Appetite
for Destruction
Capitolo XIII - Rocket Queen. (Part II)
I
see you standing...
standing on your own.
It’s such a lonely
place for you...
for you to be.
Pioveva
ancora. Da tre giorni non stava facendo altro che piovere. Un lampo
nella stanza fece sussultare la ragazza sul lettino. Aprì
gli occhi
velocemente, cercando di abituarsi alla luce.
«Che
cazzo avete tutti quanti da guardare?» furono le prime parole
pronunciate da Audrey al suo risveglio. Non ci si poteva aspettare
niente di più promettente.
«Il
dottore gli aveva detto di non stressarti, ma
spiegaglielo...» gridò
Axl, dal fondo della stanza.
«Il
dottore aveva anche detto che non potevamo entrare, ma tu hai
insistito tanto perché volevi la poltrona in pelle e non le
poltroncine del corridoio» precisò Kensy.
Il
rossino la fulminò.
«Come
ti senti?» tentò Adler.
«Come
una che ha preso una trave in testa e poi ha fatto qualche piano di
scale rotolando...»
«Beh, è quasi giusto.»
confermò lui.
«È
stato divertente:» affermò Slash
«eravate dal lato del palco
opposto al mio, così mi sono goduto la scena. Praticamente
Izzy,
Duff e di conseguenza anche Steven sono schizzati via dal palco e io
e Axl siamo rimasti a guardare la scena, costretti a interrompere il
concerto...»
«Sai,
il tuo fidanzato ha dimostrato tutto l’amore che prova per te
in
queste ore» esordì Duff.
«Sì?»
domandò Audrey incredula.
«Sì.
Voleva farsi operare al posto tuo!»
«Amore...
ma quanto sei dolce...» Audrey allungò un braccio
per accarezzarlo
in viso, nonostante i fili e le flebo la tenessero incollata al
letto.
«Veramente
aveva espresso quel desiderio solo per sentire com’era la
morfina»
considerò Kensy.
«Merda,
mi hanno iniettato della morfina e me la sono persa? Che
sfiga» si
lamentò la ragazza «Mi piacerebbe entrare in
dipendenza anche da
quella!» esclamò.
«Beh,
i dottori si sono un po’ lamentati dei tuoi esami
tossicologici. Te
ne parleranno, amica» la avvisò Slash «E
prova a spiegarglielo che
sei un’eroina
solo
perché hai salvato la vita a Kensy... l’hai capito
il gioco di
parole?» sghignazzò tra sé. Nella
stanza scese il silenzio e la
temperatura si abbassò. Il chitarrista cercò di
riprendere quota:
«Comunque
hai perso conoscenza per un po’... Steven ha provato a farti
la
respirazione bocca a bocca ma si è dimostrato un fallimento,
quindi
per sicurezza abbiamo fatto tutti un tentativo...»
«Davvero?»
domandò Audrey ancora più dispiaciuta
«Che sfiga del cavolo...»
«Aud!»
gridò Adler.
«Ovviamente
non è vero neanche questo. Hai davvero intenzione di berti
tutte le
stronzate che ti racconteranno per le prossime ore?»
domandò Kensy.
«Non
dovremmo essere noi a parlare» bofonchiò il
bassista «direi che
dovremmo lasciarvi sole...» Slash lo seguì mentre
si avviava alla
porta. «Popcorn? Izzy?» domandò il
bassista «Capisco
l’attaccamento, però, quando dico da sole,
è da sole...»
If
you need a shoulder,
or if you need a friend,
I’ll be here
standing
until the bitter end.
Ci
fu un iniziale momento di silenzio nella stanza. Le due non si
guardarono, cercando di decidere chi dovesse parlare per prima solo
affidando la cosa al caso.
«Senti
io...» esordì Kensy.
«No,
fai parlare me.» la pregò Audrey «Mi
dispiace. Per tutto. Per la
droga, per le sbronze, per la necessità di avere te come
babysitter, per quella volta che ho dato fuoco alla pianta grassa di
cui eri innamorata, per averti rotto la boccetta di smalto indaco,
perché sì, te l’avevo rotta io, per
aver rovesciato la mia tinta
fai da te sul tuo vestito nero, per essermi fatta il tipo di cui eri
invaghita. Giuro, mi dispiace. Il punto è che le mie scuse
non
bastano...»
«Quello
che hai fatto basta, Aud...»
«Ferma.
Io so che non basta. Non basterà mai. Perché non
cambia quello che
sono. Sono una persona che continuerà a drogarsi e a
sbronzarsi, che
continuerà a essere una squilibrata.»
«Tu
sei colei che mi ha salvato la vita!»
