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Autore: Lizzie_Siddal    04/08/2012    2 recensioni
[Faye/Cassie - future!fic]
L'eco dei tacchi di Faye lungo il corridoio deserto è un suono inusuale, quasi irreale, nel silenzio sommesso di quel pomeriggio di giugno.
La scuola è terminata, gli anni del liceo sembrano quasi volati via in un soffio, e un cerchio si chiude, mentre un altro invece si scioglie, forse per sempre...
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cassie Blake, Faye Chamberlain | Coppie: Cassie/Faye
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What do you say, you and me do a little magic?'
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Titolo: It's best to finish as it started
Fandom: The Secret Circle
Personaggi/Pairing(s): Faye Chamberlain/Cassie Blake
Avvertimenti: future!fic/what if?, femslash, flashfic/oneshot, qualche parolaccia
Challenge/Prompt: scritta per la Maratona in piscina, con il prompt The Secret Circle, Cassie/Faye - armadietto.

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L'eco dei tacchi di Faye lungo il corridoio deserto è un suono inusuale, quasi irreale, nel silenzio sommesso di quel pomeriggio di giugno.
La scuola è terminata, gli anni del liceo sembrano quasi volati via in un soffio, e un cerchio si chiude, mentre un altro invece si scioglie, forse per sempre.
Il mio Cerchio, pensa Faye scacciando una punta fastidiosa di nostalgia.
Eppure è così che doveva andare, giusto? Lo sapeva. La magia, come tutte le cose belle, non può durare in eterno.
Nonostante quei pensieri non esattamente allegri, a Faye si dipinge in faccia un ghigno divertito non appena raggiunge Cassie. È l'ultima rimasta, china sul proprio armadietto, impegnata ad armeggiare con la serratura come fosse il primo giorno.
Ma non è bloccato da un incantesimo – non stavolta – e lei sta solo raccogliendo i propri effetti personali - libri, quaderni e vecchie foto - lentamente, come se ad ogni movimento controllato che si concede equivalesse un ricordo che voglia riassaporare.
Faye la osserva, una mano appoggiata pigramente sull'anta di metallo, rimanendo in silenzio almeno fino a quando Cassie non rovescia una pila di fogli per terra, maldestra come al solito.
"Non cambi proprio mai, vero?” chiede ironica, facendo schioccare la lingua contro il palato e incrociando le braccia sul petto.
Chinandosi per recuperare i fogli, Cassie si sistema una ciocca bionda dietro un orecchio e si sforza – con poco successo – di nascondere un sorriso.
"Neanche tu.”
Ma dall'occhiata che si scambiano è chiaro che si tratta di una bugia.
Soltanto loro sanno quanto siano cambiate in quei tre anni insieme – da amiche, compagne di battaglie magiche, e forse anche qualcos'altro.
E adesso Cassie sta per andarsene.
Lontano da Chance Harbor, lontano da un passato doloroso.
Lontano da Faye.
(“Ho bisogno di prendere respiro da ciò che ci è successo in questi anni. Ho bisogno di capire chi sono, adesso. Vi voglio bene, voglio bene ad ognuno di voi, ma devo andare... Devo farlo.”)
Gli altri, Faye compresa, avevano capito e accettato quella scelta senza contestarla.
In fondo non si tratta di un vero addio, no?
"Mi mancherà il liceo”, sospira Cassie. Si morde le labbra, come se stesse per aggiungere qualcosa, ma alla fine non lo fa. Per fortuna. Sarebbe difficile, poi – per Faye è già difficile così, al punto tale che le manca la forza di dire ciò che vorrebbe.
(“Chi cazzo se ne frega del liceo, Blake. A me mancherà il Cerchio. Mi mancherà la magia. Mi mancherai tu, dannata imbecille.”)
"Senti”, Faye si schiarisce la gola – un tentativo non costa nulla, dopotutto.
"Io e gli altri saremo sempre una... una specie di famiglia, giusto?”
Una famiglia disfunzionale di adolescenti orfani, sperduti e spezzati dentro, ma sì – la si può vedere anche a quel modo.
"Quindi se dovessi, sai, per qualunque cosa... Se deciderai di tornare, noi... io...”
Cassie si gratta la nuca con lo sguardo di chi è sul punto di fare una battuta pungente ma si stia trattenendo per rispetto, e Faye la ringrazia mentalmente: è una scusa per fingere di poter odiarla ancora. Solo un pochino.
"Piccola stronza.” sibila tra i denti, e questa volta Cassie scoppia a ridere.
Faye non ci sa proprio fare con le parole, non è nella sua natura lasciarsi andare a sentimentalismi femminili quanto le lunghe ciglia di Adam Conant. Perciò, un po' per quello, un po' per colpa della risata di Cassie, decide di mandare al diavolo i discorsi e fare ciò che le riesce meglio: agire d'istinto.
Tutto è cominciato da lì, e forse è giusto che finisca proprio così, con quello stesso armadietto. Contro quello stesso armadietto.
Sente l'urto della schiena di Cassie sul metallo e prima di potersi sentire in colpa per quel gesto brusco e impulsivo, o per qualunque altro motivo al mondo, si avventa sulla bocca della ragazza e la bacia a labbra dischiuse.
Senza fermarsi per riprendere fiato, senza accorgersi che non c'è stata la resistenza che si aspettava, senza pensare ad altro che non sia lasciarle addosso, con un bacio, tre anni di cose non dette. Di malinconia, di rabbia, di affetto, di luci e ombre. Di tutto quello che poteva essere e non è mai stato.
"Mi hai fatto male.” bisbiglia Cassie quando si allontanano. Ma sta ancora sorridendo, e Faye sente quest'assurda e immensa voglia di prenderla... Prenderla a schiaffi. Schiaffi, sì.
Stringe i pugni lungo i fianchi, come se temesse di poterlo fare davvero – benché le sue reali intenzioni siano altre – e realizza di essersi fatta male anche lei, in modi molteplici e non di certo fisici.
"Che ti serva da lezione, bestiaccia.” biascica incoerente, ignorando il calore sulle guance e preferendo affrettarsi verso l'uscita prima che le risulti impossibile.
Non si volta indietro, non guarda Cassie per l'ultima volta.
Si fa bastare il sussurro dolce con cui la sente rispondere.
"Mi mancherai anche tu.”

   
 
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