A/N: Mi dispiace davvero DAVVERO
molto per questa lunga pausa. Sono dovuta andare in vacanza dai nonni e li non
c'era il pc. Fortunatamente ho scritto I capitoli sul cellulare. E vi posso
assicurare che la prima cosa che ho fatto quando sono tornata a casa è stato
accendere il pc per mettere su internet il capitolo. Vi voglio avvertire che ho
in mente di scrivere il sequel che sarà questa volta più incentrato su LTM.
Grazie a tutti per la vostra attesa. Devo ammettere che questo capitolo mi è sembrato
il più difficile da scrivere fino ad ora. Ho anche fatto uno schema con tutti I
passaggi da seguire. XD cosa che non ho mai fatto. Ma mi ha aiutato a non
scordare le idee.
Per il titolo ero un po' a corto di idee.
Enjoy :D
Capitolo
10 – Cleptomani a Washington
--- JULIET POV
---
Andai
all'aeroporto. Erano le 17 circa. Avevo impiegato molto per arrivarci a causa
del solito traffico di Los Angeles. La gente come al solito all'aeroporto era
troppa. Si faceva fatica addirittura a passare tra la folla.
Vidi
sul pannello che due voli erano stati rimandati alle 17:30 per turbolenze.
Andai al bancone per l'acquisto di biglietti.
-
Polizia di Santa Barbara. Buonasera. - le mostrai il distintivo. - Dovrei fare
alcune domande.
-
Servo questi clienti e poi sono da lei. -
-
Ok, ma prima devo chiederle se era lei a vendere i biglietti tra mezzogiorno e
le due. -
-
Benissimo. Non sono io. Quello era il turno di Jenny. La può trovare nella sala
del personale. Laggiù in fondo e poi giri a destra. - Mi indicò un corridoio
alle mie spalle.
-
Grazie mille. -
Arrivata
a destinazione mi ritrovai in una stanza molto ampia con punti di ristoro, una
zona computer e due porte che facevano da entrata ai due camerini principali.
Dietro una enorme pianta grassa ne notai un'altra, che per la targhetta
portavano sicuramente ai bagni. Rispetto a qualche anno fa, era molto cambiato
il luogo. Quando entrai, tutti mi guardavano perplessi.
-
Polizia di Santa Barbara. Dovrei parlare con Jenny. - Si alzarono in due. - Il
turno da mezzogiorno alle due al tavolo degli acquisti di voli. - Quella
rimasta in piedi mi si avvicinò. - È successo qualcosa di grave... - Aveva uno
sguardo spaventato. Anche i suoi colleghi sembravano allarmati.
-
Non si preoccupi. Devo farle alcune domande su una persona che ha comprato un
volo oggi. -
Si
girò verso i colleghi sollevata. - Forse tutto ok! Esco un attimo con la
poliziotta. -
Mi
portò in una stanza più tranquilla con alcune poltrone.
-
Qui a volte teniamo ad interrogare le persone sospette. Molto probabilmente
preferisce parlare qui che è molto più silenzioso. Come può vedere, il nostro
capo ha deciso di rinnovare alcune aree dell'aeroporto. Tra mezz'ora però devo
iniziare il turno. Spero non ci voglia molto. -
-
Sono la detective O'Hara. Sarò veloce, glielo posso assicurare. Oggi verso le
12 e le 14 un uomo di 36 anni, leggermente più alto di me, occhi verdi o
nocciola, capelli castani perfettamente pettinati, è venuto e ha comprato il
biglietto di un volo verso Washington con tre scali. - Le feci vedere anche una
foto che avevo sul cellulare.
-
Cosa vuole sapere? -
-
Dove voleva arrivare. Voglio la verità. -
Guardò
per terra.
-
Ecco... Non lo so. -
La
obbligai ad alzare lo sguardo.
-
Non sa quanto è importante per me e per tutti noi. Abbiamo tutti bisogno di
lui. Lui è un mio collega e il mio... ... mio fidanzato. Ho bisogno di sapere
dove è. Dovunque sia andato so che è in pericolo. -
Si
avvicinò e abbassò la voce.
-
Non posso dirglielo. Mi hanno fatto promettere di non dire niente.
