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Autore: E l i z a    04/08/2012    2 recensioni
Dietro le quinte:
*Prende il microfono e si schiarisce la voce.*
Sono tornata con una nuova long,short-fic, anche se non ho ancora finito l'altra xD Questa fanfic è un UlquiHime dove:
Non esistono Hollow, non esistono shinigami, non esistono mondi paralleli e nessuno è morto. Sono tutte persone “reali” di famiglie abbastanza nobili, e vivono in posti altolocati. L'idea di ambientare la fanfic nell'800 mi è venuta leggendo un'altra fanfic ed Orgoglio e Pregiudizio.
Potrebbe essere OOC.
« Allora, quando sarà il prossimo ballo? » S'intromise la signora Kuchiki, rimasta in silenzio ad ascoltare le amiche.
« Tra dieci giorni. E si svolgerà qui a Meryton. » Rispose prontamente la signora Kurosaki.
« È un ottima notizia, e spero che gli Schiffer prenderanno parte al ballo, cosi potremmo avere modo di conoscere l'intera famiglia. » Aggiunse infine la signora Inoue.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Kurosaki Ichigo, Schiffer Ulquiorra
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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III.

La serata trascorse tranquilla dopo il ritrovo dei due giovani nella sala del piano, quindi si diressero entrambe le famiglie sotto il portico della casa, in attesa della carrozza. Quel portico bianco, con due colonne in stile corinzio ai lati che vedevano da circa un quarto d'ora.

« Piove! Ah, non ho portato neanche l'ombrello, caro. Perché il nostro cocchiere tarda tanto? »
« Oh, non si preoccupi, chiederemo alla carrozza di avvicinarsi il più possibile al portico, così non vi bagnerete, signora Inoue. » Sorrise flebilmente il signor Schiffer, mentre aspettava stancamente l'arrivo del cocchiere.
« Eccola » riprese subito dopo aver sentito gli zoccoli dei cavalli sbattere sul terreno bagnato « spero facciate buon viaggio. E spero di rivedervi presto, signori. » Dopo un veloce inchino degli Schiffer, ricambiato con tutta la cordialità che si potesse ottenere data la tarda ora e la stanchezza, la famiglia Inoue si diresse alla propria carrozza.
Velocemente la giovane famiglia salì i gradini che separavano il terreno dalla capote, e mentre la signorina Orihime poggiava il piede sullo scalino che la accompagnava all'interno di essa, si voltò a salutare il giovane e ad accennare un sorriso in segno di riconoscimento per la serata. Prima di voltarsi, chinò il capo, prendendo velocemente tra due dita una ciocca di capelli bagnata dall'acqua gelida che lentamente le cadeva in piccole gocce sulla fronte.
Lui fece un sorriso accompagnato da un veloce inchino, in cui cercò di mascherare tutto il suo imbarazzo, data la bellezza della dama da cui riceveva in regalo tanta dolcezza racchiusa in un solo sguardo.
E in quel gesto, in un solo gesto quasi insignificante, con cui i capelli della ragazza venivano scostati dal suo volto, per permettere ai suoi occhi di guardarlo appieno, sentì qualcosa dentro a cui non seppe dare nome.

 

Quell'acqua, come olio. E un silenzio strano intorno. E le mani di una donna, di una donna, che la asciugavano accarezzando la pelle ovunque; Quelle mani, quel tessuto fatto di nulla. Lui non si mosse mai, neanche quando vide salire le mani dalle spalle al collo, e le dita, le dita, salire fino alle sue labbra, e sfiorarle, per poi sparire.. E lui, con cura, fermò il tempo, per tutto il tempo che desiderò.

E mentre la carrozza continuava il suo cammino una volta svoltato l'angolo, nel suo silenzio rimase a fissare quel muro che impediva allo sguardo di continuare a seguire la vettura su cui la donna che gli aveva regalato tante emozioni in un solo gesto stava viaggiando nel suo cammino verso casa.

