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Autore: Beauty    22/08/2012    11 recensioni
E se Belle e Rumpelstiltskin si fossero incontrati nella vita reale?
Mr. Gold, attraverso i suoi patti, tiene in pugno l'intera Storybrooke. E' considerato un uomo malvagio e incapace di amare, ma quando Belle French, per saldare i debiti del padre, accetta di lavorare per lui, le cose si rivelano diverse da come appaiono. Ben presto, Belle e Mr. Gold si ritroveranno inaspettatamente a provare dei sentimenti l'uno per l'altra, ma qualcuno intanto sta tramando nell'ombra...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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In the Arms of the Enemy

 

L’orologio appeso alla parete del Pronto Soccorso segnava le quattro del mattino. Gaston grugnì, riabbassando il capo e premendosi la borsa del ghiaccio contro la nuca.

Il corridoio dell’ospedale era deserto, salvo per qualche infermiera che di tanto in tanto gli passava accanto con aria affaccendata. Nessuno del personale si era stupito più di tanto di vederlo lì, più volte era finito al Pronto Soccorso per qualche rissa o per un incidente d’auto causato dalla guida spericolata sotto l’effetto dell’alcool. Era arrivato lì con ferite ben più gravi di un semplice bernoccolo, e ne era uscito molto più ammaccato di com’era adesso.

Tuttavia, mai un occhio nero o una contusione gli avevano fatto male come quel colpo ricevuto poche ore prima.

I medici gli avevano diagnosticato una commozione cerebrale. Quel vecchio pazzo per poco non gli spaccava la testa!

Gaston si portò una mano alla fronte fasciata, sentendo le tempie pulsare furiosamente. Gold gli aveva quasi sfondato il cranio, e tutto per salvare quella puttanella! Avevano una relazione, per caso? Allora quella troia non lavorava gratis, no, lui la ripagava a suon di scopate, altroché!

Belle gli aveva preferito quel ladro, aveva preferito essere la sgualdrina dell’uomo che aveva rovinato metà delle persone che conosceva, piuttosto che essere la sua ragazza!

E va bene, che se lo tenesse pure, il suo usuraio! A lui non fregava niente. Ma Gold non l’avrebbe passata liscia. Oh no, gli avrebbe fatto vedere chi era lui, gli avrebbe mostrato cosa succede a mettersi contro Gaston Prince!

Gliel’avrebbe fatta pagare!

 

***

 

Quella domenica sembrava non finire mai. Belle trascorse tutta la notte in bianco, rigirandosi fra le lenzuola senza riuscire a trovare sonno, addormentandosi soltanto quando l’alba cominciava a spuntare all’orizzonte, e svegliandosi solo in tarda mattinata. Stranamente, suo padre non era venuto a tirarla fuori dalle coperte per i capelli, come faceva sempre quando la ragazza si concedeva il lusso di dormire più del dovuto. Per un attimo, Belle si domandò se sapesse quel che le era successo, ma subito si rispose che era impossibile. Non c’era nessuno, in quel vicolo, a parte lei e i due uomini, e sicuramente Gaston non era così stupido da raccontare quel che era successo in giro. Era domenica, il negozio di fiori era chiuso, molto probabilmente suo padre era a rovinarsi il fegato in qualche bar, concluse.

Belle non uscì quasi mai dalla sua stanza, rimanendo seduta sul letto a riflettere sul da farsi. Che doveva fare con Gaston? Denunciarlo? Sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma il suo conto in banca la pensava diversamente. Se avesse sporto denuncia, si sarebbe certamente finiti in tribunale, e Gaston e suo padre, il senatore Prince, avrebbero certamente sborsato fior di quattrini per pagarsi i migliori avvocati sul mercato. E lei?

