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Autore: crazy_k    12/08/2012    1 recensioni
La guerra è conclusa. Harry Potter e i suoi amici tornano a scuola per l'ultimo anno. Sul treno c'è anche Draco Malfoy.
L'ex bambino-sopravvissuto si sente soffocare, ha davvero bisogno di riordinare i pensieri e l'aiuto gli giunge anonimo quanto inaspettato.
Chi sarà la persona con cui il grifondoro ha accettato di passare le vacanze natalizie?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Note Dell’Autrice: La seguente storia è nata come semplice gioco di ruolo tra la sottoscritta e un’altra autrice del sito. Successivamente ho trasformato il suddetto gioco in ciò che vi apprestate a leggere. Vorrei quindi ringraziare Derret  per la prima collaborazione offerta al lavoro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 1
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La sfera aranciata del sole scompariva lenta dietro i brulli crinali delle montagne in lontananza. La luce brillante del tramonto feriva gli occhi di chi ne contemplava la bellezza.
Anche quell’anno Hogwarts aveva riaperto i battenti per tutti coloro che, conclusa finalmente la guerra, erano abbastanza ipocriti da desiderare di tornare a una parvenza di normalità.
La scuola era ormai iniziata da più di tre mesi. La prima settimana di Dicembre era già conclusa e gli studenti tenevano il conto dei giorni che li separavano dalle agognate vacanze natalizie.
 
Un giovane uomo fissava immobile la superficie stagnante del lago, avvolto nel pesante mantello che gli copriva la schiena fino a terra. Rimaneva seduto sul terreno duro, nascosto alla vista dalle fitte fronde del salice al tronco del quale era appoggiato. Nella sua mente si agitavano pensieri inquieti, immagini caotiche e confuse.
Dopo la guerra, Draco sapeva che non sarebbe stato per niente facile riprendere in mano la sua vita lì da dove l‘aveva lasciata. Essere un servo dell’Oscuro attorniato da adolescenti che lo ritengono responsabile di tutti gli atti crudeli compiuti da quelli della  sua stessa razza, non era cosa da poco. A nessuno importava che nel ruolo di cattivo fosse sempre stato un completo fallimento. Le persone hanno sempre bisogno di un capro espiatorio sul quale sfogare la loro frustrazione e il serpeverde si prestava perfettamente alla condizione.
La sigaretta che si consumava lentamente tra le dita del ragazzo, rilasciava nell’aria un vago sentore di menta e le sottili volute di fumo bianco, stagliate contro il cielo terso, parevano, se guardate dalla giusta prospettiva, scie di scope da corsa. Blaise non approvava che Draco fumasse. A Draco facevano piacere i rimproveri aspri dell’amico, gli confermavano che c’era ancora qualcuno nel mondo a cui importava di lui.
Era stato sempre Blaise ad avere insistito perché Draco completasse la sua istruzione, tornando a scuola per frequentare l’ultimo anno. Malfoy si era fatto pregare ma alla fine, il primo di settembre, il diciottenne si era accomodato in uno degli ultimi vagoni dell’Espresso per Hogwarts.
Il semplice motivo per il quale Draco aveva fatto ritorno era che, fin dalla nascita, non era stato nulla di più che un codardo; un codardo confuso e spaurito. Dall’inizio dei processi, il ragazzo non aveva fatto altro che chiedersi quante e soprattutto quali possibilità avrebbe potuto avere nel mondo esterno. Cosa lo aspettava una volta passata la sentenza? Non era forse meglio tornare ancora una volta al rifugio tra i bachi di scuola e posticipare un processo e una possibile condanna ad Azkaban?
Tornando a Hogwarts, Draco si era assicurato dieci mesi di libertà, quasi un anno. Erano però dieci mesi che non era nemmeno sicuro di volere. Concedersi quel poco tempo al sicuro sarebbe stato crudele. Avrebbe significato mostrare la bellezza del mondo a uno che era malato terminale e non avrebbe potuto goderne. Tuttavia, essendo un codardo potenzialmente egoista, il nuovo Lord Malfoy si era concesso quell’ultimo desiderio.
 
