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Autore: Ziggie    06/08/2012    1 recensioni
It's never too late to mend, perchè non è mai troppo tardi per redimersi. Un'avventura per i fratelli Blues lunga una vita, ma al loro fianco non vi era solo la Banda, ma anche Ziggie. Recensite se vi va :) Buona lettura.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Holà a todos!!!!!! Chissà quanti di voi saranno già in vacanza!? Io partirò a fine mese, ma non so se riuscirò a postare altri capitoli, causa prepara esami per ottobre e divertimento a palla per 10 giorni. Cooooooooooooomunque ringrazio vivamente tutti per le recensioni, ormai l'inserimento del film nella storia è quasi finito, ma non disperate perchè dopo ci saranno altri capitoli, i più tristi (che anche se non ho ancora scritto, so che saranno così). Questo è uno di quelli che mi piace di più, non solo perchè è una delle mie scene preferite del film, ma anche perchè in una sorta di festa country ci sono finita anche io qualche mese fa, sembrava di essere davvero ad un concerto dei Good Ole Boys! ahahhaha! E le quadriglie sono un qualcosa di tremendo, a parer mio, tutti a tempo senza sbagliare un solo passo o.o
Ok dai, basta xD vi lascio alla lettura :)) Alla prossima gente, buone vacanze!
Ile :)               


                                 19. Country vs Blues
 


Non avevamo un ingaggio, ma dovevamo trovarlo. Non avevamo una meta, ma eravamo in auto dalle dieci di mattina. Non avevamo un soldo, ma quello era risaputo.
 Jake era riuscito a telefonare a Maurie Sline, l'agente teatrale che, gli aveva trovato un sacco di ingaggi in passato, in cambio delle donne che Jake gli procurava. L'unica pecca di quella chiamata era che l'appuntamento c'era, ma era l'indomani mattina e i ragazzi erano tutti un pò irrequieti. Insomma, se rimetti insieme una banda, teoricamente gli ingaggi li ottieni solo con uno schiocco di dita! Noi no! Noi dovevamo solo trovare 5000 bigliettoni in undici giorni.

Il cielo era ormai buio e noi eravamo in auto da quella mattina. Ormai avevamo raggiunto le campagne fuori Chicago e pazienza e stanchezza scarseggiavano e prevalevano. Io combattevo con il sonno, Tom, in auto con noi, dormiva appoggiato ad uno degli amplificatori muppet che avevamo con noi, mentre Faboulous brontolava.

- Dove cavolo è questo posto?!? -

- Te l'ho detto, ci voleva un pò per arrivarci - prese tempo Jake, molto tranquillo.

- Come si chiama il locale? - fatidica domanda, che lo fece tentennare, ma, l'insegna di un locale poco lontano, gli parò il culo.

- Bob's Country Bunker. Ci siamo -.

- Bob's Country Bunker?! - ripetè Elwood mezzo allibito, mentre io mi affacciai per vedere meglio di che posto si trattava. L'insegna luminosa con il cappello da cow boy, che dondolava, non prometteva nulla di buono e poi, country e blues, non si sposavano bene! L'unica speranza era che, il pezzo grosso lassù, giocasse a nostro favore, sostenendo la nostra missione in suo nome.

- Jake! Il cartello dice "solo per stasera i Good Ole Boys" - gli fece notare Faboulous, piccato e critico, una volta sceso dall'auto. Come dargli torto? Il cartello che riportava l'evento era scritto come se fosse una proiezione di qualche film importante, non passava di certo inosservato.

- I Blues Brothers! Dovrebbe dire "solo per stasera i Blues Brothers. Trionfale ritorno!" Ci deve essere un errore - fece l'offeso e assunse l'aria di quello che deve andare a dire due parole al proprietario - Voi scaricate la roba. Elwood, Ziggie, venite con me -

Entrammo nel locale, un posto parecchio grande, ma vuoto in tutto e per tutto, la poca gente che c'era giocava ai vari flipper poggiati alle pareti o beveva birra ai tavoli. Il jukebox riproduceva una vecchia canzone old west "Your Cheatin' Heart" di Kitty Wells, che mortorio! Pareti spoglie, poche luci e, soprattutto, un piccolo palco dietro ad una rete da pollaio...Ma  che diavolo di posto era? La capanna dello zio Tom? Che tristezza! Ci avvicinammo al bancone e Jake puntò una signora sulla cinquantina e poco più, la quale iniziò a parlarci come se fosse un disco a ripetizione.

