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Autore: Beauty    26/08/2012    11 recensioni
E se Belle e Rumpelstiltskin si fossero incontrati nella vita reale?
Mr. Gold, attraverso i suoi patti, tiene in pugno l'intera Storybrooke. E' considerato un uomo malvagio e incapace di amare, ma quando Belle French, per saldare i debiti del padre, accetta di lavorare per lui, le cose si rivelano diverse da come appaiono. Ben presto, Belle e Mr. Gold si ritroveranno inaspettatamente a provare dei sentimenti l'uno per l'altra, ma qualcuno intanto sta tramando nell'ombra...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rumpelstiltskin

 

La campanella suonò, ponendo fine ad un’altra giornata contrassegnata dalla peggiore tortura che da secoli affliggeva crudelmente tutti i bambini dai sei ai dieci anni: la scuola.

Henry non poté non tirare un sospiro di sollievo, mentre tutti gli altri suoi compagni balzavano in piedi rovesciando libri, sedie e anche un paio di banchi. Miss Blanchard batteva le mani nel tentativo di riportare un po’ d’ordine, ma anche lei sorrideva dell’allegria dei bambini. Era una brava maestra, Miss Mary Margaret Blanchard: una ragazza di appena vent’anni, intelligente, solare e sempre sorridente. Henry pensava sempre di essere stato fortunato ad avere lei, come maestra, anziché una di quelle altre streghe vecchie, brutte e cattive delle altre insegnanti, ma nonostante Miss Blachard fosse un tesoro, era comprensibile che tutti i bambini fossero contenti di tornarsene a casa, quel giorno: era l’inizio delle vacanze di Natale.

- Arrivederci, Miss Blanchard!

- Buon Natale, Miss Blanchard!

- Buon Natale, ragazzi, ci vediamo dopo le vacanze!

Tutti i suoi compagni trotterellavano e correvano allegramente fuori dall’aula, ma Henry uscì con calma, senza fretta. Non era mai stato un bambino pestifero o scalmanato – come sospiravano sempre piene d’invidia le amiche di sua madre –, e poi, aveva qualcosa di molto interessante da fare, ora che non c’era lezione.

Henry uscì nel cortile della scuola con il libro di fiabe aperto sotto il naso, avviandosi in direzione del parco senza smettere di leggere. Era dicembre, ma stranamente quell’anno la neve non era ancora caduta e, nonostante il vento freddo e pizzicante che soffiava, la giornata poteva ancora permettergli di sedersi per un po’ su una panchina all’aperto, a leggere. Henry notò che quasi tutti i suoi compagni erano al parco a giocare, ma decise di non unirsi a loro. Si sedette, riprendendo a leggere: quel libro di fiabe gli piaceva proprio. Era diverso da tutti gli altri, non c’erano solo le solite favole come Biancaneve, Cenerentola o Cappuccetto Rosso, ma anche tante storie che Henry non aveva mai letto prima di allora, come Pinocchio, Il Gatto con gli StivaliLa Bella e la Bestia

Già, La Bella e la Bestia era la favola che più lo incuriosiva. Aveva chiesto a sua madre di leggergliene qualche riga la sera precedente, prima di andare a letto, ma non aveva voluto che la terminasse. A Henry piaceva così: anziché leggere una storia tutta d’un fiato, preferiva farlo un poco alla volta, riga per riga, pagina per pagina, godendo di ogni momento di suspence e chiedendosi con trepidazione come andasse avanti.

- Ehilà, Mills!- esclamò una voce squillante, facendolo sobbalzare.

Henry sollevò di scatto il naso dal libro, incontrando un paio di occhioni azzurri e un sorriso smagliante su un visetto ovale incorniciato da dei capelli biondi legati in due trecce.

- Ciao, Paige…- soffiò il bambino.

Paige Jefferson era una sua compagna di classe, ma lei e Henry non erano mai stati molto amici. Non è che Paige fosse antipatica oppure stupida, ma era una femmina. E maschi e femmine, pensava Henry, dovevano restarsene ben lontani, se non si voleva finire in una zuffa.

