Capitolo 4
La mattina seguente, si sentì bussare
alla porta.
Kanda si svegliò, mentre Allen
continuò a dormire come un ghiro tra le braccia del più grande.
La porta si spalancò, e a Kanda venne
un infarto per lo spavento. Non poteva certo farsi trovare così, abbracciato al
Moyashi.
Ma ormai era troppo tardi, perché
Komui era già dentro con un’espressione soddisfatta in volto.
<< Eheh!
Vedo che la mia invenzione funziona, eh! E tu, Kanda-kun, non ci credevi!
>> Disse come se niente fosse.
Allen intanto si era svegliato, ma
aveva fatto finta di dormire ancora.
<< Chi. Ti. Ha. Dato. Il.
Permesso. Di. Entrare?! >> Disse Kanda.
Allen, sempre fingendo di dormire e
facendo attenzione a non farsi scoprire, tirò piano la maglietta del pigiama di
Yu, facendolo avvicinare a sé.
<< Che cosa ci fa qui Komui?!
>> Sussurrò più piano possibile nell’orecchio del giapponese.
<< Non ne ho idea, ma ora lo
faccio uscire a suon di Mugen! >> Rispose Kanda sempre sussurrando.
<< Ohh!!
Allen-kun! Sei sveglio anche tu! >> Disse però Komui.
Allen era stato scoperto.
<< Ragazzi, che cos’è tutto
questo chiasso qui dentr-OH! YU! ALLEN! CHE COSA
STATE FACENDO?!?!?!? >> Si spaventò Lavi, vedendoli.
<< Sono stati uniti dal Filo
Rosso del Destino! >> Disse Komui con aria sognante.
<< Smettetela di fare gli idioti
e uscite da questa stanza, prima che vi faccia a fette con Mugen. >>
Disse Kanda.
<< Ehi! Aspetta! Prima mi devi
delle spiegazioni! Pensavo che tu odiassi Allen! >> Disse Lavi,
pretendendo giustamente delle spiegazioni.
<< Non c’è proprio niente da
spiegare, quindi fatti i gli affari tuoi e vattene. >> Rispose Kanda,
“gentile” come al solito.
<< Ma… >>
<< Niente ma! Uscite! >>
I due allora uscirono dalla stanza, ma
non erano così stupidi.
Infatti Komui aveva fatto un piccolo
scherzetto ai due ragazzi…
<< Vieni con me! >> Disse
Komui a Lavi.
<< Eh? >>
<< Ho piazzato un golem
inventato da me, minuscolo e introvabile. Non lo scopriranno mai! Quindi, ora
andiamo nel mio studio e vediamo cosa fanno! >>
<< Come?? Ma questa è violazione
della privacy!! >> Disse Lavi.
<< Nooo!
Tanto loro non sapranno niente. >>
<< Komui, stiamo rischiando
seriamente la vita… >> Disse il rosso quando vide Kanda avvicinarsi ad
Allen nel letto, attraverso un piccolo schermetto al quale il golem trasmetteva
le immagini.
Ma ora lasciamo stare i due spettatori
indesiderati, e torniamo ai nostri due pucci.
I due si erano alzati dal letto e si
erano cambiati, ed erano pronti per scendere in mensa.
Allen guardò in viso il giapponese, e
notò una cosa.
<< Kanda… Sei un po’ pallido.
>> Disse l’albino.
Il più piccolo si accorse che Yu stava
sudando, e il suo respiro era affannato.
Kanda si portò una mano al cuore, dove
era il tatuaggio (che era diventato molto più grande), e cadde a terra.
<< KANDA! >> Gridò Allen.
Lo vide a terra completamente inerme,
e rimase sconvolto.
Si rese conto di quanto fosse
indifeso, e che probabilmente la morte avrebbe potuto fargli visita in
qualsiasi momento.
Non voleva. Non voleva assolutamente
perderlo.
<< Kanda! Kanda, alzati!
>> Gridò di nuovo, chinandosi a scuoterlo.
<< A-Allen… s-scappa…! >>
Mormorò il giapponese, prendendo la katana e tagliando il filo rosso.
Allen non seppe come fece, ma non
volle assolutamente andarsene.
<< Kanda, che ti succede??
Alzati, ti prego! >> L’albino aveva le lacrime agli occhi, ma il più
grande non si muoveva.
<< I-il Conte… v-va’ via..!
>>
<< NO! Non voglio che tu venga
ucciso perché io non sono stato in grado di proteggerti! Voglio essere forte… A
costo di incontrare il Conte del Millennio e guardarlo negli occhi… io non ti
lascerò qui! >> Disse ancora Allen, piangendo disperato.
Il più piccolo tentò di alzare il
giapponese da terra, ma riuscì solo a farlo mettere seduto.
<< T-ti prometto… che tornerò da
te… Qualsiasi cosa succeda… M-ma ora scappa… Allen, scappa! >> Una
lacrima bagnò il viso di Kanda. Da tanto tempo non succedeva.
Erano tanti anni che non provava
questo dolore, in altri tempi avrebbe combattuto senza fregarsene di niente e
nessuno, anche a costo di morire, tanto non aveva niente da perdere. Ma ora
aveva qualcosa da proteggere.
