Che schifo.

Puzza di alcol e mille droghe che t’iniettano in vena.

Un ragazzo provò a portarsi una mano alle tempie per massaggiarle.

<< Ehi, mostro, alzati! Non sei degno di stare a terra mentre il tuo Padrone parla! >>

Ecco un idiota che avrebbe eliminato più che volentieri.

<< Stammi a sentire quando parlo! >> urlò l’altro mollandogli uno schiaffo talmente forte da farlo cadere a terra. << Devi essere venduto. Oggi verrà un acquirente che deciderà se tenerti in vita o meno. Se ti sceglierà, sarai per sempre fedele a lui e lui soltanto. Altrimenti riceverai la tua condanna. Hai capito, schiavo?! >>

<< Sì. >> dunque dipendeva tutto da questo “Signore” che sarebbe arrivato da lì a breve…

<< Tsk, sei fortunato che il capo ti voglia senza altre ferite, altrimenti t’insegnerei l’educazione seduta stante. Hai capito, feccia?! >>

Il ragazzo restò in silenzio.

L’uomo se ne andò indignato, ma non prima di aver mollato un calcio al fianco del prigioniero.

<< Non vedo l’ora di conciarti per le feste quando ti rifiuterà. >> rise diabolicamente chiudendo la porta di ferro alle sue spalle.

Un rumore ritmico di passi riempì i corridoi vuoti, o meglio, privi di guardie poiché ogni cella conteneva uno schiavo che doveva essere venduto. C’erano sia uomini che donne in quel posto dimenticato da Dio. Un ragazzo era incatenato al muro, i biondi capelli coprivano gli occhi di uno stupendo azzurro cielo. Nella cella di fronte alla suo, una giovane ragazza dai lunghi capelli corvini e gli occhi come due perle lo fissavano tristemente. La maglia lercia era piena di strappi e tagli attraverso i quali si vedevano le numerosissime cicatrici. Lei, essendo una donna, non subiva questo tipo di torture. Le schiave erano usate solo per i piaceri personali dei soldati o altri, ma venivano condannate a morte se uscivano incinte da questi rapporti. Lei era molto apprezzata, tanto che chiunque approfittasse di lei usava il contraccettivo. Vide un paio di guardie avvicinarsi alla cella del giovane il quale di recente aveva ricevuto una serie di frustate.

<< Bene bene bene.. >> disse canzonatorio uno dei due, di nome Kotetsu. << Che bella volpachiotta abbiamo qui… potremmo divertirci… >>

<< LASCIATELO STARE!!! >>

Izumo e Kotetsu si fissarono per poi guardare la cella alle loro spalle. Hinata aveva gli occhi perlacei sgranati ed un leggero affanno. Era stata lei ad urlare e imperterrita continuava con lo stesso elevato tono di voce: << Lasciatelo in pace! Cosa vi ha fatto?! Stava lì a soffrire in silenzio! Non ha emesso un lamento! Perché gli fate questo?! >> la voce cominciò a tremare tanto che abbassò il tono quasi a ritrovarsi sussurrando: << Siete dei… >> si bloccò impallidendo. I due ora avevano aperto la sua cella e la fissavano da meno di un metro di distanza.

<< Bene, bambolina. Visto che ci tieni tanto a lui... allora prenderemo te al suo posto. Non sei contenta di fare l’eroina? >>

<< Zitto, Kotetsu. Lo sai che non possiamo. Lei è la preferita del capo, non si può frustare. >>

<< Hai ragione, ma io ho in mente ben altro… >> disse leccandosi le labbra, gesto che fece rabbrividire la giovane ragazza il cui sguardo saettava tra i due e il biondo alle loro spalle che riuscì a dire tossendo: << È facile prendersela… con una ragazza… >> le guardie si voltarono verso di lui che era visibilmente affaticato. Il ragazzo li fissava con ira mentre dal collare stretto intorno al collo colavano delle gocce di sangue.

<< Tsk, il mostro ha ancora la forza di parlare. >>

<< Perché… prendervela con… una ragazza…? >> il suo corpo fu violentemente scosso da un attacco di tosse. << Cosa ci guadagnate? >> chiese dopo aver riacquistato la voce.

<< Per me ha parlato troppo. >> affermò sicuro Izumo, frase che venne immediatamente condivisa da Kotetsu.

<< Sai, ho proprio voglia di provare la mia nuova frusta… >> continuò imperterrito.

L’altro lo guardò interessato: << Quello con le spine? >> l’altro annuì in risposta.

<< Vi prego… >> calde lacrime rigarono il volto della corvina. << … lasciatelo in pace… ma cosa siete, bestie? Guardatelo! Quando è stato versato tutto quel sangue? Neanche in guerra! >>

<< Per me parli troppo anche tu, Bambolina. >>

Un colpo.

Dolore.

Buio.

NY: Bine, bine, sono tornata!!! ^O^/

Naru: Ecco: è tornata la mia rovina! Y.Y

NY: Ma dai! Che esagerato!

Sasu: Io ci sono?

NY: *usa Naruto come scudo* No… è una NaruHina…

Sasu: *aura nera* Come, prego?!

Naru: Suvvia, Sasu! °A° Ogni tanto posso essere anche io il seme, no?

NY, Sasu: No u.u

NY: Fidati, tesoro mio bello, un altro po’ e anche con Hinata saresti uke! XD

Naru: Lasciamo perdere! -.-’

Bene! Passiamo alle cose serie!

Ragazzi, scusate la lunga attesa(?), ma ho avuto tanto, troppo da fare!

Dopo il diploma non ho capito praticamente più niente e di punto in bianco mi sono trovata all’università senza accorgermene neanche, un altro po’! *ride in imbarazzo*

Ecco l’ennesima mia fan fiction nell’ambito di “Naruto”, spero possa piacervi!

Questa nuova storia sarà non più lunga di undici/dodici capitoli, spero che la seguiate come avete seguito le mie ultime!

Spero di riuscire ad aggiornare anche la prossima settimana (visto che tra otto giorni ho un altro esame, lol XD).

E, come dico sempre…

CIAO GUAGLIO’!!!