- Allora, cosa vi servo, ragazzi? Avete sete, fame, o siete solo di passaggio? Ah, bevete una birra, o qualcosa di più energico? Sapete che facciamo la miglior bistecca al pepe dell'Illinois? -

- No, grazie bellezza. Magari ci faremo fuori qualche birra più tardi, grazie. Restiamo qui tutta la notte. Vedi, noi siamo la Banda -.

- Sul serio? Oddio, siete arrivati! Ehy Bob! E' arrivata la Banda! -

- Ehm... Che genere di musica fate qui? - fece El, un pò impacciato.

- Oh, ne facciamo di tutt'e due i generi. Suoniamo il country e il western - ecco perfetto, eravamo sistemati, scossi il capo e alzai gli occhi al cielo. Proprio un posto del genere dovevamo trovare sulla via?

- Jake, sei sicuro che è questo il posto? - disse a bassa voce, El.

- Si, si, certo che è questo il posto -.

- Certo, Jakey - lo apostrofai - come il Blues si sposa bene con il country - sapeva che l'avevo ingabbiato, come sapevamo entrambi che il posto non era quello e mi lasciò un'espressione del tipo "ti prego non smontare tutto", prima che il proprietario arrivasse.

- Salve! Voi siete i Good Ole Boys? - diede una pacca sulla schiena ad Elwood, facendogli andare di traverso la birra che si stava scolando, oltre che metterlo ancora più sull'allibito andante, era incredibile come, a volte, capissi più io Jake, del fratellino.

- In carne e ossa! Il resto della Banda è fuori nel parcheggio a scaricare gli strumenti - esclamò Jake in un tono da vecchio fiasco di gin, tanto che dovrei trattenere le risate.

- Ah, sono contento di avervi qui da noi! Io sono Bob e questo qui è il mio localino -.

- Bhè, è un bellissimo localino, Booob! - scossi il capo, come prendeva in giro la gente, senza che questa se ne accorgesse, era divino.

Una volta che Bob ci ebbe indicato dove andare a sistemarci, presi da parte i fratellini, scuotendo il capo, più volte mi era capitato di assistere ad alcune quadriglie country e cose del genere, ed erano fattori che mettevano i brividi. Tutti che saltellavano e ballavano all'unisono, senza sbagliare un passo, battendo le mani se queste non erano fisse sulla cintura, come se dovessero colpire qualcuno, stile Tex Willer. - Questa volta occorre evitare di pensare in Blues e tirare fuori la vena y-ah, se vogliamo uscirne - commentai prima che il resto della Banda ci raggiungesse.

- Nah! Zig, che sarà mai? Un pò di Blues fa sempre bene! - convenne, affatto preoccupato, Jake. Pazzo!

- Non quando si è in territorio country, bello, e lo sai anche tu - continuai decisa, ma le mie parole erano più vuote del locale, che, pian piano, andava a riempirsi. Jake era intenzionato a fare quella serata e l'avremmo fatta senza troppe cerimonie e problemi: perfetto, iniziavano i guai.

Bob ci consegnò una lista con le canzoni richieste, i ragazzi arrivarono e non ci fu nemmeno il tempo di fare il tanto aspettato soundcheck, dato che il locale si riempì a vista d'occhio. Le tavolate, che occupavano la spazio davanti al bancone, furono occupate, in men che non si dica, da camionisti, amanti, country ladies e gentleman, mai visto così tanta affluenza, non me la aspettavo.

Non ci restava che iniziare, peccato che, della lista richiesta, non conoscevamo un solo pezzo e Jake la gettò alle spalle sostenendo che non era affatto importante quanto richiedeva il pubblico, noi avevamo i nostri pezzi, avremmo fatto quelli. Una scelta azzardata.

