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Autore: Yuki Kiryukan    02/09/2012    8 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve a tutti! ^----^ Mi spiace di non essere riuscita a postare ieri, ma ecco a voi il terzo capitolo di Rebirth! :D 
Mmmh...non ho molto da dire! ^^'' Diciamo che sarà il prossimo, il capitolo in cui si passerà all'azione vera e propria, e i fatti comincieranno ad ingranarsi. Abbiate ancora un pochino di pazienza! :)
Bene, vi lascio alla lettura!
Grazie come sempre a chi recensisce i capitoli! *----* Mi fate felicissima! :)
Ci sentiamo presto! <3
Yuki! 


                                                        Intrusi 




Tutto ciò che mi circondava, si tinse di nero e rosso. I due colori si alternavano ritmicamente, provocandomi un  fastidio non indifferente agli occhi.

Allarme intrusione. Allarme intrusione. Allarme intrusione.

Gridava l’altoparlante, la quale voce metallica e stridula, mi costrinse ben presto a tapparmi le orecchie.

  << Cosa sta succedendo? >>  chiesi a Kim, gridando per farmi sentire.

Lei si guardava introno. Sembrava stesse decidendo cosa fare.  << Non vorrei sembrarti scontata… >> disse, portandosi indietro un ciuffo rosso  << Ma credo ci sia stata un’intrusione >>

Beh, di quello mi ero resa conto anch’io. Con quell’allarme che ti urlava nelle orecchie era difficile non arrivarci.

Ma chi avrebbe mai voluto infiltrarsi fortuitamente nella base?

Rabbrividii, sapendo già la risposta.

I Chimeri.

Il cuore cominciò a battere frenetico.  Dopo due mesi di fremente attesa …era arrivato il momento in cui l’avrei finalmente rivisto?  Il  ritmo cardiaco accelerò ancor di più, tanto che cominciò a farmi male il petto.

Razza di stupida. È un’emergenza, e ti metti a fantasticare?!

Scacciai quella voce, e mi concentri sul volto contratto di Kim.

Lei corrispose lo sguardo, riducendo gli occhi ambrati a due fessure  << Andiamo alla sala di comando. Non sono sensitiva, ma ho davvero un brutto presentimento, e credo che si avvererà >>

Mi prese per un braccio, e cominciammo a correre per i corridoi brulicanti di agenti confusi tanto quanto noi.

Per quanto cercassi di evitarli, le mie spalle sbattevano in continuazione con quelle degli altri agenti, tanto che se non ci fosse stata Kim ad ancorarmi il braccio, sarei stata trasportata via dalla corrente.

Arrivai alla sala di comando con le spalle doloranti. Kim invece, sembrava essere in forma.

Aprì la porta di metallo ed entrò a grandi passi. Io la seguii, senza smettere di sorprendermi per quanto quella sala fosse grande.

Monitor e computer enormi, circondavano le pareti, un groviglio di fili e cavi contornavano gli angoli delle pareti, ed erano una vera e propria trappola mortale per farti inciampare.

Un tavolo ovale nero occupava la maggior parte dello spazio restante della sala, contornato da sedie di pelle nera.

Riconobbi David, piegato su un computer, mio padre, che controllava alcuni documenti, Sam, il capo computer, e Richard, l’addetto alla sicurezza.

  << Allora, si può sapere che diavolo sta succedendo qui?! >> esordì Kim, facendo irruzione.

Richard, un uomo sulla trentina, capelli biondi e occhi  verdi, lineamenti spigolosi e aria severa, si voltò verso di lei, e la fulminò con lo sguardo   << Cos’è non ci senti? È un’intrusione >>

Richard era famoso 
nella sede per i suoi modi non proprio gentili, e ne avevo avuto la prova.

  << Grazie, genio! >> tuonò Kim, e una vena di irritazione cominciò a pulsarle sulla tempia  << Voglio sapere i dettagli! Chi cazzo è?! >>

David non aveva badato molto al nostro arrivo, concentrato com’era a guardare i monitor. Aveva solo emesso uno sbuffo leggero, ma allo stesso tempo, tremendamente seccato.

Mio padre invece, mi affiancò immediatamente, facendomi segno di mettermi a sedere, altrimenti sarei stata d’intralcio.

Obbedii in silenzio, mentre gli altri continuavano.

