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Autore: CyanideLovers    23/08/2012    3 recensioni
sentire di provare qualcosa per una ragazza che non fosse Jenny era....come una sbornia.
Lo aveva completamente sconvolto;
quella sensazione....quella sensazione era diventato amore;
un amore bruciante che avvolte lo lasciava senza fiato.
Anche un povero diavolo ha diritto ad un'altra chance.
Julian, l'affascinante demone innamorato di Jenny, è tornato. dopo anni dalla sua morte è riuscito, neanche lui sa come, a tornare sulla terra. Trasformato in un essere umano si innamore di una misteriosa ragazza da gli ipnotici occhi viola. intanto una nuova minaccia è pronta a distruggere la pace che si è creata. un nuovo uomo ombra vuole vendicarsi per il tradimento di Julian e un nuovo gioco sta per iniziare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Butterfly Effect




Dormiamo; un sogno ha il potere di avvelenare il sonno.
Ci alziamo; un pensiero vagante contamina il giorno.
Sentiamo, comprendiamo, o ragioniamo; ridiamo o piangiamo,
accettiamo con amore il dolore, o gettiamo via i nostri affanni:
è lo stesso.Perché che sia gioia o sofferenza,
il sentiero della sua partenza è ancora libero.
Lo ieri dell’uomo non può mai essere come il suo domani;
niente può durare, tranne la mutabilità.
Mary Shelley - Frankenstein



L'asfalto era freddo, leggermente bagnato, doveva aver appena finito di piovere. La notte era così scura da celarlo, le ombre danzavano sul suo corpo come se riconoscessero la sua natura. Sembrava una statua di ghiaccio, gli occhi luminosi, di un azzurro scuro e penetrante, i capelli color brina. Guardava la casa davanti a lui con aria  confusa. Che diavolo ci faceva li? Come poteva essere finito in quel posto? Diamine, sentiva che la testa presto gli sarebbe esplosa. Aveva ucciso Leanan, aveva visto il suo corpo per terra,il sangue. Non poteva essere un suo trucchetto. Ma allora, perchè da quella finestra si vedevano i capelli corvini di Elly, la chioma bionda di Jenny e i loro sorrisi luminosi, senza una nota di sofferenza o paura? 
Insomma, cosa cavolo succede nei nove mondi, cos'è la fiera delle assurdità?
Tornò a studiare la casa, come se da un momento all'altro si potesse trasformare in un giocattolo di carta. Si guardò le mani, probabilmente aveva ancora i poteri. Era una forza difficile da spiegare, era come un'energia che gli pulsava nelle vene, forte e primordiale.
Sparì in una nuvola di fumo nero, la sensazione di Deja vù era come un tornado.
Ecco, la stanza era buia, le sentiva parlare a bassa voce. La casa era deserta, tutto come all'ora. C'era stato tantissime volte, spesso aiutava Jenny per riscattarsi. Era una casa per bambini senza genitori, una specie di orfanotrofio, ma non rimanevano li a dormire e potevano giocare tutto il giorno. Non sapeva neanche quante volte era tornato a casa di Elly con grossi segni di pastelli e pennarelli per tutto il corpo. Gli piaceva, pensò con una nota carica di auto-ironia, quei piccoli umani lo stupivano sempre con domande cariche di grandi significati della vita. Sorrise, i bei vecchi tempi sarebbero mai tornati? Sapeva che nella vita (e nell'eternità) la vita è una strada ricca di deviazioni, di cambiamenti e metamorfosi.
Si portò le mani al petto, la ferita aveva iniziato a bruciare, ancora la sensazione di Deja vù gli fece girare la testa, faceva troppo male. Si accasciò a terra, respirando a stento, mentre con la coda dell'occhio vedeva la luce che si accendeva, la bella ragazza con gli occhi luminosi si stava avvicinando.
NO, non posso farlo!

-Uh-
-Che c'è Elly?- Jenny si avvicinò a lei, aprì la luce ma la stanza era vuota, dipinta con colori pastello, caldi e rassicuranti.-
-Nulla. Mi sembrava di aver visto qualcuno...- Sussurrò -Comunque devo andare in ospedale, ho il turno di notte e mi hanno dato un bambino in cura. Non riesco proprio a capire cos'abbia.- disse con voce preoccupata. Jenny l'abbraccio, rincuorandola. Aveva visto un'ombra strana nella stanza prima di aprire la luce e il suo pensiero era scattato veloce intorno ad un solo, vecchio, nome.