Flashback
~~~~~~~~~
-
Pronto? -
-
Sono un ufficiale di polizia. È di vitale importanza che quando viene un
ragazzo sui 35 anni che chiede un volo per Washington, deve dargliene uno con
scali a Denver o a St. Louis. Meglio se entrambi. Non deve sapere nessuno di
questa richiesta. Deve sapere che è una missione segreta sotto copertura.-
- Perché
devo farlo? -
- Per
la sua sicurezza e per quella degli altri. -
~~~~~~~~~ Fine Flashback
-
Non posso, capisce. Potrebbero far del male ai miei amici. -
-
Aspetta. Vuole dirmi che ha comunque avvertito tutto lo staff del pericolo? -
-
Dovevo avvertirli. -
Di
questa tipa non ci si poteva fidare.
Sapevo
benissimo chi aveva chiamato la signorina ed ero sicura che aveva frainteso la
frase "Per la sua sicurezza e per quella dei suoi amici". Ero un po'
offesa però. Da quanto tempo il capo si fidava più di Shawn che dei suoi
detective??
- Non
si deve più preoccupare. Conosco chi ha fatto questa richiesta. Quindi mi
conferma che doveva andare a Washington? -
-
Si. Infatti quando gli ho cambiato il biglietto si è insospettito e mi ha
chiesto più volte se non mi ero sbagliata. -
-
Grazie mille. -
Ora sapevo in
che città era andato. Ma perché? E perché tutta questa segretezza?
Ora che avevo
delle certezze sul fatto che Shawn non era andato a farsi ammazzare in quelle
due città così pericolose, ma era andato nella tranquilla città della capitale,
potevo finalmente farmi dare delle spiegazioni dal mio capo.
--- SHAWN POV ---
-- Due ore più
tardi sulla costa est... --
Quel
sogno sull'aereo era diventato molto ricorrente. Lo rifeci altre 5 volte sempre
uguale ma con un finale sempre diverso. Tra un sogno e un altro, arrivai a
destinazione.
Nella
realtà come nel sogno ero stato svegliato dalla hostess, ma riuscì subito a
capire che non era un sogno per vari motivi. Per prima cosa, la hostess mi
svegliò molto duramente, non era così giovane e bella, e non era per niente
solare e tranquilla, ma antipatica e
scorbutica.
Come nel sogno
quindi ero l'ultimo a ritirare il bagaglio, ma non
c'era molta gente fortunatamente. Il mio era stato messo in un angolo
vicino il nastro trasportatore. Ero stato molto fortunato perchè
mancava poco che uno degli addetti me lo portasse via. Presa la valigia, andai
al punto ristoro. Comprai un hot dog, un giacciolo
all'ananas e una bottiglia da un litro e mezzo d'acqua. Le noccioline salate
potevano essere molto buone e appetitose, ma non erano certo un buon pasto per
9 ore e portavano una certa sete. Mi affrettai ad andare in bagno perchè avevo bevuto molto anche sull'aereo.
Uscito fuori
ripensai a quel sogno: non vedevo l'ora anche solo di parlare con Juliet o
farla sorridere con una delle mie solite battute. Pensai anche come era meglio
l'illusione a volte rispetto alla vita vera. Riuscì a rivivere quel bacio
centinaia di volte.
Uscito dall'aeroporto
mi diressi alla zona dei taxi. Avevo aperto il bagagliaio quando un tipo infila
la sua borsa, mi dice "grazie", entra dentro e parte. Dato che quello
era l'ultimo taxi disponibile, mi incamminai verso la stazione degli autobus.
Se non avessi trovato nessun taxi mi sarei informato su quale bus mi avrebbe
portato all'hotel.
Mentre camminavo
e cercavo in giro, un tipo mi spinse da dietro e mi fece cadere.
- Ehi! -
Mi accorsi che
mi aveva preso la tracolla. Li c'erano il portafogli e il cellulare.
Mi misi a
correre. Intimai il tipo a fermarsi ma questo lo spinse solo a correre più
velocemente. Cosa che non era affatto buona, non ero mai stato bravo a correre,
anche se ultimamente mi ero posto il traguardo di allenarmi un po'. Ero
piuttosto migliorato ma continuavo a mangiare male.
Cosa che era
piuttosto evidente.
