Damon
aveva accompagnato Alyssa al fast food ed era subito tornato nel
loft, prima che Klaus, Rebekah e Matt partissero per tornare a Los
Angeles. Voleva saperne di più su tutti quegli esseri sovrannaturali
di cui gli aveva parlato Klaus, e secondo lui era arrivato il momento
di darsi da fare per portare allo scoperto tutto ciò ci fosse stato
dietro a quelle sparizioni, prima che tra i dispersi ci finisse anche
qualcuno di loro. Così convocò tutti in salotto per discuterne, ora
che Alyssa non c’era e si poteva parlare tranquillamente di
vampiri, streghe e quant’altro.
«Non so voi, ma io vorrei
vederci chiaro in questa storia, prima che uno di noi si faccia
rapire. Klaus sa di altre creature che noi non conosciamo.» disse
chiaro e diretto Damon, poi rivolgendosi a Klaus chiese cortesemente:
«Ti dispiacerebbe approfondire un po’ di più quel che mi hai
detto prima?».
«Cominciamo dalle sirene? Ne ho incontrate tre
attorno al 1400: erano delle donne bellissime, dai capelli lunghi
almeno fino all'ombelico, con il fisico sinuoso e dei lineamenti del
viso decisi ma non squadrati. La loro pelle era tra l'olivastro e il
dorato, e avevano degli occhi meravigliosi, con dei colori simili a
quelli degli occhi umani ma molto più sgargianti. Tutto era più o
meno normale, fin quando andammo sulla costa. Mi convinsero, come
solo delle donne sanno fare, a buttarmi in acqua con loro, e una
volta arrivati al largo, i loro sguardi cambiarono: mi mostrarono le
loro code variopinte che fuoriuscivano dall'acqua con soddisfazione e
cercarono di mordermi, senza successo. Iniziai a nuotare, ma loro
erano molto più veloci di me e mi presero subito. Mi portarono per
qualche metro sott'acqua, ma quando mostrai loro i canini mi
lasciarono andare subito e si allontanarono velocemente. Per qualche
giorno rimasi sulla costa nell'attesa che se si facessero ancora
vedere. Fu un giovane pescatore su una barchetta di legno che mi
aiutò a rivederle: quando fu abbastanza lontano dalla costa una di
loro sbucò fuori dall'acqua e lo morse. Vidi pian piano le sue gambe
lasciare posto ad una coda, più corta e con colori più spenti di
quella delle "donne" che avevo incontrato qualche giorno
prima. La sirena lo buttò in acqua e sparirono nelle profondità del
mare. Non riemersero più.» raccontò Klaus.
«E tu non ti eri
accorto che non fossero delle umane? Voglio dire, voi vampiri non
dovreste avere un olfatto molto sviluppato?» chiese confuso
Matt.
«Certo che lo abbiamo, ma loro erano delle umane a tutti
gli effetti. Solo in acqua e solo se lo volevano si trasformavano in
sirene.» rispose Klaus.
«Da quel che racconti quindi non
dovremmo nemmeno tenerle in considerazione. A quanto pare ci temono.
Su, continua.» disse Damon.
«Non le sottovaluterei comunque. Al
contrario degli gnomi: sono dei piccoli umani in pratica, alti al
massimo 25 centimetri, molto pacifici e longevi, e dediti alla terra.
Niente di cui preoccuparsi. Poi ci sono le fate e i troll, nemici
come vampiri e licantropi. Le fate sono sia femmine che maschi, dai
lineamenti del viso molto dolci, e sono quasi degli eterni teenager:
so che vivono anche per cinquecento anni e come aspetto una volta
raggiunta l'adolescenza rimangono tali, con la particolarità che
ogni anno alle femmine sbocciano le ali, anche se sono letteralmente
dei fiori giganti, grazie ai quali si riproducono. Hanno la pelle
molto chiara, e il colore degli occhi cambia in base alla stagione in
cui sono nate: nelle tonalità del marrone quelle nate in autunno,
del blu-viola in inverno, del verde in primavera e del rosso-arancio
in estate. Non è strano infatti vedere fate con gli occhi color
arancio, rosa o lilla. In loro non scorre sangue ma linfa, e si
nutrono solo dei frutti della terra, niente di animale. Possiamo dire
che sono delle piante molto evolute. Più o meno il loro scopo è lo
stesso delle streghe: fare degli intrugli magici e proteggere la
natura. Al contrario dei troll, che vogliono distruggerla e privare
della linfa ogni fata. Loro sono degli esseri orrendi, asimmetrici,
forti e i più rudi che abbia mai visto. Credo che vi basti sapere
che per mandare avanti la specie violentano le donne e le tengono
segregate finché non viene al mondo il discendente. Se questo poi si
rivela essere umano come la madre oppure femmina lo uccidono, e se
non hanno più bisogno della donna per generare un altro discendente
uccidono anche lei.» raccontò Klaus.