Quello che per lui era più prezioso di
qualsiasi tesoro, più importante di qualsiasi battaglia, più indispensabile
dell’ossigeno.
Gli stava a cuore più della propria
vita, sarebbe stato capace di vendersi al nemico pur di salvarlo.
Proprio per questo doveva
sopravvivere.
Le loro labbra si toccarono di nuovo,
in un bacio disperato.
La porta si spalancò, e Lavi e Komui
entrarono.
<< Presto, Allen, esci di qui!
E’ stato introdotto un gas letale, potresti morire! Lavi, tu prendi Kanda!
>> Disse Komui.
<< Kanda…! >> Allen
piangeva ancora.
Il giapponese ora giaceva in un letto
dell’infermeria, accanto a quello di Allen.
Poco prima era arrivato Lvellie, che
voleva parlare con Komui. La cosa preoccupava molto l’albino, che si era
svegliato da poco.
Aveva sentito nominare il nome di
Kanda, quando Lvellie aveva parlato al supervisore, e lo aveva guardato.
Il più grande ora dormiva tranquillo,
il suo viso aveva ripreso il colore originale e il tatuaggio era tornato delle
dimensioni nomali.
<< …Prenderemo il soggetto Yu
Kanda in consegna. Dovrà presentarsi alla sede Asia domani, non accetto alcuna
lamentela. >> Disse Lvellie.
Komui abbassò lo sguardo.
<< Non potete farlo… E’ un
esorcista, ma per prima cosa è una persona! E’ solo un ragazzo, ha il diritto
di vivere la sua vita! Non potete fare esperimenti su di lui come fosse un
animale! >> Replicò il supervisore.
<< Lui è una bambola sotto la
volontà dell’Ordine, se si decidesse di ucciderlo, lui verrebbe ucciso senza
pietà. >> Disse Lvellie con un sorriso maligno.
<< No… >>
<< Si, invece… Vedete di farlo
arrivare, o sarà peggio per voi. >> Così dicendo, Lvellie si allontanò, e
uscì dallo studio del supervisore, che imprecò contro di lui a bassa voce.
Erano passati alcuni giorni, e Kanda e
Allen erano nelle loro camere.
Allen sentiva un po’ la mancanza di
Kanda, in fondo gli piaceva dormire insieme a lui.
Kanda sentì bussare alla propria
porta, e, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno a sé stesso, sperava fosse
Allen.
<< Chi è? >> Chiese.
<< Sono Komui. >> Aveva la
voce grave.
<< Se è un’altra di quelle tue
invenzioni, scordati di entrare. >> Disse Kanda.
<< Non è quello. Forse è molto
più grave. Ti aspetto nel mio studio tra un quarto d’ora. Chiama anche Allen,
forse è meglio informare anche lui. >> Disse Komui.
<< …Va bene. >>
Poco dopo, i tre si ritrovarono nello
studio di Komui, un po’ preoccupati.
Il supervisore spiegò loro la
situazione.
<< Nella camera è stato introdotto
un gas letale, credo sia il gas che fuoriesce quando viene distrutto un Akuma.
E’ stato indubbiamente portato lì dal Conte del Millennio. Il suo obbiettivo
non eravate voi in particolare, dato che è stato trovato anche nelle altre
camere degli esorcisti, che sono stati fatti evacuare dopo quello che è
successo a voi. Questo gas è finito nel corpo di Kanda, ma per fortuna siamo
riusciti ad espellerlo. Ora vogliono studiarlo per capire bene cos’è, ma
Lvellie vuole vedere anche qualcos’altro. E’ già tutto pronto nella sede Asia.
>>
<< Lvellie verrà a prendere
Kanda tra mezz’ora… Non so bene cosa vogliono fare, e non posso assicurare che
torni qui. >>
Allen spalancò gli occhi. Stava quasi
per piangere, quando il più grande gli prese la mano.
Ma anche lui aveva lo sguardo basso.
<< Quindi non si sa cosa
vogliono farmi. Non sono una bambola per bambini, sono capace di tornare qui
anche da solo. So difendermi. >> Disse Kanda.
<< Kanda, per favore… Non
ribellarti a loro… potrebbero anche
ucciderti. >> Disse invece Komui.
<< Ascolta, Kanda… Io non voglio
che tu muoia… Se non torni qui, vengo io lì e ti riporto indietro! >>
Disse Allen.
<< No. Potrebbe essere
pericoloso, tu non devi nemmeno avvicinarti, o appena torno, ti squarto con
Mugen! >> Disse Kanda.
Allen sorrise tristemente.
<< Si… Perché tu tornerai, non è
vero? >> Sussurrò l’albino.
<< Te l’ho detto, no? Qualsiasi
cosa succeda, anche se ci dovessimo separare, tornerò sempre da te. >> Lo
rassicurò, o almeno ci provò, il più grande.
A quel punto Allen scoppiò a piangere,
tra le braccia di Kanda.
Komui lo guardò e annuì, facendo
intendere che potevano andare.