Alcuni mi videro
in difficoltà, provarono a rallentare il tipo, ma con scarsi risultati...
Ad un certo
punto uno dei cassonetti si aprì. Un barbone che fece capolino da li, prese il
delinquente e lo trascinò dentro. Il coperchio si chiuse.
Quando si
riaprì, il tipo fuggì via.
Dal cassonetto
riapparse il tipo. Lui mi lanciò la roba.
- Dovresti
lavarla un po'. Ti piace il cappello? L'ho preso a quel brutto ladro. -
Mi tappai il
naso per il tanfo.
- Si è carino.
Con che lavo la mia "roba?" - Mimai le virgolette con la mano libera.
- Vai al
discount qui vicino. Vende delle salviette umidificate davvero ottime. Un
ottimo odore di lavanda. -
Dopo aver
recuperato la valigia che un anziano signore mi aveva gentilmente tenuto, andai
al discount. I vari clienti mi guadavano male... Puzzavo così tanto??
Trovate le
salviette mi diressi alla cassa.
- Sei stato
aiutato dal barbone, eh? Alcune persone che vengono qui sembra avrebbero
preferito essere derubati piuttosto che farsi vedere
con questo tanfo. Soprattutto
quelli di un certo rango sociale. -
- Ti sta facendo
molta pubblicità allora. Lo ricompensi in qualche modo? -
- CERTAMENTE!
Due volte al giorno gli faccio trovare gratis una bottiglia di latte e
biscotti. Se però mi riesce a mandare qualche persona in più anche un pacchetto
di salviettine alla lavanda. Che adora! -
Uscito fuori,
finalmente non puzzando più come prima, chiamai un taxi. Avendo un dubbio aprii
di nuovo il portafogli. Erano spariti 60 dollari e la carta di credito di Gus.
Si sarebbe molto arrabbiato al mio ritorno.
Fortunatamente
avevo seguito il consiglio di mio padre: tenere la maggior parte dei soldi in
una tasca segreta della valigia e solo il necessario nel portafogli.
Dopo qualche
minuto arrivai a destinazione. Qui il problema del traffico era quasi
inesistente. Venivano usati molto i mezzi che i mezzi propri. Tutta la rete
stradale era ordinata e precisa, in ogni particolare.
Entrai dentro.
Notai felicemente che l'hotel era un 4 stelle. Camminai fino al bancone. Notai
che mancavano un bel po' di chiavi.
Feci il check-in
e mi diedero la chiave 102. Era al secondo piano. Notai che di quel piano erano occupate tre
singole e una per una famiglia. Riuscii a capirlo dalla forma delle chiavi. Una
volta avevo fatto lo stesso lavoro di quello davanti a me.
In quel caso mi
feci licenziare 4 giorni dopo. Mi svegliavo troppo tardi.
Arrivato al
secondo piano, ci misi molto a cercarla ma solo perché era l'ultima in fondo al
terzo corridoio che controllavo. Le stanze in fondo erano fantastiche perché
non avevi problemi con i vicini perché o non ce li avevi o perché erano solo
due stanze. Nel corridoio superai un tipo del servizio a domicilio. Vidi delle
fettine d'ananas. Ne presi alcune fette di nascosto. Arrivato alla porta,
infilai la chiave ed entrai. Notai subito che le pareti erano molto riempiti fi
quadri, e la stanza sembrava davvero più piccina.
Mi buttai sul
letto lasciandomi andare. Mi tolsi solo il giubbotto. Poi presi le cuffie e
accesi l'MP3 e mi misi un po' a cantare sulle note di "In love with the
80'".
--- JULIET POV
---
In quelle due
ore ero riuscita solo a ritornare alla stazione. Mi ero scordata la strada che
avevo percorso per l'andata e per sbaglio mi sono imbattuta nel luogo
dell'incidente. La cosa era stata quasi risolta ma decisi di dare una mano.
Dopo un'ora
eravamo riusciti a soccorrere tutti e a metter in sicurezza con i pompieri tutte
le macchine che potevano esplodere.
La mia pancia
poi brontolò non poco. In tutto questo casino mi ero dimenticata di pranzare e
decisi di andare in un bar li vicino.
