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Autore: Yuki Kiryukan    07/08/2012    3 recensioni
Rebecca Jane Callaway si è appena trasferita col padre a Dallas. Mentre si prepara ad affrontare il primo giorno alla sua nuova scuola, si è già abituata all'idea di trascorrere i prossimi anni che l'attendono nella noia e monotonia totale.
Solo in seguito capirà quanto sbagliate fossero quelle previsioni.
Solo dopo aver scoperto la verità sulla sua stessa esistenza.
Solo dopo aver intrecciato la sua vita a quella di Zach Hudson ed al suo, loro, segreto.
Dal cap 15:
"Che cosa stiamo facendo, Zach?" gli chiesi sulle labbra "Tutto questo non ha senso"
Lui si allontanò lentamente da me. Era serissimo "Deve averne per forza?"
"Noi dovremmo ucciderci" gli ricordai, per quanto doloroso fosse anche il solo pronunciare quella frase.
"E questo chi lo dice?" sembrava irritato. Si ostinava a non voler guardare in faccia la realtà.
Deglutii, mentre una lacrima mi rigava la guancia " Il nostro sangue"
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Ed eccomi qui con un nuovo capitolo! In questo periodo sono piena di idee e spero di non deludere chi segue questa storia! Finalmente Zach fa la sua apparizione! xD Ringrazio chi ha recensito, ma anche chi ha solo letto!

Aspetto con ansia altre recensioni, con commenti e sono ben accette delle critiche per migliorare!
Spero che continuate a seguirmi!

Alla prossima! :D

Yuki.

                                                    Avvertimenti
 
 
 
 
 

 

Deglutii a fatica; avevo la gola secca.

Quello era…sangue. Non potevo sbagliarmi.

Era proprio sangue.

Sangue fresco…

Ebbi un tuffo al cuore, e sentii le labbra tremare. Che lo avessero aggredito?!

Perle di sudore gli inumidivano i capelli castani, e scivolavano dalle sue tempie fin sulla punta del naso, mentre respirava flebilmente.

Sarei dovuta correre via chiedendo aiuto, o magari chiamare la polizia, ma non feci nessuna delle due cose.

Istintivamente gli portai una mano sulla fronte. Era bollente.

Lisciai col dorso della mano la sua pelle color miele, come se fosse la cosa più naturale che avessi mai fatto. Lo sentii rilassarsi debolmente al mio tocco.  Il suo viso era liscio, nonostante la sua fronte fosse corrucciata da rughe dovute al…dolore forse?

A vederlo così…sembrava un semplice ragazzo della mia età…che ci faceva svenuto a terra in quel modo?

Quando fui sicura di poter di nuovo contare sulle mie corde vocali, azzardai a parlargli.

  << Emh… >>farfugliai. Spostai la mano dalla sua fronte alla spalla, e mi permisi di smuoverlo delicatamente   << Ehi...Mi senti?!
Scusa ma…. >>lo scossi con più insistenza << Va tutto bene?! >>

Grugnii, e finalmente lo vidi aprire gli occhi,  perdendomi in quei profondi pozzi neri come la pece.

Rimasi senza parole però, quando subito dopo, lo sentii sbuffare, scacciare la mia mano in malo modo dalla spalla, e girarsi dall’altra parte, dandomi così le spalle.

Sgranai gli occhi. Rimasi davvero…paralizzata. Si.

Io volevo aiutarlo e lui si rigirava come se fossi stata la seccatura più grande del mondo!

Non demorsi, anche se stava mettendo a dura prova i miei nervi.

  << Dunque… >>  Alzai la voce, che assunse un tono acido, col preciso intento di disturbarlo   << Mi spiace se ti disturbo… >>mentii   << Ma sai, non è molto normale che tu sia qui straiato, mezzo morto e ricoperto di sangue e stracci … >> gesticolai indicandolo.

Si girò nuovamente, mettendosi supino, si stropicciò gli occhi con l’indice e il pollice della mano destra. Sbuffò  di nuovo, mentre mi rivolgeva uno sguardo annoiato.

  << Voi donne siete certamente la più grossa seccatura che ci sia su questa Terra… >>disse con voce piatta.

Rimasi letteralmente senza parole a sentire quell’affermazione.

È così che ripagava la preoccupazione altrui?! Come diavolo si permetteva di parlarmi in quel modo così arrogante?!

  << Tu… >>bisbigliai, mentre la rabbia si impossessava di me  << …Sei il più grande cafone che abbia mai conosciuto! >>

Mi alzai, girai i tacchi e mi allontanai, maledicendo me stessa ed il fatto di essermi preoccupata per lui.

 Ma si, che morisse pure! Meglio lasciarlo dissanguare li per terra!

