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Autore: _Woodhouse_    13/08/2012    5 recensioni
Cosa sarebbe successo se Jane Eyre non avesse mai ricevuto la sua eredità? Se fosse rimasta tristemente lontana da Thornfield per anni, senza conoscere le sorti degli abitanti dell'amata tenuta? Che ne sarebbe stato di Mr. Rochester? La rassegnazione e il sacrificio avrebbero continuato ad avere la meglio sulla loro passione?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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                                                                                                                                                                                        3 Novembre 18...


Sono ormai passati due anni dall'ultima volta che ho calpestato il suolo di Thornfield Hall.
Sono ormai passati due faticosi anni dall'ultima volta in cui mi sono sentita viva, donna, meritevole d'attenzioni e affetto.
Sono già passati due crudeli anni dall'ultima volta che l'ho visto; due anni da quella volta in cui, dinnanzi al focolare, lui, stringendomi al petto, mi supplicò di non abbandonarlo.
Qualche volta, nei miei sogni, ho avuto il coraggio di modificare le mie scelte. In alcuni - nei peggiori- decido di non muovermi da Lowood per il resto della mia vita e di vivere per istruire tante giovani donne che non sanno e non immaginano neppure cosa sia la vita, quanto estatica e sorprendente possa essere e quanto aspra e crudele possa rivelarsi poi, quando il cuore è più tenero e più propenso alla frattura. Ad ogni modo, con coscienza so che se avessi altre infinite possibilità di tornare indietro nel tempo e di cambiare il corso della mia esistenza, sceglierei sempre di lasciare Lowood school, di andare via, all'oscuro di quello che mi aspetta e vivere forse con più intensità Thornfield e tutto ciò che contiene.
L'unica cosa su cui spesso mi capita di rimuginare è la decisione di lasciare Edward... Mr. Rochester. Ecco, devo imparare a dimenticare il suo nome, non ho più alcun diritto di chiarmalo come se ancora io gli fossi cara, come se io potessi ancora rivederlo, ancora sposarlo.
In fin dei conti, chiedermi come sarebbe andata se fossi rimasta al suo fianco è solo una sciocca tortura che uso infliggermi di tanto in tanto. Che Dio mi perdoni per tanta stoltezza! Ma non posso, specie in giorni come questo, proibirmi di pensare a come sarebbero potuti trascorrere questi anni insieme a lui, sotto il suo tetto, stretti di fronte al focolare, goliardici tra i boschi.
Non riesco a non pensare a quanta benedizione sarebbe equivalso poterlo osservare nelle prime ore del mattino, avvolto nel lenzuolo sgualcito e consumato da una notte di primavera, mentre cerca di schiudere gli occhi e accogliere il giorno. Quanta estasi mi avrebbe offerto stringerlo affettuosamente prima di colazione, farmi spazzolare i capelli davanti alla toletta, essergli amica e confidente quando qualche controversia negli affari gli avesse dipinto sul volto il peculiare e adorabile broncio che tanto mi permettevo di adorare.
Ad ogni modo, sebbene nessun luogo potrà mai occupare il posto che nel mio cuore occupava e occupa tutt'ora Thornfield, nel mio cottage e in compagnia dei miei cari amici di Moor House, Mary, Diana e St. John conduco una vita sotto molti punti di vista appagante.
La loro presenza e le mie occupazioni lavorative mi distraggono dal buio dei miei pensieri per gran parte della giornata, e giacché il tempo restante si rivelerebbe invivibile, lo impiego studiando con acredine quel che St. John è così paziente di insegnarmi del tedesco.
A volte, però, capita che la mente divaghi insostenibilmente ed è in questi momenti che sento come se le forze e la vita mi venissero meno, come se il respiro volesse scoppiarmi violentemente fuori dal petto. In momenti così devo ricorrere alla preghiera o, nel peggiore dei casi, devo cedere languidamente al ricordo che, per quanto doloroso, a volte pare fungere da balsamo contro il dolore. Ricordarlo, per quanto a volte si riveli insopportabile, mi scalda il cuore e mi concilia con la mia intera esistenza; pensare al suono della sua voce che mi rimbrotta per il mio costante muso appenso, mi dà la possibilità di sorridere teneramente per qualche secondo al giorno.
Forse Dio mi punirà per non aver sfilacciato con le unghie e con i denti questa tenera passione, per non aver accettato come marito un buon uomo come St. John e per aver ostinatamente tenuto integro il laccio invisibile che mi lega all'anima di... Mr. Rochester.
Ah! Mi chiedo se per lui le cose siano andate come solo lui merita, se la vita sia riuscita anche per poco a sorridergli e a tirar fuori dal suo cuore tutto il calore che è stato in grado di donarmi.
Ad ogni modo non posso dilungarmi oltre, tra non molto mi raggiungerà St. John e dovrò andare con lui a visitare i poveri del villaggio.
Da questa giornata, comunque, non mi aspetto nulla, mi auguro solo di arrivare alla sera con l'anima e il cuore ancora integri e di non dedicare troppo spazio a pensieri che farei bene a tener lontani per sempre.
Jane, sii forte.


