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Autore: Susi Echelon Hu    15/08/2012    1 recensioni
Jenny è fuggita via dall'Upper East Side misteriosamente, ma dopo un'assenza di 5 anni ritorna in città. Dov'è andata? Perchè aveva lasciato l'UES? E che c'entra Nate in tutto questo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Humphrey, Nate Archibald, Quasi tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
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NdA: Come sempre, grazie per tutti quelli che hanno recensito, seguito e inserito fra i preferiti questa storia.

Disclaimer: Le promesse di Chuck e Blair non sono mie; sono state prese dla matrimonio tra Donna e David della serie finale di Beverly Hills 90210-

Gossip Girl= non di mia proprietà.

Il giorno dopo: il matrimonio di Chuck e Blair
 

Chuck le prese le mani tra le sue e la guardò con occhi adoranti e un sorriso felice. “Quand’è che ci siamo innamorati? Perché la verità è che non ricordo un tempo in cui non ti amassi già. Ho sempre saputo che tu eri l’unica che poteva guardarmi negli occhi e  vedere la mia anima. Non metto in discussione il tuo impegno per far sì che le cose funzionassero. E so che non c’è niente che non possiamo affrontare insieme. Io ti accetto, sia come partner che come migliore amica sopra tutti quelli che conosco. È un miracolo trovare la pace e la felicità che tu sai darmi. E in onore di quel miracolo, ti prometto di metterti sempre prima della nostra famiglia e dei nostri amici, di amarti e di rispettarti per sempre”.

Blair sorrise emozionata davanti a quella dichiarazione; fece un respiro profondo. “Chuck. Ti guardo e vedo il mio migliore amico. La tua energia e la tua passione m’ispirano in modi che mai avrei potuto pensare possibili. La tua bellezza interiore è così forte che non ho più paura di essere me stessa. Non ho più paura di niente. Non ho mai pensato che un giorno avrei amato così tanto una persona e che quella mi avrebbe ricambiata amandomi incondizionatamente come te. Poi ho realizzato che anche se abbiamo avuti i nostri periodi lontani, tu eri sempre e comunque con me. Sei la mia anima gemella. Mi dai uno scopo per proseguire. Senza di te la mia anima sarebbe vuota, il mio cuore infranto e il mio essere incompleto. Ringrazio Dio ogni giorno per averti portato nella mia vita. E ti ringrazio per amarmi”.

“Chuck”, continuò il prete, “prometti di amare e rispettare Blair in salute e  in malattia finché entrambi vivrete?”

“Lo prometto”, dichiarò Chuck, radioso. Blair sorrise, ugualmente estatica.

“Blair, prometti di amare e rispettare Chuck in salute e in malattia finché entrambi vivrete?”

“Lo prometto”, giurò lei, guardando Chuck.

“Se qualcuno qui presente ha un buon motivo per cui questi due non debbano sposarsi, parli ora o taccia per sempre”.

Blair lasciò cadere la mano di Chuck e si guardò attorno, lanciando a tutti gli invitati uno sguardo assassino d’avvertimento.

Tutti scoppiarono a ridere  e nessuno fece obiezioni.

“Grazie al potere conferitomi, io vi dichiaro marito e moglie”.

I due guardarono il prete, in attesa.

“Puoi baciare la sposa”, annunciò il sacerdote, ridendo.

Chuck avvicinò a sé Blair e le diede un dolce ma focoso bacio, mentre gli applausi li avvolgevano.
 

 
“Sei sicura di dovertene proprio andare?”, mormorò Dan stringendo a sé la sorella.

“Devo tornare al lavoro”, spiegò lei, “o saranno persi senza di me”.

Rufus le posò una mano sulla spalla; “chiamerai, vero?”

Jenny sbatté le palpebre, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Si era davvero comportata in modo orribile con loro; non avrebbe mai dovuto tagliare fuori dalla sua vita la sua famiglia come aveva fatto prima. Gettò le braccia al collo del padre. “Ogni giorno. Lo prometto”.

“Spero che non t’immergerai completamente nel lavoro”, disse Dan. “Dovrai tornare per commemorare di nuovo la mamma”.

“Tornerò”, promise Jenny. “Non ve ne accorgerete neanche della mia assenza”.

“Ne dubito”, dichiarò a mezza voce Rufus.

“Non farmi sentire ancora più colpevole”, disse lei lanciandogli un’occhiata.

“Allora non andartene”, ribatté il fratello.
 

 
“Nathaniel”, lo salutò Chuck, seppur il tono sembrasse quasi un avvertimento.

“Il matrimonio è stato bellissimo”, disse l’altro.

Lo sposo gli lanciò un’occhiata severa; “Che stai facendo?”

“Vado a prendermi un drink”, rispose Nate in tono innocente.

Chuck sospirò con tono frustrato, poi colpì l’amico sulla nuca.

“AWH!”, gridò Nate per poi girarsi a guardarlo; “Ma che diavolo?!”

“Jenny se ne sta andando”, gli ricordò lui. “Che fine ha fatto l’operazione ‘Riconquisterò-la-ragazza-entro-sei-giorni’?”

Nate aggrottò la fronte. “…Le faccio solo del male”.

Chuck fece una smorfia. Il tono dell’amico era così sommesso e spezzato da farlo trasalire.

