane, se diventi ricca ci faccio un pensierino > le ammiccò lui < ma pensavo che Elliot avesse la precedenza, quindi mi farò dare il permesso, tu pensa a guadagnare soldi! > e dopo aver pronunciato l’ennesima cavolata del giorno scoppiarono a ridere all’unisono, ma Conny non aveva ancora finito e avvicinandosi all’orecchio del rosso sussurrò in modo che solo lui potesse sentirla < Oh Dolcezza, non dirmi che un threesome ti farebbe schifo, perché non ci credo nemmeno un po’… > Demi si accese all’istante (NdA magari voi non lo dite, ma quando qualcuno arrossisce io dico “si è acceso” XD) e la rimproverò all’istante tirandole le guance con un sorrisetto nervoso < C-Conny! > lei si liberò dalla presa e scoppiando a ridere ricominciò sempre a voce bassa < Che c’è! È un figo e tu lo sai, ma forse preferisci i tipi come Matt, premuroso e taaanto carino e gentile, o magari Xa… > ma Demi le si lanciò contro tappandole la bocca prima che terminasse la frase < No! Piuttosto mi faccio frate! > e fu così che Conny a forza di risate si piegò in due e restò a ridacchiare per tutta la lezione lanciando occhiatine eloquenti a Demi che continuava a darle gomitate ed a scuotere la testa esasperato.

Xavier! Come diavolo le è venuto in mente! Quel… Coso non è il mio tipo, assolutamente! È un Coso appunto, al pari con questo maledetto armadietto, ecco perché è riuscito ad aprirlo, si sa che tra simili c’è solidarietà!
Pensava Demi, riuscendo a scassinare la ferraglia solo al terzo tentativo, recuperando i libri del corso di psicologia per poi chiuderlo sbattendolo, ritrovandosi davanti una faccina lentigginosa (meno del suo) che lo fece balzare all’indietro con i grandi occhi chiari sgranati per la sorpresa.
Il suddetto faccino apparteneva ad una ragazza, anche lei rossa di capelli, che lo guardava come in attesa con blocchetto e penna alla mano e fotocamera che ciondolava al collo < Oh no… > indietreggio il ragazzo < Oh sì! Sono Megan O’Burge, del giornalino della scuola, ma puoi chiamarmi Meg posso farti qualche domanda e scattare un po’ di foto? > ribatté lei. < Senti mi dispiace, non mi piace essere al centro dell’attenzione, potreste non scrive niente su di me, nemmeno accennare al fatto che esista in questo universo? > chiese speranzoso, lei intanto lo stava studiando < Strano… molte persone pensavano fossi un teppista, hai risposto per bene al prof Coble, hai problemi di doppia personalità? > chiese stranita, Demien abbassò un poco le difese < No, ma ho tanti modi per stare sulla difensiva, dipende dal livello di nervosismo, ma preferirei comunque che mi lasciaste stare > spiegò, sempre chiedendo un po’ di pace e sorridendo gentilmente, lei finse di pensarci su per poi rispondere secca < No. > sorridendo raggiante < Ehi le cheerleader mi hanno riferito di averti visto parlare con Xavier, hai amicizie importanti! > tirò fuori scrutandolo nuovamente < Non siamo amici, si è messo in testa che gli devo un favore e gli piace darmi fastidio, solo questo, le uniche persone che conosco più o meno sono Ell e Conny… Matt… penso che sia uno a cui piace fare compagnia alle persone… ma è simpatico > sorrise più aperto prima di essere sparaflashato (NdA Parola inesistente <3) dalla luce abbagliante della macchina fotografica < Mi dispiace, anzi no… avevi un sorriso così carino! Potrei prendermi una cotta per te! > ammiccò dandogli una pacca sulla spalla, lui stette al gioco < Ehi! Saremmo pure in tinta, carino! > scherzò facendo l’occhiolino, lei rise per poi guardare alle spalle dell’altro con in viso un’espressione sorpresa, Demi si girò, per poi sbuffare < Cosa c’è, volevi assicurarti che non stessi lanciando a nessuno sguardi di supplica per farmi aprire l’armadietto, non essere geloso, non tutti sono eroici come te! > recitò Demi, salutando Matt e Xavier che ruotò gli occhi con un sorriso spontaneo < Sì, mi hai sgamato, senza di te non posso vivere, se non fosse che Conny ha chiesto la tua mano… > disse drammatico facendo ridere sonoramente Demien < Il giornalino rompe? > chiese lanciando un’occhiata a Megan, Demi annuì < A quanto pare vogliono farsi i fatti miei, intendi salvarmi da bravo paladino? > Xavier sorrise compiaciuto < No, ci penserà il mio braccio super destro! > esclamò.
E fu così (NdA sì, mi piace finire i paragrafi e le frasi in questo modo) che Matt se lo caricò in spalla per poi fuggire insieme a Xavier e la loro vittim… cioè “fanciulla in difficoltà”, dopo aver mormorato qualche scusa a Meg.

