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Autore: nephylim88    14/08/2012    3 recensioni
La storia che presento qui è la storia di un fantasma italiano abbastanza famoso: la piccola Azzurrina, bambina affetta da albinismo scomparsa misteriosamente nella ghiacciaia del suo castello. La storia che propongo narra la vicenda come immagino sia avvenuta dal punto di vista della madre della bimba dopo 5 anni dal fattaccio, con la prima manifestazione del fantasma. Poi dal punto di vista di un armigero presente al momento della sua scomparsa. Dopodiché presento un capitolo ambientato in occasione del 640' anniversario della scomparsa della bambina, con curiosi fenomeni che avvengono in tale occasione.
E' la prima volta che entro in questo sito e scrivo una storia. Le mie maggiori speranze sono: che il racconto piaccia, e che non sia già stato scritto. In caso si verifichi l'ultima ipotesi, sappiate che sono in totale buonafede!
Buona lettura!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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21 giugno 1375
  • Dimmi un po’, ma tu hai visto quell’incappucciato che il padrone ha ricevuto l’altro giorno?
  • Il frate?
  • Ah, era un frate?
  • Già…
I due armigeri, Domenico e Ruggero, stettero in silenzio per un po’. Il cortile era pieno delle risate della piccola Guendalina. Era piccina, per i suoi cinque anni, e molto vivace. Entrambi la guardarono ridere, saltare e correre dietro ad un fagotto di stracci. Nonostante la luce fosse piuttosto scarsa, a causa dei nuvoloni che minacciavano Montebello, i riflessi azzurri dei suoi capelli erano evidenti. Guardandola, Domenico rabbrividì. Fosse stato per lui, quella bambina sarebbe morta non appena venuta alla luce. Una bambina con i capelli bianchi e gli occhi rossi altro non poteva essere che la progenie di Satana, e qualsiasi espediente potesse usare quella strega che l’aveva messa al mondo per mascherarla non poteva nascondere l’evidenza dei fatti! L’unico motivo che gli impediva di prendere e sgozzare quel piccolo demonio era la condanna a morte che inevitabilmente ne seguiva. Per un qualche motivo, quasi sicuramente un maleficio, Ugolinuccio Malatesta, signore di Montebello, aveva a cuore quell’essere, quasi quanto gli altri suoi figli. Sicuramente la moglie lo aveva irretito grazie alla sua conoscenza molto personale di Satana, conoscenza dalla quale era scaturito quel mostricciattolo. Domenico continuò a osservare quella piccola, truce. C’erano delle volte in cui temeva per la sua anima immortale. Voleva tanto sacrificare la sua vita in nome di Cristo, e salvare la città dal quel demone coi capelli azzurri, ma qualcosa glielo impediva. Forse era sotto incantesimo anche lui. Chissà se qualcuno poteva aiutarlo… forse quel frate…
  • Secondo te, di che ordine è? – Ruggero interruppe il corso dei suoi pensieri.
  • Come, scusa? – rispose bruscamente Domenico.
  • Il frate, dico. Di che ordine sarà?
  • Non saprei proprio. Ho sentito dalla padrona che fa parte del tribunale dell’Inquisizione.
  • Allora forse è un domenicano.
  • Può darsi.
  • Ma hai visto il simbolo che portava al petto?
  • Quale simbolo? Di che cosa stai parlando?
  • Ho visto che portava al petto una croce d’oro.
  • E allora?
  • Questa croce aveva un serpente d’oro che la avvolgeva. Può darsi che sia solo il simbolo del suo monastero di provenienza, ma… - Ruggero rabbrividì.
  • Ma?
  • Beh, mi ha dato i brividi. E quegli occhi, così gelidi… - rabbrividì di nuovo. – chissà cosa ci fa, qui.
  • Avrà sentito parlare di quel piccolo demonio a cui siamo costretti a fare da balia.
  • Non dire così – sbottò Ruggero, continuando a osservare la bambina.
Domenico lo squadrò, sprezzante. Sapeva che Ruggero adorava quel piccolo mostro. La venerava, quasi! Non sopportava che qualcuno dicesse qualcosa contro la piccola Malatesta. Addirittura, quando parlava di lei, la chiamava col soprannome idiota che le aveva dato la madre: Azzurrina.
  • Buongiorno, signori. – una voce vellutata alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi. Si voltarono. Il frate era rivolto verso di loro, con un ghigno appena visibile sotto il cappuccio. In quell’attimo, Domenico capì esattamente cosa voleva dire Ruggero riguardo agli occhi di quell’uomo. Tremò impercettibilmente. Il suo sguardo corse per un momento al petto del frate, dove scintillava la croce d’oro. Il serpente che l’avvolgeva sembrava quasi muoversi. “Buon Dio!”, riuscì a malapena a pensare.
  • S-sua eccellenza… - balbettò Ruggero, inchinandosi appena.
Il frate rispose all’inchino, poi andò avanti per la sua strada. I due armigeri tornarono a tenere d’occhio il cortile, un po’ scossi.
  • Azzurrina? – la voce di Ruggero era quasi un rantolo. La bambina non era più nel cortile.
  • Oh, e adesso dov’è finita? – sbottò Domenico, in apparenza infuriato. In realtà era impaurito. “stai calmo” pensò confusamente “è quel frate che ti ha impressionato! Sarà andata a recuperare la palla in cucina o da qualche altra parte!”
In quel momento un urlo straziante riecheggiò nel cortile.
  • AZZURRINA! – urlò Ruggero angosciato.
  • Viene dalla ghiacciaia! Andiamo! – gridò di rimando Domenico.
Corsero come due disperati nel corridoio che portava alla ghiacciaia. Aprirono la porta, praticamente sfondandola, certi di trovare Guendalina lì dentro, terrorizzata perché si era chiusa dentro per sbaglio e non sapeva più come uscirne. E invece…
  • Dannazione, non c’è! – ruggì Domenico.
  • Ma sei sicuro che venisse da qui, la voce? – domandò Ruggero, l’angoscia evidente nella sua voce.
  • Certo che ne sono sicuro!
  • Oh no, oh no, oh no, nononononononono… - il mormorio terrorizzato di Ruggero continuò per un bel pezzo…
Domenico non sapeva cosa pensare. Per un attimo provò sollievo. Forse il demonio se n’era andato da quel castello maledetto…
Non fece neanche a tempo a finire quel pensiero, che una risata gelida invase la ghiacciaia. La voce aveva un che di vellutato. Domenico si voltò verso la porta, sudando freddo. E se non fosse stata la bambina, la presenza demoniaca del castello?
  
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