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Autore: Papillon_    05/08/2012    5 recensioni
Mary, una ragazza semplice, determinata e bellissima arriva alla Cross Accademy. E qui conosce Zero, il ragazzo misterioso, quello da cui tutti stanno alla larga. Quello di cui tutti hanno paura.
Tranne lei.
I due sembrano destinati ad avvicinarsi sempre di più; uniti per cercare l'unica verità che Mary sta cercando.
Ma che ne sarà di Yuuki?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 9

Checkmate

 

...
Sara Shirabuki stava ascoltando molto distrattamente le lezioni, quella sera, sul tardi; e questo perché sapeva, nel profondo del suo cuore – impuro o dannato che fosse – che qualcosa, nella sua vita, stava per cambiare.
E lei sapeva, anche, che quel qualcosa non sarebbe cambiato solo per lei.
Si rigirava tra le mani una matita elegante, sorrideva di tanto in tanto alle sue schiave, belle come sempre, generose e cordiali.
A volte osservava Yuuki, che, impassibile, nemmeno le rispondeva con un piccolo cenno, un sorriso. Un fottuto angolo della bocca alzato le sarebbe bastato, a Sara. Perché a lei mancava tanto così, e sarebbe stato tutto suo. Per sempre.
Nella sua ampia scacchiera mancavano pochi elementi; ormai il gioco era fatto, concluso. Sara avrebbe urlato volentieri scacco matto, adesso.
Peccato che Kaname Kuran e la sua principessina Yuuki fossero ancora vivi; peccato che anche un certo Hunter di nome Zero Kiryu, fosse ancora vivo.
E allora sì, Sara pensava alla sua vita, pensava a come sarebbe stata, ma non riusciva a vedere più in là del suo naso.
Lei, quest'anima putrefatta, aveva ucciso suo marito, scaricando la colpa per avere nuovi alleati. Ma ora tutto si faceva più complicato, con Kaname pronto alla battaglia.
Un modo c'era, però, per rimediare. Un modo per rendere la vittoria più semplice, più veloce e persino indolore.
Sì, Mary è arrivata, si disse, e sarebbe stata sua. Questo, pensava, Sara Shirabuki, quella notte, invece di ascoltare il professore di etica che si sgolava per richiamare a sé l'attenzione dei presenti.
 