- Che fai qui da solo?- trillò la bambina.

Henry fece spallucce.

- Che stai facendo?- Paige si sporse in avanti, sbirciando sulle pagine del libro. Henry lo ritrasse, stringendoselo al petto.

- Niente. Leggevo.

- Posso vedere?- senza aspettare risposta, Paige si sedette con un balzo sulla panchina, avvicinandosi a Henry. Il bambino avrebbe di gran lunga preferito continuare a leggere da solo, ma gli sembrava scortese mandare via Paige.

- Che cos’è? Un libro di favole?

Henry annuì.

- E che favola stai leggendo?

- La Bella e la Bestia.

- La Bella e la Bestia?- ripeté Paige, guardando Henry come se fosse stato un marziano.- E che roba è?

- Non lo so, ma per ora sembra interessante…

- Di che parla?

- Beh, non l’ho ancora finita tutta. Inizia con un mercante molto povero, che deve badare a sei figli, tre maschi e tre femmine. A un certo punto, parte per cercare fortuna, e capita in un castello incantato, dove ruba una rosa…

- Una rosa?- fece Paige, scettica.- Perché avrebbe dovuto rubare una rosa? Mia nonna ne ha il giardino pieno, a che gli serve una rosa?

- La voleva regalare alla sua figlia più piccola.

- Boh, strano…E poi che succede?

- Succede che il castello è abitato da una bestia, che si arrabbia per il furto, e dice al mercante che, se vuole avere salva la vita, allora deve mandare al suo posto una delle sue figlie…

- E lui che cosa fa?

- Beh, accetta, mi pare di aver capito. Sono arrivato solo fino a qui. Manda dalla bestia la figlia più piccola, che è anche la più bella e la più buona.

- Era quella che voleva la rosa, giusto?

- Sì.

- Ora capisco cos’è saltato in mente a Moe French…- fece Paige, pensierosa.

Henry la guardò, stralunato.

- Moe French?

- Non lo sapevi? Lo dicono tutti, qui in città…- Paige gli si avvicinò, sussurrandogli in un orecchio.- Ha venduto sua figlia a Mr. Gold.

Henry rimase interdetto. Tutti in città, conoscevano Moe French e Mr. Gold. Il primo era un fioraio, anche se si diceva che trascorresse più tempo al bar, che al negozio. Sua madre – e anche Emma – gli avevano detto spesso di stare lontano da lui, che era un ubriacone, e che era meglio non fidarsi. La stessa cosa valeva per Mr. Gold, anche se per altri motivi. Henry sapeva molto poco di lui, solo che vestiva sempre di nero e che era un uomo molto, molto cattivo che si divertiva a far soffrire le persone. Quanto alla figlia di Moe French, non aveva neanche idea di come si chiamasse, ma qualche volta l’aveva vista passeggiare chiacchierando insieme a Miss Blanchard, e gli era sembrata una ragazza molto dolce e molto bella, con quei suoi lunghi capelli castani e gli occhi azzurri.

E ora Moe French l’aveva venduta – proprio così, venduta a Mr. Gold, aveva detto Paige. Ma no, lo stava sicuramente prendendo in giro! Henry non sapeva che cosa fosse saltato in mente a Paige, ma era più che sicuro che non si potessero vendere e comprare le persone, era impossibile! Sì, sicuramente quell’oca voleva fargli uno scherzo.

Il bambino la guardò, serio.

- E’ una bugia - disse.

- Non è una bugia!- Paige scattò in piedi, indignata.- Lo dicono tutti, in città, e ieri sera il mio papà li ha visti insieme, Mr. Gold e la figlia di Moe French! E il mio papà non dice mai bugie!

Henry la fissò ad occhi sgranati. Non aveva mai visto Paige arrabbiata. Faceva anche un po’ paura. Non quanto sua madre o Emma quando si arrabbiavano, ma certo non scherzava. Perché se la sarebbe presa tanto, allora? Henry conosceva di vista il padre di Paige, e una volta lei gli aveva detto che lavorava all’ospedale di Storybrooke come infermiere. Jefferson era una brava persona, in effetti, perché avrebbe dovuto mentire?

