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Autore: Sonnyx94    26/08/2012    3 recensioni
Demi Lovato è appena tornata a New York. E' stata lontana per un anno, ricoverata in ospedale per una malattia che l'aveva colpita. Qui tornerà a riprendere la sua vecchia vita al liceo e tra amici ritrovati, nuove conoscenze e il calore di essere tornata a casa, scoprirà che qualcosa nella sua vita cambierà. Quel cambiamento lo provocherà Joe Jonas, trasferitosi nella Grande Mela poco dopo la partenza della ragazza. Demi imparerà che la vita può essere malvagia ma che se si è in due le cose possono risultare più facili e mai avrebbe potuto immaginare di venire salvata dal Paese delle Meraviglie, come New York, da un Pirata, come Joe.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Demi Lovato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: "La Calma Prima della Tempesta"




Demi
 

< Ora spiegami cosa diavolo ti è saltato in quella cosa che ti ostini ancora a chiamare cervello! >
Ero infuriata nera, camminavo avanti e indietro nel corridoio davanti alla porta della presidenza. Robert era nell’ufficio con la preside, io e Joe stavamo fuori ad aspettare il nostro turno.
< Ho fatto quello che avrei dovuto fare un sacco di tempo fa > mi rispose lui stringendosi nelle spalle. Era appoggiato al davanzale della finestra.
< Ah e prendere a pugni Robert in mensa sistemerebbe tutto? > chiesi adirata.
Joe aveva fatto bene, questo non lo negavo, ma quelle erano totalmente le circostanze sbagliate ed anche i motivi. Insomma se avesse voluto prenderlo a pugni, poteva benissimo aspettare di uscire da scuola, no?
< Se lo meritava > si difese Joe.
Sospirai amareggiata. Certo che se lo meritava!
Mi appoggiai al muro, al fianco di Joe e chiusi gli occhi cercando di isolare il rumore attorno a me.
< Lo so > risposi < Ma questo ti costerà caro, Joe. Potrebbe esserti di ostacolo in futuro, che dirà l’università di musica della California quando verrà a sapere che hai picchiato un ragazzo al liceo? >
Joe non mi rispose, probabilmente non ci aveva pensato.
Ma perché devo sempre farlo ragionare io?
< Gli dirai che l’hai preso a pugni perché volevi difendermi? > chiesi con una nota amara, gli avevo detto tante volte che potevo benissimo cavarmela da sola. Lo avevo sempre fatto.
< Primo: gli ho dato solo un pugno > puntualizzò Joe, poi si mise davanti a me, circondandomi con le braccia i fianchi e attirandomi a sé < Secondo: dirò che eri una ragazza davvero carina. Mi ammetteranno subito >
Alzai gli occhi al cielo, in altre circostanze avrei accettato il complimento ma ora non ero proprio dell’umore giusto. Sembrava quasi che della sua vita importasse più a me che a lui.
Joe rise vedendo la mia reazione e mi diede un bacio sulla gola.
< Però > dissi lasciandomi un po’ andare < Devo dire che mi è piaciuta la parte in cui hai lasciato Chelsea > ammisi.
Lui sorrise e sfiorò leggermente le mie labbra con le sue < Pensi sia stato abbastanza chiaro? > chiese con il suo solito sorriso malizioso.
< Bè diciamo che per tutto il tempo che ci hai messo per dirglielo mi aspettavo qualcosa di più ecclatante, ma così devo dire che è stato ancora meglio. Veloce e indolore > dissi sorridendo mentre lo attirai a me per baciarlo.
< Mi dispiace solo che tu sia finita in mezzo a tutto questo casino, ti avevo detto di non intrometterti > mi disse con tono di rimprovero.
< E io ti avevo detto di non rispondere alle provocazioni di Robert > risposi con lo stesso tono.
< Touchè  > concordò Joe.
Ero finita anche io in quel casino perché mi ero intromessa tra Joe e Robert, per evitare che, dopo il pugno di Joe, la situazione peggiorasse ulteriormente. Così la bidella ci aveva spediti tutti e tre in presidenza.
Joe non sembrava molto preoccupato, doveva ormai avere instaurato un bel rapporto con la donna. A sentire Miley, l’anno scorso era stato più ore in presidenza che in classe.
Dopo un quarto d’ora Robert uscii dalla presidenza, la preside fece in modo che lui e Joe non si scambiassero nemmeno uno sguardo, invitando subito il secondo ad entrare.
Così aspettai il mio turno.
Intanto mi ero seduta per terra, le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro. I raggi dell’ultimo sole del pomeriggio entravano dalla finestra davanti a me, guardandoli potevo vedere le piccole particelle di polvere svolazzare in aria, come se facessero parte della sceneggiatura. In realtà erano solo il risultato di una bidella scansafatiche che non puliva molto spesso.
Dopo un altro quarto d’ora Joe uscii.
< Ti aspetto qui > mi disse.
Io risposi che non era necessario, che avrei chiamato un taxi per andare a casa, ma lui non mi ascoltò.
< Ciao Demi > disse la signorina M, quando entrai < Siediti >
Obbedii e mi sedetti sulla sedia davanti alla sua scrivania.
La signorina McLean stava scrivendo qualcosa al computer, così non dissi niente ed aspettai che fosse lei a parlare per prima.
La fissai per un lungo momento, non aveva nessun segno di ricrescita sui capelli e nessuna traccia di rughe, nemmeno un accenno, e di sicuro non si era mai fatta un lifting. Chissà perché l’avevo sempre pensata molto più vecchia di come ora mi appariva? Forse per gli occhiali a mezza luna che portava sempre sulla metà del naso, forse per quel sopracciglio pronto a scattare in alto ad ogni bugia raccontata da uno studente che era stato beccato a bigiare, forse era il taglio di capelli poco adatto al suo viso o, chissà...