Julian...?

Doveva solo ignorare quanto facesse male. Era ricomparso a casa della ragazza, l'odore che aleggiava sapeva di famiglia. Non aveva mai provato una sensazione così bella. Non aveva mai avuto una famiglia. Ma doveva sbrigarsi, se aveva ragione, Elly non sapeva neanche della sua esistenza. Si era sdraiato a terra, respirando profondamente, aspettando che il dolore passasse. Era molto difficile, non era solo dolore fisico.
L'ho fatto...ma perchè? Potevo riaverla, e invece sono scappato. si disse, neanche lui riusciva a capire cosa gli fosse successo in quel momento. Aveva solo pensato ''Se tutto accade come era già accaduto, lei morirà di nuovo. Non voglio che accada''
Si alzò controvoglia, e iniziò a vagare per casa, come un'ombra solitaria. Ogni stanza gli regalava un ricordo, e ogni ricordo era una stoccata di freccia avvelenata.
Avrebbe preferito cancellare tutto, avrebbe voluto ciò che era suo.
Si fermò davanti alla stanza di Elly. I mobili erano raffinati, in un interessante misto tra moderno e romantico. Si avvicinò al cassetto, dove c'erano una piccola lampada e un vecchio libro consumato, lo aveva notato una volta sola, il titolo lo aveva attratto scoprendo-con disappunto- che era solo un libro per bambini. Quando le aveva chiesto spiegazioni gli aveva risposto ''Oh, si. Si chiama Gli incubi di Heazel. E' un libro che leggevo spesso da bambina, mi aveva letteralmente stregata.E' come se facesse parte di me, come se mi raccontasse. E quando sono triste ne leggo qualche pagina, perchè mi ricorda che nella vita non si può essere sempre felici. Bisogna amare la pioggia per vedere un bell'arcobaleno''
Lo guardò, lui non aveva nulla che gli ricordasse la sua esistenza, che fosse legato alla sua anima. Non aveva un vecchio oggetto che raccontava qualcosa di se.
Si sedette sul letto e aprì il cassetto, un piccolo quadernino era poggiato in modo invitante.
-Ok, non sono così meschino.- bisbigliò a se stesso, prendendo tra le mani il diario, non poteva leggerlo. -Ma che dico? Sono un uomo ombra!- un meraviglioso, e spaventoso, sorriso da lupo era comparso sul suo volto. Infondo era una cattiva azione fatta a fin di bene.
 Eppure sfogliando le pagine non aveva ricevuto quella tanto agognata conoscenza.
-QUI NON C'È' SCRITTO NIENTE!- ringhiò scagliando il piccolo quadernino contro il muro. Avrebbe voluto distruggere tutto, avrebbe voluto....
NO!
Non doveva fare niente di avventato. Si conosceva, conosceva la sua razza. Distruttori; ecco cos'erano.
Si era impegnato così tanto per cambiare, per nascondere in profondità i suoi desideri più oscuri. Non poteva rovinare tutto ora, doveva essere sicuro che Elly fosse felice, con lui o senza di lui.
Raccolse i fogli e li rimise nel quaderno, lo ripose nel cassetto, come se nessuno lo avesse mai toccato. Si alzò dal letto e andò in cucina dove, nella penombra della notte, il grande foglio degli orari dei turni degli specializzandi era sistemato con precisione maniacale.
-Bene, oggi è lunedì sera. Se non fosse stato per un certo uomo ombra che è apparso in una specie di asilo, terrorizzandola, e non avesse chiesto ad una collega di sostituirla per quella notte, lei starebbe seguendo la corsia numero 3. Starà via dalle otto di sera alle cinque del mattino.- Stava riflettendo con freddezza analitica, studiando tutti i momenti in cui avrebbe avuto la casa libera. Doveva arginare il problema alla radice, ma non si doveva far scoprire perchè altrimenti lo avrebbe conosciuto. Era davvero un casino incredibile.