La temperatura cominciava a calare. Il pallido tepore del pomeriggio lasciava spazio a un vento freddo che soffiava pungente da nord.
L’inverno era ormai iniziato. 
Gli ultimi, intrepidi raggi di sole scomparvero dietro le creste dei monti, riflettendosi sui ghiacciai perenni che le imbiancavano.
A passo cadenzato, Draco tornò verso il castello dove da lì a poco sarebbe stata servita la cena. Alzando gli occhi al cielo, scoccò una rapida occhiata all’imponente struttura in pietra. Le iridi chiare guizzarono da un torrione all’altro, divertendosi a riconoscere quali erano stati ricostruiti dopo l’ultima battaglia e quali invece erano ancora vecchi di secoli. All’interno di uno di quest’ultimi un ragazzo a dir poco annoiato stava sdraiato sul proprio letto, celato alla vista del mondo dalle pesanti cortine in broccato, tirate attorno al baldacchino.
Harry Potter era apparentemente concentrato su quel qualcosa che avrebbero dovuto essere i suoi trenta centimetri di pergamena per Pozioni.
 
Le proprietà della pozione AntiLupo sono rivoluzionarie perché... Perché… Harry sbuffò infastidito. Perché l'ho visto dal tema di Hermione.
 
Lo stomaco del ragazzo emise uno strano e oscuro brontolio.
Catapultandosi fuori dal letto e afferrando al volo la bacchetta dal comodino, Harry mormorò un Tempus solo per rendersi conto di quanto in ritardo fosse. Ringhiando fra i denti maledizioni a destra e a manca, si affrettò a uscire dal dormitorio, scapicollandosi giù per le scalinate del castello e lasciandosi sfuggire diversi sospiri esasperati al pensiero di quello che l’attendeva una volta arrivato in Sala Grande: centinaia di sguardi adoranti, quanto sgraditi, che non lo mollavano un momento.
Cosciente che non avrebbe potuto fare lo sciopero della fame in eterno si aggiustò ancora una volta la cravatta per poi avviarsi verso il suo infausto destino come un condannato al patibolo.
 
 
 
 
***
 
 
- Sei elegantemente in ritardo.
Draco gettò uno sguardo seccato al ragazzo moro che, seduto davanti a lui, gli sorrideva sfrontato. 
- Dove sei sparito per tutto il pomeriggio? Ti ho cercato dappertutto! Dovevamo portarci avanti con i compiti o sbaglio?
- Sono forse fatti tuoi?
Blaise scoccò un’occhiata ferita all’amico costringendo Draco a mordersi la lingua per la risposta brusca che gli aveva rivolto. Dopotutto Zabini non aveva nessun torto.
- Scusa. - sbuffò il biondo - Sono nervoso. Potrai mai perdonarmi?
- Ovvio che sì. - scrollò le spalle il ragazzo, provocando un coretto di sospiri ammirati dall’intera sala.
Malfoy sorrise amaro.
Era incredibile come le cose fossero rimaste, per certi versi, le stesse di una volta. Con la fine della guerra nessuno più era intenzionato a sentir parlare di morti, stragi, torture o vendette.
Ciò che è stato, è stato. Veniva tutto accantonato dall'ipocrisia della gente.
Draco si domandava come si potessero dimenticare i fratelli uccisi, i padri mai tornati a casa dal lavoro, le madri morte dal dolore che la perdita dei figli aveva causato. Se un ex-Mangiamorte si ritrovava a fare pensieri simili, il mondo doveva per forza essersi rovesciato. 
L'ipocrisia dilagava indisturbata e questo non poteva far altro che piacere a chi aveva motivo di temere ripercussioni sulla propria persona.
 
Draco scacciò in malo modo la mano di Pansy, posata con fare malizioso sulla sua coscia.
 
Per un Mangiamorte rinnegato come lo era il ragazzo, tutta quell’aria di finto perbenismo era come una manna dal cielo. Era contento che la gente fosse d’accordo col pensare al futuro e relegare il passato in un angolo lontano della memoria, ignorandolo. Circa la metà degli studenti la pensavano esattamente in quel modo. Naturalmente, chi aveva più da ridire erano, come al solito, i Grifondoro.
Draco fece vagare lo sguardo lungo la sala fino al tavolo dei benefattori rosso-oro. I suoi occhi si strinsero meditabondi quando si posarono su d’una chioma corvina fin troppo conosciuta: Harry Potter, eroe del mondo magico, leggendario bambino-sopravvissuto ora nuovamente soprannominato Salvatore.
La bionda serpe aveva difficoltà a catalogare il rapporto che si era venuto a creare con Potter. Per meglio dire, nessuno di loro aveva creato alcun tipo di rapporto. Sembrava che non esistessero più l’uno per l’altro.
Draco si domandava se andasse bene continuare a ignorarlo o se forse, Potter aspettava da lui la prima mossa. Avrebbe dovuto ringraziarlo? Per cosa poi? Per aver vinto? Per aver difeso sua madre al processo? Avrebbe dovuto tornare ad insultarlo come prima? 
In fin dei conti se il compagno non era venuto a cercarlo magari era perché aveva deciso di non voler avere più niente a che fare con lui. Era probabile che la sua vista gli portasse alla mente brutti ricordi. Tutti sapevano quanto Harry soffrisse. Il dolore gli si poteva leggere chiaramente in faccia quando vedeva la famiglia Weasley riunita, quando andava a trovare il suo figlioccio, Teddy, affidato alle cure di sua zia Andromeda, quando si accorgeva della mancanza del cicaleccio di Lavanda e Calì e quando notava l’assenza del flash abbagliante dell’obbiettivo di Colin Canon. A Harry non serviva che un Malfoy gli girasse attorno e Draco poteva dimostrargli la sua gratitudine tenendoglisi il più lontano possibile.
 
