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Autore: Phantom Lady    15/08/2012    2 recensioni
13 songfic più una traccia bonus ispirate a 13 canzoni tratte dal disco Sound of the Universe dei Depeche Mode del 2009 più una traccia bonus da Ultra (Depeche Mode -1997) basate sul rapporto amore-odio. Sono scritte in prima persona dal punto di vista di uno dei protagonisti. La maggiorparte sono rivolte alla seconda persona, altre alla terza, come un monologo interiore. In ogni caso la scelta ha un suo perchè, che spiegherò o che comunque si potrà intuire all’interno della fic stessa. Le tracce sono:
1- In Chains [IvanxNatalia]
2- Hole to Feed [ChibimericaxArthur]
3- Wrong [MatthewxFrancis (accenni di UsUk)]
4- Fragile Tension [RoderichxElizaveta (accenni di PrUngary)]
5- Little Soul [FrancisxArthur]
6- In Sympathy
7- Perfect [MatthewxAlfred]
8- Come Back [AlfredxArthur]
9- Corrupt [IvanxNatalia]
10- Light [RoderichxElizaveta]
11- The Sun and the Moon and the Stars [FrancisxJeanne D'Arc]
12- Ghost [Ludwig (Gilbert e Feliciano)]
13- Peace [Matthew]
+ Bonus Track: Barrel of a Gun (Ultra-1997) [AlfredxArthur]
****EDIT**** Il 12° capitolo (Ghost) contiene dei riferimenti storici alla Germania e alla Prussia, soprattutto durante la caduta del muro di Berlino e la Seconda Guerra Mondiale. Il capitolo è stato arricchito con tre note storiche a fine pagina, contrassegnate con un asterisco per indicare il passaggio di storia a cui si riferiscono. Godetevi il mio duro lavoro :D
****Note: OOC o più semplicimente risalto di alcuni caratteri nascosti e dalle tonalità più oscure
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bonus Track: Barrel of a Gun (Ultra - 1997)
 
1- In Chains
2- Hole to Feed
3- Wrong
4- Fragile Tension
5- Little Soul
6- In Sympathy
7- Perfect
8- Come Back
9- Corrupt
10- Light
11- The Sun and the Moon and the Stars
12- Ghost
13- Peace       
            + Bonus Track: Barrel of a Gun (Ultra-1997)
 
 
 
 
 
 
 
 
Do you mean this horny creep *
Set upon weary feet
Who looks in need of sleep
That doesn’t come?
 
Arthur teneva in mano il suo fucile e me lo puntava contro, con aria decisa. Mi diceva che non voleva lottare con me, che io dovevo stare con lui senza replicare, che da solo non sarei andato da nessuna parte, e mi guardava, ma solo io riuscivo a notarlo con un’espressione implorevole, più che prepotente. Si reggeva su quei piedi stanchi, tremanti e mi puntava contro il fucile, il dito teso sul grilletto. Voleva sicuramente riposarsi, gettarsi a terra e regalare a quelle sue gambe intirizzite un po’ di riposo, riusciva a malapena a tenersi in piedi  e mi guardava, pregandomi di dargli una risposta rapida, non aveva più la forza di combattere, avrebbe accettato la mia decisione senza fare una piega, probabilmente non aveva neanche più l’energia per replicare, continuava solo a darmi delle motivazione per rimanere con lui. Le trovavo tutte molto valide, ma la mia voglia di indipendenza era più forte, e questo non ci avrebbe certo diviso. Avrei voluto aiutarlo ad addormentarsi, ne aveva davvero tanto bisogno, ma non lo avrei comunque fatto. Mentre la pioggia battente cadeva sul suo viso lo vidi tremare di freddo, con l’acqua sporca che si infiltrava tra i vestiti. A me, quella pioggia, passava indifferente sul corpo come le parole adulatrici di Arthur, non potevo più vederlo in quelle condizioni, marchiato dai graffi, sporco di fango fino alle ginocchia. “Ti prego” ancora mi implorava, silenziosamente, ma i miei occhi non tradivano alcuna emozione, i suoi, al contrario, erano scoppiati in un pianto silenzioso, celato agli occhi distratti dalla pioggia. Piangeva, e non era in grado di nasconderlo. Me lo chiedeva ancora, ma non potevo stare a sentire le adulazioni melliflue che mi faceva un uomo che non era neanche più in grado di tenersi in piedi. Sono sicuro che avrebbe voluto gettarsi a terra su quel fango, ma che l’avrebbe immaginato come i prati verdeggianti della mia infanzia, quando correvamo insieme. Eppure, con chissà quale forza –forse quella della disperazione- era ancora in piedi e mi minacciava col suo fucile, il dito tremante posato sul grilletto. Sapevo che non avrebbe sparato neanche sotto tortura, piuttosto avrebbe preferito rivolgere il colpo contro sè stesso, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
 
