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Autore: bulmasanzo    23/08/2012    5 recensioni
Una riscrittura della storia riproposta in ogni titolo della saga dei fratelli Mario, in uno stile semiserio e tragicomico che diventa progressivamente sempre più impegnato.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bowser, Luigi, Mario, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2


Immaginiamo di essere già andati più avanti. Siamo a un nuovo capitolo di questa appassionantissima storia. Dopo quello precedente, i nostri eroi, dopo essersi presi la benedizione e le raccomandazioni accorate di quella gran simpaticona di Daisy, la quale ha dichiarato che non sarebbe andata con loro per certe misteriose 'questioni da principessa', salvo poi promettere di raggiungerli appena avesse finito, hanno ufficialmente accettato la missione di salvataggio e cominciato il loro lungo viaggio verso il lontanissimo castello di re Bowser Koopa, nonostante sia palesemente un suicidio.

Naturalmente, hanno incontrato già da subito tante difficoltà, a cominciare dal fatto che hanno dovuto combattere contro dei nemici orrendi, tra cui i brutti Goomba e gli ancor più brutti Troopa. Per essere precisi, dovremmo dire che è stato Mario a combatterli saltando sulle loro teste, Luigi li ha più che altro evitati. Ma ancora ne hanno di strada da fare e per lui ci sarà sicuramente il tempo di rifarsi.

Come i migliori principi dalla balda cavalcatura, dovranno superare torridi deserti e gelidi ghiacciai... no, meglio non pretendere troppo, stavo solo esagerando per cercare di rendere la lettura più interessante... chiedo scusa.

Adesso facciamo un breve salto non temporale ma 'spaziale' alla loro meta, cui ancora ovviamente non sono arrivati se no sarebbe il videogioco più veloce della Storia. Pardon, la storia, la storia più veloce della Storia, scusate l'apparente tautologia.

Troviamo la nostra principessa che si sta rompendo le scatole e piange di rabbia perché è costretta a respingere in continuazione le avances del dannato drago che senza se e senza ma se l'è portata a casa come un trofeo che mai aveva vinto rovinandole per sempre il giorno del suo compleanno.

In questo momento la vediamo rinchiusa a chiave in una segreta molto segreta del castello inaccessibile, seduta a terra che si abbraccia le gambe, con la testa sprofondata nell'abisso della propria disperazione.

Ha l'abito stracciato e dei ceppi alle caviglie, glieli hanno messi dopo che è saltata addosso al suo carceriere e l'ha morsicato in faccia nel vano tentativo di scappare. La gamba le sanguina, ma tranquilli che è solo escoriata, non c'è infezione.

Accanto a lei c'è un vassoio pieno di un cibo delizioso che le è stato offerto e che non ha assolutamente voluto toccare per protesta contro il trattamento decisamente poco dignitoso che ha ricevuto.

Ha messo su un broncetto graziosissimo che pur mortificandola non rovina per niente la sua perfetta bellezza.

La cella è quanto di peggio ci si possa aspettare: buia, fredda, bagnata, muffosa e puzzolente. Per fortuna il delicato nasino della principessa s'è rassegnato ad abituarsi al lezzo di putrefazione tipico delle prigioni che le penetra e le pervade l'anima.

La porta della cella si spalanca all'improvviso, fa il suo ingresso un enorme, furioso, magnifico Bowser Koopa portandosi dietro una scia profumata della sua migliore acqua di colonia.

Vedendo in che stato versa la principessa, che non appena è entrato ha alzato la testa e lo fissa ammutolita e tremante, si arrabbia. Non con lei, ma con il Troopa che fa da secondino. Lo prende per il bavero, se i Troopa hanno un bavero, e la sua foga è tanta che lo solleva da terra.

“Vorrei sapere” ringhia fissandolo con i suoi terribili occhi rossi “Quand'è che avrei ordinato di incatenare questa povera creatura.”

“Lo abbiamo fatto perché ha cercato di scappare, sire.” balbetta il poveretto terrorizzato.