 
 
 
Quando Harry aveva fatto il suo ingresso trionfale in Sala Grande, com’era prevedibile l’intera scolaresca aveva interrotto i propri discorsi, puntando gli occhi su di lui. Dopo tutti quegli anni, il ragazzo avrebbe dovuto essersi abituato a questo genere di cose e invece, essere al centro dell’attenzione lo rendeva sempre nervoso. Camminando con gli occhi bassi, fissi sul pavimento, il giovane percorse la distanza a suo parere enorme che lo divideva dal suo amato tavolo. Rendendosi conto all’ultimo momento che l’unico posto libero vicino a Ron e Hermione era quello di fianco a Ginny, virò bruscamente andando a piazzarsi poco più indietro, tra Neville e Seamus. Se i compagni si accorsero della manovra non fecero commenti. Tutti sapevano che tra il capitano della squadra di Quiddità di Grifondoro e la più piccola di casa Weasley i rapporti non erano dei migliori.
 
- Eccolo finalmente!!!
- Harry, pensavamo ad un'imboscata serpeverde sulle scale! - scherzarono gli amici, passando i piatti con le pietanze al nuovo arrivato.
- Certo… - il ragazzo si servì un’abbondante porzione di purè - Ed io mi faccio ammazzare così… Ma per favore! Non sapete che sono il salvatore del Mondo Magico?! - esclamò in tono pomposo, facendo sorridere gli amici - … E ho appena rischiato di perdere la vita inciampando nell’ultimo gradino delle scale. 
 
Dal tavolo grifondoro provenne una fragorosa risata che attirò la momentanea attenzione dell’intera sala e l‘occhiataccia della preside McGranitt.
I ragazzi abbassarono repentinamente il tono della voce, continuando a sghignazzare tra loro.
 
Harry chinò la testa in una buffa imitazione d’inchino, non accorgendosi dell’incupirsi dello sguardo di Seamus, seduto di fronte a lui. - C‘è Malfoy che ti fissa.
Pur non dimostrandolo, il giovane Potter rimase sorpreso dalle parole dell’amico, visto e considerato che dall’inizio dell’anno lui e il biondo non avevano avuto contatti. Non l’avrebbe mai ammesso con nessuno ma un po’ gli mancavano le loro schermaglie. Tuttavia era il caso di rimanere lontani da Draco. Harry non voleva dare al ragazzo nessun altro motivo per odiarlo più di quanto, a parer suo, già facesse.
 
 
 
 
- Che farai per le vacanze, Dray?
Il serpeverde interruppe l’interessante caccia al budino per scoccare un’occhiata infastidita all’indirizzo di Pansy. Dal canto suo, la ragazza si limitò a fissarlo in attesa di una risposta.
- Non lo so ancora...
- Potresti venire da me! - propose la giovane con sguardo sognante ed espressione estasiata - Pensa… Non sarebbe meraviglioso?!
- Un inferno… - sussurrò Blaise, abbastanza piano perché nessun altro a parte l’amico lo sentisse.
- Saremo soli... Chissà quante cose potremmo fare!
La risatina nasale con la quale Pansy concluse la sua proposta fece venir voglia a Malfoy di sbattere la testa contro il tavolo e mettere fine ai suoi giorni di sofferenza. Zabini ridacchiò alla faccia sconsolata dell‘amico. - Se ti va puoi venire a stare da me. Passiamo il Natale nella tenuta in Italia. - propose.
- Grazie Blaise ma credo che tornerò al Manor. Voglio controllare che sia ancora lì dove l'ho lasciato. Inoltre, ora che mia madre si è trasferita in Costa Azzurra e io sono diventato il nuovo proprietario della casa, voglio fare un po’ di manutenzione. - e con queste parole il ragazzo si alzò da tavola. Scusandosi, uscì dalla Sala Grande.
 