«Spero si siano estinti.»
commentò schifata Elena.
«No, ma ne sono rimasti davvero pochi.
Le fate sanno fare bene il loro lavoro.» ribatté Klaus.
«Come
scusa? Non erano i troll che volevano far fuori le fate?» chiese
Elena.
«Sì, ma i troll hanno sì e no un solo briciolo
d'intelligenza, agiscono solo con l'istinto e la forza fisica.
L'intelligenza invece non manca alle fate, e unendola alle varie
pozioni e intrugli che sanno preparare sono riusciti a farli fuori
quasi tutti, anziché farsi sterminare da loro.» spiegò
Klaus.
«Quindi potrebbero far fuori anche noi.» affermò
Damon.
«In teoria.» disse solenne Klaus, e tutti gli altri si
guardarono timorosi l'un l'altro. «Ma in genere non attaccano
nessuno, si difendono soltanto. E non ho mai sentito di vampiri o
streghe che attaccassero le fate.» li rassicurò poi.
«Speriamo.»
sussurrò speranzosa Rebekah.
«E tu hai conosciuto personalmente
delle fate?» chiese curiosa Caroline.
«Sì, le aiutai in uno
scontro con dei troll. Avevano scoperto che la maledizione era su di
me e non su tutti i vampiri e i licantropi come invece ho fatto
credere a tutti per mille anni. Così stipulammo un accordo: se io le
avessi aiutate a far fuori un grosso gruppo di troll, loro avrebbero
mantenuto il mio segreto. E così è stato.» disse soddisfatto
Klaus.
«Ne hai viste anche mentre erano in fiore? Di solito si
confondono con noi umani?» chiese dubbiosa Bonnie.
«Sì, le ho
viste, hanno dei fiori bellissimi, e il loro colore è lo stesso
degli occhi. A parte quando sono in fiore, possono essere confuse
benissimo con gli umani, più le femmine che i maschi però. Loro
hanno lineamenti troppo dolci rispetto agli uomini in generale, per
cui è difficile che passino inosservati.» spiegò Klaus, che nel
frattempo si fece più pensieroso. «Damon, hai mai visto Alyssa
sanguinare o mangiare?» chiese Klaus al vampiro.
«Mangiare sì.
Sanguinare invece no, e spero di non vederla mai ferita. Perché?»
Damon era confuso ora.
«No, niente, mi era venuto un dubbio su
Alyssa. Assomiglia molto alle fate, ma ora che ci penso se lo fosse
l'avrei capito dal suo odore, e voi da quel che mangia e dalla linfa
che fuoriesce dalla pelle quando si feriscono anziché il
sangue.»
«Perché? Che odore hanno le fate?» chiese Elena.
«Di
quel che mangiano. Se mangiano una pesca, hanno l'odore della pesca;
se mangiano fragole, hanno l'odore delle fragole; e così
via…»
«Bello!» esclamò Rebekah.
«Non se mangi broccoli,
sorellina.» disse Klaus, smontando la sorella.
«Questi odori li
riusciamo a sentire anche noi umani o non sono così forti?» chiese
Bonnie.
«Non te lo so dire, onestamente. Secondo me li potete
percepire soltanto se non ci sono altri odori forti nei paraggi, ma
solo come si può sentire l'odore di un bagnoschiuma ad esempio.»
rispose sincero Klaus.
«Che ne dite se andiamo avanti? Ci sono
ancora i mutaforma e gli elfi che mi hai nominato.» disse Damon
rivolgendosi a Klaus.
«Sì. Gli elfi sono come le fate, ma con le
orecchie leggermente a punta che possono tranquillamente nascondere
coi capelli, e sono molto più potenti e resistenti. Possono
utilizzare la natura in qualsiasi modo, modificando perfino le
condizioni atmosferiche. Sono divisi in due gruppi: ci sono gli elfi
maggiori e gli elfi minori. I maggiori sono altissimi, almeno un
metro e novanta, e sono quelli che svolgono le mansioni più ambite e
di responsabilità e in più comandano i minori, che invece sono più
bassi del metro e sessanta e svolgono le mansioni più umili, come
procurare gli ingredienti per gli intrugli agli elfi maggiori. Infine
ci sono i mutaforma, che sono come dei licantropi, ma possono
trasformarsi quando vogliono e in quel che vogliono, e quelli più
forti riescono a trasformarsi anche in altri esseri umani.» concluse
Klaus.