“Non avevate il mio permesso! Voglio che sia trattata con rispetto.” si volta trascinando con sé il malcapitato e lancia alla piccola uno sguardo dolce e inaspettato che ha il potere di far sì che improvvisamente non si senta più spaventata “Lei deve a tutti gli effetti essere trattata come la mia ospite.” aggiunge sottolineando in modo infinitamente evocativo quest'ultima parola.

Butta il secondino a terra con una brutalità che cozza con il tono gentile che la sua voce ha assunto quando s'è riferito alla principessa, che adesso ha cambiato il suo terrore con una pura e innocente curiosità, e si precipita a spezzare con un colpo di coda la catena che le dilania la caviglia.

Peach tenta di rialzarsi rivolgendo al mostro due enormi occhi pieni di gratitudine, la catena le ha fatto gonfiare la pelle che in quel punto le è diventata viola e le brucia, ma ancora non dice una parola. Non si fida, non capisce, non sa come comportarsi.

Il bel mostro le fa un profondo inchino e le dice di perdonare il pessimo comportamento del suo sottoposto che lui, non manca di evidenziarlo, non ha assolutamente approvato.

Poi si gira ancora una volta verso il secondino che è ancora a terra e lo apostrofa: “Alzati e smettila di fare quella faccia da ebete.”

Il Troopa si affretta a obbedire al suo re, anche se per la sua faccia non può fare molto.

A questo punto il re avanza le proprie richieste facendo bene attenzione a far risuonare la propria voce, in modo che tutti la possano sentire senza equivocare le sue intenzioni.

“Voglio che tu trasferisca la principessa nella camera degli ospiti, voglio che stia comoda e che non abbia da lamentarsi in alcun modo, voglio che le siano forniti dei vestiti puliti, voglio che si possa lavare e che ci sia sempre qualcuno che sia a sua completa disposizione, per qualsiasi richiesta.”

Il pensiero di Peach a queste ultime parole è insolitamente ironico: “Se la mia richiesta fosse quella di lasciarmi libera...?”

Torniamo ai due fratelli.

Dopo una lunga giornata di viaggio, è arrivato il momento in cui anche quel furbacchione del sole se ne va a dormire dietro le nuvole e dietro le montagne.

“È già quasi notte.” dice il più giovane.

“Ma davvero?” dice il più grande con gli occhi fissi sul tramonto.

“A questo punto potremmo anche fermarci.” continua lui ignorando il suo tono canzonatorio “Io sono stanco e tu?”

“Ho un gran male ai piedi. Dove vuoi che ci fermiamo?” fa l'altro girando gli occhi.

“Sarebbe divertente fare una specie di campeggio. Potremmo accendere un falò.”

“Bello” si entusiasma Mario “Ho un fiore di fuoco.”

“E lo devi sprecare per questo?” ha già preso in mano due bastoncini e inizia a sfregarli l'uno contro l'altro...

“Ma così ci metti un secolo...” osserva Mario. Poi prende il fiore e, divertito dal fatto che il suo cappello è diventato bianco, lo accende in un attimo. Ovviamente Luigi lo guarda male.

Nella scena che vi siete persi mentre eravamo da Peach, Mario s'è divertito un sacco a sperimentare i poteri che gli vengono dai power up, diventare più alto (sì, diventare più alto! A Mario piace un sacco questo elemento!), cambiarsi d'abito (che qui equivale a diventare più potenti e acquisire la capacità di lanciare fiamme dalle dita o, come alcuni credono, dal naso), saltare qua e là e spaccare mattoni con il pugno (o, come qualcuno si impunta ancora di credere, con la testa). Se lo avesse fatto nel 'suo' mondo si sarebbe distrutto le mani (o, come qualcuno si impunta ancora di credere, la testa).

