Cosina piccina picciò, perché
ho finito la seconda settimana di questo videogioco che meriterebbe una
medaglia al valore (?) solo per il fatto di aver preso così tanto una persona
profondamente negata come la sottoscritta XD
Solitamente aspetto di finire l’opera/gioco prima di scriverci su, ma in questo
caso non avrebbe reso sapere tutto il resto della storia, perciò tant’è.
Logicamente questa cosina non tiene conto di eventi successivi – non avendone
idea LOL
A Bakao, che si sorbisce imprecazioni in diretta
durante il gioco <3 Consideralo un pensierino per il tuo compleanno, va (L)
Le differenze tra Shiki e Joshua erano solo due, e non
erano nulla di visibile ad occhio nudo.
Proprio come quelle cose che invece, crudelmente, li accomunavano.
Entrambi erano piombati nella sua vita – morte
– non richiesti, in maniera fastidiosamente rumorosa, ed entrambi ne erano
usciti in modo improvviso, più silenziosi di quando l’avevano prepotentemente
invasa, e con il sorriso.
A renderli intimamente simili c’erano quella promessa che gli avevano strappato
– vivi, oppure semplicemente, non morire – come se fosse facile da
mantenere; e quel loro abituarlo alla presenza al suo fianco, quasi con l’inganno,
fino ad insinuarsi dentro di lui, fino a portarlo a credere che quella fosse
una strana, sconosciuta, rassicurante
normalità per lui, per poi sottrargliela all’improvviso. E solo potevi nascerci
e crescerci tutta la vita, sì, ma una volta persa l’abitudine era persa per
sempre, perché le persone sole, alla gentilezza, a lungo andare diventavano
sensibili.
E proprio quando a pensarci ti arrendevi al fatto che fossero così simili pur
non somigliandosi granché in tutto il resto c’erano loro, quelle due differenze.
A distinguere Shiki e Joshua c’era la sensazione – quanto realistica Neku non
avrebbe saputo dirlo – che il legame con lui fosse in qualche modo più
tangibile di quello con lei per il solo, sciocco pensiero che a legarli non
fosse solo la morte ma anche la vita, sebbene nella forma di una manciata di
secondi che hanno l’odore di pittura da murales e il suono di colpi di pistola.
E poi c’è quel qualcosa che lentamente e in silenzio lo ucciderà dentro, vivo o
morto che sia in quel gioco: c’è il modo in cui in un istante li ha persi
entrambi, c’è il fatto che Shiki è stata la sua prima amica, e Joshua cosa sia
stato non l’ha ancora ben capito; e li ha persi quando entrambi erano già
importanti senza che se ne fosse accorto.
Ma lui – Joshua – era vivo, lo era
sempre stato.
A distinguerli c’è la differenza tra il senso di colpa che entrambi gli hanno
lasciato come regalo d’addio.