Paige era paonazza di rabbia. Prima che Henry potesse reagire, lei lo afferrò per un braccio, tirandolo in piedi e cominciando a correre fuori dal parco.

- Vieni a vedere, se non ci credi!

 

***

 

Belle era certa che, un giorno di questi, suo padre l’avrebbe fatta morire di vergogna. Era una cosa orribile da pensare, ma era così. Con Ruby, Mary Margaret e Ashley, non c’era bisogno di parole, loro sapevano come stavano le cose e non la commiseravano falsamente come invece faceva chiunque altro. Da anni, Belle aveva imparato ad intercettare le occhiate cariche di pietà e disprezzo che le scoccavano i passanti per strada, allorché la riconoscevano come la figlia di quell’ubriacone di Maurice French. Quella era la reazione che si sarebbe aspettata da chiunque, eccetto che da Mr. Gold. Belle non sapeva come avrebbe reagito il suo datore di lavoro, che avrebbe detto in merito a ciò che era successo la sera precedente. Suo padre l’aveva aggredito senza un motivo, solo perché lui aveva cercato di difenderla, era già tanto che non l’avesse licenziata seduta stante. Ma, pensò Belle, probabilmente Mr. Gold non avrebbe sprecato la sua intelligenza in inutili manifestazioni di dispiacere per la sua sfortunata esistenza. Era più il tipo che ti fissava con un sorrisetto sprezzante senza curarsi di nascondere il disgusto che gli ispiravi. Oppure, si sarebbe risparmiato anche questo e una volta giunta alla porta le avrebbe detto di tornarsene a casa e di non farsi più vedere.

Sì, c’era da aspettarselo.

Belle quella mattina percorse tutto il tragitto che separava casa sua dal negozio di Mr. Gold con il cuore in gola, tanto che quando aprì la porta d’ingresso si sentì quasi sollevata, al pensiero che la tortura sarebbe finita presto.

Mr. Gold, con sua grande sorpresa, non le disse nulla in merito all’accaduto. Si limitò a salutarla freddamente come al solito, quindi le indicò i libri che erano rimasti sparsi sul pavimento dal giorno prima.

- Ho fatto in modo di procurarmi una scala decente - spiegò, con voce incolore.- Quindi, non c’è più alcun motivo per cui quei libri debbano rimanere abbandonati a terra ancora a lungo…

Non c’era bisogno della sfera di cristallo per capire cosa c’era scritto fra le righe: metti a posto e datti una mossa!

Mr. Gold si eclissò come al suo solito nel retrobottega, e Belle si mise al lavoro. Il giorno prima era troppo impegnata a mantenersi in equilibrio sulla scala traballante per prestare attenzione a qualunque altra cosa, ma ora che era sola poteva permettersi il lusso di sbirciare di che genere di libri si trattasse. Belle adorava leggere, fin da quando era piccola. Era un’altra delle cose che aveva ereditato da sua madre, l’amore per i libri e la lettura. Le piaceva immergersi fra le righe di un romanzo, che magari parlava di posti lontani o amori impossibili, e l’aiutava, almeno per un poco, a dimenticare tutti i suoi guai. Suo padre aveva sempre giudicato i libri un’inutile perdita di tempo, ed era ben raro che tollerasse di vedere la figlia mentre si perdeva in stupidi passatempi, motivo per cui Belle trovava sempre qualche scusa per rifugiarsi in biblioteca, a volte anche per delle ore. Quando aveva un libro fra le mani, non riusciva a trattenersi dall’aprirlo.

Quelli che Mr. Gold le aveva affidato erano libri antichi – c’era da aspettarselo, vista la quantità di pezzi d’antiquariato che si trovava lì dentro – alcuni vecchi più di cinquant’anni. Le copertine marroni erano rigide e le pagine ingiallite, ma i testi erano ancora perfettamente leggibili. C’era di tutto, romanzi, enciclopedie, vocabolari…e un libro di favole.