 
 
 
- E tu Harry?
Il giovane si riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, puntando gli occhi in quelli nocciola di Neville che gli restituì uno sguardo interrogativo.
- Scusami, non stavo seguendo…
- Ho chiesto: cosa farai per le vacanze di Natale?
L’interpellato ammutolì per qualche istante.
Di restare ad Hogwarts, per la prima volta in tutta la sua vita, non gli andava. Quelle mura erano pregne di ricordi troppo dolorosi che ancora non si sentiva in grado di affrontare.
Era sottointeso l’annuale invito alla Tana. Tuttavia, il ragazzo non pensava di andarci visto e considerato che i rapporti con Ginny si erano congelati dopo la fine del conflitto quando, contro ogni previsione, lui non era tornato da lei. In verità, la piccola Weasley ancora sperava di poter riconquistare il cuore dell’ex bambino sopravvissuto ma Harry non aveva nessuna intenzione di farsi abbindolare dagli occhioni dell’amica. Ron aveva capito la situazione e gli offerto il suo appoggio.
- Non ho ancora deciso. Di sicuro devo tornare a Grimmuld Place per dare gli ultimi ritocchi.
- E’ vero me l’ero quasi scordato! Hai rimesso a nuovo l’intera casa, non è così?
Il giovane Potter annuì. - Sì, esatto. Mancano ancora gli ultimi mobili da montare e devo saldare il conto al negozio di arredamenti. Una volta finito credo che…
- Verrai da noi, vero? - lo interruppe Ginny, sporgendosi sul tavolo e inzuppando la cravatta della divisa nel sugo dell’arrosto. - Dannazione!
I ragazzi sorrisero divertiti alla goffaggine della compagna. Harry sospirò, passandole un tovagliolo per ripulirsi. - Il fatto è che… Ho trovato un regalo da parte dei miei genitori.
- Ma Harry i tuoi genitori sono…
- Nel mondo Babbano è usanza regalare un viaggio a chi compie diciott’anni e diventa maggiorenne. Essendo di origini babbane, mia madre aveva già organizzato il tutto. L’ho scoperto mentre mettevo ordine tra le carte, le azioni e i conti della mia camera blindata alla Gringott.
-Oh…- la delusione si percepiva chiaramente nel tono della rossa - … E dove andrai di bello?
 
Harry, che si era inventato tutto di sana pianta e su due piedi, non aveva di certo intenzione di partire! Adesso che però aveva fatto quella sparata non poteva sicuramente rimanersene a casa! Scoprirlo sarebbe stato fin troppo semplice! 
Il giovane aveva necessità di trovare un posto dove passare le vacanze; un posto dove i suoi amici non l’avrebbero trovato.
 
- Ehm... In verità non lo so ancora. Scoprirò la destinazione una volta all’aereoporto.
- Cos’è un aeromorto?
- Ragazzi… Torno in stanza. Mi mancano più di venti centimetri per finire la pergamena di Pozioni!
Salutando tutti frettolosamente, il giovane si dileguò prima che qualcuno riuscisse a dire Quidditch.
 
 
 
 
***
 
 
Draco aveva passato un’altra notte in bianco; l’ennesima.
Con le palpebre pesanti di sonno, gli occhi arrossati e lo stomaco vuoto, si diresse svogliatamente verso l’aula di Pozioni.
Tutti a serpeverde sapevano che non bisognava dar fastidio a Malfoy quando non aveva dormito. Per questo motivo nessuno, nemmeno Blaise si azzardò ad occupare la sedia libera al fianco del biondo che, contrariamente al solito, aveva occupato l’ultima fila di banchi.
Con la testa poggiata sul palmo della mano osservava pigramente il via vai di studenti che superavano l’entrata.
 
All’inizio dell’anno, la professoressa McGranitt era stata eletta come nuova preside di Hogwarts. Per prima cosa aveva stabilito, in ricordo di quel vecchio strambo di Silente, per promuovere l‘unità tra case ora che la guerra era finalmente conclusa, che Serpeverde e Grifondoro avrebbero seguito le lezioni insieme.
Purtroppo, sebbene la guerra fosse ormai finita, serpi e grifoni continuavano a non andare d’accordo. Era stato così per più di cento anni… Nulla sarebbe cambiato nel giro di pochi mesi.
 
