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Autore: Quintessence    10/08/2012    5 recensioni
C'è sempre un'idea dell'inizio, della scintilla che ci vuole per fare la prima mossa. E' un'idea mastodontica, ci vuole un coraggio che non si può immaginare. Eppure tutti quei piccoli sforzi la mettono insieme piano, bruciano senza fare rumore. E alla fine, senza fare rumore, esplodono. Ma noi tendiamo a dimenticare. Non ce le ricordiamo mai, le storie piccole che raccontano come si cresce.
La sala comune è quieta, di notte, e vuota; i pochi scintillii solidi delle candele se ne stanno smarriti ai quattro angoli, e sopra le sedie. È ancora l'inizio dell'anno, è ancora presto per la maggior parte degli studenti più giovani per cominciare a smettere di preoccuparsi del coprifuoco. Lily se ne sta seduta vicina al fuoco, vicina alla porta, e guarda la sua ombra cancellare il resto delle sue gambe, come se non uscissero mai dalla gonna.
« E così eccoci qui, Evans. »
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non penso che ci sia molto da dire se non che non ho pretese. Solo un'idea di come potrebbe essere cominciata, molto veloce e poco revisionata, e solo perché mi ci hanno convinta. BOH.

 

La sala comune è quieta, di notte, e vuota; i pochi scintillii solidi delle candele se ne stanno smarriti ai quattro angoli, e sopra le sedie. È ancora l'inizio dell'anno, è ancora presto per la maggior parte degli studenti più giovani per cominciare a smettere di preoccuparsi del coprifuoco. Lily se ne sta seduta vicina al fuoco, vicina alla porta, e guarda la sua ombra cancellare il resto delle sue gambe, come se non uscissero mai dalla gonna.
« E così eccoci qui, Evans. »
James fa capolino dalla sua spalla, le mani sul retro della poltrona. Lei ha il pugno serrato su una lettera e e non batte ciglio, sollevando lo sguardo solo per un secondo.
« È tardi, » dice, e lui la studia, la linea appena accennata della sua bocca e il modo in cui i suoi capelli sembrano stare sempre al posto giusto, appena oltre le spalle. Adora quel particolare di lei, adesso che è più grande e comincia a imparare come si apprezzano i particolari delle persone. Sirius dice che ha solo perso la testa, ma James sa.
« Ultimo anno, insomma, » continua ignorandola, « L'ultimo grido, il colpo di grazia! È tempo che ci uniamo, la nostra casata intendo, e che facciamo fronte comune. Fronte comune, Evans. »
Lei scuote la testa. Lui sorride, guardandola combattere contro una piccola risata.
« Non sono corruttibile. » poi ride piano. « Non del tutto, » aggiunge.
C'è calore nella sua voce, nonostante tutto, e James non riesce a non arrossire all'improvviso. Ha adorato Lily da quando riesce a ricordarla, e quasi potrebbe dire... “Dalla prima volta che l'ho vista”. Ci sono cose che non si possono capire, si può solo accettarle. Lei sembra una di quelle. Sta lavorando per vederla ridere per prima.
« È tardi, » dice lei di nuovo, e lui gira attorno alla poltrona, fino ad arrivare a sedersi sul divano accanto. La lettera che Lily ha fra le mani cattura la sua attenzione di nuovo, e anche lei sembra accorgersene mentre stringe di più le dita sulla busta. La fa scivolare sotto la gamba destra e poi si stiracchia, studiandolo di nascosto. James se ne accorge, e arrossisce di nuovo.
« Non riesco a dormire, » mormora, guardando da un'altra parte. Il suo sguardo si posa oltre il fuoco, e un brivido lo scuote. Deve strofinarsi le mani sulle gambe, per sentirsi meglio. Poi, entrambi restano in silenzio. Lui sa che sono già arrivati a quel punto, più volte. È successo alla fine dell'ultimo anno, per un momento casuale e fuggente. Non riesce nemmeno a ricordare cosa fosse, la cosa che lei aveva detto, o se fosse davvero importante. Poteva trattarsi di un sorriso, o di un momento in cui entrambi avrebbero potuto...
andare avanti. Per lui, pensa, perfino un ciao poteva diventare enorme.
Anche questo è decisamente enorme, pensa. Lo sta lasciando seduto praticamente accanto a lei.