-Abbiamo la casa tutta per noi stanotte. Cosa hai voglia di fare, tesoro?- Leanan era proprio dietro di lui, indossava dei shorts neri, stivali e canottiera dello stesso colore, era seduta sul piano della cucina come se fosse del tutto a suo agio.
-Tu! Come diavolo fai ad essere ancora viva?- ringhiò voltandosi. Come sempre era bellissima, ma aveva qualcosa di diverso che in quel momento non riuscì ad afferrare.
-Potremmo guardare un film e ordinare delle pizze. Io amo la biancaneve, bianca e semplice.- Si era alzata, i suoi piedi avevano toccato terra con un piccolo saltello, fuori iniziava a nevicare.
-Leanan, non scherzo.Non farmi arrabiare, non ti piacerei.- continuò minaccioso, i suoi occhi erano attraversati da lampi che avrebbero fatto paura al Diavolo stesso.
-Cosa stai combinando?- la sua voce era cambiata, non stava più giocando, era diventata incredibilmente seria. Lui la guardò senza capire, con la testa inclinata e i grandi occhi azzurri spalancati.
-Perchè hai cambiato la storia? Perchè non sei andata da lei, non la ami?- Sembrava davvero confusa, per un essere che vive dall'inizio dei tempi, abituato come loro ad avere tutto ciò che desideravano, non era normale quel comportamento.
-E' complicato.- rispose Julian, distogliendo lo sguardo. Come lei, il suo umore era cambiato.
-Complicato? Capisco.-
-Come fai ad essere ancora viva? Ti ho uccisa.- doveva capirlo, assolutamente, doveva capire perchè la vedeva ancora, perchè sentiva le sue mani calde accarezzargli il collo, perchè sentiva il suo corpo sottile e sinuoso stretto in un abbraccio perverso. Si erano baciati, ma non c'era stato amore il quel bacio, solo odio, rancore, e un'emozione che non era riuscito ad afferrare.
-Tutto cambia e si trasforma. Anche la morte è una trasformazione.- rispose sillibina.
-Lo so bene. Ma non si può tornare dalla morte, non è possibile.- Si era avvicinata ancora di più ma lui non era arretrato dun passo, aveva uno sguardo duro, i suoi glaciali occhi azzurri la trafissero come coltelli.
-Ma allora, come hai fatto a tornare tu?- Julian rimase per un attimo interdetto, era quello che si chiedeva tutti i giorni appena sveglio.
-Non lo so.- confessò abbuiandosi.
-Quindi, forse tornare dalla morte non è impossibile. E se invece fossimo pura fantasia? E se non esistessimo? e se questo fosse tutto un sogno, come lo capiresti?- Il suo sguardo si era trasformato, in quel momento gli parve più piccola, sembrava talmente confusa...Come se stesse per impazzire.
-Non lo so.-
Rimasero per un momento in silenzio, due divinità celate dall'oscurità di una cucina in piena notte. I loro occhi scintillavano come lampi, i capelli erano bianchi come neve che cadeva silenziosa fuori dalla finestra.
-Non mi piace più questa storia.- Leanan distolse lo sguardo, sembrava infastidita.
-Di che storia parli?-
-Di questa. Se la ami, dovresti lottare per lei.- sbottò incrociando le braccia al petto, non lo guardava e lui non capì i suoi sentimenti in quel momento.
-Perchè te ne lamenti? E' una mia decisione ed è tutta colpa tua se ora non va come sarebbe dovuta andare, è la vita.- Anche lui portò le braccia al petto, in una posa speculare alla sua. La odiava, i suoi cambiamenti di umore erano tremendi. Un momento prima gli aveva salvato la vita e quello dopo aveva ucciso la donna che più amava al mondo.
-Ma se hai smesso di lottare per lei, per cosa lotterai adesso, cosa diavolo stai facendo?- Il suo sguardo era incredibilmente penetrante.
Già, cosa diavolo stava facendo?
-Avvolte, se ami una persona, devi lasciarla andare. Lasciarle vivere una vita piena e felice, anche se non la vivrà con te... Anche se non la dimenticherai mai.- non sapeva da dove avesse preso quella risposta, gli era uscita spontanea, aiutandolo a capire di più quel sentimento così estraneo
-E' quindi questo l'amore?-
-Mi ci è voluto molto tempo per capirlo, ma si. E' questo l'amore.-
tornarono a studiarsi in silenzio, i due grandi nemici che discutevano di amore e della vita. Perchè, invece, non si erano affrontati? Quello era sembrato un momento talmente solenne da non poter essere infranto. Poi, come se fosse punta da un ago, si voltò di scatto guardando il grosso pendolo che batteva le due di notte.