Draco sbadigliò nell’esatto momento in cui la coppia d’oro della scuola varcava la soglia dell’aula, mano nella mano.
- Malfoy! Non ti hanno insegnato le buone maniere? Hai presente… La mano davanti alla bocca?
- Buongiorno a te Granger. Petulante come al solito. Ma non hai schifo a farti toccare da uno come lui? - storse la bocca il ragazzo, indicando Ron Weasley con un cenno del mento appuntito - Guarda che tu di sporco hai solo il sangue... Il pezzente invece, chissà da quanto tempo non si lava! 
Risolini sparsi si levarono tra i banchi.
- Risparmiate l’acqua in famiglia o il sapone costa troppo?
- Stai zitto Malfoy prima che ti faccia sputare tutti i denti a suon di cazzotti!- scattò Ron, con le orecchie viola.
- Cosa c'è Lenticchia? Mi sembri nervoso… La Granger ti manda in bianco? - Zabini scoccò un‘occhiata di avvertimento all‘amico che imperterrito continuò la sua recita. - La cosa non mi sorprende però, permettimi di darti un consiglio Granger; fai poco la preziosa perché non so quante altre possibilità potresti avere se scarti il pezzente…
 
Hermione cercava di ignorare, per quanto possibile, gl’insulti rivolti al suo indirizzo, concentrandosi per trattenere il suo ragazzo dal saltare addosso a Malfoy.
Ron fumava di rabbia e risentimento.
 
- Coraggio Ron, lascia stare. Andiamo a sederci.
- Io non lascio stare! Ti ha insultata!
- Non ha importanza. Non ne vale la pena. - sussurrò dolcemente la riccia, poggiando una mano sul braccio del ragazzo. Ron sembrò calmarsi all’istante. - Hai ragione... Non ne vale la pena, non per un Mangiamorte.
 
Nell’aula calò il gelo.
Quelle parole furono come una cascata di ghiaccio sulla testa per Draco che serrò la mascella facendo scricchiolare i denti. - Paura Weasley? Senza Potter che ti da man forte non sai fare altro che andare a nasconderti dietro la gonnella della tua donna?
- Malfoy...- ringhiò il grifondoro.
- Dove l'avete lasciato a proposito? In qualche angolino a sbattersi la Weasley femmina, forse?
 
Hermione fece appena in tempo ad afferrargli la manica della divisa per impedire che Ron saltasse addosso al biondo.
Blaise si alzò dal suo posto avvicinandosi all’amico e poggiandogli una mano sulla spalla in segno di avvertimento.
- Coraggio Lenticchia, rallegrati…
- Malfoy ti avverto... - lo interruppe Ron ma Draco alzò una mano e scosse la testa. -Calmati, calmati...Non voglio mica dire niente di male... - lo rassicurò mentre un sorriso cattivo gli divideva a metà il volto.
- Draco… Basta. - lo raggiunse la voce di Zabini. Il ragazzo scoccò uno sguardo all’amico come per valutarne l’importanza. - Come ho già detto; non voglio dire niente di male. Rallegrati Pezzente... Adesso che la tua famiglia ha una bocca in meno da sfamare, finalmente puoi comprare un anello di legno alla Granger e chiederle di sposarti.
 
Dal lato grifondoro dell’aula si alzò un boato di protesta. Blaise afferrò il braccio del compagno e lo scosse con forza. - Ma sei impazzito?!
Draco si pentì immediatamente di quello che si era lasciato scappare nell’impeto della rabbia. Usare il ricordo di Fred era stata una mossa davvero troppo meschina anche per lui. Inoltre, i gemelli gli erano sempre stati simpatici e spesso si era ritrovato a ridere con loro.
Ron si era come cristallizzato sul posto. L'accenno alla morte del fratello era stato un duro colpo per lui che non aveva ancora superato del tutto il lutto. Hermione gli strinse forte il braccio prima di alzare gli occhi e fronteggiare Malfoy. -Sei patetico, lo sai vero? Visto che non puoi essere felice tu, non può esserlo nessuno, giusto? - Lo sguardo della ragazza era pregno di un sentimento che Draco riconobbe con sgomento come compassione. - E’ così che ragioni? Sei davvero talmente meschino ed egoista da pretendere che l’intero mondo si adegui al tuo stato d’animo?
- Cosa vai farneticando Granger? Io sono felicissimo!
- Si... - sussurrò lei, sorridendo con pena - Si vede...
 
