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Autore: Kitty For Peace    03/09/2012    5 recensioni
Fine ha ventiquattro anni,una ragazza come tante,che sta per coronare il suo sogno d’amore. Finalmente è arrivato il gran giorno,ma il destino decide di giocarle un brutto scherzo: pochi minuti prima dell’inizio della cerimonia,il fidanzato Shade rimane gravemente ferito a causa di un incidente stradale. Il ragazzo entra in coma,le possibilità di risvegliarsi sono scarse. Fine ogni giorno si reca in ospedale,facendogli ascoltare canzoni e sfogliando vecchi album,ricostruendo la loro vita insieme.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tutte coloro che mi seguono,lasciano una recensione,hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate,''Esmeralda la fenice assassina'' che mi ha messo tra le autrici preferite e chi legge soltanto!Grazie!Questa storia mi sta dando un sacco di soddisfazioni solo grazie a voi!Mille volte grazie!










Capitolo 3












-Fine?Ti senti bene?Ehi!Rispondi!-
Rein mi stava scuotendo mentre io continuavo a fissare il punto dov’era sparito. La mia testa era in fumo.
Perché mi aveva salutata?
E se fosse qualcun altro? E se si sia sbagliato?
E se mi abbia confuso con un’altra ragazza?

Tra tutte quelle domande,non sapevo qual’era la più sensata.
Sentii la voce di mia sorella che rimbombava come un’eco lontana.
-Terra chiama Fine,Terra chiama Fine!Ci sei?-
Finalmente,girai la testa. Ma che ci faceva lì?Ma il Pedagogico non era lontano un kilometro ? Rein non avrebbe mai fatto tutta quella strada a piedi,a meno che non avrebbe la navetta. E poi,come faceva a sapere che uscivo dalla porta del pianterreno? Non sapevo in che sezione era lei!Che vergogna! E cosa doveva dirmi di così importante?
-Ti sei bloccata per minimo cinque minuti. Ma che ti prende?-Mi chiese con aria interrogatoria,cercando di leggere quello che passava nella mia mente in quel momento.
Odiavo il suo sguardo indagatorio,il più delle volte riusciva a capire quello che provavo. Ancora oggi,non capisco come faccia. Vidi una figura dai capelli lunghi e rossi correre affannosamente per le scale.
Alessia,la mia salvezza!
Avrei voluto baciarle mani e piedi,abbracciarla e riempirla di petali,come facevo quando passavano i Santi in processione. Salutai velocemente Rein prendendo la mia salvatrice,dirigendoci verso la macchina del signor Torre.
Entrai nella vettura,chiudendo lo sportello e tirando un sospiro di sollievo.
Il tragitto non fu lungo.
La macchina si fermò in Piazza Portanova,famosa per l’albero che ogni viene installato lì.
Lo vidi molte volte,quand’ero bambina. Uno spettacolo di luci che attirava centinaia e centinaia di turisti. Per non parlare delle meravigliose luminarie,o meglio le ‘’Luci d’artista’’come vengono chiamate ancora tutt’oggi. Ogni anno rimanevo a bocca aperta ,stupita del fatto che venivano costruite con materiale riciclato. Una bottiglia di plastica diventava lo stelo di una splendida rosa,con i petali di vetro multicolore. Uno spettacolo indescrivibile.
Scesi dalla macchina,appoggiando il braccio sullo sportello spalancato,ammirando la piazza e rievocando alla mente quei ricordi. Alessia e il padre mi guardavano stupiti,mentre la rossa mi tirava il braccio.
 Accidenti!Era la seconda volta in mezz’ora che mi imbambolavo!
Il condominio dove abitava Alessia era di un giallo lieve,aveva sei piani.
Doveva essere un po’ antico. Salimmo quattro rampe di scale,finché padre e figlia si fermarono i fronte a una porta in legno,color nocciola,con un tappeto verde all’esterno e una targa color oro con il cognome della ragazza a caratteri cubitali.
Venne ad aprirci una graziosa signora sui quarant’anni,bionda e un po’ bassa. Indossava un grembiule da cucina,con chissà quali ricette stampate sopra. Era sicuramente vecchio,a causa delle scritte illeggibili. A malapena riuscivo a leggere ‘’ingredienti’’e a vedere alcuni disegni rappresentanti gli agrumi.
