1.
Five
shades
of
white
Hanabi Hyuuga non aveva mai trovato
insolito odiare sua sorella.
Era
una cosa del tutto naturale, che veniva da sé.
Come mangiare, come bere, come
dormire, come respirare…
Normale, normale.
Banalissimo
incidente di percorso, come l’aria che entra nei polmoni e ti fa vivere, per
sbaglio.
Fin da piccola, lo aveva potuto infatti trovare sbagliato, magari.
Ma mai
insolito.
Mai.
Papà la odia.
Mamma la ignora.
Neji-niisan la detesta.
Allora… cosa c’è di
male?
Se la odio anch’io, che c’è di male?
Aveva scartato quel sentimento
che le bruciava dentro come normale.
Ed era passata oltre, con la
convinzione che, in famiglia, fosse normale così.
Io odio te, tu odi me, insieme
odiamo loro, che odiano noi e si odiano tra loro…
Era un odio senza fine, ma che
ci si può fare. C’est la
vie.
Normale. Tutto normale.
Tutto sotto controllo.
Prendeva la
vita come le veniva offerta, senza una lamentela.
Perché avrebbe dovuto
lamentarsi? Andava tutto bene.
Niente di nuovo sotto il
sole.
Papà ha occhi solo
per me.
Mamma ha occhi solo per me.
Il Clan ha occhi solo per
me.
Guardatemi.
Quegli occhi bianchi si
assomigliavano tutti, e tutti guardavano solo lei.
Occhi che, se presi da
soli, non dicevano nulla. Vuoti. Bianchi.
La guardavano e basta.
Normale,
normalissimo.
Banale vita quotidiana.
La innervosivano. Il peso di tutti
quegli sguardi la schiacciava, ineluttabile.
Solo per lei. Quegli occhi tutti
per lei.
Non capiva se avesse, un tempo, desiderato davvero quegli
sguardi.
Quegli occhi che non dicevano nulla, e tuttavia si aspettavano che
lei capisse.
Che lei capisse cosa tutti quegli occhi volessero da
lei.
Perché guardate
solo me?
C’è anche lei. C’era anche lei prima di me.
Perché lei è così
debole…
Debole, debole. Normale, banale.
La odiano, la ignorano, la
detestano per questo.
Se la odio, la ignoro e la detesto anch’io, che c’è di
male?
Normale. Banalissima routine.
Se solo lei…
Se solo sua sorella fosse stata più
forte, Hanabi Hyuuga non avrebbe quegli occhi bianchi addosso.
Incollati
sulle gracili spalle da bambina, colmi di aspettative, di attenzioni e di
rancore.
Pesavano. Era ancora piccola, per l’amor del cielo.
Quel cielo
che, sugli Hyuuga, sembrava essere sempre grigio.
Quel cielo non aveva pietà
né amore per i bambini.
Per l’amor del cielo, certo, ma quale cielo?
Ma,
tutto sotto controllo, nulla di che preoccuparsi.
Naturale, naturale. Che
importanza aveva?
Aveva così tanti occhi, tutti per sé.
… e si ritrovava
spesso a soffermarsi su quelli di sua sorella.
Che pur essendo bianchi,
avevano così tante sfumature.
Che pur essendo bianchi, erano vivi, e
vivevano.
Vivevano così tante emozioni, quegli occhi capaci di
piangere.
Sembravano occhi così utili.
Ma questo perché sua sorella era
debole.
Solo perché era debole.
Logico, logico.
Se solo tu fossi
stata più forte…
avrei potuto avere io, adesso…
degli occhi belli come i
tuoi?
Ma sua sorella non era mai stata
forte.
Quindi, tutta quell’invidia si limitava a far parte dell’inevitabile
routine quotidiana.
Quell’invidia che lei, ingenuamente, chiamava
odio.
Molto più naturale, l’odio, per un’Hyuuga.
- Se sei il migliore,
non hai nessuno da invidiare. -
Normale, tutto normale.
V a
t u t t o b e n e .
Va sempre tutto bene,
comunque.
Tanto, odio o invidia, non importava un granché.
Entrambe
bruciano.
Dentro, logorano.
Consumano.
Lei può anche tenersi quegli occhi così belli e
vivi.
Tanto io…
…
io terrò per me quelli di tutti gli altri.
A/N: E mi ci scappa un: “Così t’impari”
alla fine, ma mi son trattenuta. E’ stato un esperimento… curioso, ecco.
All’inizio, avevo una frase in testa “avrei potuto giocare con le bambole”.
Ergo: se Hinata fosse stata più forte, tizia sarebbe potuta essere bambina,
almeno per un po’. Ho scritto il pezzo, impostando questo stile qui. Poi ho
pensato: si, ma ora devo fare l’introduzione. Allora ho iniziato a scrivere.
Gira che ti rigira, arrivo a “Se solo tu
fossi stata più forte… avrei potuto avere io, adesso… degli occhi belli come i
tuoi?”. E penso: e ora, *£$%- c’entrano le bambole? Assolutamente nulla.
-.-“
Inutile, non ho controllo di ciò che scrivo. Mi sono data alle
52Flavours. Questa è la prima, ecco. 1. Five
Shades of White. La prossima sarà: 2.
The cruelest Month.