Titolo:
It's best to finish as it started
Fandom:
The Secret Circle
Personaggi/Pairing(s):
Faye Chamberlain/Cassie Blake
Avvertimenti:
future!fic/what if?, femslash, flashfic/oneshot, qualche
parolaccia
Challenge/Prompt:
scritta per la Maratona
in piscina,
con il prompt The
Secret Circle, Cassie/Faye - armadietto.
L'eco
dei tacchi di Faye lungo il corridoio deserto è un suono
inusuale,
quasi irreale, nel silenzio sommesso di quel pomeriggio di giugno.
La
scuola è terminata, gli anni del liceo sembrano quasi volati
via in
un soffio, e un cerchio si chiude, mentre un altro invece si
scioglie, forse per sempre.
Il
mio Cerchio,
pensa Faye scacciando una punta
fastidiosa di
nostalgia.
Eppure
è così che doveva andare, giusto? Lo sapeva. La
magia, come tutte
le cose belle, non può durare in eterno.
Nonostante
quei pensieri non esattamente allegri, a Faye si dipinge in faccia un
ghigno divertito non appena raggiunge Cassie. È l'ultima
rimasta,
china sul proprio armadietto, impegnata ad armeggiare con la
serratura come fosse il primo giorno.
Ma
non è bloccato da un incantesimo – non stavolta
– e lei sta solo
raccogliendo i propri effetti personali - libri, quaderni e vecchie
foto - lentamente, come se ad ogni movimento controllato che si
concede equivalesse un ricordo che voglia riassaporare.
Faye
la osserva, una mano appoggiata pigramente sull'anta di metallo,
rimanendo in silenzio almeno fino a quando Cassie non rovescia una
pila di fogli per terra, maldestra come al solito.
"Non
cambi proprio mai, vero?” chiede ironica, facendo schioccare
la
lingua contro il palato e incrociando le braccia sul petto.
Chinandosi
per recuperare i fogli, Cassie si sistema una ciocca bionda dietro un
orecchio e si sforza – con poco successo – di
nascondere un
sorriso.
"Neanche
tu.”
Ma
dall'occhiata che si scambiano è chiaro che si tratta di una
bugia.
Soltanto
loro sanno quanto siano
cambiate in quei tre anni insieme –
da amiche, compagne di battaglie magiche, e forse anche
qualcos'altro.
E
adesso Cassie sta per andarsene.
Lontano
da Chance Harbor, lontano da un passato doloroso.
Lontano
da Faye.
(“Ho
bisogno di prendere respiro da ciò che ci è
successo in questi
anni. Ho bisogno di capire chi sono, adesso. Vi voglio bene, voglio
bene ad ognuno di voi, ma devo andare... Devo farlo.”)
Gli
altri, Faye compresa, avevano capito e accettato quella scelta senza
contestarla.
In
fondo non si tratta di un vero addio, no?
"Mi
mancherà il liceo”, sospira Cassie. Si morde le
labbra, come se
stesse per aggiungere qualcosa, ma alla fine non lo fa. Per fortuna.
Sarebbe difficile, poi – per Faye è già
difficile così, al punto
tale che le manca la forza di dire ciò che vorrebbe.
(“Chi
cazzo se ne frega del liceo, Blake. A me mancherà il
Cerchio. Mi
mancherà la magia. Mi mancherai tu, dannata
imbecille.”)
"Senti”,
Faye si schiarisce la gola – un tentativo non costa nulla,
dopotutto.
"Io
e gli altri saremo sempre una... una specie di famiglia,
giusto?”
Una
famiglia disfunzionale di adolescenti orfani, sperduti e spezzati
dentro, ma sì – la si può vedere anche
a quel modo.
"Quindi
se dovessi, sai, per qualunque cosa... Se deciderai di tornare,
noi... io...”
Cassie
si gratta la nuca con lo sguardo di chi è sul punto di fare
una
battuta pungente ma si stia trattenendo per rispetto, e Faye la
ringrazia mentalmente: è una scusa per fingere di poter
odiarla
ancora. Solo un pochino.
"Piccola
stronza.” sibila tra i denti, e questa volta Cassie scoppia a
ridere.
Faye
non ci sa proprio fare con le parole, non è nella sua natura
lasciarsi andare a sentimentalismi femminili quanto le lunghe ciglia
di Adam Conant. Perciò, un po' per quello, un po' per colpa
della
risata di Cassie, decide di mandare al diavolo i discorsi e fare
ciò
che le riesce meglio: agire d'istinto.
Tutto
è cominciato da lì, e forse è giusto
che finisca proprio così,
con quello stesso armadietto. Contro
quello stesso armadietto.
Sente
l'urto della schiena di Cassie sul metallo e prima di potersi sentire
in colpa per quel gesto brusco e impulsivo, o per qualunque altro
motivo al mondo, si avventa sulla bocca della ragazza e la bacia a
labbra dischiuse.
Senza
fermarsi per riprendere fiato, senza accorgersi che non c'è
stata la
resistenza che si aspettava, senza pensare ad altro che non sia
lasciarle addosso, con un bacio, tre anni di cose non dette. Di
malinconia, di rabbia, di affetto, di luci e ombre. Di tutto quello
che poteva essere e non è mai stato.
"Mi
hai fatto male.” bisbiglia Cassie quando si allontanano. Ma
sta
ancora sorridendo, e Faye sente quest'assurda e immensa voglia di
prenderla... Prenderla a schiaffi. Schiaffi, sì.
Stringe
i pugni lungo i fianchi, come se temesse di poterlo fare davvero
–
benché le sue reali intenzioni siano altre – e
realizza di essersi
fatta male anche lei, in modi molteplici e non di certo fisici.
"Che
ti serva da lezione, bestiaccia.” biascica incoerente,
ignorando il
calore sulle guance e preferendo affrettarsi verso l'uscita prima che
le risulti impossibile.
Non
si volta indietro, non guarda Cassie per l'ultima volta.
Si
fa bastare il sussurro dolce con cui la sente rispondere.
"Mi
mancherai anche tu.”