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Autore: HaruHaru19    16/08/2012    2 recensioni
Il viso dall'espressione birichina e il leggero rossore che andava a imporporarle le guance mentre si scusava imbarazzata per essersi persa nell'immensità del castello, avevano vinto sull'ostilità dell'arcigno sovrano il quale supponeva invece che la principessa belga si fosse fatta trovare di sua iniziativa vicina alle sue stanze con la speranza di entrarvi assieme all'imperatore. Il che era in parte vero: HyoYeon non si era persa, una come lei trovava la strada di casa anche nelle selve più impenetrabili, ma aveva seriamente intenzione di farsi invitare dal malvagio monarca a entrare nelle sue stanze. Quello che il vecchio non immaginava era che i piani di HyoYeon si sarebbero discostati di gran lunga dai suoi, una volta fatto l'ingresso nella camera.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Haru's blablabla: Non ho molto da dire, a parte che finalmente sono riuscita a scriverlo e che Jessica mi odierà, ma va bene: Jess, ricordati che è tutta colpa di Denise! XD Vi lascio al capitolo. ENJOY! ^^



Capitolo 6: Quando non hai quasi mai avuto niente.
 
La stessa notte impregnata dei bisbigli tra la principessa belga e la regina tedesca, nonché unica testimone dello scambio di informazioni tra Yuri e HyoYeon, altre due persone stavano rimandando da tempo l'ora di andare a dormire. Al piano sottostante rispetto a quello dove si trovavano le stanze assegnate alla regina tedesca, il pavimento di una camera veniva nuovamente calpestato da irrequieti piedi che avevano già percorso chilometri a seguito dei continui su e giù.
<< JinKi, siediti per un attimo solo, ti prego. >> la voce stanca di un Taemin rozzamente abbandonato su di una poltrona sembrò riscuotere il fratello maggiore dagli intricati pensieri che non lo abbandonavano da tanto, troppo tempo. Jinki sollevò lo sguardo e smise per un attimo di torturarsi le unghie della mano sinistra, ma l'espressione indecifrabile per le troppe emozioni in contrasto sul suo volto non rassicurò per niente il più piccolo. Quella notte non riusciva a dormire a causa del continuo flusso di pensieri che lo torturava da quando aveva ricevuto la lettera di Jessica e che, in quel momento, sembrava essere particolarmente intenso. Il fratello maggiore gli aveva
improvvisamente invaso la camera dicendo che era del suo stesso avviso e che voleva che gli facesse compagnia. Taemin aveva acconsentito, ma dopo tre ore di ininterrotti borbottii da parte di JinKi, Morfeo si era finalmente deciso ad accoglierlo tra le sue braccia, ma adesso il fratello desiderava fortemente che il più piccolo restasse sveglio finché anche lui non avesse iniziato a sentire il peso della stanchezza gravargli addosso.
<< Non ci posso credere, non ci posso credere... >> JinKi riprese il suo monologo ripetitivo interrotto poco prima << Mi ha visto quando siamo arrivati e anche al ballo: mi evita di proposito, me ne sono reso conto... >>
<< E' comprensibile, JinKi, sai che... >> fece Taemin per tranquillizzare, inutilmente, il fratello.