Visto e considerato il suo budget, avrebbe potuto ritenersi fortunata se le avessero concesso un avvocato d’ufficio. Avrebbe perso la causa, Gaston sarebbe uscito illeso da tutta la faccenda, e lei si sarebbe trovata nella stessa situazione di prima, solo con più debiti. E, se anche così non fosse stato, suo padre non avrebbe mai accettato di gettare via dei soldi per una questione simile. Belle decise che non avrebbe raccontato nulla a Maurice su quanto era successo. Tralasciando il fatto che il carattere collerico di suo padre e la sua malsana passione per rum e tequila avevano sempre reso impossibile qualunque forma di conversazione civile, sicuramente Maurice avrebbe scaricato la colpa di tutto interamente sulla figlia. Belle ricordava fin troppo bene quella sera in cui, alle due di notte passate, non vedendolo rientrare, era uscita a cercarlo. Allora lei aveva solo sedici anni, e aveva girato mezza Storybrooke al buio alla ricerca di suo padre, solo per trovarlo in una bettola di periferia, talmente sbronzo da non riuscire neanche a reggersi in piedi. Aveva cercato di trascinarlo via ma, vedendola, gli altri clienti del locale, ubriachi almeno quanto lui, avevano iniziato a sbeffeggiarla, a prenderla in giro e a farle dei complimenti osceni. Uno di loro – un omaccione grane e grosso che Belle non aveva mai visto prima, ma che in seguito aveva scoperto essere uno dei più fedeli compagni di baldoria di suo padre – l’aveva apostrofata con appellativi e insulti più volgari e offensivi degli altri, e aveva tentato di palparle il fondoschiena. A quel punto, Belle non ci aveva visto più. Si era voltata di scatto e gli aveva assestato un pugno sul grugno degno di un pugile professionista, rompendogli il setto nasale e facendolo sanguinare dalla bocca. Aveva afferrato suo padre per un braccio e l’aveva trascinato via prima che a quell’energumeno venisse in mente di reagire, ma quello aveva comunque urlato a Maurice che, per colpa di quella puttana di sua figlia, poteva anche scordarsi i cento dollari di pagamento per una scommessa al biliardo. Una volta a casa, suo padre aveva dato sfogo a tutta la sua rabbia, tanto da procurarle un occhio nero. Le aveva urlato contro di essere una stupida che non aveva alcun rispetto per i soldi, e che se quell’uomo aveva cercato di metterle le mani addosso, se l’era solo meritato, l’aveva provocato apposta.

Per quanto le bruciasse l’idea che Gaston restasse impunito, non poteva permettersi di fargliela pagare. Ancora una volta, sarebbe stata costretta a chinare il capo e tacere. Era sempre stato così nella sua vita. Era sempre stata una perdente.

Ma, oltre a Gaston, c’era qualcos’altro che le impediva di godersi quella domenica: Mr. Gold.

Finché suo padre se ne rimaneva fuori casa, Belle aveva tutto il tempo a disposizione per riflettere con calma, e Mr. Gold era al centro dei suoi pensieri. Ancora non riusciva a capacitarsi di quel che aveva fatto, del perché l’avesse fatto. Se si fosse trattato di qualcun altro, di chiunque altro, allora non ci sarebbe stato nulla di strano: sarebbe solo stata una persona che ne aveva aiutata un’altra in difficoltà. Ma era di Mr. Gold che si stava parlando, cavoli! Belle era ormai abbastanza cresciuta per saper prendere con le pinze tutto ciò che si diceva in merito ad incomprensioni, infanzie difficili, e chi più ne ha più ne metta. Era inutile farsi illusioni, tutti a Storybrooke conoscevano Mr. Gold, tutti sapevano che genere di uomo fosse e di come non agisse mai per niente. Ma che altro avrebbe potuto pretendere? Teneva già in pugno sia lei sia suo padre, che cos’altro avrebbe potuto volere, che non avesse già ottenuto?

Belle aveva una gran voglia di parlare con qualcuno, di sfogarsi, di chiedere consiglio, ma non poteva farlo. Ashley aveva già abbastanza guai per conto proprio – diciannove anni, un lavoro precario, una bambina piccola da accudire e un fidanzato povero in canna quanto lei –, e raccontare una cosa simile a Ruby e Mary Margaret era impensabile. Sapeva già che cosa le avrebbero detto, le avrebbero consigliato di stare attenta, di non fidarsi, e non si poteva dire che avessero poi tutti i torti. Tralasciando i licantropi e i serial killer di quella pazza scatenata di Ruby, lei e Mary Margaret avevano sempre avuto ragione sul suo datore di lavoro. Mr. Gold non era il genere di persona che amava aiutare il prossimo. Era il tipo che, quando un cane attraversa la strada, accelera e lo tira sotto. Era il tipo che, quando vede un uomo a terra, lo prende a calci, anziché aiutarlo a rialzarsi. Non s’era mai sentito che facesse qualcosa senza un doppio fine. Ogni suo gesto era accuratamente calcolato, ogni sua azione finalizzata ad un tornaconto personale.