Non appena Belle se lo ritrovò fra le mani, non poté fare a meno di aprirlo. C’era qualunque tipo di favola, notò immediatamente, da quelle romane, alle filastrocche per bambini, a quelle più classiche di Perrault e dei fratelli Grimm. A questo proposito, Belle trovò una versione molto interessante della fiaba di Hansel e Gretel, in cui la storia che tutti conoscevano era lì invece presentata nella forma originaria, ovvero un racconto che, per certi aspetti, rasentava l’horror.

Belle iniziò a leggere ancora appollaiata sulla scala a pioli e, come spesso le succedeva, il tempo e lo spazio iniziarono a non esistere più.

- Non sei qui per leggere, dearie…

Belle sobbalzò all’improvviso, e quasi fu sul punto di cadere di nuovo.

- …e sto cominciando a pensare che tu e le scale non andiate affatto d’accordo - concluse Mr. Gold, con un sospiro rassegnato.- Non pretenderai che ti prenda in braccio ogni volta che perdi l’equilibrio, vero?

- Mi scusi…- soffiò la ragazza, rossa in volto, rimettendo il libro a posto.

Mr. Gold ghignò, tendendo una mano aperta verso di lei.

- Posso avere l’onore di sapere che cosa di così interessante ti ha distratta dal lavoro?

Belle esitò un attimo, quindi gli porse il libro, piena di vergogna. Mr. Gold lo sfogliò distrattamente, mentre lei ritornava, in teoria e in pratica, con i piedi per terra. L’uomo le restituì il libro con il suo solito ghigno beffardo.

- Non mi sarei potuto aspettare nulla di diverso da te, in effetti…- fece per andarsene.

- Che intende dire?- domandò Belle, corrucciata. Aveva la strana sensazione di sapere a cosa alludesse Mr. Gold.

- Ti piacciono le favole, vedo.

- Ero solo curiosa…

Mr. Gold sorrise fra sé.

- Curiosità e gatti. Una combinazione pericolosa.

- Che intendeva dire con “mi sarei potuto aspettare nulla di diverso da te”?- insistette Belle.

- Intendevo dire che sei esattamente il tipo da favole, dearie…

- E che c’è di male?- fece Belle.- Mi piacciono le favole, è vero…

- Buon per te, dearie.

- A lei no?

Mr. Gold le scoccò un’occhiata.

- Preferisco qualcosa di più concreto, grazie.

- Per esempio?- incalzò la ragazza; non l’avrebbe mai ammesso neanche a se stessa, ma quell’uomo in fondo la incuriosiva.

- Per esempio qualunque cosa sia diverso da improbabili magie e sciocche principesse, dearie - rispose Mr. Gold, evasivo.

- Non tutte le favole sono così.

- Perdonami, dearie, ma stento a cogliere il significato di questa conversazione.

- E’ una conversazione come un’altra, tutto qui. Lei parla solo se costretto…- aggiunse Belle, a mezza voce, distogliendo per un attimo lo sguardo.

- E’ un modo come un altro per risparmiare fiato e tempo - ghignò Mr. Gold.

- Ma così non ha alcun senso!

- Così come non ha senso questa specie di ping pong verbale che, vedo, ha preso una direzione completamente diversa da quella iniziale…

- E’ il bello delle chiacchierate, no?- Belle sorrise, sedendosi su di uno sgabello.- Non si sa mai dove portano…

- Motivo per il quale tendo a parlare il meno possibile.

- Parlare non è uno spreco di tempo. Anzi, è un modo perfetto per impiegarlo.

- E per quale motivo, se posso chiedere?

- Parlare può aiutare a conoscere le persone.

- Forse a me questo non interessa, dearie - ghignò Mr. Gold.

- Ma a qualcun altro potrebbe interessare conoscere lei.

- Ne dubito fortemente.

- Come fa a esserne certo?

- Ti stai forse proponendo come candidata, dearie?

- Forse.

- Perché ci tieni tanto a parlare con me?- Mr. Gold sembrò rabbuiarsi, ma Belle non ci badò.

- Diciamo che trascorrere le mie giornate qui in silenzio religioso ha cominciato a stancarmi…

- E parlare di storie per bambini aiuterebbe, dici?