Elwood presentò la Banda come i "Good Ole Blues Brothers Boys Band from Chicago" e attaccammo con Gimme Some Lovin'. Nemmeno a dirlo i fischi che seguirono l'inizio sovrastarono la musica, la luce che illuminava il palco si spense così come l'acustica, svariate bottiglie vennero lanciate contro la rete da pollaio rompendosi - ecco a cosa serviva! - occorreva trovare qualcosa che piaceva a quella gente e in fretta, prima che dagli insulti si passasse a qualche maniera forte.

Osservai Jake, che rimase imbronciato a braccia conserte davanti al microfono. Avrei voluto dirgli un "te l'avevo detto", ma lasciai correre, non era il luogo ne il momento adatto, quello, così mi voltai verso i ragazzi e, con Elwood, cercammo di unire le menti e tirare fuori qualche motivetto in salsa western.

- Il tema di Rawhide ve lo ricordate? - chiese Murph avendo il colpo di genio.

- Si, certo, Rawhide lo sappiamo tutti - confermò Blue Lou, facendosi portavoce degli altri. Dopotutto chi non conosceva quel motivetto?! La serie tv ce l'aveva fatto entrare in mente per bene.

- Allora è andata? - chiesi io.

- Va benissimo - accennò Elwood - in che chiave? -
- Va bene il sol? -

- Bene! Rawhide in Sol! -

Ad accordo trovato, iniziammo. El attaccò a cantare con la sua voce da basso, io facevo la seconda voce, dato che Jake non aveva dato segno di unirsi all'iniziativa western, ma fu presto coinvolto durante il ritornello, quando Elwood gli diede una pacca amichevole sulla spalla, invitandolo a cantare a sua volta, fattore che il fratellone fece, anche se un pò controvoglia.

"Move 'em on. Head 'em up. Head 'em up. Move 'em on. Move 'em on. head 'em up. Rawhide! Cut 'em out. Ride 'em in. Ride 'em in. Cut 'em out. Yah! Rawhide!"

Non era una canzone che durava chissà poi così tanto, ma Jake ci mise del suo, facendo una simil scenetta, mentre cantava, afferrando una frusta lì accanto e iniziando ad imitare una sorta di domatore e facendo saltar via di bocca, ad una ragazza, la sigaretta che si stava fumando.

- Era il tema della serie tv Rawhide - esclamò, poi, Elwood, una volta che la canzoncina fu finita. Bottiglie e fischi colmi di gioia, stavolta, ci arrivarono... L'avevo detto io che quella gente era un sacco strana. Come potevano sprecare la birra lanciandocela addosso?! Ok, non mi lamentavo, la doccia con quella bevanda era ben accetta, le scheggie di vetro un pò meno.

Jake sembrava essersi ridestato dal suo broncio e attaccò al microfono presentando un loro grande successo "Stand By Your Man", mi accigliai, non la conoscevo quella canzone. Mi sedetti ad ascoltarla, mentre li osservavo fare i gesti più strani per rendere al meglio l'idea. Erano davvero belle parole, profonde, su una melodia semplice. Quella canzone aveva l'aria di essere stata scritta da Elwood per quanto diceva, per quanto mi toccava. Più tardi gliel'avrei sicuramente chiesto.


"Sometimes it's hard to be a woman
Giving all your love to just one man
And if you love him
O be proud of him
'Cause after all he's just a man

Stand by your man
Give him two arms to cling to
And something warm to come to
when nights are cold and lonely
Stand by your man
And tell the world you love him
Keep givin' all the love you can
Baby, stand by your man"


La serata giunse, di lì a poco, al termine e io, dopo quella canzone, la conclusi con il sorriso dipinto sulle labbra. Smontammo il tutto, i ragazzi recuperarono gli strumenti ed uscirono, mentre i fratellini rimasero nel locale per  recuperare fili e microfoni, dopotutto avevamo anche una paga di cui parlare.