Era davvero passato tutto quel tempo?
-
Devo andare.-
Come sempre, prima che potesse protestare o dire qualcosa, era già sparita. La imitò, nascondendosi tra le ombre. Avrebbe aspettato che Elly tornasse.




Le ore erano passate lentamente, in modo noioso. Era quasi l'alba quando la porta di casa si aprì con un piccolo scatto, la ragazza dai capelli corvini sembrava stanca, esausta. Eppure, non l'aveva mai vista andare subito a dormire, appena rientrava iniziava a sistemare tutte le sue cartelle, e prendere appunti e a studiare. Con un piccolo ghigno si ricordò di tutte le volte che era rimasto sveglio con lei per farle compagnia ''L'esistenza di un essere umano è noiosa e io non ho sonno.'' le aveva detto una volta facendola ridere.
Entrando nell'accogliente salone gli passò ad un palmo di naso, ma non lo vide. Salì silenziosamente le scale e i mise comoda, posò il borsone e tolse i camici sporchi, li infilò in lavatrice e l'accese. La macchina emetteva un rumore tremolante, attutito dal suono dell'acqua della doccia. Era... bella,così bella da far male. Forse perchè era così fuori dal comune, forse perchè sapeva che era sua. Quando uscì dalla doccia strinse tra le mani i capelli lunghissimi, lasciando che dondolassero sulla spalla, si infilò il pigiama e iniziò a prendere appunti e a scrivere. Julian guardò la sua scrivania con un sorrisetto divertito: c'era il caos più totale, la casa del padre di Michael era ordinata a confronto. Il pensiero del ragazzino con gli occhi da spaniel bussò alla sua testa, avrebbe dovuto informarsi su come stava. Erano passate almeno due ore e ancora lei non aveva finito di studiare.
Diavolo, Elly. Se ti stanchi così ti ammalerai.
lo sussurrò a labbra strette ma lei sembrò sentirlo. Non nel senso materiale del termine, non poteva udire la sua voce, ma si alzò e si strofinò gli occhi. Chiuse i taccuini e i libri e si infilò a letto, e in poco tempo si addormentò.
Solo in quel momento Julian osò tornare visibile. Non che prima fosse invisibile, ma piuttosto nascosto nell'ombra. Si sedette sul letto, accanto a lei, sfiorandole la fronte, pensieroso. Si sentiva come quando osservava Jenny tutte le notti nascosto. Ore e ore, senza mai distogliere lo sguardo, senza mai essere visto. Davvero frustrante.
Elly si mosse nel sonno, scoprendosi. Mugugnava qualcosa di incomprensibile in francese. Lui lo capiva molto bene, essendo rimasto tanti secoli ad osservare la terra conosceva ogni lingua, eppure non era riuscito a capire. Emetteva uno strano suono strascicato, come se stesse chiamando qualcuno.
-Maman...T-trouver la clé, trouver l-le trésor.- le parole che diceva non avevano nessun senso tra loro. Julian si accucciò osservando bene il viso della giovane, aveva gli occhi stretti e dei brividi di freddo le percorrevano tutto il corpo, alzava e abbassava il petto respirando affannosamente. Un incubo.
Conosceva incubi e sogni d'ogni genere, e nessuno era mai come gli altri. Tuttavia, aveva imparato a classificarli attentamente: C'erano i sogni nati da bei e brutti ricordi, quelli che nascevano da paure legate all'infanzia, o concepiti da sensi di colpa. Era impossibile elencarli tutti, non sarebbero bastati mille libri. La madre, trovare una chiave e un tesoro. Come potevano avere senso quelle parole? Erano semplicemente frammenti di ricordi, di un vecchio gioco creato per dei semplici bambini. Nulla di pericoloso e spaventoso.
Le toccò la fronte madida di sudore con il palmo della mano, raccolse il lenzuolo, che aveva allontanato con un gesto violento, e la coprì in modo che si riscaldasse. Il suo volto tornò sereno, con un dolce sorriso a solcarle il viso.
