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Autore: Yuki Kiryukan    18/08/2012    3 recensioni
Rebecca Jane Callaway si è appena trasferita col padre a Dallas. Mentre si prepara ad affrontare il primo giorno alla sua nuova scuola, si è già abituata all'idea di trascorrere i prossimi anni che l'attendono nella noia e monotonia totale.
Solo in seguito capirà quanto sbagliate fossero quelle previsioni.
Solo dopo aver scoperto la verità sulla sua stessa esistenza.
Solo dopo aver intrecciato la sua vita a quella di Zach Hudson ed al suo, loro, segreto.
Dal cap 15:
"Che cosa stiamo facendo, Zach?" gli chiesi sulle labbra "Tutto questo non ha senso"
Lui si allontanò lentamente da me. Era serissimo "Deve averne per forza?"
"Noi dovremmo ucciderci" gli ricordai, per quanto doloroso fosse anche il solo pronunciare quella frase.
"E questo chi lo dice?" sembrava irritato. Si ostinava a non voler guardare in faccia la realtà.
Deglutii, mentre una lacrima mi rigava la guancia " Il nostro sangue"
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Ecco postato anche il capitolo 23! ^-----^
Allora...io questo capitolo lo definisco "buio"...Presenta una Rebecca davvero in crisi, quasi degna di un reparto psichiatrico xD E la voce che sente non le agevola le cose, poveretta! ^^''
Beh, vi lascio al capitolo! Aspetto le vostre recensioni e i vostri commenti, e consigli sulla storia! :)
Continuate a seguirmi! 
A presto :***
Yuki!


                                    "Prendi La Tua Decisione"




Arrivai alla sede dello Scudo Rosso con il cuore in tumulto, lo stomaco sotto sopra, e un martello nella testa. Avevamo lasciato in fretta e furia casa di Zach e Ryan, trovando sulla strada del ritorno, un’agente mandato da David a prelevarci.

Il trambusto che regnava sovrano nella sede, non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che si era creato al ritrovamento del corpo di Melissa, che già avevo trovato terribile.

Quello, era un vero e proprio inferno.

Agenti armati correvano da una parte all’altra, passandoci davanti frettolosi. Altri coordinavano le azioni, tuonando ordini a destra e a manca.

  << Non posso crederci che siano arrivati a questo punto.... >> bisbigliò Amy, al mio fianco, mentre percorrevamo con gran fretta i corridoi stracolmi di agenti.

Io mi premevo le dita sulle tempie, sperando inutilmente che l’emicrania potesse diminuire. Non dovevo farmi annebbiare la mente col dolore. Dovevo restare lucida.

Tutto questo succede perché tu non vuoi adempiere alla tua missione

Quella voce demoniaca che aveva infestato ogni parte della mia mente, mi schernì ancora, e le fitte di dolore si fecero più intense.

Ecco, quello non era certo “restare lucida”. Continuavo ad immaginarmi voci e coscienze, cosa che non doveva accadere.

Chissà fin quando continuerai ad ignorarmi” continuava  “Forse fin quando i morti che ti ritroverai sulla coscienza non diventeranno un peso insostenibile...

Mi schiaffeggiai le guance, e mi concentrai su quello che mi circondava.

Guardai Amy   << Dove ci aspettano? >>

Lei continuava a guardare di fronte a se, visibilmente preoccupata   << Nel settore 7. I laboratori dell’equipe medica... >>

Un brivido mi percosse il corpo. I laboratori medici...i due agenti che erano stati aggrediti...che fossero sopravvissuti? O...

Ci ritrovammo davanti un grande ascensore. Amy premette dei pulsanti ad una tale velocità che non riuscii a seguirla. Quando le porte di aprirono, quello che mi si presentò davanti sembrava un vero e proprio reparto ospedaliero.

Il lungo e grande corridoio che stavamo percorrendo era formato da una serie di porte chiuse, tende bianche, e macchinari di ogni tipo. Vetrate che nascondevano laboratori di ricerca.

Il mio pensiero volò a Zach. Lui che si interessava così tanto di medicina... chissà cos’avrebbe pensato di un laboratorio così sofisticato.

Vergognati. Perfino in questo  momento, quando delle persone sono morte,  pensi a lui. Parlavi di rispetto per la vita? Il tuo dov’è adesso?

Mi ricomposi immediatamente, ed ebbi un capogiro fortissimo. Stavo impazzendo. Non c’era altra spiegazione.

Tornai a guardare dritto davanti a me, e scorsi quella che assomigliava ad una sala d’attesa.

Riconobbi immediatamente anche le persone che la presiedevano.

Susan e Gwen erano sedute alle sedie di pelle nera, con lo sguardo basso. Derek camminava avanti e indietro, con le mani dietro la testa.
Kyle era in piedi, la schiena contro il muro, le mani in tasca. Il suo sguardo era alto, ma fissava il vuoto.

