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Autore: evilangel    29/08/2012    2 recensioni
[Scusate se non aggiorno da un sacco. Ma ora la continuo ♥ E vi prometto che riscriverò i primi capitoli, quindi sarei davvero felice se non snobbaste questa Fic perché all'inizio fa schifo .u.]
Dal Capitolo 6~
Intinse la piuma nell’inchiostro, pulì la punta sul bordo della boccetta.
Quasi una settimana era trascorsa da quando il Cappello Parlante aveva pronunciato l’ultimo nome. Mentre finiva i compiti assegnati, le parve quasi che l’estate non fosse mai trascorsa, dato che ritrovarsi incastrati nuovamente nella routine della scuola non sembrava aver turbato nessuno. Ormai erano tutti così abituati a quella realtà fuori dal comune da non risultare più nemmeno sorprendente. 

[ Pairing: HiroMido, GouenGaze, HerAfu, accenno alla SakuGenda e BanMaki, Shirou*Personanonancorarivelatanellafic ]
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#Sesto Capitolo.



Intinse la piuma nell’inchiostro, pulì la punta sul bordo della boccetta.
Quasi una settimana era trascorsa da quando il Cappello Parlante aveva pronunciato l’ultimo nome. Mentre finiva i compiti assegnati, le parve quasi che l’estate non fosse mai trascorsa, dato che ritrovarsi incastrati nuovamente nella routine della scuola non sembrava aver turbato nessuno. Ormai erano tutti così abituati a quella realtà fuori dal comune da non risultare più nemmeno sorprendente.
Forse solo quelli del primo anno riuscivano ancora a camminare per i corridoi con quello sbrilluccichio di stupore, osservando le scale muoversi, i personaggi nei dipinti che si muovevano e chiacchieravano tra loro.
Ogni tanto tutto quel rumore, le parole che si mischiavano insieme e riecheggiavano per le sale, i compagni che andavano in giro a braccetto e facevano cadere le cartelle per terra, i professori che li riprendevano, tutto dava solo fastidio.
E non lo pensava solo perché quella stessa mattina aveva dovuto appiattirsi alle pareti dei sotterranei per non essere notata da due Grifondoro a cui erano caduti tutti i libri a terra. Il calderone, però, era rimasto loro in mano.
Il professor Piton li aveva puniti, anche se non aveva avuto il tempo di sentire in che modo. Era sgusciata di sopra, dimenticandosi il libro di Pozioni per cui era scesa.  Ora era difficile fare i compiti senza libro, ma andare nel dormitorio per chiederlo in prestito a Maki era fuori discussione. Avrebbe finito per farle i compiti, pur di poterlo utilizzare.
E studiare nella propria stanza non era una prospettiva che era intenzionata a prendere in considerazione.
Rilesse quello che aveva già scritto, passandosi una mano nei capelli albini.
La Sala Comune, quando non c’era nessuno, era il rifugio migliore. Quell’oscurità confortante aveva un qualcosa di caldo, forse per il grande camino in un lato della stanza, adornato in maniera macabra. La luce verde che si rifletteva sui divani neri, sui tavoli, sui fogli che aveva ammassato in un angolo della scrivania.
Arrivata ad un punto difficile, si alzò dalla sedia. Le sarebbe solo bastato uscire dalla Sala Comune e poi andare nell’aula di Pozioni per prendere il libro. Ma lo avrebbe potuto incontrare, il che la fece sedere di nuovo.
In quegli ultimi tempi lo incontrava spesso, e aveva iniziato a dubitare del fatto che fossero solo coincidenze. Il fatto che Endou quella mattina gli avesse fatto cadere tutti i libri era una coincidenza, ma non il fatto che nemmeno cercando di confondersi in silenzio con l’ombra non fosse riuscita a non farsi notare. Quel biondo la osservava sempre, era come se quando si avvicinasse sapesse sempre dove lei fosse. Ogni tanto sentiva quegli occhi cioccolato sulle spalle, sulle proprie mani che scrivevano, poi Maki iniziava a parlare di qualcosa, e bastava perché si sentisse troppo paranoica per la situazione in cui si trovava.
Una studentessa del terzo anno. Serpeverde.
E detta così pareva una cosa abbastanza normale.
 