Poco più tardi, i due fratelli hanno esaurito le parole, ché già avevano parlato abbastanza, e sono crollati, esausti dopo essersi costruiti alla bell'e meglio un discretamente soffice giaciglio d'erba e foglie secche tra le più morbide che hanno potuto trovare.

Se escludiamo funghetti e fiori che si sono arrostiti per calmare la fame, sono stati costretti ad andare, come si dice, a letto senza cena. Il Regno dei Funghi sarà anche bello e accogliente ma in quanto a selvaggina non offre un granché. E considerando quanto stereotipicamente gli italiani siano amanti della buona cucina, si può facilmente intuire che la cosa non li abbia soddisfatti minimamente.

Di mettersi a catturare Goomba non se ne parla nemmeno, sono orrendi e fanno impressione solo a guardarli, e poi non sembra nemmeno giusto, in fondo pare che si tratti di esseri dotati di una certa, seppur scarsa, intelligenza. E non è che siano esattamente cattivi da meritarsi la morte. Alcuni, ha letto Luigi nel libro che gli è stato prestato da Daisy, sanno anche parlare, e si organizzano in vere e proprie piccole città a misura di Goomba...

Il silenzio e il buio fitto della notte, comunque, non vengono squarciati all'improvviso dal brontolio insistente dello stomaco di Mario che non è certo abituato a non mangiare quasi niente prima di andare a dormire, ma da un verso strano, strascicato, che assomiglia a un misto tra un latrato, una risata sadica di un super-cattivo che ha appena battuto il suo acerrimo nemico super-eroe giocando a scala quaranta, lo gnaulio isterico di un gatto impazzito e un lento e sommesso ululato.

L'irripetibile, indefinibile e terrificante rumore fa svegliare Luigi di soprassalto.

Il giovane si rizza subito a sedere, si stropiccia gli occhi con fare assonnato e si chiede se per caso non abbia sognato.

Un secondo rumore assurdo, del tutto identico a quello di prima, gli toglie di colpo tutti i residui di sonno che gli sono rimasti in corpo.

Tende le orecchie ma ciò che sente è solo il silenzio.

Bussa piano sulla spalla di suo fratello e gli sussurra:

“Hai sentito?”

Mario, che però se ne sta beato nel regno dei sogni davanti a un gustoso e meraviglioso piatto di lasagne purtroppo inesistente che infatti solo a vederlo pensi che sia troppo bello per essere vero, si gira dall'altra parte infastidito, senza neppure prendersi la briga di svegliarsi.

Luigi, allora, cerca di rimettersi placidamente a dormire, ma quella sorta di assurdo rumore non tarda a farsi risentire, solo che stavolta non sembra più disarticolato, anzi sembra che voglia imitare delle parole vere. Anzi, una parola sola: vieni...

Così, per pura impazienza, il nostro 'eroe' si alza tutto nervoso e decide di andare a ricercare la fonte di quel richiamo.

Non fa però un centinaio di metri che si pente della propria decisione.

A ogni passo sembra che la luce della luna che fino a quel momento gli ha rischiarato il cammino si affievolisca sempre più.

Quando i suoi occhi si abituano all'oscurità, Luigi scorge davanti a sé qualcosa.

Non capisce cosa sia, nota soltanto che è piuttosto imponente e a lui le cose imponenti fanno venire la pelle d'oca.

Tremando, si chiede se si tratti del castello di Bowser, ma sarebbe impossibile essere già arrivati.

Allora la paura lo vince e sta già meditando di tornare indietro, ma ecco che esplode di fronte ai suoi occhi una forte luce che lo acceca.

Impiega, per forza di cose, qualche secondo per riprendersi da questo choc, dopo si accorge che la luce proviene da un lampione che s'è appena acceso automaticamente, dietro il quale svetta una enorme costruzione grigia, pare che sia in mattoni o in cemento armato, non saprei, sta di fatto che ha un aspetto pauroso. Per di più, è circondata da un giardino secco e completamente morto, sul quale si trovano dei tronchi d'albero scheletrici e senza vita, che danno al tutto un'aria ancor più inquietante.