Rabbrividii. Mancava Mark.

Io ed Amy accelerammo il passo simultaneamente, fino a raggiungerli.

Nel vederci, sembrarono rilassarsi almeno un po’.   << Ragazze, mancavate solo voi... >> bisbigliò Susan, con gli occhi lucidi.

  << Cos’ è successo?! >> sbraitò Amy.

Io non avevo ancora ritrovato l’uso della parola.

  << Si tratta di Mark...e suo padre >> disse Derek.

Mi si gelò il sangue.

Mark. Mark era morto?!

Kyle mi si avvicinò  << Il padre di Mark, John Constant è il capo dei tiratori scelti dello Scudo Rosso >> mi spiegò  << Era con Mark in perlustrazione. E... >>

  << Erano loro >> la vocetta di Gwen si aggiunse alla conversazione, farfugliando frasi sconnesse  << Loro...li ho visti andarsene. E c’era anche quella nuova... >> si strinse le spalle esili.

Alyssa, pensai.

Ero loro. Non c’erano dubbi. Erano andati a cacciare, e loro erano stati i loro bersagli. Non poteva trattarsi di una coincidenza. Mi rifiutavo di credere che li avessero aggrediti non sapendo che erano agenti dello Scudo Rosso.

Calò in silenzio per diversi minuti.

Infine, mi decisi a chiedere la cosa che più mi premeva   << Sono...Sono... >> deglutii  << Morti...? >>

Kyle sospirò  << John non ce l’ha fatta >>  disse tristemente << Mark invece... Julia lo sta operando in questo momento >>

Amy si lasciò cadere sulla sedia, visibilmente sconvolta. Io invece, non riuscivo a muovermi.

Questo è solo l’inizio della tua punizione, se non ti decidi a prendere una decisione in fretta” la voce riecheggiò nel mio cervello e mi sentii mancare.

Le forti braccia di Kyle mi circondarono, abbracciandomi calorosamente. Non riuscii ne ad oppormi, ne a scansarlo.

In quel momento, stavo solo cercavo di non impazzire per colpa di quella maledetta voce. Cominciai a piangere. Quale? Quale decisione? Per cosa stavo pagando?

Devi decidere da che parte stare

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondermi, che delle porte scorrevoli si aprirono, e Julia e David ne uscirono, con delle tute bianche.

  << Siete rimasti tutti qui... >> osservò la donna, poi guardò Amy e me  << Ben arrivate >>

  << Come sta Mark? >> chiesero Amy, Derek e Susan contemporaneamente.

Julia si sfilò gli occhiali, mentre David sembrava impassibile  << Ha subito ferite gravi al fegato e ai reni, e purtroppo, a contribuire al peggioramento delle sue condizioni, è stata la grande perdita emorragica…ma la cosa più preoccupante è il trauma alla testa, ci sono tracce di edema celebrale... >>

  << Ma si riprenderà vero? >> chiese Gwen con gli occhi lucidi.

  << Abbiamo fermato tutte le emorragie... Dobbiamo solo aspettare che si svegli. Mark  un tipo forte. Ce la farà >>

David sbuffò  << Tanto, quando saprà che suo padre è morto, starà solo peggio... >> affilò lo sguardo di ghiaccio, e ci squadrò tutti. Ebbi un sussulto quando i suoi occhi si posarono su di me.

  << Questa volta, non è come il caso di Melissa Ford. Abbiamo molti testimoni pronti a testimoniare, dichiarando la presenza di Misa Albam, Lilith Wedd, Adam Writtened Alyssa Grey. Sapete cosa significa? >>

Senza aspettare una risposta, continuò a parlare:  << Vuol dire che ci prepariamo ad attaccarli, accusandoli del delitto di John Constant e non vorrei anche di quello di Mark. Una volta mandato il rapporto dell’accaduto al governo, riceveremo senza ombra di dubbio l’autorizzazione per l’attacco >>

Ebbi un mancamento.

Oddio. Volevano attaccarli. Volevano ucciderli.

Guardai di traverso Amy. Era bianca come un cencio.

  << Rebecca >>   David mi chiamò, ed io sussultai.  << Ormai hai abbastanza dimestichezza nell’uso della spada no? È venuto il momento per te, di scendere in prima fila >>

Io guardavo in sua direzione, ma non vedevo nulla.

  << Non sarai sola >> sentii Kyle sussurrarmi.

  << Ma.... >> farfugliai.  << I-io... >>

David assunse un’espressione indispettita  << Cosa? >> tuonò.

Non potevo farcela. Non ci sarei mai riuscita. Come avrei potuto sguainare la spada contro Zach? Perché era questo che si aspettavano che facessi. E Ryan e gli altri? Avrei dovuto ucciderli?