All’entrata in aula del professor Lumacorno, gli studenti presero posto e iniziarono a disporre i libri sui i banchi. Non ci fu più tempo per pensare alle ultime battute che Hermione aveva rivolto a Malfoy.
Draco sistemò la cartella sulla sedia accanto alla sua, chiuse gli occhi e poggiò le spalle al muro in cerca di sostegno. Quel giorno per fortuna, la lezione era teorica. 
 
 
 
 
La porta dell’aula sbatté contro la roccia della parete con un tonfo sordo.
- Scusi il ritardo professore! - ansimò un Harry Potter abbastanza scarmigliato tra un respiro affannato e l’altro.
- Harry che piacere vederti figliolo! Pensavo avessi deciso di saltare la mia lezione! Vieni avanti, vieni avanti, accomodati!
Il ragazzo sorrise all’anziano professore. Fortunatamente era sempre rimasto il pupillo del vecchio! Scandagliando l’aula con gli occhi si accorse che l’unico posto disponibile  era quello accanto a Malfoy così gli scaraventò sullo stomaco la borsa che occupava la sedia e si accomodò al suo fianco.
Draco spalancò gli occhi di scatto, tossendo per l’improvvisa botta ricevuta. Il ragazzo considerò che, decisamente, quella non doveva essere la sua giornata. Quella era una giornata di merda; iniziata da schifo e sviluppatasi ancora peggio. Era mai possibile che una persona non potesse starsene due minuti tranquilla? Era in silenzio e non stava dando fastidio a nessuno quindi perché diavolo qualcuno aveva sentito la necessità di attentare alla sua vita? Da un momento all’altro uno si ritrova col fiato mozzato a causa di una borsa... La SUA  preziosissima borsa... Sbattuta senza nessun ritegno contro il SUO delicato stomaco!!! Il ragazzo alzò gli occhi e naturalmente, chi è il buzzurro dotato di cotanta grazia animale? Ma naturalmente è Harry-sono-il prescelto-inchinatevi-tutti-a-me-Potter!
 
- Potter! Cosa diavolo pensi di fare?! Vedi di sloggiare.
- Malfoy nel caso non te ne fossi reso conto questo è l’ultimo posto disponibile.
- E allora?
- E allora non posso andare da nessun altra parte.
- C’è un sacco di spazio sul pavimento, Potter.
 
Non ricevendo risposta, Draco si sporse curioso verso il vicino scoprendolo intento a leggere quello che aveva tutta l’aria di essere un bigliettino incantato, ultimo prodotto sfornato dai Tiri Vispi Weasley. Alzando gli occhi verso le prime file dell’aula il biondo capì che il mittente del messaggio dove essere Lenticchia.
 
- Malfoy…
Draco spostò l‘attenzione sul ragazzo seduto al suo fianco trovandolo intento a fissarlo con sguardo omicida. - Potter... Lo so che sono bello ma se continui a guardarmi in quel modo mi consumi... Asciugati la bava che fai già abbastanza schifo di tuo…
- Lo sai? A costo di farmi cavare gli occhi dopo, continuerei a fissarti in eterno se questo significherebbe vederti sparire dalla faccia della terra a furia di essere consumato! E poi non sto sbavando! Tu piuttosto, preoccupati di dormire, hai due occhiaie degne di un drogato! E piantala d’insultare le persone perché risulti solo patetico e scontato… Non ti sei accorto che se non fosse per Ron non verresti considerato più da nessuno?!?!?! L’hanno capito tutti quanto pietosa sia la tua situazione!
Draco era ammutolito.
Harry si congratulò con se stesso perché finalmente sembrava essere riuscito ad azzittire il rivale. - Fai pena a tutti Malfoy.
 