Sam, si portò indietro un ricciolo scuro, e tornò a smanettare al pc ad una velocità sorprendente  << Non lo sappiamo ancora con sicurezza >> disse senza staccare gli occhi dalla sua occupazione  << Mi sto collegando alle telecamere, un attimo di pazienza >>

Tutti si ammutolirono, e nella grande sala rimase solo il ritmico tic prodotto da Sam.

Poi, Richard sbottò  << Tzè, tanto  non ci vuole una grande fantasia per immaginare chi sono! Quei bastardi sono partiti all’attacco! >>

Nessuno rispose. Tutti sembravano essere d’accordo con lui.

Poi, in tutti i monitor, venne proiettata la stessa immagine. Ritraeva due ragazzi, presumibilmente della mia stessa età.

Uno era in piedi, con la schiena poggiata contro il muro e le braccia incrociate al petto.

L’altro, comodamente seduto per terra, aveva i gomiti poggiati sulla ginocchia, e si guardava intorno, con fare annoiato.

La telecamera era distante da loro, e non riuscivo a scorgere con chiarezza i loro particolare estetici.

Ma di una cosa ero più che sicura : non era nessuno dei Chimeri che avevo già conosciuto.

Non era Ryan. Non era Zach.

Involontariamente sospirai, ma allo stesso tempo, privai una sorta di delusione.

In fondo al mio cuore, volevo rivederlo.

  << Li abbiamo bloccati nel corridoio del terzo piano >> disse Sam, rompendo il silenzio.

Guardando le immagini con più attenzione, mi accorsi che erano circondati da due spessi portelloni di acciaio, che impedivano loro qualsiasi via di fuga.

La cosa che mi sembrò più strana, fu che erano...troppo calmi.

Silenziosi ed immobili, non facevano una piega. Non imprecavano rabbiosi contro lo Scudo Rosso, come invece mi aspettavo.

  << Tzè, troppo silenziosi >> Kim scoccò le labbra, verbalizzando i miei pensieri.

David rimaneva impassibile   << Sam, attiva l’audio >>

Con un altro tic, Sam obbedì, e la stanza si riempì dei loro deboli respiri.

Non una parola. Si limitavano a respirare. Come se stessero pazientemente...aspettando.

  << Per arrivare al terzo piano, dove li abbiamo bloccati... >> intervenne mio padre, massaggiandosi il mento  << Devono per forza essere passati dall’entrata principale... e le guardie non fanno accedere senza il dovuto riconoscimento >> si fece scuro in volto   << Dobbiamo controllare. Potrebbero non essere ancora vive >>

  << Tzè! >> sbottò Richard  << Ho ragione io, si tratta di quei bastardi! David! >> tuonò guardandolo furente << Autorizzami ad andare ad arrestarli! >>

Lui non si mosse. Gli occhi azzurri ancora fissi sullo schermo.

  << C’è qualcosa che non quadra! >> intervenne Kim  << Sono troppo calmi! Non si sono fatti beccare fino al terzo piano, e poi fanno scattare l’allarme come dei dilettanti? Non sono convinta!  >> anche lei si rivolse a David  << David, dai a me e alla mia squadra il compito di catturarli! >>

Richard si irritò  << Credi di essere migliore di me?! >> sbraitò.

Lei lo fulminò con gli occhi ambrati  << Siamo più adatti >>

  << Silenzio! >> tuonò David, visibilmente irritato  << Richard. Mobilita la tua squadra. Andremo a prenderli. E manda alcuni dei tuoi a rafforzare la sorveglianza nella cella di Misa Albam. Ho diversi motivi per pensare che siano qui per lei >>

Richard sorrise trionfante mentre Kim fece per ribattere, ma David la precedette  << Kim. Tu prendi alcuni dei tuoi. Affiancherete Richard  tenendo sotto tiro quei due nel caso giocassero qualche brutto scherzo >>

Entrambi borbottarono qualcosa di indefinito, ed uscirono dalla stanza, facendo a gara per chi oltrepassava la soglia per primo.

  << Non occorrerebbe anche qualche arciere, David? >> chiese mio padre, visibilmente teso.

Ero più che sicura che Evan avrebbe fatto i salti di gioia se avesse potuto partecipare.