Continuarono a parlare fino all'una e mezza, senza arrivare
ad una vera e propria conclusione. Si raccomandarono a vicenda però
di stare attenti alle caratteristiche delle creature descritte da
Klaus nelle persone che incontravano sulla loro strada. Klaus,
Rebekah e Matt salutarono tutti e partirono per il viaggio verso Los
Angeles, mentre Damon andò al fast food a prendere Alyssa,
ovviamente senza dire a nessuno dove stava andando e perché.
Erano
passati una decina di giorni da quando Alyssa aveva conosciuto Matt e
Rebekah. Le erano sembrati molto simpatici, e il weekend successivo
l'aveva passato con loro, i fratelli Salvatore e le ragazze ad
eccezione di Caroline, che aveva preferito restare da sola con Klaus
visto il poco tempo in cui lo poteva vedere. Sentiva che potevano
diventare dei buoni amici per lei, se fossero tornati spesso a
Durham.
«Torneranno anche questo weekend tutti i tuoi amici di
Los Angeles?» chiese Alyssa a Damon, che stava guidando accanto a
lei mentre la riportava a casa dal lavoro.
«Sì, per un bel po'
di weekend torneranno. Ma questo weekend non pensare di vederli
molto, ti devi riposare.» rispose deciso Damon.
«Non ne ho
bisogno, e mi piace molto stare in loro compagnia, sono simpatici.»
ribatté secca Alyssa.
«Mi fa piacere, ma tu resti a riposare lo
stesso. Ti son venute le occhiaie e hai il viso spento, per cui non
si discute. Finché non ti riposerai abbastanza non farai
nient'altro.» disse Damon.
«Ok, papà.» lo canzonò Alyssa,
incrociando le braccia davanti al petto.
«Alyssa, lo sai che lo
faccio per il tuo bene e perché ci tengo a te, vero?» disse
teneramente Damon, voltandosi verso di lei per un po', tornando poi
con lo sguardo sulla strada.
«Lo fai anche perché ti piace
comandare.» gli rispose Alyssa.
«Se io comandassi davvero, tu a
quest'ora staresti nel loft insieme a me, mio fratello e le ragazze,
e non lavoreresti al fast food.» disse severo Damon.
Alyssa
abbassò la testa. Una parte di lei avrebbe voluto accettare la
proposta di Damon, ma l'altra parte sapeva che non era giusto, e che
le stava dando fin troppo.
«L'offerta è ancora valida, giusto
per ricordartelo.» disse più dolcemente Damon.
«Lo sai che non
posso accettare, fai già fin troppo per me.» disse Alyssa.
«Sarà
valida per sempre.» terminò Damon, guardandola negli occhi.
Alyssa
non aprì bocca per tutto il resto del tempo prima di andare a
dormire. Nella sua testa vorticavano mille pensieri. Non reggeva più
quella vita e la tentazione di accettare la proposta di Damon era
forte. E lo divenne ancor di più quando, svegliandosi nella notte,
lo guardò in viso: anche il suo era un viso stanco, spento. E la
cosa più triste era pensare che con la sua grande camera in quel
bellissimo loft assieme ai suoi amici, se ne stava sdraiato su un
vecchio divano in una cantina trasformata malamente in appartamento,
tenendola abbracciata, solo perché lei non riusciva a dormire bene.
Entro l'indomani pomeriggio avrebbe deciso se accettare la richiesta
di Damon, o costringerlo ad andarsene per tornare nel suo loft e
lasciarla da sola, ferendo entrambi.
Il
giorno dopo Damon e Alyssa erano appena tornati all'appartamento dopo
aver frequentato le lezioni. Alyssa si sedette sul divano, e accanto
a lei si accomodò anche Damon. Con un tacito accordo si sdraiarono,
Alyssa tra le braccia di Damon. Alyssa decise che era arrivato il
momento: lo guardò negli occhi e cominciò a parlargli a cuore
aperto.
«Sai, stanotte avevo pensato che entro oggi avrei dovuto
prendere una decisione: o venire a stare con te nel loft, o cacciarti
dal mio appartamento in modo che almeno tu torni a vivere la tua
vita.» disse Alyssa, senza continuare.
«La sto già vivendo,
tranquilla. Comunque cos'hai deciso?» chiese teso Damon,
stringendola un po' più forte tra le sue braccia.