 


Nonostante la serata trascorsa a casa Schiffer, la seguente e luminosa mattinata trovò la signorina Orihime seduta sul divano a leggere un libro. Si era alzata di buon'ora, com'era suo solito fare; non trovò motivo per rompere le sue abitudini.
« Mi scusi l'intrusione, signorina, le ho portato la corrispondenza. »
Orihime alzò lo sguardo dal suo libro e lo rivolse con un dolce sorriso al domestico, che probabilmente, per cause di grado, fece un inchino tenendo la testa bassa e non la guardò più negli occhi. La giovane chiuse il volume che teneva accuratamente con una mano e lo posò sul basso tavolino in legno di fronte a lei, poi prese la lettera che l'uomo stringeva nella mano e staccò il grande sigillo rosso che la chiudeva.
« È dei signori Kurosaki! » e sorridente ne lesse il contenuto.

 

Cari amici,
Speriamo che questa lettera vi trovi in buona salute.
Vi scriviamo più per piacere che per necessità e intendiamo invitarvi questo pomeriggio a farci visita per una tazza di tè.
Sapete, c'è molto di cui parlare: abbiamo appena assunto una nuova domestica ed una dama di compagnia per le nostre Yuzu e Karin. Inoltre, abbiamo appena saputo che arriveranno tra una settimana in città gli ufficiali, tra cui il signor Ukitake accompagnato dalla sua dama, Retsu. Non trovate anche voi che sia una donna amabile? In onore del loro arrivo stavamo giusto pensando di organizzare un ballo, così anche loro potranno prendervi parte. In più, vorrei farvi presente che siamo quasi certi che di qui a poco ci sarà un fidanzamento tra mio figlio e la giovane dei Kuchiki. Credo sia un'ottima notizia, oltre al fatto che una unione del genere possa giovare ad entrambe le famiglie, concordate con noi?
Spero quindi di vedervi oggi da noi, i vostri eccetera eccetera..


« Un'unione tra Kurosaki e … Kuchiki. Non è possibile. »
Era di fronte alla finestra, quando si lasciò scivolare la lettera dalle mani, sul davanzale di quest'ultima. Nello stesso istante, la signora Inoue aprì la porta, trovando la giovane con lo sguardo perso nel vuoto e le mani protese. Raccolse la lettera che dal davanzale era lentamente scivolata a terra, ne lesse velocemente il contenuto e sospirò, poggiando una mano sulla testa di lei e tirandola a sé in un abbraccio materno, della quale la signorina aveva visibilmente bisogno.
« Cosa provi esattamente per il signorino Kurosaki? »
La giovane scosse la testa, sorpresa dalla domanda che la donna le aveva appena posto.
« Io.. non lo so. Io gli voglio molto bene e sono contenta quando si preoccupa per me. Ma sono contenta anche quando è con Kuchiki, sono così felici quando sono insieme. »
« Molte dei suoi riguardi sono rivolti a te, però. Ti fa piacere questo? »
« Molto. Adoro le attenzioni che mi da, quando si preoccupa perché potrei avere freddo, o perché piove o perché.. » la sua mano era andata a toccarsi i capelli, ed il suo sorriso si era accentuato in segno di imbarazzo.
« E per il signorino Schiffer? »
Qualche attimo di silenzio permise alla signorina Orihime di realizzare quanto le venne chiesto, domanda che non pensava le potesse venire rivolta. Il suo sorriso si spense, i suoi occhi si aprirono e la mano venne lasciata cadere lungo il fianco. Cosa provava per il signorino Schiffer? Certo, era stata bene con lui la sera precedente, si era divertita, aveva riso e provato tante emozioni nel solo sentirlo suonare il piano. Ma cosa provava veramente per lui? C'entrava qualcosa con il signorino Kurosaki? Era cosi sicura di amarlo, prima che il giovane entrasse nella sua vita. Era così sicura che se mai lui si fosse dichiarato, si sarebbe sentita la donna più felice al mondo. Avrebbe pianto di gioia, e avrebbe desiderato che tutto il mondo condividesse con lei il suo amore. Ma poi realizzò, ripensando al primo incontro con il signorino Schiffer, su quel balcone al ballo, che la presenza di Kurosaki, così ossessivo l'aveva quasi infastidita, per quanto si vide catturata dal sentir parlare quel ragazzo, le quali descrizioni udite in passato, facevano ben poco riferimento alle sue doti di oratore.
« Non.. non lo so.. »
« Dovresti fare un po' d'ordine nella tua mente, cara. Riflettici su, ancora nulla è deciso. »
Quando quella donna era andata a vivere insieme a suo fratello, Orihime l'aveva sempre vista come una madre, la quale si preoccupava sempre per lei e per il suo stato d'animo e l'aiutava in qualsiasi situazione lasciandola sempre con qualcosa su cui riflettere.
« Signorina, » la interruppe il domestico dai suoi pensieri « è pronto il pranzo. »