L’uomo scosse la testa  << È inutile mobilitare anche la squadra di Joshua. Sono solo in due, poi. Cosa potrebbero fare di tanto eclatante? >>  poi rivolse lo sguardo a me, per la prima volta da quando ero entrata nella stanza   << Te la senti di partecipare? Potrebbe servire il tuo sangue per renderli inoffensivi >>

Indugiai   << Non bastano i Blood Bullet? >> chiesi.

Lui parve indispettirsi   << Precauzione >> rispose secco.

Sobbalzai ed annuii  << Vado a prendere la spada >>

Uscii dalla sala velocemente, diretta nella stanza degli allenamenti, per riprendere l’arma.

Il cuore era in tumulto. Anch’io come Kim, avevo un brutto presentimento. Sembrava troppo semplice. Troppo scontato.

Sembrava una trappola.

Raggiunsi la stanza col fiatone e vi trovai Kyle che parlottava con Dan.

  << Sono i Chimeri? >> mi chiese immediatamente Kyle.

Annuii, prendendo la spada dal muro   << Sembrerebbe di si >>

Dan corrucciò la fronte  << Cosa hai intenzione di fare, Rebecca? Combatterai? >>

  << David ha detto che potrebbe servire il mio contributo >>

Kyle si accigliò e precedette Dan nel parlare  << Allora vengo anch’io >>

  << Ci sono già la squadra di Richard e quella di Kim >> lo rassicurai   << Non credo che correrò dei rischi >>

Lui non sembrò convinto. Fece per ribattere, ma fu il turno di Dan di precederlo  << Quanti sono? >> volle sapere.

  << Due >> risposi.

Dan si massaggiò il mento   << Mobilitare sia Richard che Kim, insieme a te, per sole due persone? >> pensò ad alta voce   << A quanto pare il nostro David non si sente tranquillo >>

Mi stupii. Allora anche lui pensava ci fosse qualcosa che non andava.

Rafforzai la presa sulla spada   << Non so cosa gli passi per la testa.. >> dissi << Ma sarà meglio che vada >>

Kyle stava per dire qualcosa, ma fu nuovamente interrotto.

  << Becky! >>

Quattro voci mi chiamarono contemporaneamente. Mi voltai, e vidi Kim, Amy, Susan e Derek davanti alla porta.

  << Ragazzi... >> sussultai. Avevano tutti una pistola in mano. Kim portava addirittura sulle spalle file intere di proiettili.

  << Vieni anche tu? >> volle sapere Derek. Sembrava avere parecchia fretta.

Annuii e mostrai la spada.  << Andiamo >>

Kyle mi fu alle calcagna, con una spada in mano. Mi irritai  << Ho detto che non ce n’è bisogno >>

Lui guardava avanti a sé  << Mi preoccupo per te. Non posso farci nulla >>

Non trovai nulla da ribattere, così stetti in silenzio, avvertendo un calore alle guance.

Camminammo velocemente per il corridoi, fino a raggiungere Richard ed i suoi uomini. Eravamo di fronte al massiccio portellone di acciaio grigio. Al di la di esso, ci attendevano i nostri due inattesi ospiti.

Richard ci guardò uno per uno, sbuffando sonoramente.

Amy mi si avvicinò, parlandomi in modo che potessi udire solo io.  << Lo sai no, che se quei due si sono introdotti qui, c’è sicuramente qualcosa sotto. Avranno un piano >> fece una pausa  << Con la loro cattura, saremmo un passo più vicino a Ryan ed Hudson >>

Il cuore ricominciò al corsa, ed annuii. La tensione mi stava logorando le pareti dello stomaco, ma mi sforzai di rimanere comporta.

Non potevo essere così agitata ogni volta che dovevo combattere.

  << Pronti? >> tuonò la voce di Richard.

Kim non aspettò il nostro assenso:  << Ovviamente >> rispose, in tono di sfida.

L’uomo biondo fece un cenno verso la telecamera che ci stava inquadrando   << Aprite il portello! >> esclamò.

Kyle sguainò la spada, buttando il fodero per terra, dietro di noi, e mi ritrovai costretta a fare altrettanto.

Vidi i miei compagni rafforzare la presa sulle pistole.

Ci fu un rumore assordante e grave.

Nell’aria si respirava tensione allo stato puro. L’adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene.

Guardai con il cuore in tumulto il portellone che si alzava lentamente,  portandoci faccia a faccia con gli indesiderati intrusi. 
  
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