-Da uomo ombra sei diventato la fatina che scaccia gli incubi?- Sussurrò Leanan al suo orecchio. La scostò infastidito, l'ultima cosa che desiderava era parlare con lei.
Lui la ignorò, coprì bene Elly con cura, le spostò i capelli dalla fronte e le accarezzò il viso. Infine, si voltò verso Leanan. Si era cambiata di nuovo, indossava una maglia a monospalla nera e una gonna a balze rosso scuro.
-Che vuoi ora? Bada a te, non sono dell'umore adatto.-
-Non ti annoi a fissarla senza poterla toccare?- domandò lei curiosa
-Finché non capisco perchè non sei morta credo sia inutile cercare di ucciderti.- disse Julian con freddezza -Ma almeno cerca di non starmi sempre intorno. Non sono proprio un maestro nel trattenere la rabbia-
-Continua pure a seguirla, a osservarla dall'ombra. Ma non finirà bene e sai che sono davvero pochi i viaggi che si possono fare nel tempo.- disse severamente.
-Solo due, lo so.- confermò lui, improvvisamente serissimo.
Se era riuscito a tornare in dietro (e di questo, ormai, non ne aveva più dubbi) non voleva sprecare le sue occasioni.
-Bene. Au revoir-
Perchè con quella donna non sapeva mai come comportarsi? e pensare che gli era intorno da secoli ormai!
Andò nell'unica stanza in cui raramente Elly metteva piede, la stanza degli ospiti. Non quella dove aveva alloggiato lui per due mesi, ma quella più piccola e vicino alla mansarda. Si sdraiò nel letto consumato, con n l'odore della naftalina che gli invadeva le narici. Aveva bisogno di riposo, si sentiva esausto. Ma aveva l'impressione di non riuscire a prendere sonno, o di essere già caduto il uno strano sogno senza essersene accorto.

Era sdraiato in un letto... o almeno credeva. Era sdraiato orizzontalmente, questo è sicuro. Vedeva delle luci sopra la sua testa che si muovevano in linea retta, velocissime. Sentiva un odore strano
Naftalina?
No, troppo aspro.
Cos'era?
Accidenti, che strano sogno... mi chiedo cosa significhi.
Stava ancora riflettendo quando la figura di Elly lo distrasse. Aveva il viso graffiato, sembrava spaventata. Terrorizzata.
-Julian, Julian riesci a sentirmi?- domandava continuamente
Si, che ti sento. Che succede?
-Julian, svegliati ti prego! Ho...ho bisogno di te, non lasciarmi sola!- ora si stava trattenendo dall'urlare. Parlava con voce rotta dal pianto, stanchissima.
Cosa dici? io sono già sveglio!
-Ti prego, dì qualcosa.- lo supplicò
Provò allora a parlare, ma dalla sua voce provenì solo un lieve bisbiglio, parole messe alla rinfusa senza un ordine logico.
-Svegliati, Julian.. Non lasciarmi ti prego...ho bisogno di lei.
Questo. è. solo. un. sogno.

Si ordinò di aprire gli occhi, la luce del sole illuminò i suoi occhi azzurri come il vetro di una finestra che si affaccia sul mare. Onde blu, talmente belli che donne in epoche diverse si erano concesse solo per poter essere risucchiate da quei occhi, profondi e oscuri come pozzi.
Giorno? Era giorno?
Cavolo, cavolo, cavolo!
L'odore della ricca colazione che cucinava Elly arrivava anche al secondo piano della casa. Mentre si nascondeva tre le ombre la sentì canticchiare una vecchia canzone, sembrava felice e lui sapeva anche perchè.
3, 2, 1... suonano alla porta.
Ovviamente, saoeva chi aveva suonato.
La sentì imprecare a bassa voce, mentre chiudeva di corsa il gas e correva ad aprire la porta. Il giovane Jean venne accolto dalle braccia sottili e leggermente abbronzate della ragazza, con una serie di domande a raffica, mentre il ragazzino cercava in tutti i modi di divincolarsi per non finire soffocato.
-Oh, fratellino, non vedevo l'ora che tu arrivassi!- esclamò elettrizzata, aiutandolo a portare dentro i bagagli.