«Ancora nulla.
L'istinto di sopravvivenza mi dice una cosa, ma la ragione me ne dice
un'altra.» rispose ridacchiando Alyssa.
«Segui l'istinto, non
sbaglia mai.» le sussurrò Damon, baciandole la fronte.
Alyssa si
accoccolò tra le sue braccia, strofinando il naso sul suo petto
scolpito. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, un profumo che non
aveva mai sentito in vita sua prima di conoscere Damon, e chiuse gli
occhi. «Ti risponderò quando mi sveglio, ma sappi che oggi non
lavoro.» gli sussurrò.
«Non ho grandi impegni, posso aspettare
quanto vuoi.» le sussurrò Damon, carezzandole i capelli, mentre lei
si addormentava.
Passò qualche ora, in cui anche Damon si riposò
un po', e quando Alyssa si svegliò la guardò negli occhi: «Allora,
sì o no?» le chiese soltanto.
Alyssa si stiracchiò, si
stropicciò gli occhi e poi si tirò un po' su, mettendosi quasi a
sedere. Poi si voltò verso Damon, che aveva il viso teso in attesa
della risposa.
Alyssa sorrise dolcemente e sussurrò un sì.
Damon
l'abbracciò forte e le diede un lungo bacio sulla guancia. «Andiamo
subito?» chiese impaziente Damon.
«Calma, devo raccogliere le
mie cose prima, no?» disse ridacchiando Alyssa.
«Col mio aiuto
ti ci vorranno cinque minuti per sistemare tutto, quindi stasera ce
ne andiamo. Ma prima ti avevo promesso una cosa. Se tu verrai a
vivere nel loft saremo a tutti gli effetti un gruppo, per cui…è
ora che ti racconti tutto. Ma siccome ci vorrebbero dei giorni interi
per raccontarti tutta la storia, preferisco dirti un'altra cosa prima
di quella. Ti fidi di me?» chiese seriamente Damon.
«Certo che
mi fido di te. Dopo quello che hai fatto per me mi fido ciecamente.»
rispose Alyssa con un gran sorriso.
«E non avresti mai paura di
me?» chiese dubbioso Damon.
«No! Perché mai dovrei aver paura
di te?» chiese sorpresa Alyssa.
«Perché potrei sembrarti il
diavolo in persona.» disse mesto Damon.
«Per me tu sei un
angelo. Un diavolo non mi avrebbe mai aiutato.»
Damon sorrise.
«Allora ti prego di non scappare ora che ti faccio vedere una cosa.»
disse Damon prendendole la mano, poi il suo viso cominciò a
cambiare: il bianco degli occhi si riempì di rosso, i capillari
sotto gli occhi si fecero più grossi e visibili e, quando aprì la
bocca, i canini superiori lasciarono spazio a denti lunghi e
appuntiti. Denti di vampiro.
Alyssa si appoggiò allo schienale
del divano, l'espressione tra lo schifo e lo shock.
Damon tornò
normale. «Te l'avevo detto.» disse triste.
Alyssa scosse la
testa. «Devi spiegarmi tutto, subito.» gli disse ancora
spaventata.
«Farò di meglio.» disse Damon, poi le strinse il
viso tra le mani e la guardò negli occhi, dicendole «Voglio che tu
sappia come sono diventato un vampiro e tutto ciò che è successo a
me, mio fratello ed Elena da quando sono tornato a Mystic Falls, a
prima di venire qui.», poi pensò «Quel
che è successo dopo averti conosciuta invece per adesso me lo tengo
per me. Un giorno ti dirò come mi hai salvato, come sei riuscita ad
alleviare la sofferenza e la rabbia che ho provato per quel che mi ha
fatto Elena, e come mi hai fatto capire che c'è di peggio di una
donna che non ricambia appieno il mio amore per lei.».
Alyssa
chiuse gli occhi, e in un attimo, come un film nella sua mente, le
passarono migliaia di immagini: Damon nel letto con Katherine, Damon
nei boschi con Katherine sporca di sangue, Damon che scambia il
sangue con Katherine, Damon che va a salvare Katherine con suo
fratello Stefan e viene trafitto al petto da un proiettile come il
fratello, Damon e Stefan che si risvegliano, Damon che vuole
lasciarsi morire perché crede che Katherine è morta, Stefan che gli
offre il corpo di una donna per nutrirsene. E poi tutti i ricordi di
Damon con Stefan ed Elena, sia quando stavano insieme loro due, sia
quando Elena invece stava con lui.