Una porta aperta è un invito a entrare, ma Luigi non ne ha la minima intenzione.

Lo vediamo fare una cosa un po' scontata: fa dietrofront e inizia a correre.

Poi però dopo qualche metro si ferma. C'è qualcosa che non va.

Una forza irresistibile lo induce a voltarsi di nuovo. Quello che vede lo inchioda sul posto.

Non si è affatto lasciato la casa dietro le spalle, è ancora lì, esattamente alla stessa distanza in cui stava prima che tentasse di andarsene. È come se gli fosse andata dietro.

Si gira di nuovo e corre più veloce e più a lungo. Per fortuna ha delle gambe agili che non si stancano facilmente, nemmeno dopo una giornata come questa.

La scena di poco prima si ripete: si ferma, si volta e constata che la casa lo ha seguito di nuovo.

Il nostro piccolo eroe inizia a spaventarsi sul serio.

Riprova ancora una volta e ancora viene seguito. Allora pensa di cambiare approccio. Chiude gli occhi e va incontro alla casa. Quando li riapre è scomparsa. Resta attonito per un momento, poi il suo cervello gli dice che va bene così.

Invece di andare avanti, però, si gira e guarda dietro di sé ...e rieccola di nuovo lì, alla medesima distanza di prima, gli ha girato intorno.

“Grandioso” pensa mentre lo spavento viene sostituito da una sensazione di mero fastidio “Ora pure le case mi prendono in giro.”

Essendosi finalmente arreso, decide di entrare.

Nel varcare la soglia, la casa schiocca la lingua e gode qualche secondo in estasi, con fare goloso.

Al suo interno, il nostro bravo eroe resta basito. Se già vista da fuori sembrava grande, adesso vista da dentro pare addirittura sconfinata, sia in altezza che in profondità.

Non si riesce quasi a vedere la cima delle due grandi scalinate che conducono ai diversi piani sui quali innumerevoli stanze, troppe per poter essere contate, si trovano dislocate. Il tutto è magicamente rischiarato da migliaia di piccole candele disposte su ogni singolo gradino, sul pavimento polveroso, attaccate ai muri e che galleggiano per aria.

Prima ancora che l'idea di tornare indietro e darsela a gambe possa passare per l'anticamera del cervello del nostro idraulico, la porta dalla quale è entrato non soltanto si chiude ma si trasforma istantaneamente in un vero muro. È in trappola. Non può far altro che andare avanti.

Il pavimento a scacchi bianchi e rossi sembra piuttosto malmesso, instabile in svariati punti.

Il primo passo da muovere è sicuramente verso la scalinata in marmo. Il corrimano è ricoperto da un dito di polvere, mentre la cera delle candele sembra intenzionata a non esaurirsi mai.

Affrontando la salita ci si accorge immediatamente che il primo gradino è largo appena quanto basta per ospitare un piede, e i successivi si restringono passo dopo passo. Bisogna salire in punta di piedi e arrivati al primo piano già risulta impossibile andare avanti, perché il resto della falsa scalinata è pressoché completamente liscio, ci vorrebbe uno sherpa per compiere questa inutile scalata.

L'attenzione di Luigi viene attirata da un gemito che sembra provenire dalla seconda stanza sul lato destro del piano. La sua idea è quella di bussare e l'effetto è quello di far calare il silenzio.

Subito dopo si sente girare la maniglia dall'interno.

La porta si apre e quello che fa capolino è una testa bianca e gialla a forma di ombrello, piuttosto grandicella.

Si tratta di uno di quei funghetti antropomorfi descritti prima, che Luigi ha già avuto modo di prendere in antipatia, ma questo è in lacrime e ha un'aria talmente sconsolata da far tenerezza.

Vedendo Luigi, però, il suo faccino si illumina di gioia.

“Pensavo fossi un altro fantasma venuto a spaventarmi!” esclama con una vocetta gracchiante e sgraziata.