Il suo primo giorno di scuola non era stato tanto male, né tanto traumatizzante, sicuramente meglio di quanto avesse potuto immaginare, anche perché quando aveva provato ad immaginarlo, nelle sue fantasie tutti si trasformavano in mostri simili a dinosauri che gridavano < Rawrr! Corri o ti stacco la testa a morsi! > non facendo altro che aumentarsi da solo l’ansia.
Zie sarebbe venuto a prenderlo tra breve davanti al bar, che era praticamente appiccicato alla scuola e, mentre vi si avviava con Elliot e Conny, notò una figura conosciuta, seduta ad uno dei tavolini esterni del caffè: era bionda, ma portava un cappello tirato sul volto, anch’esso coperto da dei grandi occhiali da sole, che davano l’effetto “moscone” come lo chiamava lui.
Appena si videro, Demi sbarrò gli occhi fermandosi di colpo, mentre lei, alzatasi di scatto, lo raggiunse con grandi falcate < Demien dobbiamo parlare. > fece schietta Karin. Demi non vece storie, tranquillizzò i due amici e seguì la ragazza.
“Dobbiamo parlare”. Le fatidiche parole in grado di farti fare un esame di coscienza in meno di cinque secondi. Ma Demi non ne aveva bisogno, sapeva cosa aveva fatto e di cosa volesse parlare, ma quelle diaboliche due parole gli fecero comunque provare inquietudine, facendo anche ricomparire i sensi di colpa per quella meritatissima vendetta che in realtà non erano mai spariti, ma che Demi aveva voluto ignorare. Karin lo portò in un angolo piuttosto isolato dal bar, probabilmente per non farsi sentire da terze persone e di questo Demien le fu grato.
< Sei stato tu vero. > disse con voce seria, non era una domanda, ma Demien si sentì in dovere di annuire comunque < Perché diavolo l’hai fatto! > prese ad urlare, lui stava per risponderle e dirle che non aveva fatto altro che ripetere lo stesso suo gesto, che se lui era stato pessimo, lei lo era stata come lui se non di più, visto che aveva tradito la sua fiducia, ma Karin continuò il suo discorso < Insomma, io ho solo chiarito le certezze di tutti, lo sospettavano già, stavi vicino a delle gran fighe e non ci provavi nemmeno! Ma io! Io avevo la mia reputazione, nessuno avrebbe mai capito niente! È tutta colpa tua e di quei due stronzetti! Sono tuoi amici solo perché hai fatto il lavoro sporco per loro e perché siete il trio dell’altra sponda! Sono solo solidali, tutto qui > Demien era stato in silenzio ad ascoltarla mentre la rabbia continuava a salire e quando non riuscì a trattenerla più, esplose < Taci… TACI! TA-CI! COME OSI BRUTTA STRONZA! Prima che avessi la bella idea di “chiarire le certezze” era solo una voce, UNA FARLOCCA, INFONDATISSIMA VOCE! Ma volevi fare la figa, la stronza di turno che si finge omofoba perché ha dei cazzo di conflitti interni, ma sai che ti dico tu e i tuoi cazzo di conflitti ANDATE. A. FANCULO! > le urlò in faccia con tutta la rabbia che aveva represso e che era dentro di lui da chissà quanto tempo. Le sue guance erano rosse e respirava più pesantemente del solito, con più difficoltà.
Lei non riusciva a ribattere, aveva ragione. Cazzo, se aveva ragione!
Stava per uscirsene con una delle sue frasi inutili da situazione complicata, quando dietro di loro si senti una voce che portò Demi a calmarsi per un momento ed andare in panico poco dopo < Ehi! Che succede? > aveva chiesto Xavier preoccupato, sbucando da dietro l’angolo. Aveva sentito la voce di Demien urlare di rabbia e un po’ perplesso voleva controllare che non si stesse ficcando nei casini, ma appena Demi si era girato con la fronte corrucciate, pensava di essersi intromesso troppo ed aveva alzato le mani arretrando, per fargli capire che sarebbe andato via e li avrebbe lasciati soli. Demien non sarebbe stato tranquillo finché Xavier non fosse sparito dietro quel benedetto angolo, ma non fece in tempo nemmeno a svoltare che la voce di Karin si fece sentire < Un amico? Tsè scommetto che non oserebbe avvicinartisi nemmeno se sapesse che sei gay! > gridò.
Demien si girò verso di lei con gli occhi sbarrati, sentendo lo sguardo di Xavier addosso, magari sorpreso o disgustato, non voleva saperlo, sapeva solo che sentiva nuovamente pungere gli occhi, ed aveva una gran voglia di tirare un ceffone a quella troia rovina vite.

