Trentotto
L’uomo
parò il primo fendente, così come il
secondo e il terzo.
« Vedo che sai usare la spada! » gli disse Tsuki,
quando si ritrovarono faccia a faccia, dopo una sua parata.
« Beh potrei dire lo stesso » ribatte
l’altro
allontanandosi dal raggio di azione della Zanpakuto della sua
avversaria.
« Come mai ti allontani? » chiese Tsuki, con un
tono che non apparteneva a lei e di cui lei stessa si stupì.
“ A quanto pare in
queste situazioni il mio carattere viene influenzato parecchio da
quello di Jagā
” pensò poco prima di udire delle parole.
Lo sguardo era ancora fisso sull’uomo però la
mente stava seguendo quelle voci che sembravano musica.
Erano
parole che aleggiavano nel cuore e nella
testa della ragazza. Era come una melodia che quando viene ascoltata
una volta
non viene più dimenticata.
Rilasciò
la sua Zanpakuto, sprigionando un
vortice di reiatsu. Era fiera del suo potere. Era come se si fosse
sentita
sempre in gabbia e solo ora potesse liberarsi del tutto.
« Vedo che non perdi tempo » disse
l’altro, che
però rimase stupito dalla forza della ragazza «
Allora mi costringi a fare lo
stesso »
«
Garasu
no hahen, Piāsu »
Questo non permetteva a Tsuki di avvicinarsi più
di tanto e anzi sembrava che l’unica ferita fosse lei.
Fortunatamente, tutti gli allenamenti fatti con
Rangiku, le avevano
permesso di
migliorare la sua attenzione nei particolari.
Tsuki era riuscita a capire che la tecnica
dell’avversario aveva un punto debole. Infatti dopo essersi
frammentata aveva
un tempo di riformazione di circa dieci secondi.
Così, dopo aver analizzato a fondo la situazione,
tutta ricoperta di sangue, decise di capovolgere la situazione.
Aspettò il nuovo attacco del nemico e al momento
giusto si fiondò sull’avversario e
riuscì a mandare a segno un fendente su
tutto il petto.
Lo Shinigami sorpreso dallo scatto improvviso
della ragazza, si inginocchiò a terra, appoggiando una mano
per sostenersi.
« Piccola canaglia » imprecò tastandosi
la
ferita.
« Non ti preoccupare, non ho ancora finito con te
» rispose, puntando la spada contro l’avversario e
attivano il suo potere. Il
sangue iniziò a scorrere copioso. La ragazza, prendendo un
po’ di fiato, si concentrò
sulle reiatsu dei suoi compagni.
« Perché non ti arrendi? Non lo senti? Tutti i
tuoi compagni sono stati sconfitti! »
« Non mi interessa » disse tossendo e cercando di
rialzarsi « Io voglio solo vendetta »
« E per chi? Per te? O per i tuoi compagni? »
« Non ti deve interessare » sbottò
l’altro « Ma
anche se te lo dicessi, non cambierebbe nulla » sorrise con
aria crudele «
Dopotutto morirai qui e adesso »
Finito di dire queste parole, si mise in
posizione d’attacco e richiamo a se tutto il suo immenso
potere. Tsuki non se
lo fece ripetere una seconda volta, e anche lei si preparò
all’attacco finale.
La ragazza richiamò a se tutto la sua forza, tutta la sua
rabbia e tutta la sua
determinazione. Richiamò a sé Jagā e
aspettò il momento giusto.
L’aria era piena di tensione e di elettricità. I
due erano immobili e l’unico movimento era dato dalle loro
auree.
Solo il vento faceva rumore.
Improvvisamente il nemico attaccò per primo.
Tsuki doveva assolutamente schivare tutti quei frammenti, solo
così avrebbe
potuto attaccare.
Si mosse così velocemente che lo Shinigami non si
accorse neppure che si era spostata più a destra rispetto a
dove aveva puntato
l’attacco.
Tsuki schivò abilmente tutte le schegge e
approfittando del tempo di recupero di Piāsu si fiondò sul
nemico.
Gli piantò la spada esattamente a due centimetri
a sinistra del cuore.
Questi rimase a bocca spalancata « Co-come ha-i
fa… » cercò di dire.
« Non ti deve interessare, giusto? » rispose
lei in tono
sarcastico.
« Ma ti voglio dire una sola cosa » disse mentre
spostava la lama lentamente verso destra « Tsuki Omihyō
» disse sorridendo
amaramente « Questo è il nome dello Shinigami che
ti ha privato della tua
vendetta »
Mentre l’altro sorrideva della piccola rivincita,
Tsuki spostò definitivamente verso destra la lama, tagliando
il cuore a metà.
L’avversario crollò a terra in un mare di sangue.
Sul suo viso c’era ancora l’ombra
dell’ultimo sorriso, rovinato
dall’espressione di dolore apparsa alla fine.
Ripulita la sua spada, Tsuki ringraziò
mentalmente Jagā, ottenendo in cambio il suono delle fusa affettuose
dell’animale.
Si sedette a terra e aumentò la sua reiatsu per richiamare
tutti gli Shinigami
e per ritornare finalmente a casa.
Raccolti i corpi degli Shinigami, di cui l’unico
morto era quello affrontato da Tsuki, i subordinati partirono verso la
Dodicesima Brigata mentre la ragazza si diresse immediatamente alla
Tredicesima
per fare rapporto al Capitano.
Come già immaginava non vi trovò nessuno, come al
solito, e così si diresse nel suo ufficio.
Seduta alla sua scrivania si dedicò a controllare
le ferite riportate, notando che fortunatamente nessuno di loro era
grave.
Ripulite in modo temporaneo le lesioni, si
concentrò nello scrivere il rapporto da consegnare al
capitano, in modo da
poter poi andare a casa a riposarsi.
Nonostante avesse imparato tanto da Rangiku,
fortunatamente non aveva assimilato anche la pigrizia per quanto
riguardava la
burocrazia. Se così fosse stato la Tredicesima Brigata
sarebbe affondata, nel
giro di pochi giorni, in una marea di documenti non compilati.
Sorrise tra sé al pensiero di tale evenienza e
con il sorriso ancora sulle labbra, firmò il rapporto e si
alzò per consegnarlo
allo Shinigami incaricato.
« Si si » rispose Tsuki « Ho solo bisogno
che
consegni questo al Capitano appena torna »
« Certo, Quinto seggio. Lasci a me » disse
l’altro « Ma se posso dire una cosa, le consiglio
di andare a farsi vedere
quelle ferite, per sicurezza » le suggerì.
« Penso che farò così »
rispose lei
sorridendogli.
Così si congedò e uscì dalla Brigata.
Fece per dirigersi da Isane eppure aveva una
voglia immensa di sdraiarsi sul suo divano e dormire un po’,
così a metà strada
cambiò direzione e si ritrovò ad andare verso la
parte opposta.
Non si era accorta di quanti colpi gli aveva
permesso di mandare a segno, solo per capire i suoi punti deboli.
Fece per aprire la porta, quando qualcuno
dall’interno fece lo stesso.
Tsuki, ancora in tensione per lo scontro, per un
pelo non estrasse la spada, ma quando si ritrovò tra quelle
braccia così
familiari si rilassò e si lasciò abbracciare,
senza neanche lamentarsi per il
dolore.