Guardami. Ti prego Vic, guardami.
Sì, così. Hai degli occhi bellissimi, cazzo. Per
non parlare dei tuoi capelli.
Così lunghi. Mi chiedo sempre come sia possibile che siano
perfetti ogni volta.
Anche dopo aver suonato. Anche quando piove, quando i miei si gonfiano
ed ho
bisogno della piastra. Tu invece, hai sempre un aspetto
impeccabile.
Sei
bellissimo quando sei sul palco, accanto a me. Quando i tuoi occhi sono
contornati da una linea pesante di matita nera. Oh, se solo sapessi
quanto mi
piace. Ma sei stupendo anche senza trucco.
Io no, quando non sono truccato si vede che sto diventando vecchio. Mi prendi
sempre in giro, tu. Ma non sai quanto quelle parole feriscano. Non
fraintendere, sono felice della mia vita, di essere padre e tutto il
resto. Ma
ogni volta che ti guardo, ti vedo così giovane rispetto a
me. E fa male.
Ma anche io ti
prendo in giro, e tu ridi. Non hai idea di quanto tu sia bello quando
le tue
labbra si incurvano in quel sorriso.
Forse dovrei dirtelo. Non so come la
prenderesti, se sapessi che penso a te ogni notte. Probabilmente mi
prenderesti
per pazzo. Non lo so, non abbiamo mai parlato di
omosessualità. Abbiamo diversi
amici gay però, e tu non hai mai manifestato alcuna
contrarietà. Forse non la
prenderesti poi così male.
Se lo dicessi a Tess, invece, mi lascerebbe all’istante. Come biasimarla?
Non è
di questo che ho paura. Ciò che mi spaventa è che
con ogni probabilità non
potrei più vedere Vegas. E’ così
piccolo, lo amo così tanto. Con Vilda non
avrei problemi; lei ti adora. Non sarebbe necessario metterla al
corrente della
cosa. Non è ancora abbastanza grande da capirla. Le diremmo
semplicemente che
papà e lo
zio Vic vanno a vivere insieme. Perché
così possono dedicarsi di più
alla musica.
Questa scusa potrebbe funzionare anche con i nostri amici. Non con Adde
e
Martin, tuttavia. Loro sanno perfettamente ciò che provo nei
tuoi confronti. Mi
hanno esortato più volte a dirtelo e fidati, spesso sono
stato sul punto di
farlo. Non so cosa mi abbia bloccato. Forse ho davvero paura di un tuo
rifiuto.
Dopotutto, non è come dichiararsi ad una donna. Insomma,
lì hai un cinquanta
per cento di possibilità che ti vada bene. Invece mi sono
ficcato in una
situazione molto più incasinata. Per far sì che
tu mi trovi attraente, c’è bisogno che tu ammetta
che ti piace un uomo. E
non è facile. Non lo è stato nemmeno
per me,
sai?
E’ cominciato tutto da quando sei entrato nel gruppo.
All’inizio ti trovavo
soltanto un ottimo chitarrista, “il migliore”,
come ero solito presentarti ai
nostri primi concerti insieme. Poi, un giorno, tu mi hai guardato ed io
ho
capito. Ho cercato di nasconderlo a me stesso per mesi, fin che Martin
non si è
accorto che qualcosa non andava. Sono certo che tu non lo ricordi, il
periodo
in cui ti evitavo. Avevo paura di fare qualcosa di stupido. Ne ho
parlato con
lui per un’intera notte. Ho
pianto. Non ne potevo più.
Ho fermamente detto “no”
all’idea di metterti al corrente della cosa. Così,
Adde e Martin mi hanno insegnato a conviverci. Dovrò
superare la situazione di
stallo, prima o poi, ma non credo sia ancora il momento. Devo sondare
meglio il
terreno. Capire cosa ti passa per la testa quando mi vedi. Se anche tu,
come
me, senti le farfalle nello stomaco quando mi avvicino a te.
Così, come sto
facendo ora. Sei così bello mentre suoni.
Ti metto un braccio attorno al collo e affondo il viso fra i tuoi
capelli. Lo
faccio sempre, e tu sorridi. Il pubblico grida. Siamo così
vicini a loro, su
questo piccolo palco. Assaporo al meglio questi pochi secondi,
perché sono il
massimo dell’intimità che riesco ad avere con te.
Tu non hai idea di quanto la
tua espressione mentre suoni sia simile a quella che potresti assumere
durante
un orgasmo. Perlomeno, io l’ho sempre vista così.
Nel mio immaginario, è esattamente
così. La bocca semi aperta, i capelli sul viso, gli occhi
socchiusi. Proprio
come durante l’assolo.
Il tuo momento è quasi finito, tra poco devo ricominciare a
cantare. Allungo
una mano verso la prima fila, sorrido alle ragazze. Loro gridano.
Mi allontano definitivamente da te e prendo in mano il microfono. Ora
la mia
voce e il suono della tua chitarra si sovrappongono. Creano
un’armonia
perfetta. Se solo
potesse essere lo stesso anche con i nostri sentimenti…
Niente più che un flusso di pensieri. Jocke che si fa le seghe mentali sta diventando il mio soggetto preferito, per cui molto presto temo arriveranno altre storie simili. O forse un secondo capitolo. Non scrivevo una fic in prima persona da almeno quattro anni, per cui non so quanto mi sia riuscita. Attendo commenti e critiche :)