“Fantasma?” ripete Luigi assorto. Ma le parole che in realtà l'hanno colpito di più sono state “un altro”.

“Non li hai visti?” fa il piccoletto allargando le braccia “Sono enormi, tondi, trasparenti e terrificanti! Ti si acquattano alle spalle e quando meno te lo aspetti... Buh!” segue una pantomima piuttosto espressiva di qualcuno che salta su per lo spavento.

La prospettiva che un fantasma possa venire a spaventarti non piace per niente a Luigi, però in tutto ciò c'è qualcosa che non quadra, qualcosa che ha a che fare con il fatto che un fantasma naturalmente è morto, e quindi in che modo potrebbe fare del male a un vivo?

Luigi decide di non pensarci e si presenta. Il fungo decide di farlo a sua volta, dice di chiamarsi Wolley e di essere bloccato in quella casa da ore.

“Aiutami se hai un briciolo di cuore” piange il piccoletto “Ero venuto a fare un picnic romantico nel bosco... con il mio amico Yvan... ma poi mi sono allontanato... è stata la casa infestata a trovarmi e a intrappolarmi.”

“Un picnic nel bosco? Ma non lo sai che è pericoloso? È pieno di cattivi.”

“Lo so adesso che me lo hai detto.” spalanca gli occhi il cosino.

Luigi lo guarda assorto. È proprio grazioso, e il suo istinto è di rassicurarlo. Ma poi deve ammettere che anche lui è intrappolato lì.

“Possiamo solo cercare di uscire da una finestra, visto che la porta è sparita.” riflette l'idraulico.

Non appena ne apre una però, viene investito da una marea di pipistrelli che lo respingono indietro.

Il suo istintivo urlo attira un fantasma, che spunta dal nulla facendo “Bleeeeah”.

“Oh, no! Scappiamo!” strilla Wolley.

Luigi non se lo fa ripetere, prende il suo nuovo 'amico' per mano e si precipitano giù dalle scale. Senza rendersi conto che gli stanno solo dando le spalle.

Dopo un lungo e sfiancante inseguimento, i due sono bloccati all'angolo. Uno dei Boo (perché si chiamano così, Luigi lo aveva letto nel libro di Daisy, solo che sperava di non incontrarne mai uno), si avventa sui due e li solleva in aria, poi li lascia cadere da un'altezza considerevole.

Il funghetto rimbalza sulla sua capoccia molle, ma Luigi invece si fa piuttosto male, per fortuna non batte la testa se no sarebbe kaputt.

Nel posticino dove lo abbiamo lasciato, Mario sente conficcarsi nelle carni un bastoncino appuntito e si sveglia di soprassalto. “Chi è che mi 'azzicca' come un marshmallow?” si spaventa. Poi vede che a pungolarlo è un cosetto rotondo blu e bianco. Siccome è ancora mezzo addormentato, lo ha scambiato per un enorme pallone da calcio. “Non dirmi che è già iniziata la Uefa” biascica scompigliandosi i capelli con fare assonnato.

Mette a fuoco e si accorge che si tratta di un funghetto. “Ciao” gli dice “Chi sei?”

Il piccoletto mette via il bastone. “Allora sei vivo, amico.”

“Perché, ti parevo morto?”

“Hai visto un fungo come me ma con i pallini gialli?” dice lui “Non lo trovo da nessuna parte!”

“No, mi dispiace...” dice Mario, poi si guarda intorno e si accorge che non c'è più suo fratello.

“Tu hai visto un... uomo come me ma con il cappellino verde?”

“No.” dice il fungo.

“Bene.” dice Mario cominciando a pensare che ci sia qualcosa di inquietante “Possiamo andarli a cercare insieme, se vuoi.”

“Ok, Jumpman.” sorride il funghetto.

Mario resta colpito “Come mi hai chiamato?”

Il funghetto allarga il suo sorriso. “Ti chiamano tutti così nel Regno dei Funghi.”