Bob si presentò facendoci i complimenti , dicendoci che di musica buona come la nostra non ne aveva mai sentita, ma, quando Jake lo interpellò sul compenso, ci fornì una bella presa in culo. Avevamo raccimolato 200 dollari, ma bevuti 300 in birra! Ma che scherziamo?!?! Ok, la consideravamo il nettare degli dei, ma non eravamo dei cammelli! El provò a tirare l'acqua al nostro mulino.

- Ah! Ma quando siamo entrati, la sua signora al banco, non ci ha fatto pagare il primo giro e credevamo... Si, insomma, che la birra era una specie di omaggio per la banda, capisce? - come teoricamente era da tutte le parti, ma Bob fu irremovibile e scosse il capo.

- Allora vado fuori a fare una colletta tra i ragazzi? - propose Jake, sospirando.

- Ecco, si, te ne sarei davvero grato -.

Cow boy taccagno! Precedetti i fratellini, tanto da poter sentire la Banda su di giri, imprecare, mentre sistemavano gli ultimi strumenti nel portabagagli e, di certo, la notizia del pagare la birra e di un'altra serata senza compenso non gli andò affatto a genio, tanto che sfrecciarono senza nemmeno salutarci.

Dov'era Dio in quella missione?!?!?!? La nostra ultima speranza era l'incontro con Maurie Sline l'indomani mattina, dovevamo centrare tutto e non potevamo più sbagliare.

Proprio quando eravamo pronti a squagliarcela, io ero addirittura già in auto, arrivò un camper di cow boy: erano arrivati i Good Ole Boys, da quanto leggevo sulla fiancata del veicolo. Jake gli si avvicinò spavaldo, presentandosi come Jacob Stein del sindacato dei musicisti: non solo avevamo preso il loro posto, ora ci stavamo bellamente prendendo gioco di loro, era fantastico! Seguii tutto il discorso dal sedile posteriore dell'auto, dato che avevo il finestrino abbassato e ridacchiai di gusto. El arrivò di lì a poco, mentre Jake, avvistato Bob gli andò incontro con la solita espressione paraculo che, a volte, riservava anche alla Pinguina.

- Bob! E' stata una gioia suonare per voi! Mio fratello ti sta preparando un assegno sull'American Express a copertura delle consumazioni -

- Ah, grazie, siete molto gentili -.

- E' meglio che vada a controllare che combina. Sai, abbiamo le firme abbinate - esclamò, avvicinandosi sempre di più alla macchina - Di solito noi saliamo in macchina e li riempiamo sul cruscotto, gli assegni - gli spiegò tutta la procedura, come se nulla fosse - la penna - ultima scusa e salì al volo, dato che poi Elwood partì subito. Avevamo appena superato l'ennesimo e divertente guaio.

La bluesmobile sfrecciava sull'asfalto di una strada provinciale, diretta in città, quando un proiettile ruppe il vetro posteriore: quei maledetti cow boy ci stavano appresso!

- Cristalli antiproiettile, eh! - brontolò Jake, abbassandosi al volo, seguito dal fratello, che tenne stretto il volante e pigiò maggiormente sull'acceleratore.

- Nostra signora della Santa Accelerazione, ti prego, non ci abbandonare ora! - invocò El.

Un dolore lancinante mi colpì alla spalla, in una frazione di secondo dopo che il vetro si frantumò. Non avevo fatto in tempo ad abbassarmi. Mi voltai appena, la testa che prese a girare: perdevo sangue! La mia camicia non era più bianca! - Oh, Cristo! - imprecai tra il preoccupato, lo spaventato e l'irritato, attirando l'attenzione di Jake.

- Che c'è? - ma non servì una risposta, gli bastò vedermi la spalla per mettersi ad urlare diretto - Elwood... Schiacciaaaaaaaaaaaaaa! -

El si voltò a guardare accigliato il fratello - che succede? - fece, ma si girò di scatto verso di me - Bimba!! -un lieve tono preoccupato, sempre con tutto sotto controllo però; nonostante si fosse girato così di scatto, l'auto procedeva dritta e senza sbandamenti.