Draco sapeva che Potter aveva ragione ma si rifiutava categoricamente di prenderne atto e ammetterlo. Sapeva che a nessuno più interessava quello che diceva o faceva. Si era illuso di essere tornato alla sua quotidianità non riuscendo ad ammettere che ciò che n’era rimasto non era altro che una facciata lisa, un pallido riflesso di quello che era stato una volta e non sarebbe più potuto essere. Sapeva che il nome Malfoy non contava più nulla ma sperava che contasse ancora qualcosa il nome Draco.
Draco non ce la fece, non riuscì a ribattere alle parole del compagno e Harry gongolò soddisfatto. Il serpeverde avrebbe tanto voluto tirare un pugno dritto in faccia alla vecchia nemesi per vedergli scomparire quel sorrisetto soddisfatto che aveva stampato addosso. Avrebbe voluto spezzargli quegli occhiali assurdi e rompergli un’altra volta il naso. Harry Potter... Ma cosa ne voleva sapere lui? Si credeva tanto al di sopra degli altri. Si credeva così... Così... Divino! Per Draco non era divino! Non era onnipotente come voleva credere l‘intera popolazione magica, non era onnisciente e nemmeno onnipresente! Non poteva salvare tutti e quelli che non salvava si ritrovavano con un pugno di mosche in mano! Harry Potter era solo un ragazzino che aveva avuto una serie di botte di culo sfacciatissime! 
Alzandosi dalla sedia e dichiarando di avere mal di stomaco, Draco si mise la borsa a tracolla e uscì dignitosamente dall’aula: come l’attore più consumato, come chi abbandona il palcoscenico dopo che il teatro è crollato dagli applausi. Il palcoscenico era l’orgoglio, il teatro l’aspettativa per il futuro e gli applausi le morti che gl’imputavano.
Mentre usciva dall’aula, Draco si ripeteva che stava scappando per fare un favore a se stesso e non perché le parole di Potter avevano avuto qualche strascico su di lui. Non voleva ammettere che sentiva le gambe pesanti e ogni passo che faceva gli risultava difficile.
 
Eh no Malfoy! Non così in fretta!
- Professore sto male anch’io! - e con quelle parole Harry si fiondò fuori dall’aula, alla spasmodica ricerca del ragazzo con il quale stava parlando.
Malfoy assomiglia proprio a una bestia tradita. Si nasconde nella sua tana per leccarsi le ferite.
 
 
 
 
Draco, ignaro di essere seguito, aveva continuato a camminare, maledicendo se stesso a ogni passo. Non era da lui perdere il controllo della situazione e bloccarsi. Non riusciva a capire se provasse più rabbia per Potter o per se stesso.
A passo sostenuto aveva varcato il grande portone in legno massiccio della scuola, inspirando una grossa boccata d’aria fresca appena all‘esterno.
Era una giornata non particolarmente fredda con un pallido sole che spuntava dalle poche nuvole in cielo.
Continuando ad avanzare, il giovane aveva attraversato l’intero parco, arrivando sulla riva melmosa del lago. Come sempre il terreno in quel punto era incredibilmente soffice e le sue scarpe affondavano nel fango. L'erba, bagnata e scivolosa, sprigionava nell‘aria un piacevole profumo e l'acqua in lontananza brillava come se ci fossero dei diamanti incastonati sul fondo.
Lì c'era il suo salice.
Era un vecchio salice piangente i cui rami toccavano terra tant’era la loro lunghezza. Fin dal primo anno era lì che Draco si rifugiava quando voleva stare solo.
Il giovane stese il mantello sul terreno ai piedi del grande tronco nodoso e si accovacciò sopra. Si slacciò la cravatta e i primi bottoni della camicia, togliendosi poi anche le scarpe per restare più comodo.
- Non è giusto… - sussurrò al vento, scagliando una pietra in acqua, rompendo la staticità del lago. - Non è giusto!
Draco aveva paura. Aveva paura dell’ignoto, del futuro ma da bravo Malfoy non avrebbe permesso a nessuno di capirlo, non si sarebbe fatto aiutare, non avrebbe chiesto aiuto.
Il ragazzo non si rendeva conto: tutto in lui, dai suoi gesti alle sue parole, tutto nascondeva un’accorata richiesta d’aiuto, una supplica, un urlo disperato quanto muto.
Stringendosi le ginocchia al petto, nell’intimità della solitudine, Draco s’isolò nel suo mondo perfetto, dove si sentiva meno solo, meno vuoto, dove non esisteva dolore o sofferenza e lui era felice. 
 