<< Comprensibile, dici? >> JinKi lo fulminò con lo sguardo, come se avesse appena detto la cosa più assurda e folle mai detta e, probabilmente, lo pensava sul serio << E' scappata via e non è mai più tornata da me. Si è sposata e adesso mi evita. Non difenderla, Taemin. Non farmi questo. >>
<< Non la sto difendendo, sto solo dicendo che posso capire il suo punto di vista. Almeno lei ci prova ad andare avanti. Non puoi accusarla se sta tentando di riconquistare un po' di felicità. Te lo ripeto da anni, JinKi: chiudi quel capitolo della tua vita una volta per tutte e vai alla pagina successiva! Quando è stata l'ultima volta che hai parlato così tanto? Quando è stata l'ultima volta che hai parlato? Sei devastato, lo capisco, è stato un brutto colpo per tutti, ma ormai è passato e il passato non si può cambiare, per quanto lo si desideri. Non ti rimane altro che andare avanti e cercare un briciolo di felicità altrove! >>
<< Lei è la mia felicità e io sono la sua! Perchè sembrate tutti non capirlo? >> il maggiore dei fratelli stava urlando, fuori controllo. Si portò una mano al petto, all'altezza del cuore, nell'inutile tentativo di alleviare almeno parte del dolore e della sofferenza che si portava dentro, mentre gli occhi diventavano pericolosamente lucidi. Taemin pensò che fosse un buon segno: anche la rabbia, anche la tristezza, qualsiasi cosa, era meglio dell'ottuso autismo che il più grande si ostentava a mostrare a chiunque. Avrebbe ritenuto un grande passo avanti se anche solo il fratello fosse scoppiato in lacrime o avesse cominciato a lanciargli contro un oggetto dopo l'altro; per troppo tempo aveva provato a riportare il sorriso sulle labbra dell'unico vero legame che gli era rimasto e troppe volte si era visto ricambiare con imbronciati silenzi e occhiatacce. Taemin era deciso a far tornare le cose come prima, in un modo o nell'altro. Si alzò dandosi un contegno e si avvicinò all'altro, sfiorandogli una spalla amichevolmente.
<< JinKi, io... >> non riusciva a trovare le parole giuste. Non voleva risultare aggressivo o capriccioso, ma desiderava fortemente cambiare le cose. Sospirò guardando il fratello che si teneva la testa con la mano, gli occhi chiusi a celare un mondo dentro il quale era vietato l'accesso a chiunque tranne che alla sua disperazione e autocommiserazione. Il giovanissimo re nordico stava per pronunciarsi nuovamente, quando un lieve bussare gli fece voltare la testa in direzione della porta, mentre il più grande si lamentava di chi mai potesse essere così stupido e maleducato da venire a disturbarlo a quella tarda ora. Il più piccolo si avvicinò alla porta e l'aprì: non aveva la minima idea di chi potesse desiderare di vederlo, ma di certo non avrebbe mai pensato di ritrovarsi di fronte alla minuscola figura che lo osservava con uno sguardo preoccupato.
<< Sunny... >> bisbigliò, chiedendosi se la ragazza si trovava seriamente davanti a lui o se si trattava solo del frutto della sua immaginazione.
<< Salve, Taemin. >> la regina francese non sembrava offesa dal fatto che il ragazzo l'aveva appena chiamata col suo semplice nome, senza aggiungere alcun tipo di onorifico, dopotutto la giovane donna ci era abituata: l'aveva visto crescere quel ragazzino, non voleva certo essere scortese.
<< Vi lascio da soli >> il più piccolo si fece da parte per far entrare la regina.
<< Grazie, Taemin. Se non ci fossi stato tu... >> Sunny non riuscì a terminare la frase perchè i ricordi affiorarono vivi e violenti a quelle parole e lei dovette concentrarsi unicamente sull'atto di reprimerli. Taemin sorrise e mise una mano su quella della ragazza che gli stava accarezzando una guancia con amore materno e la malinconia negli occhi. Con un sospiro si avviò verso la camera assegnata al fratello, sperando vivamente che quella notte rappresentasse il punto di svolta per quella brutta situazione.
Sunny si chiuse la porta alle spalle e incatenò lo sguardo a quello di JinKi, il quale la fissava con uno sguardo tra l'incredulo, l'estasiato e lo sconvolto.
<< Amore mio >> JinKi sembrò riscuotersi e, con un sorriso che gli costò parecchia fatica da tanto era il tempo che era passato dall'ultima volta in cui aveva sorriso, percorse a grandi falcate la stanza e azzerò la distanza fra lui e la piccola donna.