Mr. Gold era Mr. Gold, niente di più e niente di meno. Ma allora, perché l’aveva salvata?

Belle, per la prima volta, non vedeva l’ora che quella domenica finisse e arrivasse lunedì. Dopo quel che era successo, Mr. Gold non poteva non dire nemmeno una parola a riguardo, no? Anche se, conoscendo il soggetto, non c’era da esserne tanto sicuri…

In ogni caso, quel che aveva fatto restava: Mr. Gold l’aveva salvata dalle grinfie di Gaston, e di questo lei non poteva che essergliene grata. Forse, pensò, lei e le sue amiche si erano sbagliate, sul suo conto…Forse, l’intera Storybrooke si era sbagliata…Forse, Mr. Gold non era poi così cattivo come voleva apparire…

Belle fece una smorfia.

Forse c’erano un po’ troppi forse nel suo ragionamento.

 

***

 

Belle, quella mattina, aveva puntato la sveglia due ore prima del solito, pur di riuscire ad arrivare puntuale. Se non ce la faceva quella volta, beh, allora aveva la certezza di essere un caso senza speranza…

Invece, sorprendentemente, quella mattina arrivò puntuale al negozio. Belle non poté trattenere un sorriso di soddisfazione nel vedere l’espressione incredula negli occhi di Mr. Gold mentre guardava prima lei poi l’orologio.

- Che piacevole sorpresa, Miss French…- commentò, con la sua solita ostentata noncuranza.- Ormai cominciavo a disperare di vederla comparire in orario…

- Mai dire mai, Mr. Gold - rispose Belle, allegra.

Mr. Gold non rispose, limitandosi a darle le spalle mentre lei posava la borsa e si toglieva di dosso la giacca. Belle notò che sul pavimento erano posati diversi scatoloni sigillati con del nastro adesivo; dovevano essere arrivati prima che il negozio aprisse, pensò.

- Sono arrivati alcuni libri stamattina…- disse d’un tratto Mr. Gold, facendola sobbalzare.

La ragazza tornò a fissare gli scatoloni.

- Immagino che non ci sia bisogno che ti dica cosa devi fare…- ghignò Mr. Gold indicando uno scaffale rimasto semi vuoto contro una parete del negozio. Belle si chinò su uno degli scatoloni, iniziando ad armeggiare con il nastro adesivo. La ragazza gettò un’occhiata allo scaffale: gli unici ripiani rimasti vuoti erano proprio quelli in cima.

- Credo che mi occorrerà una scala…- mormorò, guardando il proprietario.

- La trovi sul retro, tesoro - rispose Mr. Gold, senza alzare lo sguardo dal bancone su cui erano poste alcune scatole.

Belle si alzò, dirigendosi verso il magazzino. C’era una scala a pioli, di quelle scorrevoli che si usavano nelle biblioteche, di legno ma così pesante che la ragazza ebbe un bel da fare a spostarla. Belle la trascinò in negozio con cautela, sperando di non fracassare accidentalmente qualche antico e fragile oggetto urtandolo con uno dei montanti. La ragazza posò la scala contro la parete, tirando un sospiro. Raccolse una pila di libri dallo scatolone e iniziò a salire attentamente i gradini, reggendosi con una mano sola. Gettò un’occhiata a Mr. Gold: aveva appena aperto una scatola foderata in velluto rosso, in cui era riposto un servizio da thé in porcellana. Belle vide il proprietario estrarne una tazzina dal bordo scheggiato e riporla in una vetrinetta alle sue spalle.

- Credevo l’avesse gettata via…- mormorò, riconoscendo la tazza che lei aveva rotto.

Mr. Gold la guardò.

- E perché avrei dovuto farlo?

- Beh, è scheggiata…

- L’hai detto anche tu, mia cara, si vede appena. E io non sono il tipo di uomo che spreca le cose. Al peggio, la venderò a qualche anziana signora che la userà per dare da bere al gatto…

Belle ridacchiò brevemente, quindi riprese a salire la scala. I montanti erano mezzi tarlati, e traballavano. Un movimento un po’ troppo brusco della ragazza fece ballare la scala, e Belle, in cima ai gradini, dovette aggrapparsi con una mano alla libreria.

