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Autore: Monique Namie    07/08/2012    2 recensioni
Considerate il titolo in modo letterale. C'è un pensiero che prende vita con sembianze umane e va incontro a numerose avventure mentre cerca di capirne di più riguardo il suo ideatore. Questo pensiero è come uno spirito bloccato in una dimensione tra realtà e ignoto. Nessuno può vederlo a parte il suo ideatore, solo qualche estraneo riesce a percepirlo. A rendere tutto più complicato, una sera, si mette in mezzo un'oscura entità che...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La trappola
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La trappola

Nella biblioteca, tra la polvere degli scaffali stracolmi di libri, la mia consapevolezza si anima maggiormente. La certezza che la Dama in Nero sia solo una falsa ipocrita diventa quasi fondamento di principio. Dopo tutto glielo si poteva leggere nelle movenze e nel sorriso che ogni sua parola era pronunciata per sviare e confondere. E ci era riuscita.
Mi restano solo tre giorni e un crescente senso d'inquietudine.
Inizio a girovagare tra le varie sezioni di letteratura sfogliando libri a caso con l’avidità e la precisione di un investigatore che sa di essere vicino alla risoluzione del caso. Cerco tra le pagine qualcosa, un indizio, un enigma da risolvere, la strada per raggiungere il mio ideatore. Non trovo nulla di interessante, finché la copertina dorata di un libro non attira la mia attenzione. Era uno di quei libretti ricchi di immagini e poche didascalie stampate a grandi caratteri: si vedeva una bella donna con abiti lunghi davanti ad uno specchio ovale. Lo specchio era raffigurato con gli occhi, la bocca, il naso e la donna sembrava intenta ad ammirarsi con sguardo leggermente accigliato.
Lo specchio personificato risveglia in me qualcosa che prima era rimasto come sigillato in un comparto stagno. Io stesso mi sento rappresentato da quello specchio.
Sono un pensiero libero di muoversi autonomamente. Un pensiero che per esistere ha bisogno della luce delle stelle, quella luce partita milioni di anni fa prima di giungere qui sulla Terra.
Sono un pensiero che pensa. Sono come un sistema composto da due specchi posti uno di fronte all’altro. Rifletto me stesso all’infinito, ma dato che sono composto della stessa sostanza di cui sono formati i pensieri, il mio riflesso è un pensiero invisibile che si ripercuote senza fine sul mondo.
Ora mi è chiaro anche il motivo per cui la luce del Sole mi fa male, mentre quella debole della Luna e delle stelle mi rinvigorisce. È tutto così semplice. La luce della Luna è in realtà quella riflessa dal Sole; i fotoni si arricchiscono di mistico romanticismo riflessi dai monti e i mari, dalla roccia grigia e dal pulviscolo alzato dagli asteroidi, ed è come se lo spirito di quelle cose che incontra nel suo cammino rimanesse in parte imprigionato nella radiazione luminosa. La luce delle stelle, invece, percorre miliardi di chilometri di universo sconosciuto, attraversa le essenze del mistero e dunque nel suo viaggio verso la Terra si carica di magia e sapori sconosciuti. L’alone di mistero raccolto dai fotoni lungo il loro percorso è la mia linfa vitale.
Mi sorprendo a fissare il mio riflesso sul vetro di una cristalliera.
Non ho idea di che cosa ci faccia una cristalliera in biblioteca. Mi sembra una cosa piuttosto insolita, anche se, personalmente, è la prima volta che entro in un luogo simile. Il mio ideatore deve amare molto questo posto, nonostante sia vecchio e pieno di polvere in ogni angolo.
Continuo ad osservare il mio riflesso, solitario e sbiadito. Un principe senza principessa non si è mai visto da nessuna parte. È un po’ come una torta insipida senza fragole e la crema dezuccherata, come un piatto prelibato servito senza sale. Si sente inevitabilmente che manca qualcosa.
Improvvisamente avverto un rumore molto forte, come uno scoppio o un tuono. Si alza del fumo dal pavimento e si avverte profumo di zolfo in tutta la stanza. Mi cade il libro dalle mani.
È lei, la creatura nata dal fulmine, con occhi elettrici e abiti color pervinca. È sgusciata fuori all’improvviso dal fumo a pochi passi da me, un po' come il nostro primo incontro.
Non so spiegarmi come sia riuscita a materializzarsi dentro ad un luogo chiuso in assenza di temporali e fulmini. Probabilmente la mia espressione parla da sola perché lei sembra leggermi nel pensiero e prontamente risolve il mio dubbio.
«Non è stato difficile raggiungerti attraverso l’impianto elettrico.» Riconosco la sua voce robotica che echeggia in tutta la stanza e mi provoca un piacevole tepore.
«Grazie per avermi chiamata.» concluse sbattendo le palpebre scintillanti di luce.
Sto per risponderle che io non ho chiamato assolutamente nessuno, ma lei mi chiude le labbra mettendoci un dito davanti. L’elettricità passa sul mio viso facendomi sobbalzare. Fa male, ma il desiderio di avere qualcuno vicino supera il dolore. Chiudo gli occhi e aspetto qualcosa, forse un altro contatto. Immagino le sue labbra e i suoi capelli che volano come scintille tra le mie mani.
«Tu sei il mio principe.» mi sussurra all’orecchio poco dopo.
Quella frase innocente mi riporta alla mente la Dama in Nero e il suo sorriso malefico: pare quasi che abbia voluto sottintendere qualcosa. Che fossero entrambe d'accordo? Inevitabilmente una marea di sentimenti confusi e talvolta contrastanti iniziano a dipanarsi senza sosta dentro la mia testa.