Alyssa riaprì gli occhi più
tranquilla di qualche momento prima.
«Sappi che anche Elena e
Caroline sono vampiri.» le disse Damon.
«Oh.» disse Alyssa
sorpresa, e si prese un po' di tempo per assimilare tutte quelle
informazioni. Ora era più tranquilla perché conosceva tutta la
storia, ma sapere di avere 4 amici vampiri non era sicuramente il
massimo.
«Comunque avevi ragione, è molto più complicato del
"Stefan ti ha fregato la ragazza". Scusami.» gli disse
dopo un po'.
«Per cosa?» chiese Damon, confuso.
«Perché ho
insistito tantissimo senza pensare che raccontandomelo potevi starci
di nuovo male.» gli disse triste Alyssa.
«Non ti preoccupare,
sto molto meglio.»
«Bugiardo.»
«Impicciona.»
Alyssa
sorrise e cercò di fare il solletico a Damon, ma non le riuscì: lui
le prese i polsi e glieli mise dietro la schiena, poi avvicinandosi
pericolosamente a lei col sorriso sulle labbra le sussurrò: «Cosa
credevi di fare piccola? Ti sei già dimenticata che sono un
vampiro?».
Damon percepì il cuore di Alyssa accelerare
improvvisamente, per la paura suppose lui, perciò lasciò la presa.
Si alzò in piedi e le chiese da dove poteva cominciare per
aiutarla.
Alyssa gli indicò un armadietto affianco alla porta del
bagno, così Damon si avvicinò e aprì lo stipite: c'erano libri,
fogli, un beauty case e un paio di portagioie. Iniziò a svuotare
l'armadietto e ad un certo punto si trovò tra le mani la foto di una
bimba, che gli evocò un ricordo poco lontano per la sua vita da
vampiro.
Italia, 17 Aprile 1995
Damon
era sdraiato nel bel mezzo di un bosco da un bel pezzo. Finalmente
sentì che un cacciatore si stava avvicinando. Era giorno, ma non
gliene importava niente: aveva fame, e si sarebbe nutrito di lui. In
un attimo si alzò fiondandosi su di lui, lo uccise per non farlo
urlare, e poi iniziò a succhiare il suo sangue. Stava quasi per
prosciugarlo, quando sentì un rumore dietro di sé. Si voltò, e si
ritrovò davanti una bimba nascosta tra i cespugli che osservava la
scena. Appena lo vide tutto sporco di sangue aprì la bocca per
urlare, ma non fece in tempo a far uscir fiato che Damon le aveva
tappato la bocca con la mano. La guardò dritta negli occhi, e la
soggiogò a stare tranquilla.
«Come ti chiami, piccola?» le
chiese poi teneramente.
«Alyssa.» rispose candidamente la
bimba.
«E quanti anni hai, Alyssa?»
«Cinque.» rispose la
bimba, guardandolo curiosa coi suoi occhioni verdi.
«E la mamma e
il papà dove sono?»
«Stanno preparando il picnic.» disse la
bimba, indicando un punto lontano dietro di lei.
«Ti lasciano
andare in giro per il bosco tutta sola?» chiese sorpreso Damon.
«Sì,
perché sto giocando a nascondino con i miei cuginetti.» rispose la
bimba, giocando con un anello che aveva al dito.
Damon la guardò
intensamente negli occhi, e carezzandole i capelli color cioccolato
le disse «Adesso torna indietro dalla tua mamma e rimani con lei. Da
oggi in poi farai la brava bambina e non ti caccerai più nei guai,
ok? Ma soprattutto dimenticati della brutta cosa che hai visto.».
La
bimba annuì sorridendo, poi si voltò e tornò da dov'era
venuta.
Damon continuò col suo pasto, e quando ebbe finito andò
nella stessa direzione in cui era andata la bimba. Dopo un minuto di
camminata arrivò vicino ad una radura. Si mise dietro ad un mucchio
di cespugli per non farsi vedere e guardò verso di essa: la bimba
era seduta sul prato assieme ad una donna che Damon intuì fosse sua
madre, mentre i suoi parenti erano già seduti al tavolo.
Damon
sorrise tranquillo, poi tornò a nascondersi nel bosco.
«Quanti
anni avevi quando ti hanno scattato questa foto?» chiese Damon ad
Alyssa, che era ancora seduta sul divano.
«Cinque. Era molto
meglio la vita di quei tempi!» rispose ridacchiando Alyssa.
«Già.»
ribatté pensieroso Damon. Gli stessi occhioni, lo stesso sorriso.