Scrocchiai la lingua innervosita. Accendenti, sentivo un nodo alla gola…

  << Certo che hai proprio un caratteraccio tu… >> sentii sempre la stessa snervante voce dietro di me, e dei passi che scricchiolavano sul terreno  << Prima mi disturbi… >> si affiancò a me  << …Poi mi offendi pure! >>

  << Ma che “disturbare”! >> ribattei rossa di rabbia  << Sei tu che te ne stavi disteso là, più morto che vivo! >>esclamai indicando il punto in cui lo avevo trovato << Chiunque si sarebbe preoccupato al mio posto no?! >>

Sentii la voce morirmi in gola prima che potessi aggiungere altro. Lottai con tutta me stessa per impedire alle lacrime di debordare. Avrei solo fatto la figura della stupida.

Ma che potevo farci se mi ero presa davvero un colpo?

  << Non scaldarti tanto >> mi interruppe lui, distogliendomi dai pensieri  << Tanto non ci conosciamo nemmeno… >>
Alzai gli occhi al cielo, ricacciando definitivamente indietro le lacrime. Va bene, non ci conoscevamo ma…per l’amor del Cielo, ovvio che mi fossi preoccupata nel vedere un ragazzo sporco di sangue steso a terra!

Mi bloccai di colpo.

Cavolo...

Il sangue!

Mi voltai con uno scatto verso di lui e presi a fissarlo. Come avevo fatto a dimenticarlo?

Mi avvicinai e cominciai a tastargli accuratamente il petto, le spalle, e la schiena. Il sangue sulla sua camicia sembrava essersi già seccato…ma non vi era traccia di ferite. Che quel sangue non fosse il suo?

Non potei trattenermi dal sospirare di sollievo, per la seconda volta.

  << Ehi, ma che fai? >> protestò lui, scostandosi dalla mia presa  << Mi metti anche le mani addosso adesso? >> un ghigno malizioso gli si formò sul volto  << Non ti facevo così intraprendente… >>

Lo guardai malissimo, e lo sentii trattenere una risata  << Ora tu devi andare dritto in ospedale! >> gli ordinai in tono autoritario.

  << E perché dovrei? >>chiese scrutandomi.

Gli presi i lembi della camicia sgualcita e gli e la misi sotto il naso  << E tutto questo sangue?! >>

Lo vidi rivolgere distrattamente lo sguardo al tessuto macchiato di rosso che gli avevo messo davanti agli occhi  << Ah, questo… >> farfugliò, con il tono di voce più tranquillo di questo mondo  << Non è niente… >>

  <<  “Non è niente”?! >> gli feci eco  << Si può sapere cosa vai facendo di notte tu?! >>

  << E a te che importa? >> sbuffò lui, mettendosi sulle difensive.

  << Mi importa invece! >> ribattei << Sai che non è una cosa molto normale?! >>

La sua fronte era corrucciata in una ruga di irritazione. Si portò una mano alla testa e si scompigliò i capelli  << Quanto rompi… >> si stropicciò gli occhi, poi li riaprì e mi guardò distrattamente  << Solo una rissa… >> si degnò di spiegarmi con svogliatezza.

Non seppi perché…ma ebbi tutta l’impressione che quella fosse la prima scusa che gli fosse venuta in mente per liquidarmi.

  << Ah… “solo una rissa”… >> ripetei, spostando lo sguardo dai suoi occhi a quel sangue che mi faceva rabbrividire  << Quindi sei un poco di buono tu eh…. Se vai a pestare la gente… >>

Si scostò da me con un brusco scatto  << Ma che vuoi? Non sai proprio niente, eppure dai aria alla bocca! >>

  << Dico solo quello che vedo! >>mi difesi innervosita dal suo comportamento.

Lui mi scrutò da capo a piedi. Mi sentii completamente denudata sotto il suo sguardo indagatore.

Come se non avessi difese a quei occhi così scuri.

  << Tu…sei nuova di qui vero? >>si decise a chiedermi alla fine.

Sobbalzai. Ci misi tutta me stessa per non dare a vedere quanto fossi turbata. << E…e con questo? >>

Aprì la bocca per parlare, ma non disse niente. I suoi occhi si spostarono da me, verso qualcosa alle mie spalle, e il suo sguardo si indurì.

Solo dopo qualche secondo capì cosa.

  << Rebecca! >> mi sentii chiamare da una famigliare voce e mi voltai di scatto, rivolgendo l’attenzione alla ragazza dai capelli color mogano che veniva verso di noi.

Amelia guardò prima me, poi il ragazzo che avevo di fronte.

Rabbrividii.