Amo la voce innaturale di quella magica creatura, la luce che emana e i fulmini globulari che si elevano attorno circondandomi, intrappolandomi tra le sue spira. Eppure tutto questo mi si ritorce contro: ora anche lei sembra volermi allontanare dalla verità con qualche sorta di inganno.
Improvvisamente la donna-fulmine mi appare come una donna-medusa, una divinità potente e pericolosa. Il corpo perfetto coperto è da un velo sottile di vesti azzurre attraversate costantemente da filamenti elettrici: drappi lunghi le avvolgono le braccia e terminano in ramificazioni nell’atmosfera circostante; sembrano tentacoli avvelenati che tentano di imprigionare la preda.
Quell’incontro inizialmente piacevole inizia pian piano a mostrare mille risvolti negativi.
«Perché?» Chiedo rivolgendomi al mio ideatore, illudendomi che possa sentirmi.
Comincio a pensare che sia arrivata la fine. Una persona comune in quel caso sarebbe già crollata a terra vinta dalla potenza elettrica. Nel mio caso, invece, i fulmini s'insinuano oltre e mirano a distruggermi l'anima.
Il mio pensatore forse si è stancato di vedermi vestito da principe e ora mi sta spogliando, usando quella creatura elettrica e i suoi tentacoli affamati per strapparmi gli abiti con la forza.
Le scintille attecchiscono velocemente sui libri ammassati: in breve la biblioteca diventa un inferno. Il fuoco si propaga anche sul legno degli scaffali. C’è il rischio di mandare in fumo un intero quartiere perché il palazzo della biblioteca è incastrato fra altri due vecchi edifici e le fiamme si propagano ad una velocità crescente.
Per la prima volta da quando sono stato creato ho la certezza di ricevere un ordine direttamente dalla mente del mio ideatore.
Chiudo gli occhi e mi concentro. Ogni pensiero è volto alla ricerca di qualcosa di freddo che possa contrastare le fiamme: rivivo la pioggia e il vento del mio secondo giorno e per qualche strana analogia vedo una cometa in cielo che esplode e spegne il Sole.
Improvvisamente percepisco un repentino abbassamento di temperatura, cosa strana dato che sono certo di essere ancora circondato dalle fiamme e sento il crepitio del legno che arde tutto intorno. Continuo a focalizzare i pensieri in modo ordinato cercando una possibile soluzione e quando sento di aver capito riapro gli occhi. La creatura fatta d’elettricità dopo uno balzo sovrumano esplode sprigionando una miriade di colori; il fuoco si spegne, il pavimento e le finestre si ricoprono di brina, mentre nel soffitto si formano una serie di lucenti stalattiti di ghiaccio.
Nella stanza volano pezzi di cenere candidi come la neve e frammenti di scintille congelati raggiungono il pavimento ticchettando ad ogni rimbalzo.
L’incubo finisce così, di nuovo nel silenzio.
Ho quasi la sensazione di vivere un sogno lucido, un'illusione controllata. Ho scoperto che se desidero fortemente qualcosa posso cambiare la mia sorte. Allora mi viene spontaneo di chiedermi per quale assurdo scherzo del destino non ho ancora incontrato il mio ideatore. La spiegazione più plausibile credo stia nel fatto che la paura contrasta il desiderio. Se voglio che qualcosa si realizzi devo desiderarlo talmente tanto da superare la paura, ma come se non bastasse la paura gioca a rifugiarsi nei meandri dell'inconscio e così la faccenda si complica ulteriormente.
Senza attendere un minuto in più, sfondo la porta indebolita dal fuoco e mi metto a correre giù in strada.
Corro in direzione della periferia come se in quel modo potessi fuggire dal tempo e dai problemi. Non bado nemmeno al fatto che mancano meno di due ore all'alba, penso solo ad allontanarmi da lì.
Dopo un po' arrivo nei pressi di una stazione ferroviaria, mi fermo ad osservare i vagoni fermi tinti appena dalla luce giallognola dei lampioni e so che quello è il posto giusto, il posto in cui dovevo arrivare. L'edificio della stazione può fungere benissimo da riparo durante il giorno. Trovo una sala aperta, senza porta, i cardini svelti e i muri interni imbrattati di scritte. Faccio di quel posto fatiscente la mia casa provvisoria. Accoccolato sul pavimento, con gli abiti strappati, la cenere sul viso e sui capelli, ascolto il canto lontano di una civetta: quelle note profonde e dispersive alimentano inspiegabilmente la mia speranza. Sembra quasi che quella creatura notturna voglia richiamare appositamente la mia attenzione.




Note autore:
A questo punto mi pare doveroso inserire una mininota con delle minispiegazioni. xD
Intanto grazie a quanti sono riusciti ad arrivare fin qui con la lettura e un grazie ancora più grande a chi ha recensito! Se tutto va bene ci saranno altri 3 o 4 capitoli, se tutto va male... NO! Facciamo che tutto deve andare bene punto e basta. E ora passiamo alle spiegazioni:
1- Il libro che ha trovato il Pensiero è quello di Biancaneve e la donna che si specchia è naturalmente la regina malvagia.
2- Il Pensiero si sente uno specchio perché riflette esattamente quello che dall'ideatore ha in mente e quindi è come se ne rispecchiasse le azioni e le volontà.
3- La stazione di solito è il luogo d'arrivo e di partenza, luogo di incontri e di addii.. è un po' la metafora della vita. Il Pensiero si trova a passare di là, perché inconsciamente sente la voglia di iniziare a vivere.

PS: Dannato il giorno in cui ho iniziato a scrivere questa storia in prima persona, mi sto leggermente complicando la vita ;)
A prestooo!


   
 
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