Lily tira di nuovo fuori la lettera, e la fissa sulle sue ginocchia. Lui si sporge, curioso, ma l'indirizzo del mittente è oscurato dalla sua mano affusolata. Quello del destinatario invece si vede, ed è piccolo, e molto ordinato, con accenni di ghirigori lungo le lettere. La busta è tutta strappata e morsa da una taglierina, ma attraverso di essa si nota chiaramente un fiocco bianco.
« Mia sorella... » si prende una pausa, e sospira, le dita che percorrono il fiocco, « Mia sorella si sposa. Mia madre mi ha mandato un invito e un biglietto... Il genere di biglietti che dicono
manda un regalo ma non far vedere la tua faccia, o tua sorella avrà un crollo nervoso. » Si ferma e solleva lo sguardo verso quello di Lui. « Mia sorella... » mormora, e la voce le muore in gola. « A mia sorella non piaccio molto, James. »
Lui rabbrividisce di nuovo, vedendo la sua condotta cambiare del tutto. Da soffice, e silenziosa, ma infiammata, a triste. Quasi completamente sola. C'è un peso improvviso che gli sprofonda fra le spalle, e si sporge in avanti per toccarla.
Lily guarda da un'altra parte. Lui lascia cadere la sua mano. « Oh, » dice. Il coraggio è sfumato.
« Già. »
Lui si morde il labbro. « Potresti andarci comunque. » Così, per dispetto.
« No, mia madre... Ho già promesso. »
Scuote la testa e ride. Il suono è più soffocato delle sue parole, ma in qualche modo c'è un sorriso, anche se misurato, e quasi esercitato. Scivola via dalla poltrona e lascia cadere i piedi sul tappeto, coperti solo dalle calze. La gonna li segue, e sprofonda su di essi. Poi Lily si muove verso il fuoco. Lui non riesce a non alzarsi, e a non seguirla, a non unirsi a lei di fronte alle fiamme. Fa caldo, anche se il colore del fuoco sembra quasi dormiente. Tutti sono andati a letto da un bel po'.
« Io – » Comincia di nuovo, e solleva lo sguardo su di lui, mordendosi il labbro a sua volta. « Il fatto è che... quello che la maggior parte dei, beh, purosangue, suppongo, pensano... Riconosco che è l'unico modo, dire tutto quanto... Scusami... Il punto è che è difficile, me ne sto a metà fra due mondi e in uno sono felice, nell'altro ci sono i miei genitori e – » All'improvviso si blocca. Appena si ferma, getta la lettera nel fuoco. James la fissa, a metà fra la venerazione, la confusione e un pizzico di comprensione. Sembra davvero troppo, quello che gli è concesso in questo genere di momenti, ma conosce solo morsi della sua storia, morsi del suo dolore. I soli che lei gli abbia lasciato vedere. La maggior parte di questi, ricorda a se stesso, sono del tutto casuali.
« Non mi ci vuole, James. E non ci andrò. Non lo farò – se questo la rende felice. » dice con una nota definitiva nella voce. Si strofina gli occhi, e le spalle le vibrano per un secondo.
Remus potrebbe essere bravo, con questa roba. O anche Sirius, che ci ha anche provato qualche volta – Lily, pensa James, è sempre stata quel tipo di pensiero impossibile per lui. Ci ha provato, e riprovato, a volte in modo rozzo e volgare, senza avere nemmeno un'idea su che cosa volesse. Sembra quasi una cosa che avrebbe dovuto sapere prima, qualcosa che in qualche modo avrebbe imparato subito, se avesse ascoltato attentamente.
E James vuole provarci, lo vuole davvero, ma... Non ha idea di come cominciare.
« Non ci andrò, » aggiunge lei, come se volesse rassicurarsi da sola.
E allora accade, e accade senza lo stesso gusto, senza lo stesso spirito che James di solito ha sempre. La raggiunge in un secondo, e chiude una mano sulla sua. La attira gentilmente a sé, ignorando lo sguardo di sorpresa che le si allarga in volto, e poi l'abbraccia.
Lascia che il suo viso riposi sulla sua spalla, e aspetta, sentendola rilassare piano, un passo alla volta. Il suo pollice esplora per un momento la sua divisa, e lui ascolta come una musica il suo sospiro, il suo singhiozzo veloce, mentre tutto il resto delle parole gli si blocca in gola. Non sorride, e non la prende in giro. La tiene solo così, vicino, la sente abbracciarlo, la sente respirare, le sente battere il cuore. Non esiste nemmeno una briciola di coraggio, c'è solo una paralisi infinita, infiammata, violenta. C'è solo una sensazione forte, obbligata. Si costringe a trovare un altro pezzetto d'ardimento. Uno piccolo.
« Non avere paura. »

   
 
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