Dopo che Jane indossò lo scialle grigio di lana caldissima, lasciò il cottage in compagnia di St. John, il quale come ogni giorno si presentò alla sua porta con aria pensosa e con indosso un semplice completo da clericale.
Camminarono lentamente l'uno al fianco dell'altra lungo il sentiero erboso e stretto che conduceva al ponticello che distanziava il cottage di Jane dal resto del villaggio.
St. John non si era ancora sbarazzato della sua aria corrucciata e Jane, di tanto in tanto, gli indirizzava degli sguardi tanto premurosi quanto discreti. 
St. John fingeva di non accorgersi di quelle attenzioni e così proseguirono per una mezz'ora, finché la zona in cui stavano collocati i poveri non si presentò loro davanti.
Jane sorrise tra sé e sé, grata a Dio per il compito che le permetteva di svolgere, quindi strinse con più vigore il manico della cesta delle provviste e, dopo aver scambiato uno sguardo di particolare in intesa col buon amico, si addentrò nella prima casupola e svolse con solerzia tutti i suoi compiti, ricevendo sorrisi grati dalle signore più anziane e bisognose.
Quando il giro delle case fu terminato, i due si misero nuovamente sulla strada che avevano percorso all'andata e stavolta, senza che Jane se l'aspettasse, St. John esordì:
- Quest'oggi vi siete davvero superata, Jane. Non che di solito il vostro lavoro non sia degno d'ammirazione, ma questa mattina ho notato un'intensa dedizione in tutto ciò che facevate.
- Siete infinitamente gentile,- rispose lei, timidamente - credo di non meritare simili complimenti, ho solo fatto il mio dovere di cristiana e spero di poter fare sempre meglio.
- Il vostro carattere è la vostra forza. A volte, sapete, v'invidio immensamente. - disse St. John, improvvisamente provvisto di un sorriso melanconico. - Non saprò mai bene quel che vi è capitato prima che voi arrivaste alla mia casa, ma non dev'essere stato nulla di gratificante. Negli occhi avete appigliata una tenera tristezza che è probabilmente lo specchio di un dolore ben più acuto, dolore che avete saputo sovrastare e trasformare in impegno, amicizia, tenacia. Non finirò mai di ammirarvi, Jane.
- Siete troppo buono. - rispose con gli occhi rivolti a terra. In quell'attimo le balenò in mente il pensiero che non le sarebbero più bastate delle lusinghe qualunque per avvertire del clamore nella propria interiorità, piuttosto sarebbe servito uno sguardo, il suo sguardo: lo sguardo amorevole di Mr. Rochester.
 
                                                                                                                                                                                         
   
 
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