Di certo non poteva avere più di quarant’anni.
< Signorina Demi potrebbe cortesemente spiegarmi cosa è successo nella mensa della mia scuola questo pomeriggio? > chiese.
Presi un respiro profondo < Senza offesa, signora preside, ma penso che a quest’ora dovrebbe esserne venuta a conoscenza > osservai.
< Certo, ma vorrei la versione di una persona sana > mi rispose, come se la cosa fosse ovvia.
< Come scusi? >
< Vedi, anche se potrà sembrare strano > disse, abbassandosi un po’ sulla scrivania e abbassando gli occhiali fino alla punta del naso < Conosco meglio voi ragazzi dei vostri stessi genitori e quelli come il signor Jonas e Pattinson li conosco anche meglio di altri >
< Non capisco cosa centri io > ammisi.
< Esattamente! > esclamò lei, felice che ci fossi arrivata < Non capisco proprio come una ragazza come te, che ha una media e una condotta quasi perfetta, sia finita in questa storia >
< Oh > sospirai.
< Cara, non metto in dubbio la sincerità dei tuoi due compagni, ma entrambi hanno motivo di incolparsi a vicenda per chi ha più ragione dell’altro. Tu, che non centri con le loro discussioni, dovresti dirmi cosa è successo oggi >
< Oh, centro eccome! > dissi, accorgendomi solo dopo che avevo parlato ad alta voce.
La signorina M arricciò un po’ le labbra, sovrappensiero < Questioni di cuore? > tirò ad indovinare.
Centro!
< In un certo senso > metii. Cercai di evitare lo sguardo indagatore della mia preside, che probabilmente aveva capito già tutto.
In fondo aveva due opzioni.
Poi si lasciò andare indietro, appoggiandosi allo schienale della sedia di pelle marrone e mettendo le mani giunte sulle gambe.
Non so perché ma mi sentii come dallo psicologo.
< Sai Demi, la gente è strana. È incredibile come tutto possa cambiare con un solo sentimento, come questo possa sconvolgerti la vita, fino a farti capire chi davvero sei e capire che saresti disposto a tutto per quella sensazione >
Mi lanciò un sorriso, tanto malizioso quanto quello di Joe. Un brivido mi percosse la schiena.
< Ed è proprio quello che è successo al nostro caro Joe Jonas >
Ecco, sgamata in pieno! Per ben due volte!
Sentii le guance che in mezzo secondo diventarono rosse, avevo improvvisamente caldo.
Queste non sono cose di cui normalmente parli con la tua preside, giusto?
< Sono felice che si sia salvato. > ammise la signorina M < È un ragazzo pieno di talento e con quelli come Pattinson si sarebbe solo rovinato >
Annuii cercando di capire cosa questo centrasse con i sentimenti e soprattutto, cosa centrasse con me.
< Sai avevo già notato questo cambiamento in lui, è diverso rispetto all’anno scorso > aggiunse quasi per rispondere alla domanda che non le avevo posto ma che sapeva mi ero fatta. < Poi la madre di Joe è venuta qui, qualche mese dopo l’inizio della scuola. Ha una famiglia non molto unita, questo è ciò che mi è perso di capire, il padre pensa di poter progettare la vita dei suoi figli e vede in Joe un grande potenziale nel mondo del calcio, ma il cuore di Joe non è fatto per essere legato. Deve potere volare con le proprie ali. Da solo > poi si fermò, come per scegliere le parole con cura.
< Sua madre è venuta per sapere come andavano le cose e non si è affatto sorpresa di sapere che Joe non era più stato richiamato. Mi disse che doveva centrare una ragazza, una nuova, che gli aveva sconvolto le idee, che aveva fatto tornare suo figlio la persona che aveva sempre conosciuto >
Gemetti in silenzio nel notare che mi ero stretta talmente tanto le mani da infilarmi un unghia nella carne.
< Ho fatto due più due: Joe è cambiato proprio nei mesi in cui tu sei tornata a scuola >
Ci fissammo negli occhi per un lungo istante.
Poteva essere vero?
Un cuore così bisognoso di libertà, a cui non piaceva essere legato a qualcosa, poteva battere di amore per me? Io, una ragazza dal mondo completamente sconvolto, un ragazza che aveva vissuto per anni con un padre che l’aveva sempre maltrattata, una ragazza che era stata la causa della morte di sua madre, una ragazza che la prima volta che lo aveva visto non si era fatta ingannare dai suoi giochetti.
Quella stessa ragazza che aveva trovato sdraiata per terra, con la fronte sanguinante, in mezzo a mille pezzi di vetro rotti.
< Mi sta dicendo che non farà niente? > chiesi.
< Ad ognuno di noi viene data una possibilità. Questa è quella di Joe ed è anche la tua. Non la sprecate >
< Grazie > dissi, con il tono di una che non è sicura della risposta che ha appena dato.
< Puoi andare, e dì pure a Jonas e Pattinson che questo episodio lo cancellerò, ma che sarà l’ultima volta >
< Grazie > dissi mentre mi alzavo.
< Oh > mi richiamò < e di anche ai due giovanotti che li aspetto domani in detenzione, per due settimane >
< Va bene > aggiunsi.
Bè gli era andata anche bene, pensai.
< Buona fortuna Demi, te lo auguro di buon cuore >
Quel congedo mi spaventò, ma in quel momento non ci badai.
Anche se presto avrei capito che la signorina M sapeva molto più di tutto quello che mi potevo immaginare.
E ciò che sapeva mi avrebbe messo davanti ad una scelta che avrebbe cambiato ogni cosa.