E così fece.

Era contro la sua etica, aveva sempre pensato che le donne non di dovevano toccare nemmeno con un fiore, ma quella volta decise di mandare tutto a fanculo e la schiaffeggiò.
La schiaffeggiò come una puttana di quarta categoria.
Si sentì quasi soddisfatto a vedere il viso di lei sconvolto, ma non si sentì meglio, la mano gli pizzicava quanto gli occhi e sicuramente stava facendo una strana smorfia tutto corrucciato e rosso per la rabbia, pur di trattenersi dal piangere, avrebbe voluto girarsi e scappare, ma Xavier si era già avvicinato e gli aveva toccato la spalla come per richiamare la sua attenzione, non sapeva cosa volesse dirgli o fargli, così pieno di paura, arretrò, con lo sguardo basso, sapendo che se lo avesse guardato in faccia vi avrebbe trovato solo disgusto ed orrore, probabilmente anche rabbia e mosso dal terrore, nonostante Xavier fosse quello che lo aveva salvato dai cinque che lo volevano pestare e nonostante durante tutta quella mattina gli avesse tenuto compagnia e gli avesse infuso sicurezza, tanta da potersi guadagnare la sua fiducia, ora aveva solo voglia di sparire dalla sua vista e disse le stesse parole che avrebbe detto ad una persona qualsiasi, lasciando lo stesso Xavier sorpreso < N-Non mi picchiare, per favore… > era davvero una supplica, che lasciò il più grande impietrito, e si sorprese ancora di più quando, quasi di corse Demien gli era passato accanto, coprendosi il viso con le mani per la vergogna e la paura che provava verso di lui, scappando da quell’angolino appartato.

Zie era già arrivato quando aveva raggiunto il bar, ma non gli disse nulla, al contrario di tutte le altre volte in cui aveva problemi, Zie era sempre stata la sua valvola di sfogo, lo aveva abbracciato, consolato e tranquillizzato, ma non riuscì a parlargli.
Mise su una faccia tranquilla e gli andò incontro, quando gli chiese come era andata lui gli aveva risposto fingendo serenità dicendo < Non è stato male > e Zie aveva sorriso, felice per lui, ma ignaro dei suoi timori.

Il giorno dopo Demi, per temporeggiare aveva finto di non sentirsi bene, restando sotto le coperte, cercando di non pensare, ma senza versare una lacrima, voleva credere che Xavier non dicesse niente a nessuno o che almeno lo evitasse in silenzio, insomma Matt magari lo avrebbe convinto, a meno che non avesse finto di essergli amico, ma non ci voleva pensare, si sentiva come rotto, spezzato, ma voleva solo dormire e dimenticarsi di tutti per un po’, godendosi il calduccio delle proprie coperte.



_____________________________________________________________

Intanto davanti ai cancelli della scuola, Xavier era arrivato con il suo solito anticipo e si guardava intorno, in cerca di una piccola testolina rossa, quando scorse in mezzo alla folla la chioma mora di Conny, con accanto Elliot che stava trafficando con il proprio cellulare < Ehi! > li chiamò lui aspettando che si avvicinassero per continuare < E il marmocchio rosso? > ma Elliot fece una smorfia < Influenza a quanto mi ha detto per messaggio, forse ha la febbre… ma siamo parecchio preoccupati, ieri dopo aver parlato con Karin non sembrava avere una bella cera, Conny l’ha visto prepararsi un sorriso finto prima di andare da Mackenzie > lo informò, Xavier corrugò la fronte ed in suoi occhi color ghiaccio parvero brillare attraversati da un’idea, il che intimorì parecchio Elliot < A cosa stai pensando Xav? > chiese assottigliando gli occhi < Penso che sia una cazzata enorme e ora andrò a controllare se davvero sta così male > decise parlando come se già sapesse l’esito del controllo e senza aspettare la risposta dell’altro partì in quarta < Aspetta! Come cavolo fai a sapere dove abita? > gli urlò dietro l’altro, Xavier sorrise tranquillo < Non lo so, chiederò ad un po’ di gente! > fece risoluto continuando a camminare a grandi falcate per la sua strada.