~
 
L’hanno scorso non ce l’avevano fatta. Quest’anno dovevano farcela, ad ogni costo.
 
L’erba del campo era umida, il freddo pungente accentuava quella sensazione amara rimasta dall’anno prima. I due gemelli avevano provato ad entrare, ma nessuno dei due ce l’aveva fatta.
“Non eravamo in forma”.
Così quell’anno erano determinati ad entrare in squadra a qualunque costo.
La mattinata non aveva dato buone prospettive riguardo al tempo, e dal cielo sembrava incombere una tormenta, che non era una delle cose migliori che ci si potesse aspettare per le selezioni di Quidditch.
Già dai giorni precedenti, il cielo aveva teso a scurirsi verso le tre del pomeriggio, e gli aspiranti giocatori, in mezzo al campo, iniziavano a chiedersi perché non avessero anticipato il tutto, almeno alla stessa mattina.
Diluviava, e la pioggia pesante batteva sulle divise blu e argento, sui capelli, incollati ai lati del viso. Il rumore dell’acqua batteva sui manici di scopa, tenuti di fianco ad ogni ragazzo, o ragazza.
Il capitano della squadra, un portiere del sesto anno dai capelli particolarmente scuri, con in mano una Tinderblast, li salutò come “futura squadra”.
Camminò avanti e indietro davanti a loro, che venivano  inzuppati d’acqua tanto da sentirla impregnare i calzini, dentro agli stivali.
L’acqua gravava sulle palpebre, riuscivano a tenerle aperte appena.
   «Se volete giocare a Quidditch, dovrete sopportare questo e ben altro.»
Sembrava un ragazzo per bene, dalla corporatura piuttosto esile, ma guardandolo percepivano la durezza degli allenamenti, le ore passate a lustrare i manici di scopa, la forza impiegata nell’urlare ai compagni dall’altra parte del campo.
Per le selezioni si erano presentate una decina di persone, mentre sugli spalti pochi erano i Corvonero che avevano sfidato le intemperie per vederli volare. L’unica persona che riconobbero era Afuro sotto ad un ombrello azzurro, venuto più per Hera che per altro.
Quando il capitano diede loro l’ordine di decollare, il peso delle divise bagnate gravò su ognuna delle scope, che vacillò un po’ prima di prendere il volo.
Tre persone si erano proposte per fare i Battitori. Questo garantiva la certezza che uno dei due gemelli sarebbe riuscito ad entrare in squadra.
Cinque persone per il ruolo di Cacciatore, e Saiji era l’unico per quello di Cercatore. Non percependo la minima pressione, sfrecciava da una parte all’altra del campo. Roteava sulla scopa, si alzava ed abbassava lungo il perimetro del campo, che sembrava si stesse solo divertendo, più che riscaldando.
Shirou rimase un attimo sospeso al centro del campo, osservando quanto sembrasse buffo, con tutti i capelli rosa bagnati che si erano appiattiti accanto al viso.
Qualcuno gli passò accanto tanto da riuscire a sfiorarlo, e girandosi riconobbe i capelli rossi del gemello. «Cosa fai lì?». Per quanto urlasse, il suono della pioggia era comunque più forte.
Appena riprese a muoversi, l’albino lo seguì, intraprendendo una specie di gara di velocità ad alta quota.
Quella mattina Atsuya gli aveva detto che avrebbe dovuto cercare di divertirsi. Probabilmente sperava che in quel modo il divertimento sovrastasse la possibile delusione di un altro fallimento.
Kazemaru volava ad una quota inferiore degli altri. La pioggia lo inquietava, con la sua Comet  140 che non era più tanto stabile. O forse era lui che non si sentiva sicuro, sofferente sotto al peso dell’aspettativa.
L’anno prima era riuscito, con molta fortuna, ad entrare in squadra, ma aveva trascorso la stagione come un giocatore mediocre. Quasi tutti i punti venivano segnati dai Cacciatori più forti, più grandi, e non aveva dimostrato grandi capacità di gioco.
I Corvonero sulle scope sfrecciarono sopra al campo, quel tanto che bastava perché non percepissero  più il freddo, perché non avvertissero più la pioggia.