What do you expect of me?      **
What is it you want?
Whatever you planned for me
I’m not the one
 
E me lo ripetè ancora una volta, abbasando il fucile. Cadde in ginocchio a terra, gettando tutta la dignità che gli era rimasta nel fango. Con gli occhi coperti da lacrime che non aveva più la forza di nascondere mi urlò contro: -Alfred, ti prego! Non andartene, non lasciarmi solo! Non voglio che tu...- non riuscì a finire la frase che si nascose il viso tra le mani, scosso da forti singhiozzi.
Io lo guardai freddo dall’alto in basso e rimasi arrabbiato dalla sua presunzione e dal suo egoismo di volermi con lui a tutti i costi. Ero stanco di dover dipendere da lui, dover fare come voleva. Non volevo essere per lui solo una semplice colonia, volevo che mi guardasse alla pari, essere qualcosa di più.
Con la punta del fucile gli sfiorai la spalla, ma lui non mi degnò di uno sguardo.
Poi gli ordinai, gelido e apatico come non lo ero stato mai: -Guardami.
Lui alzò il viso e incatenai i miei occhi ai suoi. I suoi verdi trapelavano terrore e delusione, mentre i miei, azzurri e sicuri, lo schiacciavano sotto una presa invisibile.  Lui strinse i pugni, asciugandosi le lacrime per risultare più forte, ma ormai si era smascherato e potevo soggiogarlo facilmente. Lui era stato come un padre per me, ma rimaneva sempre il più fragile tra i due, non sarebbe stato difficile sconfiggerlo, una volta per tutte.
-What do you expect of me?! What is it you want?! Whatever you planned for me, I’m not the one!- esclamai stanco del suo comportamento così protettivo e opprimente. Non avevo più intenzione di essere il suo giocattolo. Cosa si aspettava da me? Forse che vivessi con lui il restro dei miei giorni trattato con una gentilezza melliflua? No, non mi passava neanche per l’anticamera del cervello una cosa del genere, ero accecato dall’odio verso lui e quel suo ottuso egoismo, che usa per soffocare il volere degli altri, quel cinico! Non ne potevo più, come si permetteva di trattarmi così?! Non ha niente da implorare, oltre alla pietà! Cos’è che voleva che facessi? Che continuassi a servirlo come schiavo mentre se ne stava comodo con il suo amato teh? Odiavo quel suo comportamento così autoritario, non dava la possibilità di esprimersi e pensava che il suo punto di vista fosse il più importante. Potevo capire la sua sofferenza  nel perdere la persona che ha cresciuto e alla quale si è dedicato, ma non poteva pretendere che rimanessi un bambino per sempre! Ora che ero cresciuto volevo liberarmi di quell’ombra così opprimente, non riescivo più a vivere, con quel peso sulle spalle! E tutta la mia rabbia era concentrata in quel momento, con un pugno stretto  ad un fucile, il dito sul grilletto.
La mia scelta dipendeva da quello. Arthur guardava speranzoso le mie mani. Avrei avuto il coraggio e la crudeltà di abbandonarlo, di abbandonare tutti quei piacevoli ricordi che avevo passato con lui? Avrei avuto la determinazione di portare avanti quell’obiettivo che mi ero imposto, per la quale avevo faticato così tanto? Dovevo essere pronto a voltare le spalle a quel mio tutto sommato piacevole passato per aprire gli occhi verso il mio futuro. E tutto questo dipendeva dalla mia scelta che avrei fatto nel presente. Era difficile scegliere tra le due cose. Odiavo Arthur per il trattamento mellifluo che  mi riservava, ma le volte in cui lo vedevo dolce con me e abbandonava quel suo cinismo irritante solo per rendermi  felice ripagavano di gran lunga quell’astio.
Chiusi gli occhi e, assieme ad una lacrima carica di tristezza, cominciava a cadere anche la mia decisione.
-Mi dispiace, Arthur- dissi sollevando il fucile e puntandoglielo contro, mentre le lacrime scendevano ormai copiose come quella pioggia insistente e fitta.
 