Questa però alzò le minuscole e delicate mani al fine di fargli capire che non poteva cingerla con le sue braccia per stringerla a sé << Non mi sembra appropriato, JinKi. Sono sposata, adesso. >>
Il sorriso brillante che per qualche secondo aveva illuminato il volto dell'uomo, morì con la stessa velocità con la quale era nato e Sunny sentì una dolorosa fitta al petto, vedendo il volto che un tempo aveva amato anche più della sua stessa vita oscurarsi nuovamente e farsi tetro più della notte senza luna. Sapere di essere lo strumento che avrebbe portato l'altro all'infelicità la divorava dentro senza pietà; le attanagliava le budella e le chiudeva lo stomaco in una stretta fatta di tormento e sensi di colpa, per poi agganciare i polmoni e costringerla ad annaspare alla ricerca di un po' d'aria, ormai incapace di parlare. Eppure doveva fingere che il terremoto che aveva dentro non esistesse, doveva simulare una gioia che non le apparteneva, un appagamento e una beatitudine che ormai non avrebbe mai più potuto avere.
JinKi però non si perse d'animo: se l'era fatta scivolare dalle mani già una volta e non si sarebbe mai perdonato se avesse perso una volta ancora la ragione per la quale aveva arrancato fino a quel giorno. L'aveva giurato a se stesso che l'avrebbe riportata a casa, in un modo o nell'altro, anche se ciò avesse significato rompere le regole e la morale dell'etichetta che gli era stata inculcata già da bambino. Avrebbe dovuto trovare una via di uscita perchè, ne era sicuro, non era ancora troppo tardi. Non per lui. Non per quello che avevano quasi avuto. Una volta per tutte, Sunny sarebbe stata sua, a costo di strapparla con la forza dalle braccia di suo marito e portarla lontano, magari in un paesino sperduto in India o sulle cime innevate dell' Himalaya, dove avrebbero finalmente potuto celebrare la rinascita del sentimento che li legava e che era stato sottratto loro.
<< Cosa significa uno stupido anello al tuo grazioso dito se non sono stato io a donartelo? >>
<< Molto più di quanto tu posso accettare che sia. >> rispose Sunny richiamando tutte le sue forze per apparire rilassata e in parte disinteressata.
JinKi esplose in una risata che presto si affrettò a soffocare, poi scosse la testa guardandola negli occhi. << Non prendermi in giro, angelo mio. Se davvero fosse così, non indosseresti ancora questo... >> disse sfiorando poi lo spesso bracciale di oro puro che la bionda aveva custodito amorevolmente per tutti quegli anni attorno al proprio polso destro.
Lei ritrasse velocemente il braccio, come se quel leggero tocco l'avesse bruciata.
<< Io, ecco... >> cercava di trovare una scusa plausibile al perchè indossasse ancora quel gioiello, ma non riuscì ad inventarsi niente di troppo credibile perciò, dopo un paio di tentativi, tacque.
<< Perchè te ne sei andata così? >> domandò improvvisamente il ragazzo mentre gli occhi si scurivano e il viso si rifaceva serio << Se non hai mai smesso di amarmi, e non dire che l'hai fatto perché altrimenti non indosseresti ancora un mio dono, per quale motivo mi hai lasciato, Sunny? >>
Il cuore della ragazza perse un paio di battiti nel sentire la voce di JinKi, così roca nel suo tormento emotivo, pronunciare il suo nome. Quante volte aveva chiuso gli occhi e aveva seriamente pensato di abbandonare tutta la farsa che la sua vita era diventata e tornare da lui? E quante volte invece le sue iridi si erano illuminate al passaggio di una stella cadente mentre desiderava che, in un modo o nell'altro, JinKi finisse col dimenticarla e andare avanti? Non riusciva a ricordare, ma rievocava tuttora la desolazione che percepiva nel cuore al pensiero del suo amato angosciato dalla pena e sperava vivamente che non fosse mai accaduto. Tutto il suo essere si sarebbe sicuramente incrinato pericolosamente fino a rovinare malamente al suolo se solo avesse saputo quanti soli JinKi aveva visto sorgere e tramontare, le mani gelide che sfioravano il vetro delle enormi vetrate del suo castello, unica barriera tra lui e le appuntite scogliere che emergevano dalle acque glaciali le quali si abbattevano violente contro la falesia in cima alla quale sorgeva, maestosa e imponente, la residenza principale della casata reale. Aveva desiderato davvero ardentemente che lui, col passare del tempo, avesse dimenticato i tratti del suo viso e il suono della sua voce. Nonostante quanto lei lo amasse, nonostante il loro rapporto indissolubile. E quello era ancora il suo pensiero: si sarebbe mostrata indisponente e insopportabile, si sarebbe preoccupata di sottolineare quanto i suoi atteggiamenti fosseri irritanti e odiosi, sperando che alla fine JinKi avrebbe cambiato idea e opinione su di lei, giudicandola altezzosa e seccante e si sarebbe allontanato lasciandola da sola.
