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Autore: Stella cadente    16/08/2012    10 recensioni
"Li avrei visti dal vivo, per la seconda volta, al loro primo vero concerto.
Esultai di nuovo, mentre un sorriso che andava da un orecchio all’altro mi si stampava in faccia.
Ancora non lo sapevo, ma anche se in quel momento ero soltanto una normale ragazzina felicissima per l’arrivo dei suoi idoli, questa storia avrebbe preso una piega del tutto inaspettata."
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Samantha Chase ha diciassette anni, vive a New York e stravede per i One Direction, la band più alla moda del momento.
Sognatrice e sensibile, ha sempre desiderato incontrarli, dire loro quanto siano importanti per lei, parlarci.
Non sa che un concerto e delle circostanze particolari potrebbero cambiare le cose, catapultandola in una situazione del tutto nuova...
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.
Tre biglietti

 
 
 Sam


  “He takes your hand, I die a little, I watch your eyes, and I’m in riddles, why can’t you look at me like that…”

Le note di I wish mi accarezzarono in quella mattina tiepida. Aprii gli occhi dolcemente, con un sorriso sulle labbra; la stanchezza che si attaccava al mio corpo tutte le mattine svanì in un attimo. Probabilmente, se fosse stato un giorno come gli altri avrei tastato sul comodino, per spegnere la sveglia che continuava a strillarmi nelle orecchie e continuare a dormire.
Ma quello non era affatto un giorno come gli altri: era il giorno in cui avrei preso i biglietti per assistere al primo concerto dei miei idoli.
Mi precipitai subito sulle scale, diretta in cucina.  – Oggi andrò a prendere i biglietti – esordii entusiasta, facendo sobbalzare mia madre, seduta a bere il caffè.
Lei si ricompose e sorrise, prima di dirmi dolcemente:  Sono contenta per te, tesoro. 
Aprii il frigo, e consumai velocemente la mia colazione; sapevo che, finché non avessi avuto i biglietti in mano, non mi sarei data pace.
– Sam, calmati, non ti sta rincorrendo nessuno – sbottò improvvisamente mia madre, vedendomi così agitata.
Scusa mamma  dissi, sempre più tesa. – Faccio la doccia e poi vado con Corey  a prendere i biglietti, okay? Scusa ancora, ma sono di fretta, mi ha detto che devo essere puntuale – risposi, prima di dileguarmi nel bagno. Presi al volo un vestitino e un cardigan abbinato: fuori la giornata era luminosa e si prospettava calda, assolata, la tipica giornata primaverile che sapeva anche un po’ di estate, così avevo deciso di vestirmi leggera.
Quando spalancai la porta del bagno, liberando una folata di vapore lungo tutto il corridoio, mi ero già infilata il vestito in tutta fretta, sistemandomi il cardigan con nervosismo, l’ansia che scorreva veloce e repentina nelle mie vene.
Buttai una rapida occhiata allo specchio, tanto per essere sicura di essere presentabile; poi presi al volo la borsa, controllando che ci fossero abbastanza soldi, e guardai l’orologio, prima di salutare mamma e uscire di casa.
Subito venni investita dal calore del sole primaverile, che con il tepore dei suoi raggi mi accarezzava dolcemente la pelle; iniziai a canticchiare, cullandomi nella mia felicità. Mi ero completamente estraniata dall’ambiente circostante, senza curarmi dell’abituale frastuono newyorkese, dei passanti nervosi, delle strade affollate; già fantasticavo sul concerto, su cosa quell’evento avrebbe significato per me, su quali ricordi ed emozioni mi sarei portata via in una sola serata.
Presi un taxi al volo, sperando di non arrivare in netto ritardo.


 
****
 
 
 