An unbearable pain                     ***
A beating in my brain
That leaves the mark of Cain
Right here inside
[...]
I never agreed to be
Your holy one

 
Gli tenni sollevato contro il fucile e lo guardai negli occhi, un po’ restio dal farlo, ma mi feci coraggio. Potevo solo avere una tremenda faccia tosta nel farlo. I suoi occhi piangevano e mi rivolgevano contro un’accusa silenziosa, ma che sentivo scandita come parole vivide nel mio cervello, battevano come pioggia sulle pareti della mia testa e si scontravano tra loro, facendomi provare il dolore peggiore che avessi mai sentito. Meritavo di bruciare tra le fiamme dell’Inferno, per questo, in eterno, a cominciare da quel momento. Un dolore insopportabile che combatteva all’interno di me, un forte moto di pietà che mi implorava di risparmiarlo, un forte moto di amore che mi chiedeva di baciarlo, un forte moto di odio che mi ordinava di ucciderlo. Non era più neanche un uomo, neanche più l’Arthur che avevo conosciuto, quello inginocchiato per terra tra il fango con le ginocchia sporche di terra, il viso sporco di lacrime. Non riuscivo a vedere in lui l’amabile padre che mi portava nelle praterie, con cui giocavo, disegnavo e che aspettavo pazientemente e fremente ogni secondo della mia vita. Nei suoi occhi verdi, ormai spenti, non riconoscevo più i campi fioriti della mia infanzia, con sprazzi di luce dovuti alle sue velate lacrime ogni volta che gli regalavo delle margherite strappate alla terra. Non ci riuscivo, vedevo solo l’erba schiacciata e tritata dagli zoccoli dei cavalli sul campo di guerra. Una vista opprimente in quelli che erano sempre stati gli occhi più belli che avessi mai visto.
-Mi dispiace- ripetei, posando un dito sul grilletto –Arthur, ti prego, sorridi, un’ultima volta.
Mi aspettavo la solita risposta arrogante, dopotutto anche la mia richiesta era insana, una persona che sta per morire perchè dovrebbe sorridere?
-Sorridi tu, piuttosto. Hai appena ottenuto quello che volevi, no?- accennò un sorriso mesto e mi guardò, con gli occhi velati dalle lacrime che non aveva ancora smesso di versare.
-Dannazione, mi rendi tutto così difficile- replicai, girandomi da una parte. Non avrei mai potuto ucciderlo, soprattutto in un momento del genere, in cui necessitava aiuto, non un fucile contro.
Fissai i miei occhi sui suoi, ormai arrendevoli e quasi rincuorati, come se ad Arthur andasse bene che fossi io ad ucciderlo. I miei occhi si velarono sempre più di lacrime man mano che il dito spingeva il grilletto e lo guardai pieno di sensi di colpa, aveva sicuramente capito quello che provavo per lui e non mi avrebbe certo condannato per questo. Arthur aveva il grande dono di capirle, queste cose.
Premetti il grilletto vedendo il suo terrore, seppure ben celato, crescere sempre di più, fino a raggiungere il culmine quando il proiettile gli trapassò il petto. Fu lo spettacolo peggiore che avessi mai visto. Cadde riverso a terra. Sapevo però, che il sangue che era stato versato quel giorno non sarebbe stato recuperato, come le lacrime. Strinsi i pugni e andai verso di lui, inginocchiato. Gli abbassai le palpebre in rigor mortis e chiusi gli occhi, mentre stringevo la sua mano morta tra le mie.
Avevo il marchio di Caino stampato a fuoco proprio lì, nel cuore, e non riuscivo a liberarmene. Presi il suo cadavere tra le braccia, sferzato dalle ferite e rovinato dal sangue, e gli sussurrai all’orecchio:-Mi dispiace, mi dispiace...- ma sapevo che non poteva sentirmi.
- Se solo avessi capito che non sono più un bambino... non volevo più essere solo una colonia, per te. E’ colpa tua – conclusi, cercando di convincermi che la mia era stata la mossa più giusta e che ero innocente.
 