Mary
 
Il mattino dopo mi svegliai raggiante. Era da tanto che non dormivo così bene; durante il viaggio, ero riuscita poche volte a prendere sonno seriamente. Ora mi sentivo semplicemente rinata, e avevo voglia di salutare il nuovo giorno con serenità, se possibile.
Andai in bagno, feci una doccia veloce e mi misi, per la primissima volta, la divisa della classe del giorno. Guardandomi allo specchio, quasi ci rimasi male: il blu non mi donava molto, anzi, con me non ci azzeccava proprio. Forse sarebbe stato meglio il bianco, chi lo sa.
Stai lontana da quelli della night class.
Oh, buon giorno anche a te, Zero Kiryu, che ti sei intrufolato nella mia testa già alle sette del mattino.
Mentre raccoglievo i miei lunghi capelli neri in una coda, ripensai a tutte le informazioni che mi aveva dato Zero la notte precedente e mi fermai a riflettere.
Il direttore mi aveva avvisata che quella era una scuola particolare, certo, ma non mi aspettavo che addirittura ci fosse una divisione così netta, tra le due classi. Mi sarei informata, ma lo avrei fatto più tardi. Per il momento avevo solo fame.
Quando uscii dalla mia stanza, ebbi un sussulto nel vedere due occhi ametista posarsi su di me.
-Buongiorno - mi salutò Zero.
Respira, Mary. Respira.
-C...ciao - biascicai in quale modo. -Che ci fai tu qui?
-Ieri mi sono dimenticato di dirti dov'è la mensa, per cui, adesso ti accompagno.
-Volevi farmi morire di fame, guardiano? - ridacchiai.
Sorrise un pochino anche lui. Solo un pochino, però.
-No, tranquilla. - La dolcezza con qui aveva detto quelle parole mi disarmò. In fondo...non era così freddo come tentava di far vedere, vero?
In pochi minuti arrivammo alla mensa, che era colma di studenti della day. Era strutturata in modo che la maggior parte dei tavoli fosse all'aperto, e questo fu un particolare che mi colpì.
-E' bellissima.
Zero mi guardò, senza dire nulla.
-Ok, ok. Stai per dire: “ci devi solo mangiare, bla bla bla!”.
E stavolta, rise, rise di gusto. E io osservai il suo bel viso che si contraeva e si rilassava, a ritmo delle sue labbra che giocavano, timide. Era vero, non era proprio abituato a divertirsi. Lo sapevo perché anche io, un tempo, quando avevo perso mio padre, ero così, proprio come lui. Quando ridevo sembravo...spastica, innaturale.
Andai sul sicuro prendendo una semplice brioche e un cappuccino. Zero non prese nulla.
-Ok, io potrei fare la protagonista di un film, con tanto di colazione all'italiana, e tu non mangi niente. Scherzi? - domandai io.
-Non ho fame. Tu mangia.
-Ci puoi contare. - dissi addentando la brioche mentre con gli occhi cercavo un tavolo libero.
-Mary...
-Cosffa cffè? - chiesi, un po' impedita per colpa della brioche ancora calda.
-Maledizione, Mary, non si parla con la bocca piena - disse Zero scherzando.
-Scusa, ho fame. Dai, dimmi.
-No, non è niente. E' che stanotte ho pensato molto...a noi. Cioè, aspetta, non fraintendermi.
Lo guardai perplessa, alzando un sopracciglio. La sua improvvisa serietà mi colpì come un pugno in pieno stomaco, e giurai che sì, avrei potuto vomitare tutto ciò che avevo appena mangiato. Era davvero strano e disumano, l'effetto che quel ragazzo aveva su di me; un effetto che mai nessuno aveva avuto prima sulla impenetrabile Mary Endo.
Ma volli arrivare fino in fondo, come al solito.
-Semplicemente, Mary...Stai. Lontana. Da. Me.
Quelle parole furono macigni. Macigni sputati da una voce che oltretutto mi sembrava tremendamente falsa, che non recitava bene, insomma.
-Non capisco. - ammisi semplicemente.
-Non c'è niente da capire, è semplice. Tu...stai alla larga da me, e vivrai meglio.
Di nuovo, sentii quel disgustoso conato di vomito e fui costretta a tenermi la pancia con la mano, come a riscaldarla. Lo guardai negli occhi e mi vidi rispecchiata in essi, smarrita e spaventata, come un pulcino appena nato.
Non capivo ed era la verità.
-E' assurdo. E' assurdo, Zero, davvero. Sto bene solo io quando...siamo insieme?
Quelle parole arrivarono talmente inaspettate ma talmente giuste, che, entrambi, ne fummo spaventati. Non seppi mai dove avevo trovato il coraggio di dire una cosa che pensavo realmente, nel profondo del cuore.
-Non si tratta di questo, Mary.
-E allora che cos'è?
Mi sentivo un po' assurda anche io, ora come ora, a trovarmi a supplicare uno sconosciuto di non lasciarmi sola. Ma se lo stavo facendo, un motivo c'era. Anche se questo non era chiaro a nessuno, me per prima.
-Mary, non mi crederesti se te lo dicessi. E' troppo complicato e...Dio, non ti devo nessuna spiegazione. - disse bruscamente, lacerandomi.
Indietreggiai, piano, cercando di non piangere. Ero furiosa, con me stessa, col guardiano, per essere venuta lì, per non essermi tenuta la bocca chiusa...
-Mary...- cercò di afferrarmi una mano, Zero.
-Ok, non toccarmi, non toccarmi. - dissi scansandomi. -Io non ti conosco, Zero Kiryu, e il poco che ho scoperto è andato a farsi fottere per colpa tua. Vivi come ti pare, io almeno ci ho provato.
-Zero! - chiamò qualcuno da dietro di noi. Era il direttore. Mi resi conto, nel frattempo, che mezza classe del giorno ci aveva circondati, e di colpo, diventai rossa di vergogna.
-C'è un messaggio urgente dall'associazione, Kiryu. Devi andare. Hai il permesso di saltare le lezioni. - disse il direttore porgendogli una lettera.
Associazione? Saltare le lezioni?
Che succede?
Zero prese in mano il biglietto e lo lesse in tutta fretta; poi lo stropicciò e lo buttò per terra.
-E' proprio questo di cui ti parlavo prima, Mary. Questo.
Si voltò lasciandomi lì, a bocca aperta e con le lacrime che minacciavano di uscire. Prima di seguire tutti miei compagni in classe, raccolsi la lettera del guardiano e la misi in cartella.
 