« Sì, grazie! Avevo proprio fame. » E cercando di non pensare a quel pomeriggio, si diresse verso la sala.
 

Dopo pranzo, tra un libro e qualche chiacchiera, il tempo si ritrovò a trascorrere velocemente, tanto che era arrivata l'ora di andare a casa Kurosaki.
Un lungo vestito bianco ricopriva il suo intero corpo, e finiva con leggere sfumature color panna, stesso stile delle maniche. I lunghi capelli arricciati e legati in una alta coda le andavano a sfiorare delicatamente le spalle, mentre due mollette a forma di fiore azzurro le tenevano legato il lungo ciuffo che le ricadeva sugli occhi.
« Orihime. »
Osservò Kurosaki, fissandola per alcuni secondi per poi scortarla all'interno della casa.

Entrambe le famiglie si erano sedute attorno al grande tavolo rotondo, una tazza di té fumante davanti e qualche chiacchiera era il modo migliore di trascorrere un pomeriggio insieme a vecchie compagnie.
« Come scritto nella lettera, signora Inoue, non crede anche lei che un ballo per gli ufficiali sia una buona idea? Potremmo darlo qui lunedì prossimo, se siete d'accordo. »
« Certo, sarebbe ottimo. Credo inoltre che un po' di svago a quei poveri giovani farebbe più che bene. »
Sorrisero ed insieme bevvero un sorso di té.
« Posso farle una domanda? »
« Certo, signora Inoue. »
« Cosa vi fa credere che vostro figlio si sposerà con la signorina Kuchiki? »
« Il fatto che la signorina Orihime non è adatta per nostro figlio, per quanto la possa ritenere a modo mio marito. »
« Come può dirlo lei? »

« Io voglio solo il bene di mio figlio. »


« Orihime? »
« Sì? »
« Ti andrebbe di fare una passeggiata? »
« C-certo perché no! »
Sorrise ed entrambi uscirono di casa, avviandosi per il vialetto poco distante dalla dimora del ragazzo.
Camminarono tutto il pomeriggio, in silenzio, con lo sguardo fisso sul terreno. Di tanto in tanto le loro mani si sfioravano in un silenzioso secondo, per poi allontanarsi nel loro lento ondeggiare, e sfiorarsi nuovamente al loro ritorno, sempre senza alcun rumore.
Ed era straziante quel silenzio.
« Si sta facendo tardi, torniamo indietro? »
E tendendo il braccio ad Orihime, ripercorsero la strada fino a casa, nello stesso modo in cui erano venuti.

 

Lunedì era arrivato molto presto, tra piccole passeggiate in città e tante visite, e tutti erano eccitati per il grande ballo che stava per tenersi a casa Kurosaki.
Le ragazze fremevano dalla voglia di incontrare gli ufficiali, ed ogni madre era in visibilio per l'idea di poter trovare un compagno per la propria prole.
Quella sera, diversamente dal solito, Orihime aveva indossato un lungo vestito rosso a frange, spezzato dal bordo della gonna e delle maniche, che era di un bianco candido. I capelli sempre arricciati in un'alta coda, e le due solite mollette ai lati.
Quando la vide, Kurosaki osservò attentamente le sue mani aperte come le ali sul grembo, la vita sottile tra le pieghe dell'abito, la curvatura delle spalle e l'estremo pallore del collo scoperto, il disegno delle sue labbra. E lui finiva comunque per dirle quanto fosse bella, perché era vero. Tutte le donne lo sono, in un modo o in un altro, c'è sempre qualcosa in ognuna di loro; uno sguardo, un sorriso. Ed il suo era fantastico.
« Vuole bere qualcosa, signorina? »
Accennò un inchino che fu subito ricambiato, mentre la ragazza annuì abbassando leggermente il capo, avviandosi al lungo tavolo. Kurosaki dietro di lei, le teneva con le dita una frangia del vestito, come per paura che la potesse perdere da un momento all'altro.