-Per favore,Elly. Mi stai uccidendo.- Finalmente, lo lasciò andare poi, sempre con il suo meraviglioso sorriso stampato sulle labbra sottili, gli cucinò la colazione.
-Sono felicissima. Ma non dovevi arrivare questo pomeriggio?- domandò
-Lo so, ma sono riuscito a prendere il treno prima.- rispose lui mettendogli un braccio intorno al collo. Entrambi rimasero in silenzio abbracciati. Forse, quando c'era Julian non si erano lasciati andare ad una simile smanceria per pudore. Ora, nell'intimità di una casa deserta, i due fratelli potevano rimanere fermi, aggrappati l'una all'altro.
-Elly sai che hai un fratello meraviglioso?- disse quando si staccarono
-Ho quasi paura di quello che mi dirai.- Julian ne fu stupito, ma rimase lo stesso ad ascoltare. Aveva un bruttissimo presentimento.
-Ho trovato i biglietti per la festa da ballo in maschera più famosa di tutte la città, biglietti aut da settimane, sorella. Questo sai perchè? Perchè sono un Dio!- disse pieno d'orgoglio. Da quel momento in poi Julian smise di prestare attenzione. Era nascosto nell'ombra proiettata dalla colonna che divideva l'entrata dal salotto, alzò la testa e vide Leanan che, a differenza di lui, era molto interessata alla scena. Senza essere notato la raggiunse, era vestita in modo molto sobrio, una maglia nera e degli jeans del medesimo colore.
-Perchè hai dato lo stesso i biglietti al ragazzo?- le domandò quando fu abbastanza vicino
-Perchè ti interessa? Tecnicamente non dovresti essere qui.- lo fulminò con lo sguardo. Perchè non capiva che non poteva scombussolare di nuovo la vita di Elly?
-Dimmi che cosa stai progettando.- insistette ignorandola
-Non sono affari tuoi.-
-Ti volevi vendicare di me? ci sei riuscita! Insomma guardami: sono quasi senza poteri, ho perso le due persone più importanti della mia fottuta eternità, i miei antenati mi danno la caccia e se Dio ha pietà di uno sfigato come me probabilmente le rune che tengono la ferita si scioglieranno e io morirò in un lago di sangue. Potresti farmi il favore di non incasinare anche la sua vita?- era furioso,i suoi occhi erano scuri e pieni di ombre.
-Cosa ti fa credere che il mio unico scopo sia vendicarmi di te?- domandò seria.
Julian non seppe cosa rispondere. Aveva già detto una cosa simile, erano ancora nel labirinto, precisamente davanti alla porta.

-Djinn...Non sei stanco di tutto questo...?- domandò guardandolo attraverso la sfera, facendone comparire altre due, con un movimento fluido del braccio.
-Si, ma non ci arrenderemo a te.-
-Capisco.- rispose secca -Non vuoi sapere perchè ti volevo qui?-
-Vendetta, Lo hai detto tu.- rispose sicuro.
-Ne sei sicuro?- sembrava stanca, inclinò la testa di lato come faceva sempre Julian. E lui? ne era sicuro?
-Perchè altrimenti?- domandò infastidito, tutte le sue certezze stavano crollando come una scultura di sale.
-Per capirlo dovresti svegliarti-

Ma perchè doveva volere Elly se non per vendicarsi di lui? Iniziava a stancarsi di quel gioco... lui, che amava quel genere di gioco. Ma essere una preda non era per nulla divertente.
-Sai, se solo tu volessi potresti essere di nuovo un cacciatore.- disse come gli avesse letto nella mente.
Lui sorrise, un meraviglioso quanto spaventoso sorriso da lupo. Il genere di sorriso per cui ti accascia a terra svenuto o scappi via terrorizzato.
-Non ho bisogno di essere un lupo, sono un agnellino molto combattivo.-
-Allora combatteremo senza esclusioni di colpi.- aggiunse lei, ferma e decisa.
-Molto bene. Ma sarà solo tra me e te, non devi interferire con lo svolgimento delle loro vite.-
-D'accordo, te lo concedo. Ma fa attenzione... molte cose potrebbero cambiare ora che non ci sei.-
Julian la guardò per un momento. Come se sotto la sua pelle si nascondesse ogni segreto, ogni risposta.