Ucciderli...

Esatto. Dovrai ucciderli. Uno per uno. Sei pronta a farlo? O sei brava solo a parole?

No, basta... Perché non mi lasciava in pace?!

  << Becky è solo confusa >> Amy venne in mio soccorso con fare risoluto, circondandomi le spalle con un braccio  << Non dimentichiamoci che è venuta a conoscenza di tutto solo di recente. Diamole un po’ di tempo. Quando arriverà il momento sarà in splendida forma >>

Sembrava sicura di sé, ma la mano che aveva poggiato sulla mia spalla stava tremando.

Rivolsi ai presenti il sorriso più falso che avessi mai fatto   << S...si...esatto >>

Julia mi rivolse un sorriso comprensivo  << La penso anchio così. Non avere fretta, Rebecca. Se avessi un crollo emotivo adesso, sarebbe solo la fine >>

Un crollo emotivo lo avrei avuto davvero, se continuavo così, e soprattutto se quella voce non si fosse decisa ad abbandonarmi.

Ma questo lo tenni per me, altrimenti stata trasferita direttamente al reparto psichiatrico.

David sbuffò pesantemente, e sorpassandomi, si dileguò.

  << Julia, possiamo vedere Mark? >> chiese poi Susan, spezzando il silenzio che si era creato.

La donna annuì  << Certo. È  privo di coscienza, ma sentirvi secondo me gli farà bene >>

Entrammo nella stanza, e tutto quel bianco quasi mi accecò.

L’unica cosa che dimostrasse che Mark era ancora vivo, erano solo i fastidiosi e continuativi bip del monitor alla sua sinistra. Inerme in quel letto con le sbarre, era attaccato ad un respiratore e gli occhi chiusi davano segno di non volersi più riaprire.

Era quasi irriconoscibile in quello stato.

Ebbi una fitta in prossimità del petto. Terribile. Ingiusto. Sbagliato.

La rabbia fece accelerare il mio ritmo cardiaco. In quel momento, mi sentii veramente capace di uccidere quei quattro. L’avevano sicuramente fatto di proposito.

Quindi è così. Le persone devono ridursi in questo stato, per spronarti a reagire. Proprio come Melissa

Strinsi i denti, mentre gli occhi mi diventavano lucidi.

Era davvero così?

La mano di Julia picchiettò delicatamente sulla mia spalla, ma ugualmente mi fece sobbalzare.   << Scusami cara... >> disse gentile  << Potresti seguirmi in laboratorio? Dovrei farti dei prelievi di sangue >>

Mi stupii  << Perché? >>

Mi fece cenno di seguirla, e mi incamminai circospetta con lei al mio fianco fino alla stanza di fianco.

Mi fece accomodare alla sedia di fianco un lettino bianco. Lei prese a preparare l’ago, e si avvicinò a me con diverse provette di plastica in mano.
Le contai. Erano dodici. Lunghe circa dieci centimetri. Di certo non come delle normali provette.

Sarei morta dissanguata così.

  << Perché serve tutto questo sangue? >> chiesi di nuovo, mentre lei cercava la mia vena, nella piegatura del gomito.

  << Non preoccuparti se ti sembra che te ne preleverò una grande quantità. Le cellule del tuo sangue si rigenerano molto più velocemente del normale >>  mi rassicurò, inserendo l’ago nella vena.

  << Mi serve perché costruiremo dei proiettili contenenti proprio il tuo sangue >> mi spiegò finalmente.

Mi accigliai.  << Come, scusa? >>

  << Ormai è quasi ultimata l’invenzione di particolari tipi di proiettili contenenti al loro interno un liquido, in questo caso il tuo sangue, che una volta sparati all’interno di qualsiasi punto dell’organismo, rilasciano la sostanza che contengono >>

Aveva già riempito tre provette. Mi guardò  << È stata una vera illuminazione. Quando i nostri tiratori scelti spareranno ai Chimeri, questi verranno immediatamente contagiati dal tuo sangue >>

Altre due provette riempite  << Ovviamente, la dose di sangue che contiene un proiettile è molto limitata, e non è letale per un Chimero, ma è molto efficace per indebolirlo quel che basta per avere la meglio su  di lui >>

Spostai lo sguardo da lei, al mio sangue, che dalla vena, passava dal sottile tubicino, fino a riempire la provetta.

Un’altra riempita.

Stavo fornendo allo Scudo Rosso l’arma che avrebbero usato contro Zach. Con quel sangue, volevano uccidere Zach!

  << Per favore, basta >> dissi, sentendo salire la nausea  << Non mi sento per niente bene >>

Julia si accigliò, ma non tolse l’ago.

  << Per favore! >> ripetei, in tono supplicante.