Dal canto suo, il giovane uomo si sentiva fortunato ad averla trovata. Lo sapeva che seguire quel sentimento positivo l'avrebbe portato al suo posto. E il suo posto era sicuramente al fianco di Sunny, di questo era certo: non c'era luogo troppo ostile finché avesse potuto stringere la sua mano e non c'erano paesi troppo lontani finché avesse potuto deliziarsi della vista dei suoi occhi.
<< Io adesso amo il mio signore e marito, il re del regno di Francia. >> rispose la ragazza, ma le sue parole suonarono come dette da uno sconosciuto e non convinsero assolutamente JinKi.
<< No, non lo ami. >> rispose con calma, come se stesse cercando di mostrare qualcosa di ovvio a qualcuno di molto cocciuto.
<< Io devo amarlo. >> Sunny sottolineò il concetto << Imparerò ad amarlo! >>
<< Va bene, amalo se vuoi, amalo se osi! >> JinKi alzò leggermente la voce e puntò le mani sui fianchi.
A quel punto, Sunny, alzando gli occhi lanciò uno sguardo mai visto prima: pena, vergogna, ira, impazienza, disgusto e odio sembravano susseguirsi nelle sue pupille. Sembrava una lotta selvaggia che doveva essere decisiva per lei stessa, ma un altro sentimento sorse e trionfò sugli altri: qualcosa di duro e cinico, volitivo e risoluto che dominò la sua passione e irrigidì i suoi lineamenti. << Lo farò! Oserò farlo! >> esclamò determinata << Manterrò la mia decisione; spezzerò ogni legame tra me e la felicità, fra me e la bontà. Voglio essere diversa da quella che ero: quelle che gli altri considerano calamità o disgrazie, io le considererò benedizioni. Voglio essere circondata da cose negative: fare l'abitudine a un triste futuro mi farà dimenticare il dolore della perdita di un lieto passato. >>
Sunny era certa delle sue parole. Sapeva che avrebbe sofferto per questa sua scelta, ma era disposta a pagare con le lacrime per la felicità dell'altro, per dare a Jinki una seconda possibilità che a lei era stata negata per sempre. Il ragazzo che le stava di fronte però non si lasciò avvilire, anzi, pensò che la sua prediletta non era cambiata e quella sua quasi puerile testardaggine ne era la prova concreta. Adorava quando la bionda arricciava teneramente le labbra piene e si fingeva offesa e, a quell'inaspettato ricordo, JinKi non potè fare a meno che stirare le labbra in un vero sorriso, ma Sunny reagì malemente e nascose il proprio volto tra le mani, cercando di dissimulare le lacrime che le stavano già velocemente rigando il volto. Lo sconforto si impadronì di quello che un tempo era stato il serafico re dei paesi nordici. Azzerò la distanza che lo separava dalla ragazza in lacrime, liberò il suo viso dalle mani che lo coprivano e lo circondò dolcemente con le proprie, andando poi ad appoggiare la fronte su quella pallida di Sunny.
<< Non piangere così, è straziante per me. >> JinKi non aveva mai avuto problemi ad esprimere i propri sentimenti alle persone alle quali teneva, per quanto riservato fosse invece con gli estranei. << Perchè stai piangendo, adesso? Parla con me. >>
Senza ombra di dubbio, JinKi teneva a Sunny, ma lei non era riuscita ad evitare di ferirlo nuovamente: era bastato vederlo sorridere e le lame dei tristi ricordi del passato tornarono a pugnalarle l'anima e a renderla un insieme disordinato di pezzi lacerati. Non poteva eludere la memoria: aveva cercato in tutti i modi di insabbiarla, ma questa veniva fuori quando meno se lo aspettava e la ardeva viva da dentro.
