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Autore: Wrong_And_Right    27/08/2012    2 recensioni
Questa è la storia di una Directioner.
Questa è la storia di una ragazza con una vita difficile.
Questa è la storia di un ragazzo che potrebbe riportarle il sorriso sul volto.
Questa è la storia di Eloise, conosciuta anche come Hope, che ha trovato il suo futuro grazie alle sue parole.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4


Dopo essermi assicurata che mio padre stesse dormendo tranquillo, chiusi a chiave la porta della mia stanza e mi buttai sul letto, ancora vestita.
Avevo negli occhi e nella mente le immagini della serata appena trascorsa e il sorriso che era spuntato sul mio volto, nonostante tutto, non aveva ancora trovato un nemico abbastanza forte da costringerlo a sparire.
Al contrario, il suono del cellulare arrivò lo alimentò come legna sul fuoco.
<< Pronto >>, feci con tono sognante, già sapendo cosa dovevo aspettarmi.
<< Buonasera, bellissima >>, mi rispose una voce metallica dall’altro capo del telefono.
<< Ciao Jace >>.
Lo ammetto, vi devo chiedere scusa: ero talmente ossessionata dal concerto che mi sono dimenticata di raccontarvi ciò che era successo tra me e Jace.
Dopo i primi giorni, le nostre conversazioni su Twitter erano diventati qualcosa di facile e normale; ogni pomeriggio, dopo scuola, accendevo il computer e mi mettevo in attesa di un suo messaggio. Messaggio che arrivava puntuale ogni singola volta. Mentre all’inizio cercavamo solo di conoscerci e di capire se potevamo andare d’accordo, con il tempo eravamo diventati veri amici, al punto che ero arrivata a raccontargli tutti i problemi del mio passato. Lui aveva ascoltato ( o meglio, letto ) con attenzione ogni singola parola e aveva cercato in ogni modo di farmi sorridere. Devo dire che aveva avuto un discreto successo. Dal canto suo, mi aveva raccontato qualcosa della sua vita, ma preferiva parlarmi dei suoi pensieri e delle sue emozioni. Era molto misterioso, faceva sempre il possibile per non farmi scoprire la sua vera identità, ma certe volte questa cosa sembrava pesargli.
Un giorno, precisamente alla vigilia del concerto, mi aveva scritto questo:
 
Sai, Hope, mi dispiace davvero tanto. Tu mi hai detto tutte quelle cose su di te e io non ti ho nemmeno raccontato da dove vengo. Certe volte vorrei abbandonare questa identità segreta e spiegarti tutto…
 