Zero
 
Camminavo a testa basta, pensando e ripensando a parole con cui avevo lasciato la ragazza nuova. Nei suoi occhi, poco prima di andare via, avevo letto una vena di vergogna, di insicurezza.
Non ero abituato a suscitare quei sentimenti, nelle persone, per cui mi sembrò tutto irrazionale. Era proprio per quello, forse, che avevo gettato la spugna già in principio, con Mary.
Non avevo nemmeno tentato di conoscerla.
 
Mi diressi verso il bosco come mi era stato chiesto. E lì trovai Yuuki, Kaito, alcuni Hunter e infine, beh, ovviamente Yagari.
Mi sentii accerchiato. Sapevo che saremmo finiti a parare nel discorso Cross, e non ero psicologicamente pronto. Guardai Yuuki, che alzò un angolo della bocca nel tentativo di sorridermi. Che ci fai qui?, le chiesi mentalmente, senza ricevere risposta.
Mentre continuavo a fissare la Principessa, Yagari cominciò a parlare.
 
Mary
 
Primo giorno.
-Ciao, mi chiamo Mary Endo e ho diciassette anni. Vengo da Londra ma sono nata qui, in Giappone...
Odiavo presentarmi, soprattutto se dovevo farlo davanti a un numero così alto di persone. A vedere tutte quelle facce nuove mi vennero i brividi, ma riuscii in qualche modo a cavarmela, tanto che, a fine discorso, quando la professoressa di matematica chiese chi era disposto a sedersi vicino a me, si proposero in molti.
Fu difficile scegliere, finché non mi accorsi che tra i volontari c'era anche la piccola Yori.
-Ehm, vicino a lei. - dissi indicandola.
-Perfetto, ottima scelta, Mary! Wakaba, preparati a condividere i libri con lei, ti voglio attiva!
Poco dopo mi sedetti vicino alla mia nuova amica.
-Ciao, Yori - la salutai.
-Ciao. Dormito bene?- mi chiese mentre sfogliava il libro di algebra cercando la pagina giusta.
-Benissimo, grazie. A colazione però...
-Oh, Mary, se ti riferisci a Zero, guarda che lui è così.
-Non dirmi che ci hai sentiti.
-Tesoro, tutta la scuola vi ha sentiti.
-E' che non lo capisco - ammisi.
Ed era vero.
-L'unica persona che ha l'onore di poter dire di conoscere Zero, in questa scuola, e oserei dire in questa vita, è la mia migliore amica, Yuuki.
Yuuki...Yuuki Kuran!
-Praticamente, si può dire che fossero fratelli. Adesso si sono un po' allontanati...ma è una storia lunga, credimi, Mary, non saprei nemmeno da dove cominciare.
-Hey, ragazze, calme, dai. Voglio cominciare la lezione, quindi silenzio. - ci interruppe bruscamente la professoressa. E io non seppi distinguere, lì su due piedi, che cosa stava montando dentro di me. Rabbia, delusione, frustrazione.
Ed era colpa di Zero.
 