«Ma
non cambierò, lo capisci? Tra un mese potrei finire di nuovo
a letto
con il tuo fidanzato, chiunque esso sia e...»
«Non
credo. Mi sembri presa da Steve, lo dico sul serio. Voi due state
bene insieme, siete... matti.»
«No,
Steve... mi ha lasciata. Credo che ora si comporti così
perchè sono
qui... poi sparirà. E tornare da Izzy è un
attimo...»
«Ma
poi sta
minchia,
litigarsi per Izzy. Neanche fosse sto gran figo, o che trombasse da
Dio, o che...» commentò Axl, ancora seduto
comodamente in un
angolo. Fu interrotto immediatamente da Kensy.
«A-Axl?
Che ci fai qui?»
«L’hai
detto anche tu che l’unica ragione della mia presenza in
questo
ospedale è questa poltroncina di pelle...»
«Fuori
di qui!» strillò la ragazza dalle meches azzurre.
«...E
poi che ne sai te di come tromba Izzy?» domandò
Audrey preoccupata.
No
one needs the sorrow!
No
one needs the pain!
I
hate to see you
walking out there...
out in the rain.
Quando
Kensy uscì dalla stanza non trovò nessuno nel
corridoio e lei
stessa fu cacciata quasi brutalmente, visto che l’ora del
passo era
finita da un pezzo.
Izzy
la stava aspettando fuori dalla struttura, sotto il portico, fumando
una sigaretta.
«Com’è
andata? Ho avuto una specie di visione in cui tu e lei vi
abbracciavate in uno special di Carramba che Sorpresa condotto da Joe
Elliott che sembrava una via di mezzo tra Renato Zero biondo e
Raffaella Carrà.»
«Tu...
tu stai male. Joe Elliott è bellissimo... e chi diavolo sono
Renato
Zero e Raffaella Carrà?» Izzy rispose facendo
spallucce. «Devi
disintossicarti, seriamente.»
«Parli
bene tu. Devo registrare con i ragazzi. E tu te ne andrai a breve a
Chicago. Mi spieghi come pensi che io riesca a
disintossicarmi?» il
chitarrista si sedette per terra, incurante
dell’umidità e della
pioggia, e soffiò via una grande quantità di fumo.
«Se
pensi che ti abbandonerò solo perché me ne vado a
Chicago ti sbagli
di grosso. Io ci sarò sempre per te, anzi, ti dico una cosa.
Devi
venire con me, ma non per me, per te stesso, per il tuo
bene.»
So
don’t chastise me,
or think I, I mean you harm.
Of
those that take you
Leave
you strung out...
much
too far, baby, yeah!
Era
notte all’ospedale. I ragazzi se n’erano andati,
Kensy aveva
promesso che sarebbe ritornata il giorno dopo. Audrey si sentiva
sollevata: se fosse morta, forse qualcuno sarebbe andato al suo
funerale o comunque l’avrebbero trovata prima che si
decomponesse.
Era un po’ preoccupata per la disintossicazione, vivere con
Steven
non avrebbe aiutato, ma forse questa eventualità non si
sarebbe
neanche presentata.
La
spalla le faceva sempre meno male, quindi forse gli antidolorifici
iniziavano a fare effetto. Spense la lucina sopra la sua testa e si
sforzò di dormire. Passarono pochi minuti quando qualcuno si
intrufolò nella stanza di soppiatto: la modella
sgranò gli occhi
terrorizza e per poco non cacciò un urlo.
«Shhhhh!»
intimò Adler una volta che la ragazza ebbe acceso la luce e
impugnato un vaso di fiori da lanciare contro di lui. Ormai quella
disciplina era una delle cose che gli riuscivano meglio. Il
batterista indossava un camice bianco per dissimulare.
«S-steven...
mi hai quasi fatto venire un infarto, si può sapere che ti
è
saltato in mente?»
«Cerca
di non farci scoprire, ho scavalcato tutta la sicurezza per
intrufolarmi qui!»
«Ma
sei matto?»
«No,
e non sono neanche fatto, o ubriaco, sto bene e sono venuto qui, per
te, quindi manifesta almeno un briciolo di
felicità!»
«Sono
felice, solo che sono anche sorpresa...»
«Oggi
hai parlato con tutti tranne che con me, poi ci hanno cacciati e non
sono stato buono a niente.»
«Beh,
sai, passare da essere un’ombra ad avere sei persone al
proprio
capezzale, anzi... diciamo cinque visto che Axl si era dissociato...
È un bel salto di qualità.»
spiegò lei.
«Che
emozione!» la prese in giro lui, sedendosi al suo fianco.