Appena si entrava,c’era una sala da pranzo,abbastanza grande,con dei mobili antichi. Il tavolo era ricoperto di una tovaglia di plastica gialla e arancione a strisce. La tavola era già imbandita,c’era perfino la pasta nel piatto. Mi diede l’impressione di essere al ristorante,mancava solo un bouquet al centro e i tovaglioli piegati .
Notai con mio stupore che i posti erano cinque. Un altro ospite?
La signora Torre prese giubbini e zaini e li portò in un’altra stanza,per poi accomodarsi a tavola.
Eravamo tutti,tranne …
-Luca!!-urlò la signora,scattando in piedi-a tavola!subito!-
Una figura si fiondò nella sala,con fare scocciato. Si sedette senza neanche salutare e ingurgitò un boccone di spaghetti in un nanosecondo.
-Saluta,prima di tutto!Maleducato che non sei altro!-esclamò la signora Il ragazzo disse un flebile ‘’ciao’’e continuò a mangiare,ignorando tutto e tutti.
Alessia mi s’avvicinò e mi disse che era il suo fratello e che non doveva prendermela se mi aveva ignorato. Più tardi mi avrebbe raccontato meglio.
-Fine,è di tuo gradimento la pasta?Ho preparato gli spaghetti perché non conosco i tuoi gusti,e ho fatto un piatto molto semplice-esclamò la donna con fare gentile.
-Grazie signora,ma non preoccupatevi:mi va bene tutto-risposi.
-Qui non esiste signora!Mi chiamo Amelia –disse con un tono tra il comico e l’arrabbiato
-Va bene!-risposi ridendo.
Subito dopo pranzo,Amelia sparecchiò e si diresse in cucina. Il signor Torre rimase nella sala da pranzo,Luca si fiondò nella sua stanza.
La camera di Alessia e del fratello era molto piccola per due persone.
Era color del cielo,con alcune cornici sparse sulla parete. L’armadio era un beige molto chiaro,quasi bianco. Era tappezzato di foto.
Al centro della stanza si trovava il letto a castello. Alessia dormiva sotto,e si poteva notare dalla tendina di perle rosa che lo copriva. Luca invece dormiva sopra,la sua piccola parte di parete era piena di poster e aveva una mensola ricca di CD di non so quale band. Sulla parete a destra c’era il balcone,di medie dimensioni,che dava sulla piazza. Sulla parete di fronte al letto a castello,c’era una scrivania alta quansi quanto la parete,contenente i libri scolastici,che occupavano tre mensole. Infine,c’era un computer fisso,nero e bianco,che forse era utilizzato da entrambi. Il tutto in uno spazio ristrettissimo.
Luca dormiva,anzi russava beatamente.
Alessia sollevò la tenda di perle e accese la minuscola abat-jour che si trovava su una mensola.
Chiuse subito la tenda e si sedette come gli indiani. Sul lettino,coperte dalla tenda,con la luce fioca dell’abat-jour,sembrava che dovessimo pianificare un omicidio.
-Mio fratello è un po’ sbruffone,non prendertela se a malapena ha salutato a pranzo-disse Alessia mortificata.
-Non preoccuparti,non fa niente-dissi io sorridendo.All’improvviso,fui colta dalla curiosità. Dato che conosceva quasi tutto l’istituto,ed essendo amico del cugino,anche se non si parlavano,Alessia poteva conoscere Shade.
-Senti ti vorrei chiedere una cosa … sai per caso dove abita Shade della III°F?-
La domanda uscì dalla mia bocca di getto,senza pensarci due volte. Mi pentii di averlo fatto. E se non lo conosceva?Che figura avrei fatto?
-Sta a Fratte-rispose lei senza degnarmi di uno sguardo,intenta a prendere qualcosa sotto il letto.
-Fratte?Ma che paese è?-chiesi stupita.
Ma che stava dicendo?Era forse il nome di un aeroporto?
-è un quartiere-rispose lei guardandomi,prendendo uno stereo. Notò ancora la mia confusione e aggiunse- di Salerno-
Quindi abitava lì! In quella città! Il cuore cominciò a battere così velocemente dalla gioia,che a momenti sembrava sul punto di scoppiare. Lui,abitava lì,a poca distanza dal palazzo in cui mi trovavo!Il solo pensiero che eravamo a pochi kilometri di distanza,mi martellava in testa. Non eravamo poi così lontani!Come avrei voluto scattare in piedi,correre fuori,prendere la prima navetta di passaggio e andare a Fratte!Provavo una gioia immensa solo a pensarci. Ma di colpo,mi assalì il dubbio. Mi fermai un istante,e forse anche il cuore si fermò.






Un momento … Perché sono così felice?
  
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