Ecco che quell’inquietudine si riaffacciava. L’avvertivo provenire sia dallo sguardo di Amelia, sia da quello del maleducato e dannatamente sfacciato che avevo “soccorso”.

Si guardavano in cagnesco, come se fossero acerrimi nemici.

Stranamente, Amelia non fu sconvolta quanto me, nel notare il sangue sulla sua camicia.

  << Che ci fai qui? >>mi chiese infine, affiancandomi.

Inizialmente non capii, poi il cervello collegò gli eventi precedenti.

Già, la scusa della segreteria…e…le lezioni! Che ore si erano fatte?!

Feci una risatina stentata  << Alla fine mi sono persa davvero… >> dissi con la bocca semichiusa, intrecciando le dita fra loro con nervosismo 
<< Mi sa che era meglio darti retta… >>

Rise anche lei, ma avvertì comunque un’innaturale rigidezza nei suoi gesti  << Menomale che ti ho trovato allora. Le lezioni cominciavano, ma vedendo che non tornavi sono venuta a cercarti >> mi spiegò << In effetti avevo il sospetto che ti fossi persa… >>

Mi diede una pacca sulla spalla, invitandomi a seguirla  << Andiamo, allora >>

Annuii distrattamente, rivolgendo un’occhiata obliqua al ragazzo che non aveva più parlato dall’arrivo di Amelia.

Anche lei fece lo stesso, rivolgendogli però uno sguardo sprezzante.  << Le lezioni iniziano anche per te, Hudson >> gli disse  << Sarebbe meglio se ti cambiassi e non facessi tardi >>

Il suo tono era posato ed educato. Ma riuscivo comunque a percepire una nota di disprezzo nella sua voce.

Lui non si scompose. Si limitò a scoccare la lingua, portandosi le mani sui fianchi.

Mi sentii i suoi occhi addosso, ma non feci in tempo a dire niente che Amelia mi prese sotto braccio e mi ritrovai “costretta” a seguirla.

Camminava a passo svelto, come se volesse allontanarsi da li il più in fretta possibile.

Rivolsi lo sguardo dietro di noi. Quel ragazzo non si era mosso di un centimetro, e aveva ancora gli occhi puntati in nostra direzione.

Non credevo si trattasse ancora di una sensazione dovuta alla mia mente, presa da troppe paranoie.

Aprii la bocca per chiedere informazioni a tal proposito, ma Amelia fu più lesta nel parlare  << Ti ha fatto qualcosa? >> mi chiese.

Rimasi perplessa. Fu così veloce a pronunciare quelle parole così dirette, che ci misi qualche secondo per capirne il senso. Quindi non ero l’unica a pensare che quel ragazzo fosse un “poco di buono”…

La sua fama  non doveva essere delle migliori a scuola.

Scossi la testa  << No…anzi l’ho incontrato che era ridotto male… >> dissi, facendo riferimento al sangue sulla sua camicia, sperando che mi capisse.

Doveva avermi inteso, perché notai che si irrigidì notevolmente.

  << Si, beh… >>disse, guardando dritto davanti a lei  << …Non sarebbe  una novità per Zach Hudson… >>

Non potei non far caso a quanto disprezzo ci fosse nella sua voce solo a pronunciare quel nome.

Zach Hudson quindi…

Doveva essere per questo che non era rimasta impressionata da tutto quel sangue a differenza di me…

  << Lo conosci bene? >> azzardai a chiedere. Sembrava che quell’argomento fosse un territorio minato, e non volevo farla innervosire.

  << No! >>rispose immediatamente. Sembrava ci tenesse particolarmente a mettere in chiaro quel mio dubbio  << Ma se frequenti questa scuola, è impossibile non sentir parlare di lui… >> continuò subito dopo, modulando il tono di voce.

Mi stupii  << È  così popolare? >>

Scosse la testa e sorrise amaramente  << Un po’…ma non si tratta di questo…diciamo che frequenta certe compagnie, come dire… >> fece una pausa  << …“Poco raccomandabili” ecco >>

Oh…certo, adesso era tutto più chiaro.

  << Quindi… >> continuò Amelia  << È meglio che tu giri alla larga dai tipi come lui >>

Sembrava essere tremendamente sincera. E questo bastò ad impensierirmi più di quanto fossi già.

Non seppi cosa ribattere, quindi mi limitai a restare in silenzio, facendole un leggero cenno del capo come segno d’assenso.

Con il cuore ancora in tumulto raggiungemmo l’edificio est.

Quel mio primo giorno di scuola era stato più movimentato di quello che avessi previsto.

Non potei trattenermi dal sospirare rumorosamente. Eravamo solo ad inizio giornata, e non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedermi giorni a seguire.


  
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