 
Whatever I’ve done                                          ****
I’ve been staring down the barrel of a gun
 
Qualsiasi cosa abbia fatto ho fissato la canna di un fucile, ma non uno qualunque, il suo. Me lo puntava contro, con le dita tremanti, che si reggeva a malapena su quei piedi stanchi. E’ stato orrendo avere l’arma di un fratello, un padre, forse anche un amante, contro. Tutto d’un tratto sento le pareti davanti a me che crollano, non ho più una copertura, sono alla mercè degli altri. E non è stata una persona qualunque a puntarmi addosso un fucile, è stato Arthur, le mie pareti non sono semplicemente crollate, sono scoppiate come se distrutte dalla dinamite e le schegge sono volate verso di me, ferendomi. Sento ancora, quando chiudo gli occhi, le sue parole che cercavano di convincermi a stare con lui. A volte mi pare di averlo anche vicino, ma poi mi basta allungare una mano per capire che sono solo. Allora chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi con lui, che mi racconta le storie e io ascolto attento, come quando ero piccolo. Quando parlava dei suoi tanto amati unicorni e altre creature del bosco scoppiavo sempre a ridere e lui si univa a me, ora, riscavando in quel momento mi si allarga sulla faccia un semplice sorriso mesto e scende una piccola lacrima.

 
****Traduzioni

* Ascolti questo pervertito adulatore/ che si regge su dei piedi stanchi/ che necessita un po’ di sonno/ che non arriverà?
 
** Cosa ti aspetti da me?/ Cos’è che vuoi?/ Qualunque cosa tu abbia pianificato per me/ non sono la persona giusta
 
*** Un dolore  insopportabile/ che sta battendo nel mio cervello/  che lascia il marchio di Caino/ proprio qui dentro/ [...] Non sono  mai stato d’accordo sull’essere/ quello santo
 
**** Qualsiasi cosa abbia fatto/ ho fissato la canna di una pistola

****Note
Allura, non sono troppo convinta di questo capitolo ma, volevo finire questa raccolta, sì. E la prossima volta mi dedicherò a cose meno angst/ deprimenti/ tristi/ malinconiche.
Romania: *guarda un foglio di appunti* Da quello che hai programmato, mmmm, non so. Vampiri, una cosa che non posso anticipiare, la Terza Guerra Mondiale, gente che muore e altre cose un po' tristi... ne sei sicura?
Phantom: Uh, ma qualcosa di comico l'ho scritto, dai!
Romania: Mah, saranno giusto due o tre.
Phantom: Lasciamo perdere, va! Ok, un ringraziamento particolare a Sweet Witch, La Nymphe Blonde e SoneatheMagician per aver recensito alcuni capitoli. Grazie, non sapete che felicità!
Piccolo Edit: Un ringraziamento davvero sentito a Leila Blues che si sta impegnando a recensire i capitoli, se stai leggendo questa dedica, mi rendi tantissimo felice con i tuoi scleri e le tue considerazioni! Grazie tante!
Detto questo, era l'ultimo capitolo di questa raccolta!
Tutti: *stappano champagne*
Phantom: Questo angolo dell'autore è più demenziale del solito. La finisco qui augurandomi di rivervi da qualche altra mia fic (o vostra, perchè no?) *arriva il suo saluto leggendario*
Alla prossima!
Phantom Lady
  
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