Era una specie
di gelateria-paninoteca abbastanza piccina e con pochi dipendenti. Era stata
aperta solo un mese fa. Quel giorno Shawn mi aveva convinto ad andare a
mangiare all'apertura, perché era gratis e mi diceva che avremmo mangiato
davvero bene.
Ancora non
sapevo nulla sul fatto che non era un sensitivo, e mi disse che aveva avuto una
sensazione piacevole quando era passato li vicino. Fortuna o intuito, alla fine
aveva ragione. Avevo mangiato un panino fantastico, con le salse e i condimenti
che mi mescolavano in una perfetta armonia di sapori. Di solito non mangiavamo
mai alle paninoteche proprio per questo, l'armonia non esisteva mai: panino
crudo e pieno di mollica, hamburger quasi bruciato o stracotto, ketchup
trasbordante da un lato e inesistente da un altro. Alla fine preferivo i panini
di Shawn, perfetti.
Insieme con Gus
avevano cercato la ricetta perfetta per ogni tipo di panino dopo tanti anni di
esperienza.
Alcuni potevano
pensare che era stupido, ma per loro non lo era. Creare un panino era come un
rituale. Ed infatti i loro panini erano davvero sempre eccellenti.
Come quelli di
questa paninoteca d'altronde. Per non parlare dei loro gelati: fantastici.
Tutto artigianale e i sapori fedelissimi ai cibi originali.
Entrata nel
locale notai che da fuori sembrava lo stesso, ma si erano un po' allargati:
c'erano molti più tavoli. Invece i camerieri e i vari cuochi erano sempre gli
stessi.
La gente copriva
il 80% dei tavoli e non era nemmeno l'ora di punta. Mi sedetti ad un tavolo
apparecchiato per due. Mi guardai intorno. Su un muro c'erano tutte le foto dei
"Migliori Clienti". Tra queste, riuscì a notare anche una in cui
c'era un cameriere che era tutto abbracciato a Shawn. Era li perché era uno di
quelli che si era messo a fargli pubblicità.
Soddisfatta e
piena, uscii di li una mezz'ora dopo. Durante il tragitto non riuscì a non
pensare alla bravura di Shawn con i fornelli. Se non cucinava mai, soprattutto
in passato era perché odiava lavare i piatti e le pentole. Mi ricordo quando
durante una missione sotto copertura mi cucinò alcune delle ricette che mi
piacevano di più. Aveva apparecchiato tutto benissimo e aveva acceso anche due
candele. Era bravissimo. Riusciva a fare dei piatti difficilissimi da cucinare
anche solo dopo il secondo tentativo.
Quindi se volevo
assaporare i suoi piatti dovevo lasciarmi delle energie per poi lavare tutto
quello che avrebbe poi sporcato. Se no sarebbe rimasto tutto nel lavandino,
pronto per un lavaggio mattutino (cosa impossibile perchè
a quel punto lo sporci si sarebbe incrostato).
Arrivata in
centrale entrai senza esitazione nella stanza del capo, cosa che la faceva
sempre arrabbiare parecchio. Sicuramente sapeva il motivo che mi spingeva a
fare così, perché concluse la chiamata e rimase ferma a fissarmi.
- Vuole
spiegarmi perché è nella capitale? -
C'erano altre
cose che voleva chiedere, ma quella era la prima per importanza.
- Abbi pazienza.
-
- Non voglio
avere pazienza. Voglio sapere dov'è e perché è andato li. -
- Ha del lavoro
da fare. -
- Non c'è NULLA
da fare grazie a Shawn e McNabb e lei lo sa! -
Prese un
respiro.
- Non voglio
altri problemi. Ti assicuro che tornerà il più presto possibile. -
- E se non lo
farà? -
- Juliet, non
essere testarda! È con degli specialisti e... e andrà tutto bene. -
- Non è
convinta! -
- Si che lo
sono! -
Si alzò dalla
sedia e poggiò le mani sulla scrivania.
Si stava
alterando anche lei. Un altro minuto e avrei potuto sapere tutto.
- E allora se
andrà tutto bene, mi dica cosa c'è! -
- Non puoi
saperlo! -
- Perché? -
- FARESTI ALTRI
DANNI! -
- ... ecco... -
- Cosa voleva
dire con questo? -
- ... -
- No! Ora mi
dice tutto!
