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Autore: Giuls_x    08/08/2012    1 recensioni
Eccomi qui pronta per un altra storia. Questa volta sarà una long-fic, ambientata più o meno quattro anni dopo il diploma dei ragazzi. La storia è vissuta da Quinn in prima persona e girerà intorno al suo rapporto travagliato con Puck, all'amore per sua figlia, alle sue prospettive sul futuro. Non amncheranno ovviamente gli altri personaggi :) Non mi dilungo, buona lettura :)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il grande giorno era ormai arrivato. Ahimé, il grande giorno di qualcun altro. Avevo sempre sognato il matrimonio perfetto, io e lui giovani ed eleganti, su una spiaggia, con mia figlia che avrebbe portato le fedi. Quel giorno, invece, mia figlia avrebbe portato le fedi di qualcun altro. Mi guardai un’ultima volta allo specchio: fondotinta ben steso a coprire le occhiaie marcate, eye-liner leggermente allungato, rossetto chiaro preciso. Impeccabile. Sembravo quasi la vecchia me. Tastai un’ultima volta la chiazza scoperta formatasi tra i miei lunghi capelli, ondulati per quell’occasione. Sospirai, tirandoli morbidamente indietro con un cerchietto del colore del mio vestito. Per fortuna la chiazza era ben coperta, e nessuno l’avrebbe notata. Agguantai la pochette e scesi nel vialetto, oscillando sui miei tacchi alti. Presi un taxy con mia madre, gentilmente invitata da Rachel, e durante il tragitto non spiccicai parola. Mia madre non si preoccupò neanche di attaccare discorso, ormai abituata ai miei lunghi silenzi. Il tassista si fermò proprio davanti alla sede del giudice di pace, dove un’ebrea come Rachel e un non credente come Finn avevano deciso di sposarsi. Scesi un po’ incerta, e un’ondata di ricordi mi avvolse; c’erano proprio tutti: Artie, con gli immancabili guanti molto eleganti color nero lucido; Mike e Tina, col vestito da damigella leggermente più morbido sul ventre rispetto al nostro; Kurt e Blaine, l’ultimo in smoking bianco, sorridenti ma evidentemente freddini tra loro: ero venuta a sapere qualche giorno prima che tra i due non tirava una bella aria, soprattutto a causa della lontananza e degli impegni reciproci (strano ma vero, mi venne un deja-vù); una Mercedes leggermente dimagrita, una Sugar sorridente e un Sam raggiante nel suo smoking grigio; perfino Joe era elegante, con la camicia nei pantaloni e i riccioli sciolti sul collo che gli coprivano leggermente un occhio. L’unico non presente all’appello era Rory, il quale si trovava in Irlanda al battesimo di uno dei suoi innumerevoli nipoti. Salutai ed abbracciai tutti quanti, provando una sincera felicità mista ad un pizzico di nostalgia e malinconia. Rachel aveva tenuto davvero i contatti con tutti. Quello che sapevo sul conto dei miei ex compagni di liceo, che dico, di vita, era per le informazioni di Rachel e Finn. Gli unici oltre a loro che vedevo o sentivo abbastanza regolarmente erano Santana, Brittany, Kurt, e ogni tanto Mercedes per telefono. Sotto quell’aspetto Rachel era sempre stata migliore di me. Dirigendomi all’ingresso dell’edificio dove ad attendermi c’erano Brittany e Santana, incrociai il professor Shuester, accanto ad un’Emma più graziosa che mai nel suo abitino a balze color crema. Mi venero le lacrime agli occhi. Lei teneva la mano ad un bambino sui tre anni di nome Lucas, con lentiggini e occhi chiari. Dopo aver parlato un po’ con la coppia, riuscii a raggiungere le mie due amiche e, insieme alle altre damigelle, mi posizionai all’entrata della stanza. Un brivido mi percorse quando scorsi tra la folla Puck, seguito da Shelby che sarebbe stata la testimone di Rachel, e da Beth. La piccola mi salutò sorridente con la manina e, impossibilitata a raggiungermi, si accomodò vicino al padre. Non so per quanto guardai verso la loro direzione, osservando le piccole caratteristiche in comune di padre e figlia, evidentemente molto più simile a me, ma con tratti marcati anche di lui; fui riportata alla realtà da una spintarella di Santana, ed insieme alle altre ragazze mi incamminai verso il tavolo del giudice.
 
Mi sedetti ad un tavolino di quell’elegante sala, che anni prima era stata anche la sede del matrimonio di Burt e Carole. Il fatidico “si” era stato pronunciato, seguito da applausi e congratulazioni. Per tutta la sera avevo sorriso incessantemente e camminato qua e là tra i vari invitati. Solo quel giorno mi resi conto di quanto essi mi mancassero. Guardavo sorridente i ragazzi scatenarsi sulla pista da ballo, senza aver voglia di unirmi. Santana e Brittany, ormai brille, volteggiavano da una parte all’altra della della sala ridendo come matte. Ormai avevano smesso di chiedermi di unirmi a loro, volevo che si divertissero un po’ da sole, dato che l’indomani la bionda sarebbe ripartita per Los Angeles, dove aveva un importante lavoro come ballerina e coreografa. Si sarebbero riviste dopo settimane, come minimo durante le vacanze di Natale. Rachel e Finn ondeggiavano ormai da ore, legati l’uno all’altra, con quegli sguardi che facevano venire il diabete solo ad incrociarli. Beati loro. Tamburellai con le dita sulla mia gamba: sembravo un’adolescente al suo primo ballo scolastico, in attesa del suo cavaliere. In effetti, stavo aspettando qualcuno, il quale, dopo aver lasciato un Beth esausta ed addormentata in braccio a Shelby, chiacchierava animatamente con Sam. Quando ormai stavo perdendo le speranze, sentii una presenza alle mie spalle. Mi girai appena, e sentii lo stesso brvido di qualche ora prima. Inutile dire di chi si trattasse.
-Sei uno schianto stasera, Fabray. Npn che tu non lo sia di solito.- Si accarezzò la cresta.
Lo guardai combattuta, in attesa che dicesse qualcosa. Io, dal mio canto, non sapevo proprio cosa dire.
-Sono un cretino.-
-No, sono io la stupida.- Lo interruppi finalmente, alzandomi in piedi e avvicinandomi a lui.
-Shh, pari merito. Contenta ?- Sfoderò uno dei suoi sorrisi sghembi, e mi sentii cedere le gambe. –Allora, mi concedi questo ballo ? Le parole possono aspettare.-
Sorrisi, e lasciai che mi cingesse la vita con le braccia. Cominciammo ad ondeggiare tra gli sguardi di tutti, alla vista di quella coppia disastrata e un po’ stramba, che puntualmente si riuniva in piccoli attimi di dolcezza. Ci guardammo intensamente negli occhi, incuranti del resto, godendoci finalmente le cose dell’altro che ci erano mancate per tutto quel tempo: i suoi occhi scuri, il suo sorriso furbo, il suo tocco impacciato ma delicato. Le sue labbra calde sulle mie.



Angolo dell'autrice:
Ragazzi, scusatemi se non ho aggiornato prima la storia. Ho avuto diverse complicazioni in questi mesi e, ieri sera, rileggendo questa ff, ho pensato che sarebe stato un peccato lasciarla incompleta. Spero che mi perdoniate e che questo capitolo, un po' più lungo rispetto agli altri, vi piaccia. E che dire, grazie di aver letto e se potete lasciate una piccola recensione :3
Giuls_x
  
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