Le due settimane erano passate velocemente. Elly era sempre a lavoro e Jean usciva sempre con i suoi amici o rimaneva chiuso nello studio a dipingere.
Ricordava vagamente Zach, così scollegato dalla realtà.
Julian, dal suo era rimasto nascosto nelle tenebre per tutto il tempo. Seguiva Elly per l'ospedale trasformando il colore dei capelli o degli occhi, o nascondendosi. I suoi incubi continuavano, sempre più apocalittici ed insani, sembravano non avere un filo logico.
Era incredibile come passassero veloci i giorni.
La porta sbattè con violenza, un fruscio di vestiti invase l'abitazione silenziosa. Elly rimase aggrappata alla maniglia, senza riuscire a fare più un altro passo. Respirava profondamente, cercando di non far cadere le lacrime che le affollavano gli occhi. Aveva i capelli in disordine, ci sarebbe voluta un'ora prima di riuscire a pettinarli decentemente, ma non gliene importava nulla.
Era come se avesse un macigno nello stomaco.
Avrebbe voluto....Urlare, distruggere tutto. Non sapeva perchè non volesse sfogarsi in quel modo, era sola a casa. Eppure non ci riuscì. Era come se sentisse la presenza di qualcuno, come se fosse osservata. Quella sensazione era comparsa un giorno, all'improvviso, e non l'aveva più abbandonata.
Si portò le mani al volto, era assurdo pensare a cose del genere in quel momento. Si sentiva quasi soffocare, aveva bisogno di sfogarsi, assolutamente.
Si tolse dalle spalle lo zaino, il giaccone. Li lasciò per terra, in mezzo al salone. Andò davanti al suo pianoforte, ne accarezzò i tasti bianchi e neri. Una calda scarica di energia si propagò dal FA diesis al suo dito, poi iniziò a suonare. Era una melodia forte e nostalgica, piena della sua rabbia, della sua frustrazione. Infondeva nei tasti e nei pedali tutta l'energia di cui era capace, cercando di scaricare i nervi.
Non ci riuscì. Finì in SI bemolle, con un grosso tonfo. Lasciò che la nota si disperdesse nell'aria, lasciò che i suoi pensieri volassero con lei. Chiuse il piano ma non riuscì a separarsene, appoggiò la testa al copri tasti e la avvolse con le mani. Una volta, tanto tempo fa, quel piano era l'unica cosa che la distraeva da ciò che le capitava intorno, la sua famiglia, i suoi amici e i suoi problemi non esistevano quando era seduta su quello sgabello. Poi aveva conosciuto la danza. Po teva abbandonarsi completamente alla musica, lasciando che ogni movimento rigido e perfetto la lavasse da ogni preoccupazione. Nella sala da ballo, sotto le luci soffuse, c'erano solo lei e la musica.
Ma quella volta sembrava che nulla potesse sistemare ciò che era successo. Era un dottore, lo era diventata dalla morte della sua sorellina. Era un dottore e non era riuscita a trovare una cura per un bambino di appena sette anni.
Uscì di casa, poco importava che fosse senza giubbotto e che fosse Gennaio. Aveva bisogno di correre.

Julian l'aveva vista rientrare a casa, completamente sconvolta. Si era dimenticato del bambino, e di quanto avesse sofferto, avrebbe dovuto pensarci prima. Si passò una mano tra i capelli, ora avrebbe dovuto inseguirla.
Uscì di casa, la rincorse stando attento a non esporsi alla luce. Ancora non voleva farsi vedere.
Elly correva, fuori si gelava, faceva un freddo incredibile.
La trovò seduta sul parapetto del ponte in pietra. Guardava l'acqua come se potesse esserci qualcosa di molto interessante.
Si avvicinò lentamente, evitando di essere sentito. Era la prima volta che la guardava così da vicino.
Lei si mosse, per un momento pensò che lo avesse visto, si alzò in piedi. Ondeggiava sul poggiamano di pietra, in bilico e sospesa tra l'acqua e il cielo.
-Ferma.- era completamente sconvolta, i suoi occhi viola erano opachi, come se avesse preso delle droghe. La voce ferma di Julian l'aveva fatta voltare leggermente.
-Chi sei?- domandò guardandolo a malapena.
-Mi chiamo Julian.- Lei sorrise, un sorriso spento ed ironico.