Sunny cercò di sopprimere i singhiozzi che scuotevano il suo corpo e di fermare, inutilmente, le lacrime. Infine, quando riuscì a trovare quel briciolo di coraggio per guardare il ragazzo negli occhi, si dette un comportamento più controllato.
<< Mi spiace, ma ti somigliava oltremodo. Mi ricordi troppo...lui. >> disse una buona volta.
E JinKi trasalì.
 
Nella frenesia generale, JinKi spinse poco galantemente la sua quasi moglie all'interno della carrozza. Non perchè volesse farle del male, ma perchè l'esercito dell'impero austriaco era riuscito a penetrare le linee francesi e il castello dove lui, Sunny e le rispettive famiglie albergavano non poteva più essere considerato un posto sicuro. Spinto da qualche folle mania di supremazia, l'imperatore austriaco aveva improvvisamente deciso di attaccare il regno di Francia e il re nordico, appena ventenne, era stato costretto a prendere la futura regina francese e il fagotto che teneva tra le baccia e a caricarli in fretta e furia sulla prima carozza messa a loro disposizione. Da soli otto giorni infatti Sunny gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che potesse mai desiderare: un figlio. JinKi aveva intenzione di sposarla, come voleva la tradizione che nonostante tutto non gli dispiaceva poi troppo, e soprattutto perchè loro due si amavano sinceramente e profondamente, ma nello stesso periodo in cui Sunny aveva scoperto di essere in attesa di un figlio la sua salute era peggiorata drasticamente e avevano quindi deciso di aspettare fino alla nascita del bambino; poi sarebbero partiti per i regni del Nord e avrebbero atteso che la salute della neo-madre si fosse ristabilita: solo dopo ciò, i due sarebbero convolati a nozze e, trascorso abbastanza tempo affinchè la gente non creasse troppe voci sulla precoce esistenza del bambino, sarebbero infine tornati a far parte dell'alta società. Purtroppo però, la vita reale mette sempre i bastoni tra le ruote e devia la stada dei sogni e dei progetti che avevi immaginato. Non avevano minimamente considerato la possibilità di un'invasione austriaca perciò, alla fin fine, non c'era assolutamente niente di tradizionale in loro due, neanche in apparenza. Però a loro andava bene anche così. Mentre il cocchiere spronava i cavalli e la carrozza partiva con uno scossone secco, lo sguardo di JinKi si posò sul viso del bambino che Sunny stringeva protettiva a sé e il ragazzo fece altrettanto con la futura moglie. Sunny era convinta che loro figlio fosse la copia esatta del padre, con le labbra piene e le guance paffute, lo stesso taglio degli occhi e il piccolo mento di JinKi, ma il ragazzo in questione invece ci vedeva anche le stesse espressioni e la stessa pelle candida della madre. Entrambi furono però scossi dai propri pensieri a causa di un poderoso sobbalzo della carrozza stessa che svegliò il bambino dal proprio sonno, facendolo piangere. JinKi si sporse in avanti, aprì il vetro che dava verso l'esterno ed alzò la voce per farsi sentire dal cocchiere nonostante il rumore delle ruote e degli zoccoli dei cavalli sul terreno riarso dal sole del mese di Luglio.
<< Stia più attento! >> si lamentò.
<< Lo so, signore, ma vede... >> la voce dell'uomo arrivava smorzata, ma JinKi riconobbe una nota di nervosismo << Ci stanno seguendo! >>
<< Cosa?! >> il giovane aristocratico indietreggiò, scostando la tenda scura che impediva ai raggi solari di penetrare fin dentro l'abitacolo e scorse una decina di uomini a cavallo, intenti ad inseguire la loro carrozza lanciata a tutta velocità tra le rischiose radici di alberi e piante nella selva a Nord di Parigi.