Era proprio lei la bimba nel bosco. Damon si voltò verso Alyssa, che
stava giocando con un anello appeso al collo. Lo guardò
attentamente, e poi arrivò alla conclusione che era lo stesso che
aveva la bimba nella foto e la bimba nel bosco.
«Come mai tieni
quell'anello al collo?» chiese Damon indicandolo, anche se conosceva
già la risposta.
«L'ho sempre avuto fin da quando ero piccola,
ma quando non ho più potuto tenerlo al dito perché non ci stava
più, ho deciso di tenerlo comunque con me, ma al collo.» rispose
Alyssa osservando l'anellino mentre se lo rigirava tra le mani.
«Ci
sei proprio affezionata…» constatò Damon.
«Sì. Me l'ha
regalato mia madre, e ci ha fatto incidere il mio nome. Per
comprarmelo fece sacrifici, anche se lei non lo ha mai ammesso. Fu
mio padre a confessarmelo quando non mi andava più e volevo riporlo
in un cassetto.» disse Alyssa, mentre gli occhi le erano diventati
lucidi.
«E da allora invece non te ne sei più separata.»
«Già.
Lo tengo con me anche quando dormo, forse non te ne sei accorto
perché lo tengo sempre al di sotto dei vestiti.»
«Sì, non ci
ho mai fatto caso effettivamente. Carino comunque. E carina anche tu
da piccola.» disse Damon, terminando con una risatina mentre metteva
la foto dentro la valigia di Alyssa.
Ora riusciva a spiegarsi il
perché aveva avuto la sensazione di conoscerla da sempre.
Damon
e Alyssa erano arrivati davanti al garage del loft.
«Sei pronta?»
le chiese Damon.
«No, ma fa lo stesso. Andiamo. Prima mi tolgo il
pensiero, meglio è.» rispose agitata Alyssa.
«Io non dirò
niente di quel che è successo in queste settimane, sta a te decidere
o meno se vuoi farne parola.» le disse teneramente Damon, e Alyssa
annuì.
Damon scese dall'auto, prese le due valigie di Alyssa con
una sola mano, tenendone una come trolley e l'altra appoggiata sopra,
mentre con l'altra mano aprì la portiera di Alyssa, la prese per
mano e l'accompagnò fino alla porta-finestra della cucina. Erano
tutti lì seduti al tavolo dopo aver sentito arrivare la macchina di
Damon, visto che ultimamente si faceva vedere davvero
poco.
«Buonasera, vi presento la nostra nuova coinquilina.»
disse allegramente Damon dopo che entrò in cucina con Alyssa.
Tutti
rimasero sorpresi alla notizia, tanto che rimasero immobili a
guardarli.
«Oh, e sappiate che sa quel
che siamo.
Ops, tranne Bonnie.» disse spensierato ai quattro che erano ancora
imbambolati, poi voltandosi verso Alyssa le disse «Mi son scordato
di dirti che Bonnie è una strega, ma non credo che per te ormai
cambi molto».
«No, infatti.» rispose sorridendo a Damon, poi si
voltò verso i ragazzi seduti al tavolo: «Per me resterete sempre le
mie compagne dell'università e il fidanzato di una di loro. Tutto
qui. Niente vampiri, streghe o chissà che altro».
Caroline le
sorrise, e poi le corse incontro a velocità vampiresca. «Dovrai
abituarti a tutto questo se vorrai stare qui. Benvenuta nella casa
dei pazzi!» le disse Caroline ridacchiando, e poi l'abbracciò
affettuosamente.
Nel frattempo anche Bonnie e Stefan si alzarono e
andarono incontro ad Alyssa, dandole il benvenuto.
«Benvenuta tra
noi, Alyssa.» disse sorridente Bonnie, e l'abbracciò
brevemente.
«Spero che mio fratello non ti abbia ricattata o
minacciata per venire a vivere qui.» disse Stefan ad Alyssa,
lanciando un'occhiata a Damon.
«No no! Assolutamente! Anzi, Damon
è da settimane che mi prega di venire a vivere qui, e solo quando
gli ho detto io che avevo deciso di accettare la sua proposta mi ci
ha portata.» disse tranquilla Alyssa.
«Beh, allora benvenuta.»
le disse Stefan, stringendole la mano impacciatamente. Elena si alzò
di scatto dal tavolo e uscì dalla cucina.
«Oh cavoli… Non l'ha
presa affatto bene…» disse preoccupata Alyssa a Damon.
«Fregatene
di Elena. Le passerà. E se non le passerà, dovrà convivere con te
comunque.» le rispose Damon.