- Beh, credo che sarebbe una maniera per iniziare. Qual è la sua favola preferita?- domandò.

Mr. Gold le lanciò un’occhiata scettica.

- Hai la testa dura, eh?

- Le ho solo fatto una domanda.

- Mi pareva di aver messo in chiaro che non m’interessano certe sciocchezze.

- Ma dovrà pur conoscerne qualcuna!- esclamò Belle.

Mr. Gold la guardò per un attimo, quindi le sorrise.

- Non la conosci.

- Mi metta alla prova.

- Non è come le altre stupide favole per bambini, scommetto che non l’hai mai sentita nominare in vita tua…

- Tentar non nuoce.

- E’ Rumpelstiltskin - ammise Mr. Gold.

Belle non rispose, rimanendo a guardarlo per qualche istante. Mr. Gold si aprì in un altro dei suoi sorrisi beffardi.

- Che ti avevo detto, dearie?

- Non ho detto di non conoscerla - disse la ragazza, calma.- Mi stavo solo chiedendo come possa piacerle una favola così cupa.

- Cupa, hai detto?

Belle annuì.

- Un folletto maligno che vuole strappare ad una madre il proprio figlio. Che se ne fa, poi, di quel bambino…La conosco, la favola di Rumpelstiltskin, e non mi è mai piaciuta, nonostante avesse un lieto fine…

- Per quanto mi riguarda, credo che sia stato proprio il lieto fine a stonare…

- Avreste preferito che Rumpelstiltskin prendesse il bambino?

- Avrebbe semplicemente ottenuto ciò che era suo - ghignò Mr. Gold.- I patti si rispettano, dearie, quali che siano.

La ragazza lo guardò, esterrefatta.

- Che c’è? Ti sembro cinico, forse?

- A dire il vero, sì - rispose Belle.

- E’ solo una favola, dearie.

- Ma le favole, a volte, rispecchiano come siamo - la ragazza lo guardò negli occhi.- E lei e Rumpelstiltskin siete della stessa pasta…

Mr. Gold la guardò per un lungo istante, sorridendo. Belle ebbe l’impressione che si stesse burlando di lei e della sua ingenuità.

- Io sono un uomo pratico, dearie, te l’ho già detto - disse Mr. Gold.- Io pretendo sempre quello che mi spetta, e non mi lascio mai commuovere da false moine, tutto qui. Tu, invece, sei evidentemente di un altro parere - ghignò nuovamente.- Allora, sentiamo, dearie: qual è la tua favola preferita?

Belle boccheggiò, cercando una risposta. Solo in quel momento si rendeva conto di non avere una favola preferita. Eppure, pensò, tutti, che le diano importanza o no, ne hanno una. Mary Margaret adorava la favola di Biancaneve, Ashley amava alla follia Cenerentola e Ruby andava pazza per Cappuccetto Rosso. Perfino Mr. Gold ne aveva una. E lei?

Era una cosa senza importanza, era inutile stare lì a prendersela tanto, questo lo sapeva bene. Ma aveva iniziato lei quel discorso, dopotutto, e ora non poteva non rispondere.

 

***

 

- Ripetimi un po’ perché siamo in mezzo all’immondizia?!- sbuffò Henry, arrancando in mezzo alla spazzatura nel tentativo di salire su un cassonetto posto proprio sotto la finestra del negozio di Mr. Gold.

- Perché almeno potremo vedere che sta facendo Mr. Gold a quella poveretta!- lo rimbeccò Paige.- Dai, aiutami a salire!

Henry sbuffò nuovamente, quindi afferrò Paige per le caviglie. La bambina si aggrappò al coperchio del cassonetto, mentre il suo compagno tentava di issarvela sopra. Paige scivolò, e il suo fondoschiena finì dritto contro le spalle di Henry, il quale annaspò.

- Ma quanto mangi?!

- Zitto e tirami su!

Henry fece forza sulle proprie ginocchia, spingendo Paige sopra al cassonetto. La bambina si aggrappò al coperchio, riuscendo infine a salire. Tese le mani ad Henry e lo tirò su.