“E perché?”

“Perché fai certi salti...” scoppia a ridere divertito, ma Mario non lo trova molto divertente.

“Non chiamarmi così. Mi chiamo Mario.”

“Lo so. Io mi chiamo Yvan.” si presenta lui con un inchino.

“Ah, lo sapevi, eh?”

“Ne parlano tutti. Mario e Luigi, i due Jumpmen che si sono accollati il salvataggio della nostra principessa.”

Accollati?” ripete Mario. Si sente un po' preso in giro.

“Ma sì, sì, avanti... Non credete di essere stati un po' pazzi pensando di poterla salvare voi due da soli?”

Mario comincia a irritarsi “Ma che ne vuoi sapere tu!” sbotta “Io so quello che faccio.”

“Calmati, calmati. Non ti volevo offendere. Andiamo a cercare quelli che ci siamo persi.” taglia corto lui.

I due si avviano insieme.

Mentre camminano Yvan racconta di essere una delle guardie del palazzo del re Toadstool. Dopo l'attacco e il rapimento della principessa, nessuno aveva badato al fatto che lui s'era concesso una giornata di vacanza senza dire niente a nessuno. Così era andato con un suo amico a fare un picnic ma nel corso della notte quel suo amico s'era perso.

“Questo si chiama karma.” dice Mario “Colpa tua che hai pensato a te stesso anziché alla principessa.”

“Ormai è andata.” sospira il funghetto.

Il buio si stava facendo fitto, ma ecco che in lontananza i due avvistano una luce.

“Toh, una casa.”

“Quella è la casetta dei fantasmi” dice Yvan “Giriamo al largo.”

“Certo, perché tu credi che esistano i fantasmi?” lo prende in giro Mario.

“E tu credevi che esistessero dei funghi parlanti?” lo rimbecca Yvan.

I due si scambiano uno sguardo di antipatia reciproca, ma poi dalla casa stessa si sentono delle grida che risuonano nel vuoto della notte.

“Cielo...” dice Mario riconoscendo la voce di suo fratello “Non ci posso credere.”

“Non ci posso credere.” ripete Yvan riconoscendo a sua volta la voce del suo amico.

I due si avviano senza pensarci verso la casa, solo per scoprire che non esiste alcun ingresso.

“Spacchiamo il muro.” dice Mario senza scomporsi.

“Certo, dagli una testata.” commenta ironico il toad.

“Scherza, scherza” fa Mario, poi dà un pugno alla parete e l'unico risultato è che s'è fatto un male tremendo.

“Che volevi fare?” dice Yvan.

“Con gli altri mattoni a cavolo che ci sono in giro funziona...” risponde lui massaggiandosi le dita.

“Ti direi di entrare da una finestra” dice Yvan “Ma tu penseresti che sia un'idea stupida.”

“Non esistono idee stupide.” dice l'idraulico.

“A parte le tue.” conclude il funghetto.

Resistendo alla voglia di strangolarlo, Mario si avvicina a una delle finestre e si accorge che non ci arriva. “Vieni qua” dice “Fammi lo scalino con le mani.”

“Agli ordini, padrone.” scherza Yvan incrociando le mani. Mario ci mette su i piedi e si issa sul davanzale.

Ovviamente la finestra è chiusa. Con un pugno, ne spacca il vetro.

E viene investito da una folata di aria gelida.

“Ma dovrebbe venire da fuori, non da dentro...” pensa mentre si cala all'interno della casa con tutta la discrezione possibile.

Quello che lo sta aspettando non se lo poteva nemmeno immaginare.

Il pavimento sembra ricoperto dalle sabbie mobili, e lui ci è finito a piombo.

“Che scherzo del cavolo!” esclama arrabbiato mentre affonda fino alla vita.

Qualche muro più in là, Luigi sta correndo a rotta di collo, agitandosi come se gli avessero infilato dei roditori dentro le mutande.