Macy’s.
Una calca immensa si stagliava decisa davanti al centro commerciale. Potevo sentire il lontano chiacchiericcio rumoroso, l’ ansia, il desiderio di avere i biglietti, la possibilità di vedere i propri idoli dal vivo. Sentivo la tensione, una tensione che ormai si era impossessata anche di me, ora più che mai.
Con le movenze di un automa estrassi il cellulare dalla tasca della borsa e chiamai Corey, ma dall’altro capo della linea mi rispose il vuoto.
Rispondi, ti prego.
 Sam,  ma dove sei? Io sono già qui.
Finalmente.
– Anche io sono già qui, – risposi – ma non ti vedo. Puoi dirmi con esattezza dove ti trovi?
– Aspetta, ti vedo! – esclamò, e prima che io potessi aggiungere altro, riattaccò. Mi guardai intorno, sperando di individuare la sua sagoma minuta e la sua chioma castana e spettinata.
Sam! – sentii chiamare improvvisamente, alle mie spalle.
 Corey, eccoti finalmente! – dissi io, contenta che fosse finalmente lì.
 Sì sì, anche io sono felice di vederti, ma ora dobbiamo andare a prendere i biglietti – tagliò corto lei. – Ah, c’è anche Shelby con noi, ci sta aspettando. Muoviti! – concluse, sbrigativa.
 Shelby? E quando è venuta? – le chiesi, stralunata.
 Sam! Corri! – urlò di rimando, invece di rispondermi. Ci infilammo nella massa confusionaria, Corey che sgomitava ed io che cercavo disperatamente di seguirla. Il rumoreggiare delle ragazze echeggiava nelle mie orecchie come fosse ormai un suono ovattato, mentre la folla si dimenava intorno a noi. 
– Ragazze – fece d’un tratto una familiarissima voce. E, quando roteai gli occhi, intravidi una ragazza magra e bionda, che gesticolava per farsi notare tra le altre.
 Shelby! – esclamai andandole incontro, seguita da Corey – Come stai?
 Non male, tu? – fece lei, di rimando.
 A dire il vero, sono un po’ nervosa – ammisi. – Ho paura di non prendere i biglietti.
 Ascolta Sam, non lo dire nemmeno, capito? – disse lei, ottimista. – Ce la faremo, vedremo i nostri idoli. Te lo dico io, noi dobbiamo farcela – aggiunse decisa. – Ti immagini come saranno dal vivo? Non riesco ad immaginare una cosa simile, non mi sembra vero che siamo qui e che tra poco compreremo i biglietti per un loro concerto –  concluse, con un grande sorriso.
E in quel momento, tra le urla e le spinte della folla di ragazzine accalcate, capii che forse, quella possibilità non era poi così lontana come sembrava.
– Forza, fate largo, dobbiamo passare! – sbraitò Corey per l’ennesima volta, continuando a sgomitare e a correre trascinandomi dietro di sé. Man mano che ci avvicinavamo all’entrata dell’edificio, una strana mescolanza di ansia ed emozione si contorceva nella mia mente e nel mio stomaco, azzerando ogni mio pensiero.
I minuti che passavano sembravano interminabili, trascinarsi con una lentezza estenuante, e sebbene cercassimo di ingannare il tempo chiacchierando, nella mia testa c’era un solo desiderio: quello di poter partecipare al concerto, di rivederli dal vivo. E stavolta c’era anche Shelby con noi, perciò sarebbe stato ancora più emozionante.
Shelby era la mia compagna di banco fissa a scuola, e una delle mie migliori amiche. Ci conoscevamo da quando avevamo tre anni, e da quando ne avevamo dieci aveva cominciato a suonare la chitarra e a scrivere canzoni; con la profonda passione per la musica che aveva sin da bambina, era impossibile che non adorasse la band del momento.
– Sono riuscita a rimediare francese – mi disse, contenta. – Quindi stavolta i miei non hanno pretesti per non mandarmi con voi.
Ricordai quanto era stata male per fatto che fosse stata messa in punizione proprio il giorno del concerto dei Big Time Rush; le sorrisi e le battei il cinque, per poi abbracciarla.
 Vorremmo dei biglietti per i One Direction – sentii dire poi dalla voce di Corey. Mi sporsi appena dalla sua spalla e notai un uomo sulla quarantina dietro un bancone. Un sorriso si dipinse sul mio volto.
 Quanti, e per dove? – rispose lui con un cordiale sorriso.
Non sono ancora finiti!
 Tre, per il Beacon Theatre – disse lei con voce sicura. La vidi afferrare tre foglietti rettangolari, e subito un’ondata di soddisfazione mi travolse. Già immaginavo la sera del concerto come un film: il teatro gremito di gente in delirio per loro, mentre cantavano con le splendide voci di cui erano dotati. Cominciai a contare i giorni che mi separavano da loro mentalmente: 26 maggio 2012, One Direction a New York.
 Ragazze, ce l’abbiamo fatta! – esclamò Corey rivolta a noi.  Mio Dio, ci pensate, andremo tutte e tre al loro concerto! – esultò. Poi aggiunse con tono soddisfatto, diretta alle altre ragazze in attesa:
 Alla faccia vostra!
 
 




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Ciao, carotine!
Ecco che, in data 10 novembre 2012, ho modificato pure questo capitolo :D
Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno recensito il robino insignificante che c'era prima,
e vorrei avvisare tutti che modificherò un po' i capitoli finora pubblicati,
perché...perché li ho scritti da cani.
Seriamente, già l'idea di per sè non è originalissima, quindi almeno vorrei scriverla bene.
Mi auguro che questo capitolo non sia risultato noioso, perchè ho davvero paura che lo sia.
Ma naturalmente spetta a voi dirmelo, quindi.. attendo con impazienza le vostre recensioni. Un bacio,


Stella cadente
  
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