Mi indicò con la
mano di chiudere tutto, porta e tutte le tapparelle.
- Quando hai
lasciato Shawn... - Non mi piaceva come affermazione. Non lo avevo lasciato...
era... era più complicato! - Hai iniziato a non lavorare come prima. -
Si risedette.
- Il lavoro si
stava accumulando e dato che Shawn e Gus non si erano fatti più vedere, come
bravo detective, era in servizio solo Lassiter. Alla fine della settimana
rimase distrutto sia fisicamente che psicologicamente e decise con una grande
volontà di chiedergli aiuto. -
Mi guardò come
se il resto fosse logico.
- E? - Cercai di
farle continuare il racconto.
- Eeeeeeeee... una sera è andato all'agenzia Psych... Ha sentito parlare Shawn riguardo il fatto che lo
avevi lasciato - Ancora! - perché ti aveva detto la verità. -
Cavolo.
Carlton aveva
sempre cercato di dimostrare che non era un sensitivo. E ora aveva sentito
Shawn ammetterlo.
E la colpa era
mia.
- Mi dispiace
per quello che ho detto, ma secondo me è meglio che non ci parli finché non è
finito tutto. Ma la scelta è tua. Lassiter ha chiamato il Lightman Group. Come
sai sono imbattibili in fatto di menzogne. Sarà molto più difficile rispetto
alla volta in cui ha battuto il poligrafo. -
- Lo so bene. So
sempre quando mente. -
Lei mi guardò
sarcastica.
- Cosa? Ho
sbagliato solo due volte. Quando è sotto pressione non riesce a mentire bene e
si capisce perché usa sarcasmo, si guarda intorno, scherza o fa alcuni
riferimenti a film sconosciuti per distogliere l'attenzione. O dice cose che
non c'entrano niente per confondere le idee. -
Speravo davvero
di essere li per aiutarlo. Volevo esserci per lui.
- So che posso
aiutarlo. -
- E come?
Distraendolo? -
- Quando sono
con lui cerca sempre di strafare per impressionarmi. -
- In un momento
normale forse si, ma siete tecnicamente non insieme. Lui si potrebbe solo
confondere. Si chiederebbe il perché sei li e potrebbe cedere. È troppo tardi
purtroppo. Devi sapere che li ha ingaggiati Lassiter quindi Shawn sarà
circondato da nemici. -
Avevo una grande
decisione davanti: poterlo vedere ed aiutarlo oppure vedendolo e ritrovarmelo
per colpa mia in carcere per chissà quanto tempo.
Sicuramente non
avrei fatto in tempo ad andare e parlargli prima che fosse andato
all'appuntamento con quei psicologi. Decisi di controllare gli orari dei voli
sul cellulare e poi decidere.
--- LASSITER
POV ---
Era stata una
giornata stancante: un estenuante viaggio in macchina (non capì perché non
presi l'aereo), lunghe attese, litigate, mancanza di casa...
Avrei dato di
tutto per potermi trovare ora a casa, anche solo accoccolato alla mia donna
preferita; spostarle quei capelli sempre perfetti, dirle parole dolci,
baciarla.
Non ero mai
stato un tipo romantico, anzi avrei sempre negato ogni tipo di sdolcineria... ma con lei era diverso. Era sempre così
perfetta, così bella, così affascinante, così perfetta, che era pienamente
normale esserlo.
Appena ritornato
in camera mi feci una doccia, mi cambiai e feci alcune telefonate, poi mi feci
un giro al centro. La città era molto bella, tranquilla e con le strade in
ordine. Notai che in ogni isolato c'era almeno un poliziotto in divisa che
vigilava. Scoprii che
davano un giornale locale a gratis, cosa che mi stupii molto. Quindi passai
vicino ad un edicola. Lessi il giornale che mi diede il tipo.
Sembrava che era
una delle settimane più tranquille di Washington degli ultimi due anni. Nessun
omicidio, e qualche furtarello di poco in qualche piccolo negozio di generi
alimentari. C'era solo una zona che era da bollino arancione: erano due giorni
che un tipo rubava incessantemente nelle vicinanze di un cassonetto abitato e
un negozio con articoli di prima necessità.