Senza esitazione, l’avevo rassicurato dicendogli che non avevo bisogno di conoscere l’esterno quando conoscevo così bene l’interno.
Dopo questa breve frase, lui aveva avuto uno slancio di quella che sembrava felicità e insieme avevano deciso di raggiungere quel piccolo compromesso: ci saremmo sentiti per telefono, ma lui avrebbe modificato la sua voce. In due giorni avevamo parlato già quattro volte e non negavo che ne ero contenta.
<< Come va, Hope? Sono stati bravi i tuoi One Direction? >>, mi domandò scherzando. Sapeva quanto erano importanti per me quei ragazzi.
<< Sono stati eccezionali. Ma scommetto che tu saresti stato più bravo al loro posto, vero? >>, risposi, facendogli il verso. Mi aveva raccontato di avere un’enorme passione per il canto.
<< Ovvio, io sono fantastico >>. Quella risata. Non la potevo descrivere in nessun modo, era una delle cose più belle che avessi mai sentito. Ma, non so perché, mi sembrava familiare.
<< Mah… senti un po’ Jace, perché hai il fiatone? >>, domandai, curiosa, tanto per dire qualcosa. Era questo che mi piaceva: non avevamo bisogno di un argomento di conversazione, avremmo saputo tirare fuori un discorso da qualsiasi cosa. Mai nella vita mi ero sentita tanto affezionata a una persona, men che meno a una persona che non avevo mai incontrato.
<< Perché… mia madre mi aveva dato il coprifuoco ed ero quasi in ritardo >>, disse. Effettivamente la sua voce sembrava affaticata, come se avesse appena sostenuto uno sforzo.
<< Eh, bravo, Jace >>.
<< Senti, Hope, ti volevo chiedere una cosa. Prima stavo riflettendo e ho pensato che poca gente mi conosce come te, quindi… immagino che non sarebbe male se ci incontrassimo. In fondo, siamo già amici, non credo che le cose cambierebbero. Non mi sembri quel tipo di ragazza >>, disse. Era esitante, ma la sua voce suonava decisa e ormai lo conoscevo abbastanza bene per capire che sapeva quello che diceva.
In realtà, non ero sicura che fosse la cosa giusta. È noto che non sempre è positivo incontrare persone conosciute su Internet e io non conoscevo nemmeno il suo nome. Dall’altra parte, però, il mio istinto mi diceva di fidarmi di lui e raramente il mio istinto falliva. Inoltre, dopo aver passato diciotto anni comportandomi sempre nel modo più sicuro possibile, per una volta avevo voglia di rischiare.
<< Sai che ti dico: ci sto. Chiunque tu sia, non credo che reagirei in modo da cancellare le ultime settimane. Poi non ho più voglia di parlare con una voce metallica o con un tizio dietro il computer. Ho voglia di conoscerti >>, risposi convinta.
<< Fantastico. Ti va bene da Starbucks, dopo la scuola? >>, chiese lui.
<< Certo. Come farò a riconoscerti? >>, domandai a mia volta. Dovete riconoscere che quello è un particolare abbastanza importante.
<< Fidati, conoscendoti, non potrai non notarmi. Mi farò trovare all’entrata, appoggiato a una parete. La vera domanda è come farò io a riconoscere te, mia cara Hope >>.
<< Beh, ho i capelli lunghi e castani e gli occhi grigi. Mio padre dice che sono color nebbia. Avrò uno zainetto nero e una felpa bianca con la bandiera inglese. E… il mio vero nome è Eloise >>, risposi. Tanto il giorno dopo l’avrebbe scoperto.
<< Il mio vero nome… Lo scoprirai domani, sono certo che lo saprai appena mi vedrai. Ok, allora… a domani Eloise, ora devo andare. Non vedo l’ora di incontrarti >>.