Apre la prima porta che gli capita e gli si schiantano addosso una scopa, un rastrello, un'asse da stiro e un aspirapolvere. Tra tutte quelle che c'erano, ha beccato giusto-giusto quella dello sgabuzzino! Vede le stelle per un po', ma sfortunatamente non sono quelle che gli interesserebbe ottenere.

“Luigi, non lasciarmi qui!” strilla Wolley che è stato di nuovo chiuso in un angolo. Il Boo gli si avvicina con la lingua di fuori e lui non riesce a guardarlo per la paura. S'è raggomitolato tutto e tiene gli occhi chiusi, trema e batte i denti come una scimmietta con i piatti impazzita.

“Aspetta” dice Luigi scrollandosi di dosso le cose che gli sono finite di sopra. Ricaccia tutto dentro lo sgabuzzino ma non riesce a rimettere in piedi l'aspirapolvere, che gli crolla di nuovo addosso conficcandoglisi nello stomaco. Mormorando “La mia povera milza...” Luigi si gira a guardare il povero Wolley che grida terrorizzato. Poi guarda il fantasma che gli va incontro facendogli le boccacce. Guarda l'aspirapolvere che ha in mano. Guarda di nuovo Wolley che grida e strepita. Guarda di nuovo il fantasma che fa le boccacce e le pernacchie. Guarda di nuovo l'aspirapolvere. Guarda Wolley che grida, strepita e piange. Guarda il fantasma che fa le boccacce e le pernacchie e che dice “Bleblebleah”. Guarda di nuovo l'aspirapolvere. La spina è inserita. Ha l'impressione che gli stia facendo l'occhiolino.

All'improvviso, e con all'improvviso intendo dire che la sua testa ha fatto avanti e indietro per almeno mezzo minuto, gli viene un'ispirazione.

Saltando su come una molla, punta il tubo dell'aspirapolvere contro le spalle del fantasma e urlando come un forsennato le parole “Alé, ghostbusters!” lo accende.

Ora, vorrei che rifletteste un momento. Vi ricordate dove ci troviamo? Siamo in una casa infestata. Da fantasmi. Abitata da fantasmi. Gente morta secoli fa. Perché mai in una casa infestata da fantasmi dovrebbe esserci un aspirapolvere funzionante perfino con la spina inserita?

Nel momento in cui Luigi preme il tasto di accensione, l'elettrodomestico esplode tra le sue mani.

Il Boo lo aveva messo lì apposta per fargli uno scherzo, e adesso è lì che 'rimuore' dalle risate.

“Ah ah ah... come sei ridicolo!” dice con le lacrime agli occhi.

Tutto grigio e ricoperto di polvere dai piedi fino alla punta del cappello, Luigi non può fare a meno di arrabbiarsi di brutto.

Dimenticandosi che due minuti prima aveva paura di lui, gli si avventa contro con aria minacciosa. Lo agguanta per la codina portandoselo all'altezza degli occhi e, fissandolo con un'aria furente da pazzo maniaco, con una voce cavernosa urla “Ti senti SPIRITOSO?”.

Il fantasmino si fa piccolo piccolo. Non può sostenere uno sguardo così diretto e si copre subito gli occhi con una manina. Un gesto che fa sentire Luigi superiore.

Lo scaraventa a terra con disgusto, poi prende la mano di Wolley e dice “Andiamo.”

Wolley resta a bocca aperta mentre Luigi lo trascina via.


(continua...)






un paio di note:

Per chi non lo sapesse, Yvan e Wolley non sono due nomi a caso, sono i nomi non ufficiali che sono stati dati dai 'fan' al Toad Blu e al Toad Giallo che appaiono in New Super Mario Bros Wii. Avevo intenzione di usarli, così ho dovuto inventarmi per lo meno i loro caratteri.

Per chi se lo fosse chiesto, Jumpan è stato semplicemente il primo nome di Mario, letteralmente dovrebbe significare l'uomo che salta.

Detto ciò, ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato. Un saluto.

  
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