 

Joe
 

< Che cosa? > chiesi alzando il tono della voce per lo stupore.
Demi mi fece segno di abbassare la voce, voltandosi per vedere se qualcuno avesse ascoltato la nostra conversazione.
Eravamo a Central Park, seduti su una panchina davanti al Carosello. Il parco non era molto affollato, solo qualche bambino che saliva e scendeva dalla giostra.
Io e Demi avevamo preso l’abitudine di andare al parco dopo la scuola, almeno una volta la settimana. Erano passati mesi dalla prima volta che l’avevo portata, era ancora autunno. Invece ora, agli inizi di aprile, l’atmosfera era del tutto cambiata. Gli alberi erano tornati nei loro colori verdi spumeggianti e i fiori iniziavano a sbocciare. Ma in quel momento il bellissimo panorama del parco non attirava la mia attenzione, la notizia di Demi l’aveva catturata del tutto.
< Hai sentito bene > mi rispose Demi, quando si fu accertata che nessuno ci avesse sentito.
< No, sul serio? Un tale che non conosci ti ha spedito un assegno di ottocento mila dollari? >
< Esattamente > rispose Demi, come se nemmeno lei riuscisse a crederci.
< Ma perché lo avrebbe fatto? > chiesi.
< Non ne ho idea. Ti ho appena detto che nemmeno lo conosco! > esclamò lei.
< E come ha fatto ad avere il tuo indirizzo? >
< Non lo so >
< Magari ha sbagliato persona? >
< No c’è scritto il mio nome, il mio cognome e dice espressamente che il denaro dovrà essere destinato ai fondi per l’orfanotrofio di mia zia, c’è anche l’indirizzo >
< Sei proprio sicura di non conoscere questo..?. >
< Wislow >
< Ecco, ne sei sicura? >
< Si >