Dopo un lungo
giro, ed aver aiutato ad arrestare un piccolo teppistello, ritornai
all'albergo. Aperta la porta, mi buttai sul letto. Mi tolsi la cravatta e mi
sbottonai il colletto della camicia. Guardai il mio orologio. Era fuori fuso
orario, quando ero arrivato mi ero scordato di regolarlo. Guardai allora quello
dell'albergo. Era davvero molto tardi.
Chiamai allora
il servizio in camera. Mi feci portare cose leggere: un panino con prosciutto
cotto e insalata, e alcuni pezzi di frutta tagliata a fettine.
Nella camera
c'era anche un computer con la connessione ad internet. Lo accesi e mi collegai
a Skype. A quell'ora doveva essere tornata a casa. Da
circa un mese aveva trovato un lavoro in una rivista di moda. Nulla di che,
doveva catalogare tutti gli articoli ed ordinarli. Era un piccolo lavoro
part-time che sarebbe terminato quando avrebbe finito il lavoro, ma era il
massimo che poteva aspirare per ora. La libertà vigilata(1) era da poco
terminata e doveva mantenere una perfetta condotta. C'era un buon lavoro come
commessa, ma era una lavoro con molto contatto con le persone e lei era una che
è molto suscettibile e a cui non piacciono ingiustizie. Avrebbe potuto
arrabbiarsi.
Ancora non si
era connessa su skype.
Qualcuno bussò
alla porta. Aprii.
- Salve. Ecco il
servizio in camera. Glielo abbiamo già messo sul conto. -
- Grazie. -
In fondo al
corridoio vidi un tipo con una giacca nera e jeans, che aprii la porta e la sbattè un attimo dopo. Il cameriere entrò e posizionò il
carrello con la mia cena vicino al letto.
- Ecco. Il
panino, una bottiglia d'acqua e qui della frutta. Spero le piaccia. Qui ci sono
spicchi di arancia, albicocca, pesca, qui un po' di cocco e, immancabilmente dell'an... -
Guardò l'ultimo
piattino ma era vuoto.
-..anas. Che?! - Poi sembrò ricordare. - Quel signore... - Poi
mi rivolse la parola. - Un signore è appena passato e ha rubato tutto l'ananas.
Glielo riporto subito. -
- No, non serve
guardi, - mi girai per prendere la mancia - non so nemmeno se riuscirò a finire
tutto. -
Quando mi
rigirai, il cameriere era sparito con il piattino. Aprì la porta e guardai a
destra e sinistra. Riuscii a percepire un odore familiare... ma non riuscii a
riconoscerlo.
Sentii un rumore
familiare dal computer. Si era connessa. Aveva messo la webcam. Era molto buio
ma riuscivo a vedere tutto il suo viso perfettamente.
- Non hai la
webcam li? -
Notai che non ne
era disposto.
- No, mi spiace.
-
- Mi manchi. -
Si accuccio sul tavolo con le braccia incrociate.
- Anche tu. - Le
sorrisi. - Come è andata a lavoro? -
- Noia. Ma
fortunatamente me la cavo nel catalogare gli articoli. Dovrei finire il lavoro
con una settimana di anticipo. Il compenso dovrebbe quindi aumentare. -
- Brava. - Mi
sorrise
Avrei potuto
guardarla per ore senza dirle niente, ma la stanchezza vinse.
- Ci sentiamo
domani. Sono molto stanco. Fortunatamente l'appuntamento è alle 12 così che
posso recuperare le 4 ore del fuso orario. -
- Bene.
Buonanotte. -
- Tu buon
appetito. -
Chiuso il
computer, aprii la valigia per prepararmi ad andare a dormire.
---
LIGHTMAN POV ---
Alle 22 tornammo
a casa. Per circa un ora avevamo girato da un ristorante ad un altro senza
trovare pace. In realtà cercai e mi sforzai io stesso di ricordare ogni
ristorante in città che fosse chiuso. Non potevo farle scoprire la scomparsa
dell'anello.
Adesso la cosa
stava diventando davvero ridicola, lo ammetto, ma non potevo davvero
lasciarglielo scoprire. Ne valeva il mio onore... perdere un anello... che dico,
UNA FEDE!
Non era mica una
briciola, o un ago.
Un cellulare in
un quartiere di cleptomani.