Pochi metri più indiet ro, Harry fissava la scena confuso. Aveva seguito Malfoy a distanza e adesso se ne stava nascosto dietro una roccia a spiare il biondo. Era rimasto a guardare le mosse del compagno da quando si era fermato e adesso… Adesso non riusciva a spiegarsi perché sentiva dentro di sé la convinzione che qualcosa in Malfoy non andasse.
Draco non sembrava lo stesso. Pareva… Perso. Così, abbracciato da solo sotto l’albero, era triste… E Draco Malfoy non è mai triste. Draco Malfoy non è mai niente. In quel momento era semplicemente… Umano.
Il giovane Potter si sarebbe preso volentieri a calci da solo ma non poteva fare a meno di pensare che visto così, vulnerabile e bisognoso d’aiuto, Draco fosse bellissimo.
- Stai bene? - Senza sapere come, Harry si ritrovò a circa un metro di distanza dal biondo e poté vedere l’esatto momento in cui il ragazzo si accorse di non essere più solo perché per un attimo spalancò gli occhi.
A Draco sembrò che quelle due parole fossero lo scoglio al quale aggrapparsi in mezzo alla tempesta. Fissò per un attimo il volto del nemico e considerò la possibilità di dirgli tutto. Immaginò di urlargli in faccia che No! Non sto bene!, di scoppiare a piangere e pregarlo di accarezzargli i capelli perché mai nessuno l’aveva fatto e lui voleva sapere cosa si provasse! Avrebbe voluto implorarlo di dirgli che sarebbe andato tutto bene e che tutto si sarebbe risolto. Avrebbe voluto chiedergli di lasciarlo da solo a crogiolarsi ancora un po’ nell’autocompatimento. Tuttavia nulla di tutto ciò era fattibile.
Da bravo Malfoy, Draco si calò la maschera e rispose con voce seccata. - Certo che sto bene Sfregiato. Volevo stare un po' da solo a riposare dato che questa notte non ho chiuso occhio! Ma a quanto pare la cosa non è possibile.
Harry sorrise per la risposta ricevuta. In fin dei conti non sembrava esser messo così male. Ma Malfoy era un maestro della truffa e Harry aveva imparato, bene o male, a riconoscere quando fingeva. - Hai sempre fatto schifo a mentire. Non so come abbia fatto tua zia a crederti quando le hai detto che il ragazzo cui teneva la bacchetta puntata al collo non ero io. 
Malfoy sussultò per il ricordo.
- E’ perfettamente normale che tu decida così, improvvisamente, nel mezzo della lezione, di andare sotto una pianta, in riva al lago a… Dormire? Non potevi direttamente saltare l'ora? Qualsiasi essere umano dotato d’un minimo d’intelligenza farebbe così.
- Potrei risponderti che ho a cuore il mio rendimento scolastico ed è per quello che dormivo in classe e non fuori. Così almeno facevo presenza! Ma... Dubito che se ti rispondessi così mi lasceresti mai in pace... Perciò, illuminami Potter. Che cosa vuoi che ti risponda?   
- Che mi porterai all’esasperazione e ne sei felice… - sussurrò il ragazzo tra sé e sé. Harry non poteva fare a meno di domandarsi perché si stesse preoccupando per Malfoy. In fin dei conti non era suo amico però, in qualche modo, Draco era una sua preoccupazione da sempre, nel bene o nel male. - Dimmi la verità Malfoy. Non mi sembra così difficile, no? - e detto questo il ragazzo si accucciò sui talloni beccandosi un’occhiata stranita dalla bionda serpe.
- Potter, cosa ti fa credere che la tattica comportiamoci-come-cavernicoli-e-sembriamo-minorati-mentali-con-gravi-problemi-motori mi porterà ad aprirmi con te? La verità è una merda. Non serve a un cazzo saperla.
Draco slittò leggermente di lato in modo da lasciare spazio a sufficienza affinché un’altra persona potesse sedersi sul mantello.
Harry sgranò gli occhi più stupito che mai. Mi sta facendo spazio?
- Non metterti in testa strane idee. - borbottò il biondo, chiudendo gli occhi e accoccolandosi in posizione fetale - Mi piace dormire su d’un lato. - Un sorriso gli increspò le labbra senza che lui se ne accorgesse, lasciando Harry ancora più basito.
- Parli a me di quanto possa essere una merda la verità? Non lo sarà mai abbastanza, Malfoy. Tuttavia, se c'è una cosa che ho imparato è che lasciarla uscire aiuta: evita di farti pensare inutilmente, ti risparmia ore di assurdi ragionamenti senza capo nè coda e non fa più così male...   
- Potter... Dormi.
Non si spiegò mai come accadde fattostà che, per la prima volta dopo anni, Draco riuscì ad addormentarsi in barba all'insonnia che lo perseguitava e nessun incubo venne a disturbarlo. Si addormentò come quand’era bambino e sua madre gli leggeva le favole. Dormì come aveva sempre voluto dormire, come se fosse morto; avvolto nel nero più assoluto, senza nessun pensiero, nessuna preoccupazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TO BE CONTINUED…



















Ave EFP!
Ecco a voi il primo capitolo di questo nuovo esperimento! Vi informo che la storia è già conclusa e che posterò un capitolo a settimana, per un totale di cinque capitoli.
Ditemi cosa ne pensate! Miraccomando aspetto le vostre opinioni! Ricordatevi che le recensioni sono il pane quotidiano di uno scrittore e NON creano dipendenza!
Saluti!
   
 
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