Anche il Capitano prese il volo. Lui era un Portiere.
Si sistemò davanti alle porte, attirando l’attenzione verso di sé. «Allora.» L’urlo risuonò per il campo, sovrastato dal rumore dell’acqua. «Dato che ci sono più persone per il ruolo di Cacciatore, facciamo una sfida. »
Sollevò tre dita di una mano. I posti per i Cacciatori erano tre,  gli aspiranti erano cinque.
   «Cacciatori.» Si riferiva a Kazemaru, Hera, due ragazzi con le cuffie e Rika, una persona che conoscevano. «In questa sfida ognuno sarà da solo. Avrete a disposizione metà del campo, dovrete cercare di rubarvi a vicenda la palla per segnare. In più », indicò tre mazze per terra, accanto alla cassa che si muoveva impazzita, «i Battitori dovranno far si che nessun Bolide vi colpisca.»
Questo andava contro quello che avrebbero dovuto fare in una situazione normale, ma era un metodo intelligente per testare Cacciatori e Battitori al tempo stesso.
I tre scesero fino a terra, presero ognuno una mazza.
   «Atsuya, puoi aprire la cassa?» urlò il Portiere, una quindicina di metri più in su. Il rosso sganciò il ferretto del baule, e ne schizzarono fuori due Bolidi, in metallo. Uno di quelli, sfrecciò in direzione del ragazzo con i capelli azzurri, le cuffie rosa al collo, che volava verso il basso per prendere la Pluffa che Atsuya aveva lanciato. La velocità con cui la palla si muoveva era inverosimile, lo sfiorò su una gamba e poi si diresse verso Rika. Il terzo Battitore s’intromise tra la collisione del Bolide e Rika, mandandolo con un colpo ben assestato nell’altra metà del campo.
Guardandolo, da più in basso, il rosso sentì un brivido percorrergli la schiena, e non era dovuto al freddo, o alla pioggia che gocciolava dalle punte dei capelli e s’infiltrava nel colletto della divisa.
Volò in alto, ci mise tutto il suo impegno a colpire un Bolide destinato a Kazemaru.
Intanto che i Cacciatori si spartivano la Pluffa, quasi in preda alla disperazione, mentre tentavano di non commettere falli sotto alla pioggia, Saiji svolazzava in giro per il campo.
Il primo punto fu segnato da Hera, il secondo dal ragazzo dai capelli azzurri, il terzo ancora da Hera e il quarto dall’altro ragazzo con le cuffie. Poi che cosa se ne facessero con delle cuffie su un campo da Quidditch non lo sapeva nessuno.
E poi, in un momento di distrazione, mentre Hera sorrideva nel segnare l’ennesimo punto, Saiji fu preso di mira. Lui non centrava, non doveva volare in quell’area, ma il Bolide lo raggiunse ad una velocità impossibile da schivare.
Shirou fu molto abile, o solo fortunato. La mazza colpì il Bolide a pochi centimetri di distanza da Saiji, poi la palla volò lontano.
   «Ehi, grazie.» Non avrebbe potuto fare altro.
Atsuya stava volando più in alto di loro, Shirou era accanto a Saiji, l’altro Battitore non era abbastanza veloce per raggiungerlo. Il Bolide colpì la persona più svantaggiata, più insicura.
Quando Shirou lo vide cadere, non poté fare altro che andargli in contro e prenderlo al volo.

 

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ossantocieluo, HO AGGIORNATO :’DD
A Fairy e Cha, che me l’hanno fatta continuare. Le mie beddeH, sono cattive e mi fanno scrivere.
Scherzo ♥
Davvero, mi sono divertita tantissimo a scrivere questo capitolo. E potete anche odiarmi perché non aggiorno da più di metà anno. Mi sento uno schifo a dirlo çç
Bene, tenterò di aggiornare con più frequenza, e almeno di finire questa robbaH.
Anche perché mi è tornato l’amore per Harry Potter –e la Rowlingsjndek.
E vi prometto che riscriverò i capitoli precedenti, che fanno uno schifo da maioquestacosanonlaleggobleah D’:
Un huggotto a tutti quelli che hanno letto -probabilmente nessuno perché questa cosa è troppo vecchia-.
Deb.
 

 
 
 
   
 
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