E mi era caduto
in uno spazio ristretto: l'entrata del mio ufficio. Lo avevo cercato in lungo e
largo ma nulla. Mi ero arreso, ma lo avevo già richiesto ed entro domani,
massimo verso sera, sarebbe arrivato.
Dovevo solo
aspettare e cercare di tenere duro e acquistare tempo.
Entrati dentro
casa chiusi la porta.
- Quindi - Mi
abbracciò da dietro e mi sussurrò all'orecchio. - qual è il tuo piano geniale
per sta sera? - Mi diede piccoli baci sul collo.
Posai le chiavi
sul tavolo, mi girai e le diedi un bacio.
- Ah non lo so.
- Feci il vago. Mentre ci baciavamo e iniziammo ad accarezzarci e abbracciarci,
levai la mia e la sua giacca, le lanciai verso l'attacca abiti e in qualche
modo riuscì a non farli cadere.
Lei se ne
accorse. - Bel tiro! -
Mentre ci
incamminavamo senza sapere bene dove andare lei mi avvolse le braccia intorno
al collo.
Arrivammo allo
stipite della porta della cucina. Sorridendo, la appoggiai li.
- Ahh, è scomodo, dai spostati! - Mi disse rompendo il bacio.
- Nah Nah! - La ribaciai e la
bloccai la.
Cercò di
liberarsi. Con questo intento, le sue mani finirono pericolosamente vicino le
mie e mi ritrassi.
- Hai vinto tu.
- Alzai le mani sopra le spalle in segno di resa. Fortunatamente l'unica luce
accesa era quella dell'ingresso quindi era molto buio e quindi non era visibile
altro che i nostri profili e i nostri occhi. Ma soprattutto i suoi meravigliosi
occhi azzurri.
Mi si riavvicinò.
Avvicinò le sue
labbra alle mie.
- Andiamo su. -
Stavo per
ribaciarla quando mi riprese le mani. Arretrai.
- D-dopo. Ma
prima dobbiamo mangiare. - Mi affrettai ad andare in cucina.
Le caddero le
braccia... quasi letteralmente.
- Guarda che sei
proprio... - Fece qualche passo. - È troppo tardi per mangiare... -
- Dai, vai di là
ad apparecchiare. -
- Ma... -
- Vai! -
La sentì
sbuffare e andare di là.
Finalmente solo.
Dovevo trovare
un'idea...
Mi ritrovai a
tagliare il pane. Mi venne un idea.
Qual era un buon
motivo per cui togliersi la fede?
Mi guardai
dietro. Stava posizionando le posate.
Posizionai il
coltello sul dito. Chiusi gli occhi e...
- Ahhgg... - Mi morsi il labbro ma un lamento mi usci
comunque. Mi passò abbastanza subito. Il taglio era superficiale.
Ma iniziò a
uscire un po' di sangue e riiniziò a farmi male. Sventolai la mano per cercare
di migliorare ma riuscii solo a sporcare il pane di qualche goccia.
Chissà perché
solo in quel momento ragionai. Non aveva senso tagliarsi li. Se avessi avuto
l'anello non mi sarei mai tagliato in verticale.
- Idiota idiota idiota idiotaaaa!
-
- Che succede? -
Fece capolino dall'uscio. Vidi che ora era scalza.
Capii perché non
la sentii arrivare.
Poi inclinò la
testa.
- Cal... -
Guardò per
terra.
- Cal...
sanguini... -
- Ah si quello.
-
- Quello?? - Si
avvicinò, e mi prese la mano.
- Ti sei
tagliato... -
Si guardò
intorno, sul bancone, guardò la mano e poi mi guardo irritatata.
- A volte sai
essere così... - Sembrava volesse fulminarmi con lo sguardo, poi si addolcì e
mi sorrise. - Mi farai morire d'infarto, un giorno di questi. Dai vieni con me,
il kit di pronto soccorso è al bagno di sopra. - Prese un tovagliolo di cotone
e mi avvolse il dito insanguinato.
- Fsstssssss-hhahgg - A questi mogugli
lei si mise a ridere. - Non è divertente! -
- E che a volte
sai essere proprio stupido. -
- ... -
- Ti pare che
non lo capivo... E poi il taglio potevi farlo in orizzontale... -
Salimmo su.