- Se Mr. Gold ci becca è la volta che finiamo allo spiedo…!- bisbigliò.

- Fa’ silenzio e sta’ a vedere!- sussurrò Paige.

Entrambi si sollevarono sulle punte, sbirciando dalla finestra all’interno del negozio. Mr. Gold era in piedi, con il suo solito ghigno disegnato sulle labbra, gli abiti neri e il bastone con il manico d’argento, e stava parlando con una ragazza seduta di spalle. La figlia di Moe French, pensò Henry. La ragazza, però, non appariva tanto come una prigioniera o una che è stata venduta dal padre; i due bambini non riuscivano a vederla bene in faccia, ma sembrava quasi allegra, stava sorridendo.

- Ehm…Paige, sei sicura che Moe French l’abbia venduta?- fece Henry. Ora neanche Paige sembrava più tanto convinta.

- Non può essere altrimenti…- disse infine.- Chi starebbe insieme a Mr. Gold, se non fosse costretto?

- Sì, ma non sembra che le stia facendo del mal…

Henry sentì le suole delle scarpe scivolare lungo il coperchio del cassonetto; gettò un grido, afferrando Paige per il cappottino blu e trascinandola giù con sé. I due bambini caddero nella spazzatura con un gran tonfo.

 

***

 

Belle udì dei rumori provenienti dall’esterno, e si voltò di scatto in direzione della porta.

- Cos’è stato?

La ragazza capì dall’espressione di Mr. Gold che anche lui aveva sentito. L’uomo si diresse velocemente verso la porta, seguito da Belle. Non appena uscirono, si ritrovarono di fronte alla scena di due bambini, un maschio e una femmina, che bisticciavano furiosamente distesi in mezzo ad un cumulo di spazzatura. Il bambino aveva i capelli scompigliati e una buccia di banana sulla spalla, mentre la bambina era distesa su di lui di traverso, a pancia in sotto, e tentava disperatamente di rialzarsi.

Entrambi smisero di dimenarsi e di litigare non appena si resero conto di essere osservati.

Mr. Gold fece una smorfia, mentre i due si rialzavano, rossi in volto per la vergogna.

- Henry Mills e Paige Jefferson…- mormorò l’uomo. - Non dovreste essere a casa, voi due?

Nessuno rispose.

- Che ci facevate qui? Perché stavate spiando?- insistette Mr. Gold; Bello lo guardò, sconcertata. Non era così che lei si sarebbe rivolta a dei bambini, ma non poteva dire che Mr. Gold fosse stato duro o eccessivamente severo, nel parlare con loro. Anzi, pensò la ragazza, non sembrava neanche tanto arrabbiato.

- Non…non stavamo spiando…- fece Henry timidamente.

- Ah, no?

Tutti e due scossero vigorosamente il capo. Mr. Gold fece segno loro di avvicinarsi.

Belle lo osservò esterrefatta mentre sistemava velocemente il cappottino di Paige e scompigliava i capelli a Henry per rimetterglieli in ordine.

- Andate a casa. Forza, avete sentito!- fece, con più forza, dato che i due non accennavano a muoversi. Paige e Henry si voltarono, girando velocemente l’angolo.

Belle osservò il volto di Mr. Gold, accorgendosi che stava trattenendo a stento un sorriso.

 

***

 

Non appena furono fuori dalla visuale di Mr. Gold, Henry tirò un sospiro di sollievo.

- Credevo che ci avrebbe scuoiato vivi…- soffiò.- Invece, non mi è sembrato tanto arrabbiato…

- No, neanche a me…- Paige scosse il capo. - Eppure, tutti dicono che è un uomo cattivo…

- Già, anche mia mamma ed Emma lo pensano…Invece, non ci ha fatto niente. E nemmeno alla figlia di Moe French, a quanto pare…

- Io, però, sono sempre dell’opinione che Moe French gliel’abbia venduta…

- Forse.

- Henry?

- Uhm?

- Senti, domani ti…ti andrebbe se continuassimo a leggere ancora un po’ di quella storia?- propose Paige.- Sai, vorrei vedere come va a finire…

- Okay, basta che ad ogni riga non trovi un pretesto per portarmi da Mr. Gold.