Mr. Gold le si avvicinò, lentamente, squadrandola mentre lei riprendeva a riporre i libri sullo scaffale. La scala traballò ancora, e Belle s’immobilizzò.

- Devo aspettarmi che tu cada fra le mie braccia?- ironizzò Mr. Gold, non appena la ragazza riprese a muoversi. Non parve accorgersi di quanto equivoca potesse suonare la domanda.

- Questo aggeggio non è per niente sicuro!- protestò Belle, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi.- Quando è stata utilizzata l’ultima volta, durante la guerra di Secessione?

- Sì.

Belle lo guardò, sorridendo brevemente per l’ironia. Aveva ancora un libro fra le mani; si sporse dalla scala nel tentativo di riporre il volume nell’unico spazio rimasto libero. Belle annaspò, allungando il braccio. La scala traballò nuovamente. La ragazza perse l’equilibrio, cercò di aggrapparsi allo scaffale, ma fu tutto inutile. La scala scivolò sul pavimento e Belle cadde.

La ragazza chiuse gli occhi, pronta ad un impatto col suolo che non arrivò mai. Belle sentì la propria caduta arrestarsi all’improvviso prima che lei toccasse il pavimento. Tenne gli occhi serrati mentre sentiva il fracasso della scala e di alcuni libri caduti sul terreno, e solo allora si decise a riaprirli, incrociando quelli di Mr. Gold.

Il proprietario guardò prima lei poi la scala. Belle era incredula. Mr. Gold l’aveva…presa in braccio! L’aveva presa in braccio per evitare che cadesse!

Belle rimase per un attimo interdetta; i suoi occhi tornarono ad incrociare quelli di Mr. Gold. In un attimo, la ragazza si riscosse, posando velocemente i piedi a terra.

Mr. Gold si allontanò da lei, lisciandosi la giacca.

- Grazie…- soffiò la ragazza, senza guardarlo.

Mr. Gold le scoccò una breve occhiata, abbozzando un sorriso.

- Di niente…- rispose, allontanandosi in direzione del bancone.

Belle guardò i libri sparsi sul pavimento e la scala abbandonata ai suoi piedi.

- Penso…penso che sia il caso che rimetta in ordine qui…- mormorò, con un sorriso di scuse.

Mr. Gold si voltò a guardarla.

- Non ce n’è bisogno. I libri possono aspettare anche domani - disse; si schiarì la voce. - Hai…hai ragione, quella scala non è sicura. Non voglio che tu ti faccia male…

Si voltò senza aggiungere altro, tornando al bancone.

Belle sorrise timidamente, chinandosi a raccogliere i volumi da terra. Mr. Gold aveva ragione. Era caduta letteralmente fra le sue braccia.

 

***

 

Quella sera, Gold seguì Belle un attimo dopo che lei uscisse dal negozio. La ragazza rimase a guardarlo mentre chiudeva a chiave la porta.

- Ti accompagno a casa - disse, con un tono così fermo da non ammettere replica.

Belle rimase interdetta.

- Perché?

- Beh, perché è pieno di individui che non accettano i no - ghignò Mr. Gold, camminandole a fianco.

Belle non rispose, e continuò a procedere lentamente, adeguandosi al passo claudicante dell’uomo, a capo chino.

- Ti fa ancora male?- chiese ad un tratto Mr. Gold, accennando alla mano fasciata della ragazza. Belle scosse silenziosamente il capo.

- E quell’idiota dell’altra sera? Che intendi fare con lui?

- Gaston non mi darà più fastidio…- mormorò Belle, cercando di apparire convinta.

- Come fai ad esserne certa?

- Perché v’interessa tanto?- domandò; nonostante tutto, non si fidava ancora di Mr. Gold.

- Beh, diciamo che di questi tempi è difficile trovare un’assistente come si deve, tutto qui…- ghignò.

Belle sorrise; malgrado tutto, quell’umorismo un po’ nero non le dispiaceva.

La ragazza aprì la bocca per parlare, quando uno strano brusio attirò la loro attenzione. Si trovavano all’angolo di una via, e Belle si sporse a guardare nel vicolo.

Era in corso una lite fra un gruppo di ubriachi. Quattro o cinque uomini si stavano insultando sonoramente, e non c’era dubbio che presto sarebbero arrivati alle mani, se un uomo sulla trentina, piuttosto alto e dai capelli scuri e brizzolati, apparentemente sobrio, non si fosse posto in mezzo a tentare di dividerli.