Demien Hill non potrai evitarmi a vita, non ti sarà possibile, IO non lo renderò possibile, a costo di accamparmi sotto casa tua!

E così fece, alle dieci meno un quarto Xavier era sotto la casa di Demien.
Suonò due volte a seguito impaziente ed una terza per sicurezza e, dopo poco alla porta si affacciò una testolina rossa tutta spettinata, con gli occhietti stanchi e rossi anch’essi e con indosso una maglia che era il triplo di lui e dei pantaloncini che sbucavano da sotto l’orlo del maglione, dalle cui maniche sbucavano metà delle sue dita e si stava stropicciando un occhietto con la mano coperta, per mettere a fuoco l’immagine davanti a lui che aveva creduto il maledetto postino che aveva voglia di rompere < Non la voglio la posta… a cosa serve la buca delle lettere se non- …Xavier… > lo guardò corrugando la fronte e battendo le ciglia per più volte per poi strofinarsi nuovamente gli occhi per non cominciare a frignare, ma fu tutto inutile, poiché cominciò a piangere ed a singhiozzare forte, premendo le mani sul viso e indietreggiando cercando anche di chiudere la porta e, se Xavier fosse stato più lucido, si sarebbe lasciato chiudere fuori e lo avrebbe lasciato stare, ma in realtà era tanto, tanto sorpreso, dalla reazione, si sentiva uno schifo a pensare di essere stato lui ad aver fatto piangere quel pulcino spelacchiato, fresco di nanna e non capiva perché, spaventato a morte; così entrò, si chinò su di lui abbracciandolo per la vita, tirandolo su di peso e lo portò in casa sentendolo tremare appena.
< Demien, finiscila, se avessi voluto dartele saresti già all’ospedale! > gridò quasi, cercando di orientarsi in quella casa sconosciuta e fortunatamente vuota (NdA se ci fosse stato Zie, sai che bella rissa rischiava di venir fuori!), Demi tirò su il visino corrucciato < N-Non vuoi picchiarmi? > chiese con voce flebile, Xavier scosse la testa appoggiandolo e facendolo sedere sul letto della sua stanza che aveva appena trovato dopo aver sbirciato ogni stanza.
< Perché sei qui? > chiese il rosso raccogliendo le ginocchia al petto, Xavier si sedette vicino a lui e ricordandosi di tutto si sporse verso di lui e guardandolo dritto negli occhi pronunciò < Scusa. > lo disse secco e diretto e Demi lo guardò confuso < Eh? > fece guardandolo di traverso < Per l’altra volta… con l’aranciata… mi sa che non te la meritavi > spiegò Xavier < Grazie al cavolo! E adesso me lo dici?! > chiese irritato Demien non capendo quale fosse il punto < Prima pensavo di avere ragione! Se me lo dicevate prima tu e quello sfigato biondo del mio migliore amico che aveva iniziato lei! Siete due idioti! > affermò lui, ma Demi ancora non era arrivato al punto < S-Scusa… cosa…? > domando non capendo il motivo dei suoi insulti/scuse < Pensavo fossi uno di quegli schifosi omofobi che girano nei dintorni, allora me la sono legata al dito, mio fratello maggiore è gay e ho litigato con parecchia gente che parlavano male di lui, quindi ho fatto l’idiota ed ho agito di impulso, mi dispiace, ma in effetti mi sembrava strano che girassi con Elliot, avrei dovuto pensarci… lui era fidanzato con quell’idiota di mio fratello… a proposito, stagli lontano, Narsete rimorchia qualunque cosa respiri > si raccomandò Xavier, Demi sorrise sollevato, allontanando le ginocchia prima strette al petto < Narsete è tuo fratello? Elliot mi ha detto che non è stato tanto carino, ma probabilmente gli piace ancora e non lo ammetterà mai! > scherzò, Xavier ricambiò il sorriso sollevato di non vederlo più impaurito dalla sua presenza, gli si avvicinò posizionandosi meglio sul letto ed incrociando le gambe disse con fare circospetto < In realtà non è proprio colpa di Nars, una ragazza gli si è lanciata addosso nel momento sbagliato, ci prova con chiunque quando lui è nei dintorni, cerca di farlo ingelosire, o meglio spera, vorrebbe dire che a lui ci tiene ancora, ma Elliot ha un carattere forte, non si metterà mai a strisciare, ed andrà a finire che continueranno a volersi in silenzio ed ammazzarsi di seg… cioè a pensare l’uno all’altro… sono due idioti! > spiegò Xavier con un misto di tenerezza e dispiacere per i due.
< Lo sai, sembri una di quelle persone prepotenti e fighette, ma adesso sembri tanto dolce, si vede che ci tieni a Narsete, io ho provato a far capire a mio fratello e Mackenzie che si piacevano sin da quand’ero piccino, ma alla fine hanno fatto tutto da soli, se vuoi posso provare a fare qualcosa per aiutarli, mi dispiace saperli tristi, ma vedrai che se davvero sentono la mancanza l’uno dell’altro prima o poi uno dei due cede! > lo rassicurò Demi, meritandosi una lieve carezza da parte dell’altro che sorrideva dolcemente < Sei pallido… > fece guardandolo ancor più da vicino < Volevo mandarti a scuola a calci in culo, ma mi sembri un po’ stanco, io entro, tu stai qui e riposati, ci vediamo domani > concluse lui, il rosso annuì < A domani… > rispose al saluto un po’ timido Demi, strappando l’ennesimo dolce sorriso al moro.
Demi lo accompagnò alla porta, aggrappandosi alla manica di Xavier per guidarlo verso la porta ed una volta raggiunta, gli sorrise di nuovo agitando la manina coperta dal maglione aspettando che uscisse, ma Xavier esitò per un momento, come se stesse decidendo sul da farsi, per poi girarsi verso il rosso, poggiare una mano sul viso con appena l’accenno di qualche lentiggine e posare un bacio leggero, facendo toccare appena le loro labbra, uscendo di casa subito dopo, salutandolo come se niente fosse successo < A domani > si ripeté, sentendosi forse in dovere di dirgli qualcosa prima di uscire e lasciarsi dietro le spalle un Demien sorpreso e spaesato, di un rosso così acceso da far invidia ai peperoni dalle sfumature più forti, cercava di dire qualcosa, ma riuscì solo a boccheggiare per raccogliere più aria possibile, cercando di respirare regolarmente, mentre sentiva il caldo annidarglisi dentro ed avvolgere tutto il suo corpo.