“Non intendo più continuare”, proseguì; “non voglio più… Forse sarebbe meglio se andassimo entrambi per strade diverse”.

Chuck annuì e lo fissò per un minuto buono. “Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito”, dichiarò infine.

Nate lo guardò, perplesso.

“Se Blair e io avessimo pensato come te, non saremmo mai riusciti ad andare in cima all’altare”, spiegò. “Se vuoi rubare da te stesso la felicità che ti meriti, allora prosegui pure; ma in questo modo ferirai di nuovo Jenny”.

Nate si accigliò.

“Poni fine a questo ciclo di dolore, Nate”, lo avvertì. “Tu e Jenny non potrete mai essere felici, perché dentro di voi sapete entrambi che i momenti migliori che avete mai vissuto sono quelli dove state insieme”.
 

 
Oddio! Tutto questo era così clichè.

Ma non gliene importava.

Doveva solo aggiustare le cose.

Era stato così stupido.

Attraversò di corsa l’aeroporto e si diresse verso il terminal diretto per Londra.

Il cuore gli batteva all’impazzata. Si guardò attentamente attorno, ignorando la sensazione di avere decine di occhi e cellulari dotati di foto-camera puntati su di lui.

Avrebbe potuto finire male, pensò. Jenny avrebbe potuto fuggire da lui. Non poteva biasimarla se l’avrebbe fatto davvero. Gli aveva donato il suo cuore e lui l’aveva ignorata, calpestandolo più volte. Perché era sempre così stupido quando si trattava di lei?

Si fermò all’improvviso nel tentativo di non andare addosso ad una ragazzina sui quattordici anni che non nascondeva il fatto che stesse registrando ogni sua mossa. Se Jenny gli avesse detto di sparire, la sua umiliazione sarebbe stata esposta a tutto il mondo.

La visione di un lampo di capelli biondi lo bloccò di colpo.

Non aveva neppure bisogno di guardarla in viso; sapeva già chi era.

 “Jenny! Jenny!, Jenny, aspetta!” urlò correndole appresso.

La ragazza si voltò e fu come se l’intero aeroporto si fosse bloccato con lei. “Nate? Che ci fai qui?”

Ora tutto l’aeroporto aveva gli occhi fissi su di loro.

Ma non gliene importava.

“Non andartene”, la pregò.

“Che cosa?”, chiese incredula Jenny; anche se aveva sentito le parole, sembrava che il suo cervello non riuscisse ad elaborarle.

“Nate, i-io.. io non capisco”.

“Non voglio che tu parta”, la implorò lui; “Non voglio che tu te ne vada, mai”.

Jenny distolse lo sguardo.

Lui la guardò, senza fiato. “Tu non mi credi, vero?”

Jenny scosse la testa, rifiutandosi di alzare gli occhi su di lui. “Vorrei riuscire a farlo”.

Fece un respiro profondo. “Io ti amo”.

La ragazza alzò di scatto la testa, incontrando il suo sguardo, sotto shock.

“Puoi credermi o puoi anche non farlo”, continuò Nate; “Non m’interessa, ma io l’ho detto”. Sorrise, mettendo in mostra un sorriso raggiante. “L’ho detto”, dichiarò con orgoglio. “L’ho finalmente detto”.

Jenny sentì un doloroso calore diffondersi dentro di lei.

“Nessuno mi ha mai fatto provare sentimenti simili”, spiegò lui, prendendole una mano e stringendola nella sua, fissandola così profondamente negli occhi che lei avrebbe giurato riuscisse a guardarle l’anima. “E questo mi spaventa. Tu mi spaventi. Il modo in cui riesci a farmi sentire mi spaventa. Penso a te tutto il tempo. Anche se tu sei già qui con me”; s’indicò il cuore.

Jenny lottò per non cadere a pezzi.

“Non posso sfuggire a tutto ciò, ci ho già provato. Fidati, ci ho provato davvero. Ma è troppo tardi. Tu sei già una parte di me”.

Le prese di nuovo la mano. “Non ti lascerò andare. Non questa volta. Tu mi conosci. Più di quanto io conosca me stesso.”

La ragazza sbatté le palpebre mentre le lacrime le cadevano giù sulle guance.

“Jenny”, continuò lui, toccandole il viso e riducendo il tono a poco più che un sussurro, “tu mi completi”.

Se non fosse stato che le stesse tenendo le mani, avrebbe certamente perso l’equilibrio e sarebbe certamente crollata a terra.

“E se tu partissi…”, il dolore nella sua voce era inconfondibile, “la mia vita sarà vuota. Non sarò mai felice. Non lo sono mai stato. Non ho mai conosciuto la vera felicità fino a quando non ti ho incontrata”.

Jenny fece un lungo respiro per calmarsi.

“Ti amo, Jenny”, dichiarò Nate. Trattenne il fiato. La sua risposta avrebbe potuto guarirlo o ucciderlo.

Lei gli sorrise, si asciugò le lacrime di gioia e lo abbracciò. “Ti amo anch’io, Nate”.

Lui sorrise e la strinse a sé, giurandole che non l’avrebbe mai più lasciata andare.

Per la prima volta dopo tanto, erano finalmente dove entrambi appartenevano: tra le braccia dell’uno e dell’altra.
 

***FINE***
 
 
 
 
  

  
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