- No, sta’ tranquillo - rise Paige.

 

***

 

Contro ogni previsione, quella sera, all’ora di chiusura, Belle vide Mr. Gold affiancarsi a lei senza dire una parola e riaccompagnarla a casa.

- Pensavo…pensavo che non mi avrebbe più voluto accompagnare…dopo quello che è successo ieri sera…- non poté trattenersi dal dire, dopo diversi minuti di silenzio.

- Non sono il tipo da lasciarsi spaventare per così poco, dearie.

- Mi dispiace, per mio padre - disse la ragazza, guardandolo negli occhi.- Mi rendo conto che il suo comportamento è stato…- Belle si bloccò, non trovando le parole. Forse, non c’era nemmeno un modo per descrivere la condotta di Maurice.- Grazie per avermi difesa…- mormorò alla fine.

Gold sollevò un angolo della bocca, una specie di sorriso sghembo.

- Dovere. Lo fa spesso?- aggiunse, dopo poco.- Ti picchia spesso?

La ragazza si strinse nelle spalle.

- Solo quando non so stargli alla larga.

- Non è una scusa. Non dovrebbe farlo.

Belle non seppe che rispondere, e si limitò a chinare il capo.

- Mr. Gold?- fece dopo qualche minuto, quando ormai erano vicini a casa sua.- Mr. Gold, lei dove vive?

- Perché lo vuoi sapere, dearie?

- Beh, è che lei mi accompagna a casa tutte le sere, e…

- Non è un problema, te lo posso assicurare.

- Ma dove vive?- ripeté Belle.

Si fermarono di fronte alla porta di casa sua. Mr. Gold non le aveva risposto, e la ragazza si rese conto che non l’avrebbe mai fatto. Quell’atteggiamento la esasperò.

- Devo trascorrere un anno intero, in sua compagnia - disse.- Posso almeno conoscerla?

Gold, per tutta risposta, si aprì nel suo sorriso simile ad un ghigno.

- A tuo rischio e pericolo. Buona notte, Belle.

- Buona notte.

Gold si allontanò, e Belle entrò in casa.

Fu così che entrambi sparirono dalla visuale di Regina Mills.

Il sindaco aveva sentito i pettegolezzi cittadini in merito a loro due, e aveva deciso di verificare. Da settimane stava cercando il punto debole di Mr. Gold, e forse quella era l’occasione buona per scoprirlo. Quella sera era uscita prima dall’ufficio ed era salita in macchina, attendendo l’orario di chiusura del negozio. Da lontano, aveva scorto Gold uscire in compagnia di una ragazza sui diciotto anni, e accompagnarla fino a quella catapecchia che, Regina presumeva, doveva essere la sua casa.

All’inizio non aveva capito chi fosse la ragazza, ma poi, osservandola, l’aveva riconosciuta.

Era la figlia dell’ubriacone, Isabelle French.

 

Angolo Autrice: Okay, prima di iniziare con gli sproloqui, vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno incoraggiato lo scorso capitolo, siete stati gentilissimi :).

Passando al capitolo, non è uno dei miei parti migliori, lo ammetto, ma andava fatto, e la storia delle favole…beh, dai, una citazione non poteva mancare XD. Per quanto riguarda il nome della figlia di Jefferson, so che a Storybrooke non si chiama così, ma questo nome mi piaceva più dell’altro…e, tanto per assicurarvi che le mie già precarie condizioni mentali non siano degenerate irreversibilmente, Paige e Henry avranno un ruolo fondamentale, più avanti…

Non ho ancora scritto il nuovo capitolo, ma ho idea che ci sarà parecchio fluff, quindi, come sempre, un avvertimento a tutti coloro che hanno problemi con gli zuccheri XD.

Bene, ringrazio _Sybil per aver aggiunto questa storia alle seguite, Daniawen per averla aggiunta alle preferite e per aver recensito, e Sylphs, Samirina e Nimel17 per aver recensito.

Ciao a tutti, al prossimo capitolo :).

Bacio,

Dora93

  
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