«Se lo dici tu… Senti, potresti
fare con loro la stessa cosa che hai fatto con me? Voglio che
sappiano quel che ho nascosto loro finora.» gli chiese
Alyssa.
«Proprio la stessa cosa no, ma qualcosa di simile sì.»
rispose Damon ad Alyssa, poi si rivolse agli altri tre: «Datemi la
mano, vediamo se ce la faccio». Stefan, Caroline e Bonnie misero una
mano su quella di Damon, mentre lui ripensava a tutto quello che
aveva scoperto di Alyssa: dove viveva, come viveva e perché
improvvisamente non si fece più vedere tranne che all'università.
Funzionò.
Stefan si sentì in colpa per aver pensato male di
Alyssa mentre lei stava passando l'inferno, mentre Caroline e Bonnie
l'abbracciarono e le chiesero perché mai non ne aveva fatto parola
con loro, che avrebbero voluto essere d'aiuto.
Si misero tutti in
salotto e iniziarono a parlare, ad eccezione di Stefan che andò a
cercare Elena: in camera sua non c'era. La chiamò al cellulare un
paio di volte, ma non rispose mai. Esasperato, le mandò un SMS:
Ti
avevo chiesto di non fare altre scenate.
Rispondimi o hai chiuso
con me.
Anche se ti amo.
Dopo
qualche istante gli arrivò un messaggio di risposta:
Sono
nella piazzetta, raggiungimi qui.
Per ora non voglio tornare a
casa.
Anche se ti amo.
Stefan
sospirò con un misto di tenerezza e rabbia verso Elena. Tornò giù
in salotto e comunicò agli altri che stava uscendo.
«Vai a
cercare Elena?» chiese freddo Damon.
«So già dov'è. Vado solo
a farle compagnia, non so se torneremo qui stanotte. Dipende da come
va.» rispose Stefan.
«Stefan, io non volevo creare tutto questo
scompiglio. Posso fare qualcosa? Me ne vado se è un problema.» si
scusò Alyssa.
«Cosa?!» esclamò Damon visibilmente
contrariato.
«No, Alyssa, tu non puoi fare niente e stai
tranquilla, che tu non hai combinato nulla. È Elena che deve
riuscire a controllare le sue emozioni e accettare le cose anche se
non sono esattamente come desidera lei.» la rassicurò Stefan,
interrompendo Damon prima che scoppiasse un'immensa discussione, e
poi se ne andò.
«Tu non te ne vai da nessuna parte. Non per
colpa di Elena, almeno.» le disse Damon, e l'abbracciò.
«Sicuri
che non dovete dirci niente?» chiese Caroline ridacchiando.
«No,
Caroline, niente da dire se non di farti gli affari tuoi.» le
rispose acido Damon, fulminandola con lo sguardo, suscitando le
risate di Caroline e Bonnie.
«Se non fosse pettegola non sarebbe
Caroline!» commentò Bonnie, mentre ancora rideva.
Alyssa
sorrideva imbarazzata, e quando Damon se ne accorse la strinse di più
per farle coraggio.
«Comunque Alyssa, non preoccuparti di Elena.
Prima o poi le passerà, e mal che vada ci siamo io e Caroline dalla
tua parte. Noi sappiamo quel che è successo e perché reagisce così,
però non siamo molto d'accordo con lei. Alla fine se l'è cercata, e
comunque non può avere tutto dalla vita.» disse Bonnie.
«So
anche io quel che è successo tra Elena, Damon e suo fratello.»
disse Alyssa, facendo rimanere di stucco Bonnie e
Caroline.
Continuarono a parlare finché ad Alyssa venne sonno, e
Damon l'accompagnò in quella che sarebbe diventata camera sua,
portandole le valigie. Prese delle lenzuola pulite e le fece il letto
a velocità da record, mentre lei tirava fuori dalla valigia il
pigiama, e poi andò in bagno a cambiarsi per la notte. Quando tornò
in camera trovò Damon steso sul letto, con solo una canotta e dei
pantaloncini addosso, e si bloccò davanti al letto.
«Sono meno
vestito ma non mangio mica, sai?» disse ironicamente Damon.
«Hai
un macabro senso dell'ironia, sai?» rispose risoluta Alyssa.
Damon
si mise seduto e le disse «Ehi, io non ti ho mai vista come uno
spuntino, ok? Tienilo bene a mente. I miei spuntini sono le sacche di
sangue che abbiamo nel frigo. Tu invece sei una mia
amica».