“C-Che? Perché! S-Se prima una parte di me era incline al lasciarti vivere, ora tutti i miei buoni propositi si sono tutti andati a far fottere, ed è tutta colpa tua Xavier! …NO! IO SONO SUPERIORE! ECCOME SE LO SONO! Non lo ucciderò, non ha fatto niente… era un bacino… piccolo… dolce e… NO! aspetta, cosa mi viene da pensare… maledetto! MI HA SPAPPOLATO IL CERVELLO!” Pensò un po’ in panico.

Si rimise a letto, appallottolandosi sotto le coperte, e contro ogni aspettativa, forse per la stanchezza, riuscì a rilassarsi e ad addormentarsi.
Quando si risvegliò non ricordò cosa avesse sognato, ebbe solo la sensazione di aver avuto sogni dolci e piacevoli ed era rilassato come non mai, che fosse l’influenza di Xavier a farlo sentire così bene?

Cavolo… spero non sia così…



Il mio corpo è composto per il 70% d’acqua e per il 30% dai buoni propositi che ci annegano dentro.




Angolino di Val_chan :

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Ehilà Fanciulle e Fanciulli!
Perdonate il ritardo! Ho avuto un sacco di casini vari e mi sono ridotta ora a pubblicare ed ho finito or ora di scrivere, perdonate la moltitudine di errori, non ho avuto nemmeno tempo di passarlo alla mia beta…
Grazie per avermi aspettato, pensavo che alcune di voi scappaste, invece siete state tanto carine e siete rimaste tutte e c’è anche qualcun nuovo arrivato!

Grazie ancora cercherò di darmi una mossa più che posso con il nuovo capitolo!
Che poi! Ho da poco finito ed aggiornato il quarto ed ultimo capitolo di Sunlight in cui c’è la missing moment di Zie e Rori quando Rori ha la febbre, se vi fa piacere sapere cosa è successo è qui potete anche solo leggere l’ultimo se non volete impazzire (SI è UNA LEMON, ACCORRETE)
Mi farebbe piacere una recensioncina, ma la scelta sta a voi!

Ora scappo che è tardi!
Baci Val_chan

  
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