La donna confusa, mi tolse l’ago dal braccio, e vi ci prette un pezzo di cotone, guardandomi stranita.

  << Vuoi un po’ d’acqua? >> mi chiese.

Annuii  << Si, per favore >>

Il fatto che non mi sentissi bene, non era una balla. Sentivo di poter svenire da un momento all’altro.

Lanciai uno sguardo alle provette ancora sparse sul letto. Ne aveva riempite sei su dodici. Anche troppe.

  << Forse è un calo di pressione... o di zuccheri.... >> ipotizzò Julia porgendomi un bicchiere di plastica e qualche bustina di zucchero  << Scusami, e dire che avevo detto di lasciarti tranquilla per evitare un crollo emotivo... >>

  << Non importa, sto bene >> biascicai, ingoiando il prezioso e fresco liquido a grandi boccate.

Intanto, Julia sistemò le sei provette piene in un contenitore apposito  << Per oggi va bene così, Rebecca. Perché non vai di sopra? Tuo padre dovrebbe essere in Sala Riunioni. Così andrai a casa >>

Annuii distratta, e farfugliai quello che doveva essere un saluto, prima a lei, poi ai ragazzi, che erano rimasti da Mark.

Amy mi abbracciò, e solo io scorsi tutti i messaggi nascosti che conteneva quell’abbraccio.

Kyle si offrì di accompagnarmi, ma rifiutai, cercando di essere il più gentile possibile.

Come feci a non perdermi, non lo seppi nemmeno io.

Mio padre mi aspettava proprio dove mi aveva riferito Julia, e non appena mi vide, mi abbracciò calorosamente, visibilmente preoccupato per me.

  << Papà... >> dissi  << Per favore, andiamo a casa >>

Lui mi rivolse una lunga occhiata, ma non mi fece domande. Si limitò ad acconsentire   << Va bene, fammi solo prendere le mie cose. La macchina è sulla strada parallela a questa. Avviati, io arrivo subito >> 

Feci come detto, e lo precedetti. Sembravo uno zombie, sia dal mio aspetto distrutto, sia dalla camminata. Sembrava quasi che stessi per cadere a terra, mezza morta.

  << Stanca? >>

Una voce. Quella voce.

L’ultima che avrei mai voluto sentire in quel momento. Mi voltai in sua direzione, e la fulminai con lo sguardo.

Misa Albam non si era cambiata d’abito da quando l’avevo vista al parcheggio della scuola.

Sul volto aveva un’espressione divertita, e i vispi occhi verdi mi studiavano.  << Sei contenta di vedermi? Sono venuta qui solo per te >>

Chissà perché, la cosa non mi lusingava per niente.

  << Tu, maledetta... >> ringhiai, ripensando a Mark e a suo padre   << Come hai potuto?! >>

Lei inclinò la testa di lato, come se non capisse quello che dicevo. Se prima avevo trovato quel suo modo di fare ingenuo e carino, adesso lo consideravo irritante ai massimi livelli.

  << “Come ho potuto”, hai detto? >> mi chiese, con la boccuccia a “o”.

Ancora un po’, e l’avrei presa a schiaffi.

In un lampo, mi si avvicinò, e delicata e graziosa, mi prese il viso tra le sue mani esili, avvicinando i nostri volti.

  << Stammi bene a sentire >> disse, con un tono di voce basso e spaventoso  << Sei stata tu a cominciare >> mi accusò, alitandomi  << Hai detto che non sono una brava ragazza. In questo modo, ti ho fatto vedere come si comportano le vere bimbe cattive >> un sorriso crudele  << Dimmi, sei soddisfatta ora? >>

Io non avevo parole. Possibile che ragionasse davvero in quel modo?

Si allontanò, continuando a sghignazzare  << Siamo pronti a combattere contro di voi, Red Shield >> mi annunciò  << Presto ti pentirai di aver voluto conoscere il nostro “lato cattivo” >>

Scomparve silenziosa, ed io caddi in ginocchio sull’asfalto, sbucciandomi, solo temporaneamente, le ginocchia.

Delle lacrime mi rigarono le guance, scendendo fin sul mento. Ero distrutta. Non sapevo che fare. Non sapevo davvero cosa fare.

Una decisione....ma quale?! Come potevo scegliere?!

Continuai a piangere silenziosamente ancora per un po’, poi mi rizzai.

Le ginocchia erano già tornate immacolate, e mi pulii il sangue con un fazzoletto. Mi asciugai le lacrime. Dovevo tornare in me.

Non mi ero mai lasciata abbattere da niente! E quella situazione non era diversa dalle altre. Avrei trovato una soluzione, per quanto in quel momento, sembrasse impossibile.

Continuando a riempirmi la testa di queste false convinzioni, presi la mia decisione.

 
  
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