«Mmmh…ok…niente frigo… Mi stai mettendo a dieta?»
disse ridacchiando Alyssa.
«Niente affatto, lo sai che il mio
obiettivo è l'esatto opposto: cercare di farti mangiare qualcosina
in più. E comunque c'è un altro frigorifero tutto per te e Bonnie.»
disse Damon risdraiandosi nel letto. «Ah, non ti ho chiesto come e
dove vuoi dormire.» continuò.
«Cioè?» chiese confusa
Alyssa.
«Se vuoi dormire da sola, puoi dormire qua. Altrimenti se
vuoi dormire come al solito con me, possiamo dormire qua o nel mio
letto.» spiegò Damon.
«Damon, son venuta qui per non farti
sacrificare più. Quindi tranquillo, dormirò da sola. Tu vai pure a
dormire nel tuo letto.» gli disse Alyssa, mentre si sedeva sul
letto, vicino a Damon.
Damon la prese velocemente per i fianchi e
l'attirò su di sé, poi scambiò le posizioni in modo che lei si
trovasse sotto di lui, le prese i polsi e glieli tenne al di sopra
della testa con una mano, mentre con l'altra le solleticava i
fianchi.
Alyssa rideva. Rideva come una bambina, allegra e senza
pensieri, libera. Quella risata riempì il cuore di Damon, sapendo
che in minima parte era anche grazie a lui che ora rideva
così.
«Perché mai dovrei voler andare a dormire nel mio letto?
Guarda quanto mi diverto qui!» disse ridacchiando Damon, mentre
continuava a farle il solletico.
Quando smise, ad Alyssa ci
vollero un paio di minuti per riprendere fiato, mentre Damon si
distese accanto a lei, girato verso di lei.
Mentre aveva ancora il
fiatone, Alyssa si girò verso Damon accoccolandosi accanto al suo
petto.
«Resta, se vuoi.» gli sussurrò, e lui la strinse a sé,
dandole la buonanotte con un bacio sui capelli cioccolato.
Stefan
aveva raggiunto Elena alla piazzetta, o almeno così la chiamavano
loro. Ci erano andati ogni sera da quando Damon se n'era andato, e
ora che invece Damon era tornato a casa Elena voleva rimanerci per
tutta la notte.
«Ehi…» sussurrò Stefan ad Elena, mentre
l'abbracciava.
«Lo fa apposta!» disse Elena singhiozzando.
«Che
cosa?»
«Cercare in tutti i modi di irritarmi! Altrimenti perché
mai avrebbe chiesto ad Alyssa di venire a vivere con noi?»
«Elena,
ho visto tutto. E so perché Damon ha portato Alyssa a vivere con
noi. Guarda tu stessa, prima di reagire così.» le disse Stefan,
baciandola mentre si sforzava di pensare a tutto quello che era
successo da quando se n'era andata poco prima.
«Quindi vorresti
dirmi che è solo compassione?» commentò acida Elena.
«Non so
cosa sia, ma qualsiasi cosa sia, per te che importanza ha? Mettiamo
caso che sia innamorato di lei, a te cosa cambia? Andiamo Elena,
avevi detto che volevi stare con me perché sono io quello che ami, e
che non volevi perdermi, ma se continui così invece sarà proprio
quello che succederà. La mia indifferenza per i tuoi sentimenti nei
confronti di Damon e la mia pazienza non sono infiniti.» si sfogò
Stefan, ma con tono pacato.
«Scusami tanto.» sussurrò Elena,
abbracciando Stefan mentre le lacrime cominciarono a scendere dagli
occhi color nocciola.
Una volta terminato lo sfogo, Elena chiese a
Stefan di ritornare a casa con lei. Stefan le ricordò come doveva
comportarsi se desiderava rimanere ancora con lui, e poi si avviarono
verso il loft mano nella mano, nell'oscurità della notte.
Ecco
anche il quinto capitolo!
Scusate se ho saltato la pubblicazione
nella settimana di Ferragosto, ma come vi ho spiegato sono in vacanza
e ho a disposizione un computer che non è mio, quindi non lo posso
usare quando mi pare. T__T
Vi ricordo il blog che ho creato su
Blogger, e per chi ama Facebook ho creato la pagina Your Love Saved
Me.
Su entrambi potrete fare qualsiasi domanda sulla storia,
perfino richiedere delle foto modificate sulle scene che vi sono
piaciute di più! Posterò anche delle curiosità, ad esempio a cosa
mi sono ispirata per determinate scene o perché ho scelto
determinate date o luoghi.
Al prossimo capitolo, se vorrete!