Le danze iniziarono di li a poco, ed i primi due balli di Orihime furono concessi al signorino Kurosaki, quando di colpo vide entrare dalla porta in estremo ritardo, i signori Schiffer.
Continuò a fissarli, con un bicchiere ancora pieno di acqua in mano.
Un solito smoking nero non avrebbe fatto effetto su nessuno, ma lei adorava gli smoking e su di lui stava particolarmente bene.
Andò verso di lui per salutarlo, ma si voltò dalla parte opposta; non l'aveva notata.
Si sentì come bloccata da qualcosa, e ritirò la mano che aveva allungato per provare a chiamarlo, tornando così da Kurosaki per il terzo ballo che ella gli aveva accordato.
Finito anche questo, in giro non vide più il signor Schiffer, fino a che non fu lui a cercarla.
« Signorina Orihime. »
Si voltò di scatto.
« B-buona sera! »
« Allora siete voi. »
S'inchinò in segno di saluto e le sorrise con un bicchiere di vino in mano.
« Mi concederebbe il prossimo ballo? »
Lui allungò la mano a cercare la sua, l'indice teso rispetto alle altre dita aspettava solo il contatto con la morbida e pallida mano di lei. Timida, Orihime fece lo stesso, ma nessuno dei due riuscì a toccare l'altro. Le loro mani continuarono senza sosta a cercarsi, ad avvicinarsi fino anche a sfiorarsi. Le dita di Ulquiorra, ruvide come sabbia al vento, al contatto di quelle di lei, le fecero fare uno scatto per afferrare di fretta la mano del ragazzo.
E si guardarono, sorridendo, e l'unico pensiero che passò nella mente del giovane fu riferito agli occhi della ragazza. Aveva sempre adorato quegli occhi e le emozioni che sapevano donargli, sin da quando quello sguardo nocciola si era posato su di lui. Sin da quando quei suoi grandi occhi, quella bocca rosea e sorridente e quel viso candido gli avevano dimostrato che lui era vivo dentro, come non mai.
Ed erano insieme poi, in mezzo a quella sala da ballo, stretti in una danza che non dava loro il permesso di allontanarsi.
Ed entrambi capirono.

« Signorina Orihime, potrei parlarle? »
« Certo. »
Lei e Ulquiorra furono interrotti dall'arrivo del signorino Kurosaki, che li divise con il pretesto di prendere parola.
Rimasero in silenzio per qualche istante, su quel balcone adornato di fiori, a contemplare lo scuro cielo, illuminato solo dalla flebile luce della luna quando, sciolte le mani dalla tasca, Kurosaki si ritrovò a fissare la signorina Orihime negli occhi.
« C'è una cosa che devi sapere. Ho combattuto contro il dovere di tenere alto l'onore della mia famiglia, ho lottato contro il desiderio di potervi avere accanto ogni singolo momento della mia giornata ed ho contro i pregiudizi della gente. Vi amo sgnorina Orihime, vi amo con tutto me stesso e le chiedo l'onore di concedermi la vostra mano, ora e per sempre. »

Dietro le quinte:
E buon pomeriggio, miei cari! Torno anche qui a deliziarvi con il nuovo e forse penultimo capitolo! L'avevo detto io che sarebbe stata corta questa fanfic u.u Almeno, se non avrò altra ispirazione :3
Ebbon, spero che questo capitolo vi sia piaciuto tanto quanto gli altri, quindi fatemi sapere cosa ne pensate xD
Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che l'hanno messa tra le preferite, tra le ricordate e le seguite :')
Poi ovviamente un grande ringraziamento a chi recensisce e ci perde anche tempo :3
E si, anche un ringraziamento a chi legge e basta xD
Alla prossima! :)

  
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