< JOE! > protestò lei, soffocata dalle mie domande.
< Ok, scusa >
Demi si mise i gomiti sulle gambe e cominciò a massaggiarsi le tempie con i pollici, respirando a fondo.
< Perché la mia vita deve essere sempre così incasinata? > chiese, mettendosi il viso tra le mani.
La guardai rimanendo immobile, vederla così mi distruggeva, ma io cosa potevo fare?
Niente. Ero perfettamente inutile, nessuno avrebbe potuto aiutarla.
Così visto che rimanere con le mani in mano non era da me, mi guardai intorno per farmi venire qualche idea.
Grazie al cielo l’ispirazione arrivò subito.
Vicino alla panchina dove sedevamo, c’era un cespuglio di rose color pesca. Ne presi una, cercando di non pungermi con le spine e la misi sotto il mento di Demi.
Lei sentendo il profumo del fiore, scostò le mani dal viso, guardò la rosa e poi me.
< Aiuterebbe una rosa e se ti dicessi che sei bellissima? > chiesi.
Demi alzò gli occhi al cielo < E se rispondessi che sei un venduto di proporzioni cosmiche? >
Soppesai la domanda < Se ti fa sentire meglio... >
Demi sorrise, prese la rosa e se la portò sotto il naso per assaporarne a fondo il profumo, poi si chinò per darmi un bacio sulla guancia e appoggiare la testa sulla mia spalla.
< Grazie > mi sussurrò all’orecchio.
Sorrisi tra me, poi mi alzai dalla panchina. < Che vuoi fare? Startene lì, su quella panchina a poltrire tutto il pomeriggio? > chiesi fingendo una nota di incredulità nella voce.
< L’idea mi allettava > ammise Demi.
Alzai gli occhi al cielo esasperato, l’afferrai per una mano e la trascinai via.
Demi iniziò a chiedermi dove la stessi portando e io le risposi di fidarsi, così non molto convinta, si lasciò guidare da me.
La condussi dal bigliettaio vicino al carosello, pagai per i due gettoni e le feci strada verso la giostra.
< Joe ma che fai? > mi chiese Demi, indugiando sul cavallo di legno che aveva davanti.
< Un po’ di cultura > risposi, ignorando il suo sguardo scettico.
Entrambi salimmo su due cavalli vicini e il suono del campanello annunciò la partenza della giostra.
< Lo sapevi che questa è la giostra più antica di tutto il parco? > chiesi a Demi.
< No > ammise lei.
< È stata costruita nel 1870, ma prima di questa giostra si usavano cavalli veri >
< Poveretti > commentò Demi.
< La tecnologia, tempo dopo, ha semplificato le cose e mandato quei poveri animali in pensione. Così nacque la prima giostra di Central Park >  raccontai.
< Vedo che sai molte cose di questo posto > puntualizzò lei.
< Mi ha sempre affascinato, da bambino mio padre mi ci portava sempre > confessai, ma zittendomi subito pensando a quanto lontani erano quei giorni.
Demi se ne accorse e chiese: < Tutto a posto? >
< Si > mentii.
< Sono sicura che anche a tuo padre mancano quei momenti >
< Lo dici solo perché non lo conosci > ribattei.
Demi si sporse sulla sella del cavallo di legno e mi prese una mano < Joe, tuo padre non è una persona cattiva, ne sono sicura. Probabilmente ha solo paura che tu non voglia più riavere un rapporto con lui, che sia troppo tardi. Ma è tardi solo se lo pensi tu > 
Ci pensai un po’ su poi la guardai negli occhi.
Demi avrebbe tanto voluto dare quell’opportunità a suo padre, ma lui non gliel’aveva voluta dare. Invece io ne avevo l’opportunità ed indugiavo se afferrarla o meno.
Mentre lei, un tempo, avrebbe fatto i salti mortali per averla.
Ancora una volta mi chiesi come la sorte potesse essere stata tanto cattiva con lei. Come la vita si divertisse a non volerle mai concedere un momento di pace. Come i pezzi di quel suo passato così sconosciuto, affiorassero dal nulla senza mai trovare il loro posto.
< Cosa ho fatto di buono per meritarti? > le chiesi.
< O cosa hai fatto di male? > suggerii lei scherzando.
Risi alla sua battuta e l’attirai a me, dandole un dolce bacio sulle labbra.
Forse quell’opportunità l’avrei afferrata.


Angolo Autrice: Scusate l'attesa ma sto recuperando tutti i compiti arretrati! :( Spero vi sia piaciuto questo capitolo...anche perchè non manca molto alla fine! Sono così emozionata, questa storia è davvero molto importante per me e sono felice che finalmente qualcuno potrà leggerne il finale, anche se mi mancherà davvero tanto!
un bacione e alla prossima!
Sonny

RICORDATE

continuerò ad aggiornare
questa fan fiction
solo se riceverò almeno
3 recensioni a capitolo.
GRAZIE

  
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