Durante le lezioni ci fu poco tempo per pensare a lui, comunque, perché ogni volta dovevo o mettermi al pari con il programma o presentarmi a un nuovo insegnante. Certo, l'avvenimento di quella mattina mi aveva scossa parecchio; infatti, verso tardo pomeriggio, stanca e un giù di morale, abbandonai il gruppo di ragazze con il quale mi ero fermata a studiare.
-Stai andando via, Mary? - mi chiese Yori con occhietti preoccupati.
-Sì, sono stanca. Vado a riposarmi.
-A domani - mi salutarono le ragazze con cui ero stata in coro, di cui già avevo dimenticato i nomi.
In realtà, c'era qualcosa che volevo fare, prima di rifugiarmi in camera mia. Mi diressi verso la stalla, e dalla mia cartella estrassi la lettera che Zero aveva stropicciato quella mattina.
La scrittura racchiusa da essa era semplice; faceva bene agli occhi.
Ma il messaggio, per quanto breve, era... forte.
 
Zero, smettila di nasconderti dietro Yuuki e assumi le tue responsabilità
Vieni al limite della fortesta, oggi. Dobbiamo decidere delle cose. La posizione ambigua di Cross ci ha fatto riflettere molto – in sintesi, non si può muovere da solo. E tu lo sai bene.
Sara e Kaname stanno...cominciando a “farsi guerra”. (Nulla è da dare per scontato, visto che stanotte Kuran è venuto in collegio). E tu sei fregato perché stai in mezzo, tra i due, insieme a Yuuki.
Dio, sei un cacciatore. Ficcatelo in quella testa da portone che ti ritrovi
A dopo - si spera. E ritieniti fortunato che hanno chiesto a me di scrivere il messaggio.
Kaito
 