«Non vedo
l’ora di riportarti a casa, mi fai uno strano effetto su
questo
lettino...» confessò il ragazzo.
«Anche
a me fa uno strano effetto, certo... è più comodo
che addormentarsi
con te ripiegato sulla mia schiena come succede di solito, ma dicono
che al momento il problema principale sia la mia spalla e non la
schiena. Sei poi mi strippa fuori un’ernia me lo ridicono...
già
che per questa mia ennesima cazzata chissà per quanto mi
terrà
ferma...»
Lui
le fece l’occhiolino.
«Ci
inventeremo qualcosa per ammazzare il tempo.»
Don't
ever leave me,
say you'll always be there.
All I ever
wanted
was for you
to know that I care.
«Senti,
Steve, devo dirti una cosa importante...»
«Anch’io,
ma parla prima tu.»
«Hai
ragione, avevi ragione su tutto. Nutro sempre le speranze sbagliate.
Probabilmente morirò giovane, di overdose o giù
di lì, e non
riuscirò ad uscire da questa cosa, ma, ci tenevo a dirtelo,
vorrei
che a quel punto ci fossi tu accanto a me. Ho capito che non
m’importa niente del resto...»
Negli
occhi di Adler, e forse nel suo cuore, si mosse qualcosa.
«Ho
capito, signorina,» sorrise «adesso però
basta chiacchiere, credo
che sia arrivato il momento di un controllino!»
Izzy
guardò Kensy dal basso verso l’alto. Gli
trasmetteva una certa
fiducia, aveva l’idea che lei si sarebbe realmente presa cura
di
lui. La mora si piegò sulle ginocchia, stando ben attenta
alla
lunghezza del vestito. Gli sorrise e mise la mano sulla sua.
«Pensaci,
Izzy, pensaci bene. E se anche poi cambiassi idea io sarò
sempre lì,
hai capito?»
«Vorrei
che fosse semplice prendere questa decisione, perché il mio
cuore e
la mia testa ora dicono sì a gran voce, ma so che presto
cambierà
tutto, che basterà un’altra dose a farmi
dimenticare tutto. Non
voglio farti promesse che non posso mantenere, cerca di
capire.»
«Devi
solo promettermi che ci proverai.»
«Ci
proverò, insieme a te. Ma devi darmi tempo per dirlo ai
ragazzi, per
organizzarmi.»
Si
guardarono. Si erano scambiati un promessa di fronte ad un ospedale
in una giornata di pioggia inarrestabile. Kensy si drizzò in
piedi e
gli tese la mano.
«Abbiamo
davanti tutta la vita.»
Steven
si sollevò dalle coperte. Avrebbe voluto sdraiarsi: era
stanco morto
dopo quella performance memorabile, ma non c’era abbastanza
spazio
e rimanere sopra di lei non era una buona idea.
Si
guardò intorno alla ricerca della famigerata poltrona che
Axl tanto
aveva amato, rendendosi conto che era proprio accanto a lui. Allora
cercò di orientarsi all’interno della stanza, e si
accorse che,
probabilmente per le spinte, il letto si era progressivamente
allontanato dalla sua posizione originale.
«Ma...
noi come ci siamo arrivati quaggiù?»
> ndAutore:
Ebbene
siamo giunti al termine di questa disavventura. Devo confessare che
non credevo avrei trovato un escamotage per porre una fine questa
strage, eppure ci sono riuscita :D visto che ci sono vorrei
ringraziare la collega Baby che ha collaborato a questa delirante
stesura, DM
wife, Ormhaxan, Dazed e _Ramble_ per le loro recensioni e Jingle Bell
Rock che ha inserito la storia tra le preferite :) Un ringraziamento
va anche a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le
seguite (nonostante lo scarso successo di commenti, devo dire che nel
mio profilo questa è la fan fiction più seguita
in assoluto!!). Son
soddisfazioni.
Visto
che nessuno leggerà questo capitolo ci terrei a fare un
po’ di
inutile pubblicità alla nuova collaborazione con Baby. Nel
caso qui
ci fosse qualcuno che ha un debole per MrDJAshba consiglio vivamente
la lettura di quella che è indubbiamente la commedia
d’amore più
divertente che io abbia mai scritto (e soprattutto letto), in cui un
certo chitarrista dei GNR è scritto da niente
popò di meno che
dalla collega _Havoc_. Ora essendo lei mia sorella per cognome e
sangue, ci terrei a precisare che NON sfaterà il mito
‘CHITARRISTI
+ SGABUZZINI = TROUBLE.’ (vedi Cap. 1 – Welcome to
the Jungle) :)
Ancora
un saluto a tutti quanti, se avete bisogno di me, un mp al volo :D
C.