<< Buona notte, tizio misterioso, non vedo l’ora di capire chi sei. Alla prossima, Jace >>, dissi sorridendo, prima di chiudere la chiamata.
Rimasi qualche minuto a fissare immobile il telefono, negli occhi un’inusuale felicità.
Una parte di me sapeva che, da qualche parte a Londra, c’era un ragazzo che stava facendo la stessa cosa. Un mio amico.
 
 

***

 
 
Ancora una volta mi svegliai e mi preparai per la scuola con un’insolita agitazione. Non vedevo l’ora che passassero le lezioni, le interrogazioni e le verifiche solo per poter fare una cosa che non facevo da tempo: trascorrere un pomeriggio con un amico. Non sapevo cosa aspettarmi e la cosa, invece che spaventarmi, mi rendeva solo più impaziente.
<< Lenter, ti ho vista al concerto ieri sera. Come hai fatto ad avere il biglietto? >>.
Nemmeno le oche avrebbero potuto rovinarmi la giornata.
<< L’ho comprato, genio. Tu alla fine sei riuscita a farti notare o ti sei resa conto che nessuno si interessa a te? >>.
<< A volte mi chiedo come fai a definirti una fan. Non hai né una maglietta, né un braccialetto, né un libro. Probabilmente non hai nemmeno il cd >>
<< Almeno ho un cervello >>, dissi, aumentando il passo per allontanarmi da quell’o… no, scusate, mi sono stancata di insultare quelle povere oche innocenti.
Avete presente quei giorni in cui cercate con tutti voi stessi di prestare attenzione a qualcosa, ma la vostra mente continua a pensare ad altro? Bene, per me fu proprio così. Da qualche parte devo avere una buona stella da ringraziare per aver nascosto la mia fin troppo evidente distrazione agli occhi dei professori.
Alla fine però riuscii a sopravvivere alla giornata scolastica e a fiondarmi alla fermata della metro.
Non credo di aver mai aspettato con tanta impazienza di sentire il rumore sferragliante del vagone. Quando finalmente arrivò e riuscii a prendere posto vicino all’uscita, l’ansia crebbe smisuratamente di livello. Non riuscivo a star ferma e la mia mente continuava a fantasticare sul possibile aspetto di Jace. E sul nome.
Chissà, magari è qualcuno che conosco…
Nonostante tutti i miei sforzi, non ero riuscita a cogliere nemmeno una sfumatura della voce metallica che mi fosse familiare. Era stato proprio bravo a nascondersi.
Le porte della metro si spalancarono, lasciandone uscire la marea umana che presto si sarebbe fiondata tra le trafficate strade di Londra. Cercando di non farmi travolgere, mi unii alla folla e uscii all’aria aperta. Subito le gocce di pioggia cominciarono a infiltrarsi tra i miei capelli, bagnandomi i vestiti.
Non avevo ancora imparato la lezione: mai andare in giro per Londra senza un ombrello.
Fortunatamente lo Starbucks non era lontano e riuscii ad arrivarci prima che la situazione diventasse ingestibile. Istintivamente mi passai una mano sui capelli, cercando di sistemarli, e cominciai a guardarmi intorno.
Alla mia destra, appoggiato alla parete e con le braccia conserte, c’era un ragazzo. Ma…
<< Non è possibile. Tu sei Harry Styles >>, dissi avvicinandomi.
Non può essere lui,pensai. Eppure tutto quadrava.
<< Già. E tu sei Eloise, immagino >>, rispose lui.
<< Come… Tu sei… Jace >>
<< Avevo ragione >>, disse lui, ignorando il mio balbettio senza senso. << Sei bellissima >>.
Mi si accostò e mi abbracciò. Senza aspettarmelo mi ritrovai stretta tra le sue braccia. Tra le braccia del mio idolo. Tra le braccia di un mio amico.
 
