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Autore: Fink    17/08/2012    3 recensioni
Si tratta di un crossover NCIS-Lie to me. Premetto che, nei rapporti tra i personaggi, la vicenda segue la fanfiction in corso d'opera... si lo so è un caos...ma si risolverà tutto appena l'altra sarà completa...
A Quantico viene trovato un marines morto e alcuni file top secret scompaiono, ma il caso non è così semplice e il team di Gibbs dovrà ricorrere all'aiuto di un "vecchio amico"...
Spero di riuscire a mantenermi il più possibile fedele ai personaggi delle du serie creando una collaborazione. Buona lettura e se vi va, esprimete la vostra opinione.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe in another life'
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CAPITOLO SECONDO
 
“Pronto?” rispose la ragazza alzando la cornetta del telefono.
“Ciao Abby. Non è che potresti venire ad aprirmi la porta? È da un po’che suono e busso.” Chiese una voce maschile all’altro capo del ricevitore.
“Il campanello è guasto.” Rispose e si precipitò all’ingresso ad aprire.
In piedi davanti a lei c’era un ragazzo sulla trentina con i capelli neri mossi e una lieve barba che gli copriva le gote e il mento. Indossava una polo a righe e un paio di pantaloni di tela chiari. Abby lo guardò con sorpresa.
“Ciao Eli!” disse con voce squillante, stringendo tra le mani uno spazzolone e uno straccio. I capelli raccolti e una tuta color lampone con una miriade di teschi neri disegnati.
“Ti sei dimenticata che avevamo un appuntamento, non è vero? Fa niente. Posso entrare?”
“Stavo pulendo la bara e riordinando un po’. Certo entra pure, ma dovrai uscire subito. Ti avrei lasciato un messaggio. Mi ha chiamata Gibbs, devo andare all’NCIS. Lo sai che quell’uomo è un veggente?. Ancora non so come faccia, ma ogni volta che sto per scoprire qualcosa lui compare nel mio laboratorio. Come sta Ria?”
Qualcuno bussò alla porta interrompendo il fiume di parole di Abby.
“Potresti aprire tu?” chiese la ragazza sollevando le mani con indosso ancora i guanti.
Loker si alzò dal divano e andò ad aprire.
“Devo parlare con la sig.na Abigail Sciuto.” Disse la sconosciuta alla porta con la voce tremante. Eli Loker la guardò per un attimo, aveva gli occhi sbarrati in un espressione di terrore, la camicetta e le mani sporche di sangue.
“Rebecca!” esclamò Abby quando vide la ragazza.
“Devi aiutarmi Abby. Forse ho ucciso qualcuno.”
 
 
“Ehi McGuastafeste. Avevo un appuntamento per pranzo con la donna della mia vita oggi. Si può sapere cosa ti salta in mente di andare in ufficio di domenica mattina. Chi ti ha dato il permesso di chiamar…” Tony non finì la frase.
“Sono stato io DiNozzo.” Rispose severo Gibbs imboccando il vicolo nel quale aveva scorto il medico legale.
“Adoro passare le domeniche con un cadavere, capo.”
“Cosa abbiamo Ducky?”
“Due proiettili sparati da distanza ravvicinata, uno all’intestino, l’altro gli ha colpito il collo.  Il poveretto ci ha messo qualche minuto prima di morire, come puoi vedere anche tu Jethro.” Una striscia di sangue indicava che il marine si era trascinato per qualche metro, prima di accasciarsi a terra esanime.
“Ora della morte?”
“Pochissimo. Un paio di ore al massimo.”
“Sappiamo già chi è?” Chiese Gibbs all’agente McGee che si stava avvicinando.
“Caporale Alan Green. Di stanza qui a Quantico da diciotto mesi. Siamo a cinque minuti dalla base, i suoi compagni hanno identificato il corpo.”
“Chi lo ha trovato?”
“Alcuni passanti. Ziva li sta interrogando.”
 “Capo. Ho trovato questo in un cestino dei rifiuti.” Tony si avvicinò al gruppetto con in mano un foulard azzurro ancora sporco di sangue.
“Timothy, per favore, vieni qui. Potrebbe essere la stessa stoffa” disse il dottor Mallard osservando alcuni fili azzurri che si erano incastrati nella divisa. L’agente li imbustò.
“Alcuni testimoni dicono di aver visto una ragazza verso le 7.00 di questa mattina. Capelli lunghi, castani, 1.70 circa, sui trent’anni. Indossava una gonna scura e una camicia bianca. L’hanno vista china sul corpo ma è scappata non appena ha visto che qualcuno si avvicinava.” Disse Ziva rivolgendosi ai suoi colleghi.
“Bene, fate diramare una segnalazione.” Poi rivolto al dottore “Ti do una mano a caricare il corpo Ducky?”
“Grazie Jethro. Il signor Palmer è a casa con l’influenza.” Si giustificò il medico. “Come vanno le cose con il direttore?” bisbigliò Ducky rivolto all’amico, cercando di non farsi sentire dal resto della squadra. Gibbs lo guardò con aria interrogativa. “Avanti Jethro. Ti conosco da più di dieci anni. Lo so. Anche se ammetto che riuscite a nasconderlo bene.”
Gibbs nascose un sorriso e salì in auto.
 
 
“Sei sicura di quello che dici?”chiese ancora Abby, sempre più allarmata. Rebecca Stuart era la sua ex vicina di casa, erano uscite spesso per un drink. Qualche anno prima Rebecca si era trasferita in un’altra zona della città e da allora non si erano più sentite molto.   
 “Sì. Cioè no. Non so. Ricordo solo un uomo steso a terra. Vedo delle mani che gli legano un foulard azzurro al collo e poi si spostano verso l’addome. Le mani premono ma il sangue continua ad uscire. Poi mi sono ritrovata a correre lungo una strada e ho riconosciuto il quartiere e casa tua. Ho bussato.”
Loker intanto guardava la nuova venuta con espressione incuriosita. C’era qualcosa che non lo convinceva. Non sembrava stesse mentendo, eppure nascondeva qualcosa, non era del tutto sincera.
“Perché non sei andata alla polizia? Cosa posso fare io.” Abby era sempre più agitata. Viveva circondata da scheletri, bare e quant’altro ma il pensiero reale della morte la intimoriva, soprattutto se ad esservi coinvolte erano persone che conosceva.
“Perché mi hai detto che lavoravi all’NCIS e perché il morto era un marine.”
“Gibbs!” esordì come colta da un’illuminazione. “Lui saprà cosa fare. Lui sa sempre cosa fare.”
   
 
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