Ok, il mio cervello stava letteralmente andando in pappa. Non sapevo più da che parte stare, non sapevo più a che cosa pensare.
Zero era un cacciatore, proprio come il mio papà. Era per quello che, anche solo a pronunciare il suo nome, la mia collana rispondeva con un fremito, riscaldandomi dolcemente.
Che sentisse la presenza di un alleato?
Che fossi la figlia di un cacciatore, lo sapevo già. Ma non avevo la più pallida idea di che cosa fossero, questi Hunters, e da ciò ero molto spaventata. Ora che i miei rapporti con Zero si erano frantumati, – erano mai davvero cominciati? - avrei dovuto scoprirlo da sola, e questo mi mise ancora più paura.
Per fortuna, prima o poi avrei dovuto affrontare il direttore. Solo che non avevo ancora avuto il coraggio di farlo, ovvio. Ero ancora troppo spaventata per affrontarlo, ma mi promisi che l'avrei fatto al più presto.
Mi alzai dalla palla di fieno nella quale mi ero immersa, misi via il messaggio, ed andai ad accarezzare la giovenca che mi piaceva tanto. Al contatto, gioimmo insieme; lei perché aveva bisogno di carezze, io perché volevo sentire il calore di qualcuno.
Mi sento attratta inequivocabilmente da te, perché probabilmente siamo uguali, Zero Kiryu. E' solo per questo, ma passerà, so che passerà...
-Immaginavo di trovarti qui. - mi svegliò dall'incanto una voce. Una voce che avevo già l'onore di conoscere alla perfezione.
Non potei fare a meno di sorridere, anche se fino a prova contraria, avevo giurato di essere arrabbiata con lui.
Vedo i tuoi occhi e non ne sono spaventata, ma attratta...
-Oh, guardiano, adesso mi vieni anche a cercare? Hai una bella faccia tosta.
Mi si fece più vicino e prese ad accarezzare la giovenca. Era così gentile, con lei...
-E' mia - sussurrò con intensità.
-Mmmh?
-Lei, il cavallo. E' mia.
-Adesso non cambiare discorso. E poi non è che sopra i cavalli ci sia scritto il nome del proprietario.
-Però, è mia. E' stata lei, a scegliere me.
Improvvisamente, mi sentii un po' strana, come su di giri. Zero era incantato da quel cavallo, lo osservava, e, in un certo senso, sembrava si appartenessero da sempre.
E per un momento desidero essere io la giovenca, e averlo scelto io, quel ragazzo triste e complicato.
-Si chiama Lily. Sai, di solito non è molto socievole. Ma sembra che tu le piaccia.
Risi, accarezzandola dolcemente sul muso. La guardai negli occhi, e percepii la scintilla giusta. Quella che precede il momento perfetto per il cavaliere di montare il suo cavallo.
-Posso provare a cavalcare? - chiesi guardando il ragazzo.
Ma senza che lui rispondesse, salii in un attimo su Lily. All'iniziò un po' brontolò, ma poi stette agli ordini. Era brava.
-Non fare cazzate. - disse Zero serissimo.
-Ehi, guarda che sono brava, proprio come lei. So cavalcare da quando ho dieci anni - dissi.
Zero mi avvolse con una mano gelida la caviglia, e, per un istante che mi sembrò durare troppo, ci guardammo e ci perdemmo l'una negli occhi dell'altro.
-In questo momento, potresti prendere e andare via, lasciandomi qui come hai fatto stamattina con parole che non mi meritavo. Lo potresti fare. - mormorai.
Ma non lo fa. Mi guarda, mi guarda e non stacca gli occhi dai miei, affonda in me e non sono più tanto sicura di essere spaventata da lui, da me, da quello che siamo o da quello che potremmo essere.
-Stamattina ho sbagliato. E se ti ho cercata, l'ho fatto per chiederti scusa.
Il mio stomaco fece una capriola e dovetti contare fino a tre, prima di ricominciare a respirare. Uno, due, tre, respira, Mary. Avanti.
-Potrei andare via, è vero. Ma ho più voglia di venire a fare un giro con te. - disse salendo sopra Lily e sistemandosi dietro di me.
Deglutii. -Io ho smesso di capirti da quando ti ho incontrato, Zero.
Afferrò le redini appoggiando il suo petto alla mia schiena, che piano piano prese fuoco. Mi girai e di nuovo incontrai i suoi occhi.
Voglio che il tempo si fermi. Mi va bene rimanere così, in dubbio, senza sapere cosa vuol dire essere innamorati, perché, sono sicura, io non lo sono ancora.
Ma se non sto attenta, rischio di cascarci.
-Dio, non mi guardare così. Non farlo.
Sorrisi. -Perché?
-Perché non riesco a capire che diamine sto facendo, qui, con te, Mary.
Abbassai lo sguardo mentre assorbivo ogni piccola, pungente parola.
Non tutto ha una spiegazione apparentemente logica.
Le cose belle quando arrivano fanno così male che sembrano brutte, all'inizio. Ma dopo, tutto si fa più semplice e mi rendo conto che qui, ci siamo solo tu ed io e ci bastiamo.
-E allora rimani qui. Con me. - mormorai, tornando a guardare davanti a me.
Lo sentii respirare a fondo, in balia di una battaglia contro sé stesso o non so cos'altro.
La sua risposta fu quella di scuotere le redini, e di lasciarci portare via da Lily che, a sua insaputa, mi stava strappando dalla Mary che io avevo creduto di conoscere e che ora non vedevo più.
Vedo solo una ragazza a cui si è mozzato il respiro in gola quanto lui ha detto: “...con te”.
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Mi 'spiace di essere così in ritardo! Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Si va avanti a piccoli passi, ma si va avanti, dai! Come potete notare la storia va' ancora abbastanza a braccetto col manga – vedi la scena di Zero nel bosco - ma presto lo abbandonerà, per prendere una piega tutta sua.
Vi lascio con un forte abbraccio, e ringrazio sempre tutti quelli che sono arrivati fino a qui. E anche chi arriverà, che sarà sempre più che benvenuto.
Vostra,
Je <3
   
 
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