-Mi piace il tuo nome... ho come l'impressione di aver sognato per molto tempo questo nome, come se qualcuno con questo nome si nascondesse nell'oscurità dei miei sogni- la sua voce era profonda e remota, gli occhi non accennavano a prendere colore. Era come se stesse dormendo. Si sporse in avanti, dondolandosi.
-Elly, per favore. Scendi da li.- Julian si morse la lingua, non avrebbe dovuto dire il suo nome. Lei tornò a guardarlo, studiandolo prima di parlare. Era un ragazzo incredibilmente bello, con i capelli di un biondo chiarissimo che rilucevano, gli occhi erano cobalto liquido. La guardava con un'espressione preoccupata e stanca. Aveva un aspetto antico...non che fosse vecchio, doveva avere si e no la sua stessa età, ma c'era qualcosa dietro quegli occhi, dietro quel colore che non riusciva ad identificare, come se non ci fossero colori per eguagliarlo.
-Come conosci il mio nome?-
 E ora che mi invento? Pensò.
-Sono nuovo dell'ospedale e ti ho notata l'altro giorno.- Rispose.
-Oh- Il suo sguardo era triste, forse era stato un'errore nominare l'ospedale. Il suo sguardo era calato, come se sentisse i non poter guardare nessuno negli occhi.
-Mi dispiace, ma non voglio compagnia. Vai via.- Lo cacciò lei. Lui non si mosse invece. Dio, che fastidio! pensò furiosa Elly. Non aveva voglia di parlare con nessuno, figurarsi se aveva voglia di parlare con uno sconosciuto.
Lui sorrise, un sorriso sinistro e strano, difficile da attribuire ad un umano.
-Perchè non scendi dal parapetto, invece? Non ti hanno mai detto che è pericoloso?- Il suo tono ironico la infastidì. Sapeva benissimo che era pericolo so, per questo era li sopra. Non era mica pazza! e nemmeno depressa se era ciò che stava pensando quello strano ragazzo. Si sentiva tremendamente in colpa, voleva urlare, ma non ci riusciva. Allora aveva pensato di suonare, ma neanche le note più amare l'avevano aiutata a liberarsi. Allora, in un lampo di lucidità aveva pensato:
-Se salto, riuscirò ad urlare.- disse mentre si lasciava cadere.
NO
Non sapeva se avesse gridato quelle parole o se la sua mente si fosse accartocciata per la paura. Non gli importava. Raggiunse il parapetto in tempo per vedere i suoi capelli corvini scomparire tra le acque scure e vorticose del fiume, non ci pensò neanche, il suo corpo agì da solo. Saltò fulmineo sullo corrimano e si tuffò.
L'aria sembrava sfiorare ogni millimetro del suo corpo, sembrava accarezzarlo e allo stesso tempo ostacolarlo.
Perchè non toccava L'acqua?
Chiuse gli occhi e portò le mani in avanti per attutire la caduta contro l'asfalto freddo. Forse aveva appena piovuto, si ripeté.
La casa in mattoni rosa, le stanze color pastello e le due ragazze erano sempre nello stesso posto.
Alzò lo sguardo incontrando quello serio di Leanan.
-Perchè?-























Ora, so che mi odierete a morte perchè finisco i capitoli con queste sparate... ma date tempo al tempo!
Si, ho poca inventiva e così vi ho rifilato di nuovo i primi capitoli della fic. Insomma, perchè non provate ad indovinare come mai Julian torna sempre indietro a quel momento? ;D
Prima che mi possiate dire qualcosa! No, non ce l'ho con Elly, non è colpa mia se muore ogni volta. Avete ragione gente, ha meno speranze di sopravvivenza dei miei ultimi cinquanta pesciolini rossi :'D
per ora non mi viene nulla in mente, quindi credo che potremmo finirla qui. No! Il disegno di Julian D': lo so che dovevo postarlo, ma mia sorella lo aveva ucciso (lo giuro sigh) così ho fatto un piccolo trafiletto (ho disegnato gli occhi per intenderci) giusto per non deludervi. ed è qui.
Quando riuscirò a ri-disegnarlo ve lo farò vedere, lo giuro!
un megabacio :D

   
 
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