Mi fece sedere
sul bordo del letto.
Mi guardò negli
occhi. - Che cosa ti preoccupava?-
- È cheeegh... - Iniziò a togliere il fazzoletto. Aveva un
bastoncino cotton fioc,
quelli che si usano di solito per le orecchie...
-... a che ti
serve quello?-
- Dato che ti
sei tagliato INTENZIONALMENTE con il coltello del pane ti è finita qualche
briciola nella ferita. E anche qualche scaglia più dura dell'esterno. -
- Comunque... -
Mentre parlava mi stava disinfettando il taglio. Era difficile stare attenti...
Era davvero fastidioso. - Ti devo...-
- Lo sssso cosa vuoi chieeeed-dermi.
Fallo domani. Anzi, ddo-ddomani lo vedrai da sola-argh. -
Finì tutto il
bendaggio, mise a posto e andò a posare il kit.
- Non farlo di
nuovo, ok? Almeno cerca. -
- Non lo perderò
più. -
Si sedette
affianco a me. - Intendevo, non farti del male per coprire qualcosa. Lo sai gia quanto... quante volte... - Ci fissammo.
Ripensai a
quante volte mi ero messo in pericolo senza dirle niente e farla preoccupare...
molto.
Come quella
volta che ero andato in Iraq il giorno di Natale.
- Ok...
Donna. -
...
- Donna? - Mi
guardò un po' confusa.
- Ehm... Cercavo
di essere un po' più... - Mi stesi e mi spinsi in su arrivando con la testa sul
cuscino. - Lasciamo perdere. - Vieni, mio tesoro.-
A quell'aggiunta
del "mio", mi diede uno dei suoi sorrisi più raggianti e mi raggiuse.
Mi baciò, ma non come quelli di tutta la mattinata, fu un bacio lungo e
passionale. Proprio quelli che ci piacciono di più.
- Così va
meglio... mio tesoro. -
Poi continuammo
a parlare per un po'. Il giorno dopo sarebbe arrivato il sensitivo e in ufficio
si sarebbe creato un casino. Non dovevamo scordarci assolutamente di avvertire
tutti i dipendenti del piano, e di mandare fuori per qualche lunga commissione
quelli pericolosi.
Secondo Gillian
la giornata sarebbe stata piena di sorprese e risate. Sembrava che il tipo
avesse un umorismo molto semplice ma nello stesso tempo "raffinato".
- Raffinato? -
- Lui tende a
fare battute includendo sempre qualche specie di riferimento a film, telefilm o
canzoni. Ma anche se tu, soprattutto tu, non hai mai visto niente del genere
lui riuscirà lo stesso a farti ridere. -
- Beh, vedremo.
-
Abbracciai
Gillian e chiusi gli occhi.
A/N: Ero molto indecisa nel continuare questo
capitolo. Avevo deciso per un secondo di slittare il POV di Cal nel prossimo
capitolo, ma dato che il Pov di Cal conclude una
giornata ho pensato che è perfetta per un finale. Quindi spero non sia troppo
lunga. Per il mio cellulare lo era xD.
Scrivendo questo capitolo ho anche scoperto (più
che altro notato) che ogni donna delle varie coppie (Shules
Juliet - Callian Gillian - Carlowe
Marlowe) hanno tutte gli occhi azzurri xD. Mentre
scrivevo quel pezzo del pov di Cal ho sentito come un
déjà-vu.
Mi servirebbe un parere anche sull'idea di un
sequel. Ho visto che per ordinarle potrei metterle in una "Serie" ma
se il metto in due categorie differenti (una in Psych
e l'altra in LieToMe) si può fare lo stesso?
1- Marlowe Viccellio= E' apparsa per la prima volta nella 6x03. Con il fratello,
malato di una rara malattia, aveva organizzato dei furti alla banca del sangue.
Il fratello però decise di prendere il sangue direttamente dalle persone del
suo stesso gruppo sanguigno: 0 negativo. In una di queste volte, il fratello
esagera e uno di queste persone muore. Lei dopo averlo scoperto tenta di
coprirlo. Per questo poi viene arrestata per il furto e per aver coperto il
fratello. La interpreta Kristy Swanson.