Belle riconobbe con orrore che uno dei rissosi era suo padre.

- Oh, no…- mormorò, correndogli incontro. Il giovane dai capelli brizzolati fermò appena in tempo un pugno di Maurice prima che questo colpisse un altro degli ubriaconi.

- Va’ a farti fottere, Jefferson!- biascicò Maurice, ingurgitando un sorso di vino bevendo a canna dalla bottiglia. Belle gli si avvicinò, toccandogli un braccio.

- Papà, che stai…

- Tu!- mugugnò Maurice, squadrandola con rabbia.- Che ci fai qui, tu? Perché non sei a casa a pulire, stupida ragazzina inutile che non sei altro!

- Lo porti a casa, signorina…- fece Jefferson, gettando a French un’occhiata truce.- Ha già combinato abbastanza casini, per stasera…

Belle fece per tirare via suo padre, ma Maurice si voltò di scatto verso di lei, assestandole un sonoro schiaffo su una guancia.

- E lasciami in pace, rompicoglioni! So cavarmela da solo…

- Papà, basta, sei ubriaco…

- Ho detto di levarti dalle…- Maurice fece per allungarle un’altra sberla, ma qualcuno fermò il suo braccio. French alzò lo sguardo, incontrando gli occhi neri di Mr. Gold.

Maurice si divincolò.

- Che cosa vuole lei? Non s’immischi!- abbaiò.- Non ti è bastato avermi succhiato via il sangue, porco viscido bastardo che non sei altro!

- M’immischio quanto mi pare, quando vedo certe ingiustizie…- disse Mr. Gold, calmo, accennando a Belle, la quale si accorse di avere ancora la mano premuta sulla guancia offesa.

- Questi sono affari di famiglia, non la riguardano!- biascicò Maurice.

- Mi riguardano, invece, se un ubriacone mette le mani addosso ad una ragazza che cerca di aiutarlo, solo per il gusto di farlo!- ringhiò Mr. Gold.

Belle rimase interdetta. Maurice aprì di nuovo la bocca per replicare, quando Jefferson intervenne nuovamente.

- Se non se ne va immediatamente da qui, chiamo la polizia!- minacciò.

Maurice non rispose, ma si allontanò ancora di qualche passo, lanciando a Gold un’occhiata truce.

- Non provare mai più a metterti in mezzo, bastardo! E sta’ lontano da mia figlia!- biascicò, buttando giù un altro sorso di alcool. Si volse verso la figlia, afferrandole una spalla e spingendola in avanti.- Forza, muoviti! A casa, fila!

Belle ubbidì, tenendo lo sguardo fisso sul marciapiede e iniziando ad incamminarsi verso casa, seguita da Maurice che borbottava insulti e maledizioni a mezza voce. La ragazza si voltò a guardare indietro solo un istante, rivolgendo uno sguardo di scuse a Mr. Gold, il quale le rispose con un sorriso molto simile ad un ghigno, ma che a Belle parve la cosa più rassicurante del mondo.

 

Angolo Autrice: Hello everyone!

Dunque, come penso abbiate capito, sto cercando di mantenere un equilibrio tra originalità e “tradizione”, nel senso che sto cercando di raccontare la loro storia basandomi sui fatti della serie ma anche aggiungendo qualcosa di mio…l’unica cosa che spero è di non combinare un casino! XD.

Allooora, per quanto riguarda il cognome di Gaston…so che potrebbe suscitare qualche perplessità, ma ho optato per Prince (principe) essenzialmente per due motivi: 1. si presume che sia ricco, e quindi il cognome va da sé 2. anche nel film La Bella e la Bestia, lui era supposto un po’ come il Principe Azzurro…

Per quanto riguarda Maurice: ho scritto diverse storie sul tema della Belle e la Bestia, ma questa è la prima volta che mi cimento col modello “padre stronzo”, come direbbe Sylphs, e spero di non aver esagerato…voi che dite?

Bene, non mi resta che ringraziare tutti coloro che leggono questa ff, in particolare NevilleLuna per averla aggiunta alle seguite, e Nimel17 e Sylphs per aver recensito.

Ciao a tutti, al prossimo capitolo!

Bacio,

Dora93

  
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