JinKi schioccò la lingua contro il palato in segno di screzio e Sunny gli lanciò uno sguardo preoccupato mentre tentava di far calmare il bambino. Prima che il cocchiere potesse fare qualasiasi cosa per spronare ancor di più i cavalli, gli inseguitori accerchiarono la carrozza e uno di loro sfondò un vetro, suscitando un grido di pure terrore da parte di Sunny che si chinò avvicinandosi di più verso JinKi. Nel momento che seguì, il giovane uomo fece appena in tempo ad udire il grido strozzato del cocchiere che era stato trucidato e ad incociare lo sguardo con due occhi spauriti e disgustati che brillavano come carboni ardenti su di un viso cereo e liscio che egli identificò come quello del principe austriaco, Kim Kibum. Nei dieci secondi seguenti tutto quello che susseguì furono lo smarrimento dei cavalli, l'impatto della carrozza contro un arbusto e l'arrovesciarsi di questa, le portiere che si spalancarono, i vetri infranti e i loro corpi che venivano sbalzati fuori dalla vettura. JinKi, nonostante il quasi fatale colpo alla testa contro un masso, arrancò in direzione di Sunny, stesa a terra, la faccia contro il terreno brullo, ma una fitta ancor più lancinante alla gamba sinistra lo costrinse a volgere lo sguardo verso i propri arti inferiori e notò che questa giaceva scomposta seguendo uno schema illogico e un'angolazione preoccupante. Senza premurarsi della propria salute si impose di avanzare, se pur con immane fatica, in direzione della sua amata. Fece appena in tempo a chiamarla per nome e a notare il suo viso rigato dalle lacrime che il rumore sordo dello scalpiccio di altri cavalli attirò la sua attenzione. Alzando lo sguardo, incontrò quello furente di un Taemin estremamente giovane e timorosamente adirato, lanciato al galoppo sul proprio tanto amato purosangue bianco, e una schiera di milizie armate. Lo rasentò con rapidità feroce, lo sguardo incatenato alla figura del principe austriaco, il quale esortò il proprio cavallo dal manto nero come la notte con una frustata ben assestata a correre fulmineo giù verso la vallata e i suoi cavalieri fecero altrettanto, cercando di fuggire l'ira del più giovane tra i due fratelli. Il più grande allora si fece forza e costrinse una singhiozzante Sunny a rialzarsi, ma quello che vide gli provocò una sensazione indescrivibile: sembrava quasi che decine di milioni di grossi e appuntiti aghi stessero trafiggendo ogni minima parte del suo corpo, ogni centimetro di superfice di epidermide per poi oltrepassarla e finire a martiorare tutto ciò che si trovava sotto la sua pelle. Era un dolore continuo e insopportabile. Urlò, pianse, inveì contro tutto e tutti, e infine gravò il viso contro il suolo e non si mosse finchè Taemin tornò indietro a mani vuote, ma macchiate del sangue di qualche soldato austriaco, e lo obbligò a risollevarsi giurando che sarebbe riuscito a portargli la testa di quell'assasino posta su un vassoio di argento, per poi aiutare a far rinsavire una Sunny priva di sensi a causa dello sfinimento determinato dalla costernazione e dall'incredulità. In quella situazione però anelava la necessità di bloccare i propri polmoni: JinKi voleva smettere di respirare, voleva smettere di esistere perchè la sua non era più vita, ma una mera sussistenza. Non capiva con quale legittimo criterio avrebbe potuto riempire i propri polmoni di aria quando il minuscolo e indifeso corpo del suo diletto primogenito giaceva immobile e privo di vita tra la soffocante polvere del sentiero.


Una lacrima meschina e traditrice gli scivolò lungo la guancia e JinKi ne sembrò più sorpreso che imbarazzato. Non aveva più pianto da quel giorno. Aveva preso più e più volte in considerazione l'idea di farla finita con quella farsa: se non poteva avere la sua Sunny, perchè mai allora si ostinava a vivere? Per questo si era convinto che ritrovarla e riaverla rappresentava lo scopo della sua pressochè inutile esistenza. Adesso che l'aveva ritrovata però piangeva. Pensava che, se mai fosse stato capace di percepire nuovamente le emozioni, avrebbe forse pianto dalla gioia di poter stringere nuovamente la ragazza tra le sue braccia. Ma il ricordo di quel figlio tragicamente perduto e quella felicità quasi mai avuta erano rappresentate da una lacerazione intima e dilaniante che, a ogni singola pulsazione, piangeva lacrime di sangue.
  
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