- El, corri... Io sopporto, non è niente - esclamai, cercando di medicarmi come meglio potevo; a quanto avevo notato era solo uno striscio, fatto bene, ma solo uno striscio.

- Si, fratello. Zig ha ragione, qui vicino c'è un ospedale, vola lì - esclamò Jake, mentre mi raggiungeva dietro abbarbiccandosi in qualche modo.Elwood riprese a guardare dritto avanti a sè, mascherando la preoccupazione dietro i suoi rayban wayfarer, senza parlare, senza scomporsi, pigiò l'accelleratore e proseguì, prendendo la direzione che gli aveva detto Jake.

- E' solo uno striscio, come ti senti Zig? - mi chiese il fratellone, dopo aver dato un'occhiata alla ferita.

- Brucia - dissi con la testa posata sulle sue gambe, stringendo i denti - e non voglio andare in ospedale -

- Occorrono i punti, sorella. Non fare la testarda come il sottoscritto -

- Jake, non voglio i punti, voglio suonare! -

- Suonerai, Zig - mi concesse, prima che i miei occhi si chiusero per, poi, riaprirsi l'indomani mattina presto.

Erano le 7 da quanto notai ed ero in un lettino di ospedale, con una squallida camicia da notte bianca e con Elwood che dormiva con la testa posata a bordo letto, tenendomi stretto la mano. Jake, invece, ronfava spaparanzato su una poltroncina sotto la finestra. Sorrisi, intenerita, alla fine mi ci avevano davvero portata in ospedale! Cercai di sistemarmi facendo il più piano possibile, per non svegliare El, ma ogni mio sforzo fu inutile, il ragazzo si alzò di scatto al mio primo e minimo movimento.

- Bimba! - mi abbracciò, cauto, regalandomi poi un bel bacio sulle labbra - come stai? -

- Direi bene. Mi muovo, sento poco dolore, quindi sto bene - ammisi con un sorriso - mi spiace solo avervi fatto preoccupare -.

- A me spiace non avere cristalli antiproiettile - fece imbronciato, come se la colpa fosse stata sua.

- Era un'auto in svendita all'asta, che ti aspettavi? - la buttai sull'ironico - El, non devi preoccuparti, non ne hai colpa, capito? Che ne sapevi che quelli ci rincorrevano sparando? Dai! Sono qui, tutta intera e la nostra missione continua. Questa piccola ferita è solo un incidente di percorso - ammisi decisa, per rimetterlo in sesto.

- Ho avuto paura, Zig, lo ammetto - disse piano, abbassando lo sguardo.

- Anche io. Soprattutto quando mi si è fatto tutto scuro e mi è parso strano, perchè non avevo gli occhiali - non era prendere il tutto alla leggera, riderci sopra o quant'altro, era cercare di risollevare l'umora ad Elwood e ci riuscì.

- Ti.. ti.. ti ho  - fece un pò titubante, ma, poi, fece un gran sospiro e si riprese - ti ho mai detto che ti amo? - esordì retorico, stringendomi a sè.

- Si, ma fa sempre piacere sentirselo dire - gli sorrisi dolcemente, lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.

I ragazzi, alle 9, andarono all'incontro con Sline, mentre io fui dimessa, a mezzogiorno, dopo gli ultimi accertamenti. La pallottola mi aveva colpito di striscio, ma piuttosto bene, da farmi perdere parecchio sangue. Ora mi ritrovavo con alcuni punti di carta nella spalla, che, avrei potuto togliere io stessa, dopo qualche giorno.

- Abbiamo l'ingaggio! Domani sera, al Palace Hotel, vicino al lago Wazapamani - mi aggiornò El, euforico, quando mi vennero a riprendere.

- E' fantastico! Siete grandi, ragazzi! - esclamai, allo stesso modo euforica, io.

- Un fattore ovvio, sorella! - fece Jake con fare egocentrico - ora dobbiamo solo mettere in atto la campagna pubblicitaria -.
 
  
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