 

***

 
 
<< Ancora non capisco >>, dissi sorseggiando una cioccolata calda << Se sapevi che ero una tua fan, perché non mi hai mai detto chi eri? >>
<< Beh, avevo paura che sapendo chi ero avresti cambiato atteggiamento. Poi però ho capito che non sei una di quelle persone; è stato lì che ho deciso di incontrarti >>, rispose lui, passandosi una mano tra i ricci.
<< Quindi hai usato un nome falso per tutto questo tempo. Ma perché hai scelto proprio Jace? >>, chiesi curiosa.
<< Non fare domande, l’ha proposto Louis. Nessuno sa cosa passa per la testa di quel ragazzo >>, disse con un sorriso. Lo stesso sorriso che mi aveva regalato senza saperlo la sera del concerto.
<< Questa situazione è assurda. Per tutto questo tempo ho parlato con il mio idolo senza immaginarlo e ora sono seduta con lui da Starbucks a bere cioccolata calda. Credevo che queste cose accadessero solo nelle storie >>.
<< Parli delle storie in cui immancabilmente mi ritrovo decine di ragazze diverse a cui piaccio e devo capire quale mi piace davvero? Oppure una di quelle in cui sto con una fan che però sogna Zayn o Liam? >>, rispose con aria maliziosa.
<< Sì, sì, proprio quelle. In questo periodo ne sto leggendo una in cui una ragazza viene notata da Niall durante un concerto, poi si sposano e vivono per sempre felici e contenti. Abbastanza improbabile, direi, però è carina >>.
<< Io però ti ho vista l’altro giorno. Peccato che non ci siamo incontrati prima, ti avrei presentata agli altri. Non importa, prima o poi lo farò >>, promise.
Se fossi stata un’altra ragazza, probabilmente avrei cominciato a saltare su e giù sulla sedia, ma io non ero così. Sarei stata felice di incontrare quei ragazzi, ma non avrei spinto perché accadesse. Se devo essere sincera, temevo di tradire la fiducia di Harry.
<< Sì, prima o poi. Mi togli una curiosità? Anche i tuoi amici hanno profili falsi? >>, domandai.
<< Sì. In realtà l’idea è stata di Zayn, poi l’abbiamo fatto tutti. Se ti va dopo ti mando un messaggio con i loro profili, così li segui. Oppure ti chiamo >>
<< Va bene >>, lo interruppi io << Basta che smetti di usare quella voce: è inquietante >>.
Ridemmo entrambi.
<< Di’ la verità, la mia è molto meglio >>. Di nuovo quell’aria maliziosa. Non so come, riusciva a comportarsi così senza risultare antipatico, né tantomeno arrogante.
<< Su questo non c’è dubbio, Styles >>, sorrisi.
Improvvisamente mi suonò il cellulare.
<< Pronto? >>
<< Pronto, tesoro. Per caso ti ricordi dove hai lasciato l’antidolorifico? >>, chiese mio padre, dall’altra parte del telefono.
<< Nel secondo scaffare in bagno. Non stai bene? >>, domandai io, preoccupata. La sua voce era dolorante.
<< Non è niente, non preoccuparti. Tira solo un po’ la ferita >>.
<< Arrivo subito >>.
Presi la borsa e mi alzai dal tavolo. Mi dispiaceva, ma il pomeriggio era già finito.
<< Va tutto bene? È successo qualcosa a tuo padre? >>, chiese Harry, vedendomi pronta ad andare.
<< No, niente di importante, però preferirei tornare a casa. Mi dispiace >>, risposi.
<< Ti accompagno >>, disse semplicemente lui. Non tentò di fermarmi: sapeva cosa era successo nella mia famiglia.
<< Non è necessario, davvero. Prendo l’autobus >>
<< Piove e io sono in macchina. Lo faccio con piacere >>, ribattè con un sorriso. Lo guardai negli occhi e il suo sguardo sincero mi convinse.
<< E va bene >>, accettai.
La macchina non era lontana, ma nessuno dei due aveva l’ombrello e, per non bagnarci, ci coprimmo con la sua giacca. Eravamo decisamente uno strano spettacolo.
Quando arrivammo all’auto, eravamo comunque fradici e scoppiammo a ridere di nuovo.
<< Styles, questa tu la chiami macchina? >>, dissi tra le risate, riferendomi al veicolo super costoso di cui si era appena messo alla guida.
<< Non è abbastanza bella per i tuoi gusti? >>, mi fece il verso. Risi ancora. Mentre partivamo, mi sembrò di vedere un flash, ma sarebbe anche potuto essere un fulmine, così non dissi niente.
Il viaggio fino a casa mia fu breve e lo passammo ascoltando musica e chiacchierando. Quando la macchina si arrestò davanti al solito portone in metallo, mi girai a guardare Harry.
<< Grazie >>, dissi semplicemente.
<< E per cosa? >> rispose lui << È stato un piacere, mia bella Eloise >>.
<< No, non solo per il passaggio, io dicevo grazie per tutto. È stato bello incontrarti finalmente >>, ribattei seria.
<< Sono d’accordo. Ma, ehi, non è che adesso che sai chi sono dobbiamo smettere di vederci. A me piace stare con te. Siamo amici >>.
<< Certo che siamo amici. E anche a me piace stare con te, quindi ci vedremo ancora >>, dissi con un sorriso.
<< Ok, ti passo a prendere domani fuori dalla scuola. Tanto tu non lavori di venerdì, no? Poi sabato non c’è scuola, quindi puoi fare tardi >>, decise. Dal volto, sembrava deciso a non accettare un no come risposta.
<< Io… non lo so Harry. Mio padre… >>, cominciai.
<< Tuo padre se la sa cavare. L’hai detto tu stessa che sta molto meglio, puoi concederti un pomeriggio fuori con un amico >>, disse con aria rassicurante.
<< Allora va bene. Solo, non farti notare troppo, non voglio sapere cosa succederebbe a scuola se ti si vedesse in giro >>.
<< Perché? Non vuoi farti vedere insieme a me? >>, scherzò lui.
<< A domani, Harry >>, dissi, slacciandomi la cintura e aprendo la portiera.
<< Ehi, aspetta >>, mi bloccò lui. Si sporse verso di me e mi abbracciò. Per un attimo, appoggiai la mia testa alla sua spalla e respirai il suo profumo. Pioggia e deodorante.
<< A domani, Eloise >>, mi sussurrò.
Presi il mio zainetto e corsi in casa. Non riuscivo a smettere di sorridere.
 
 
Eccomi qua.
Come promesso, il capitolo è più lungo e spero più interessante.
Complimenti a chi indovinato, il ragazzo misterioso era proprio Harry *.* Non so perché ho scelto proprio lui quando di solito scrivo su Zayn, ma sentivo che il riccio era il protagonista giusto per questa storia. Non so se nel prossimo capitolo o in quello dopo farò comparire anche gli altri.
Comunque, che ne pensate di questo? Ditemelo nelle recensioni, vorrei davvero il vostro parere.
Alla prossima bella gente,
Eli ^-^

   
 
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