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Autore: TheDreamSeller    04/09/2012    2 recensioni
Perchè tutto ciò che Finnick vuole, quando vede quelle folle, è chiudere gli occhi. Quegli sguardi lo dilaniano, quelli sguardi lo uccidono. E in un certo qual modo, è grato, in un modo deviato, a tutta quella gente. Nei loro occhi lui è ininfrangibile. Nei loro occhi lui è un eroe. Quello che loro non sanno, però, è che lui si è sgretolato ormai molto tempo fa. E niente sarà in grado di rimettere insieme i pezzi.
Accenni di Finnick/Annie
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve popolo di EFP. Salve fandom di Hunger Games.
Una breve one-shot su Finnick-perchè io amo quel ragazzo-, e su cosa voglia dire essere un vincitore.
E' un esperimento, una cosa introspettiva, ma spero che la Fortuna sia sempre a mio favore. E anche a Vostro, ovviamente.
Buon divertimento. 
AK


La cosa che Finnick odia di più di Capitol City sono gli sguardi. Sono ovunque, nella massa colorata che circonda il suo arrivo a Capitol, e lo mangiano, lo divorano.
Chiude gli occhi in quello che pare un segno di gioia, nel tentativo di evitare gli sguardi. Perchè con ogni occhiata finta che quella gente gli lancia, lui sente il ragazzo spaventato del Distretto 4 sparire ancora un po’.
E’ ironica la cosa, si dice, perchè quel ragazzo è morto negli Hunger Games. Ne è sicuro, ne è convinto. Eppure, quando incontra quegli sguardi, sente il suo essere venire dilaniato. Ancora, e ancora, e ancora. Un giorno di questi lo uccideranno. Di nuovo.  E si porteranno con loro lo scrosciare delle onde, l’odore salmastro della sua pelle e i giorni in cui, con le spalle bruciate dal sole, mentre aiutava suo padre a fare le reti, una conchiglia veniva portata dal mare ai suoi piedi.
Finnick aveva provato ad abituarcisi. Ai colori, alle acconciature strambe, ai maglioncini fuxia attillati ornati di piume, ma Mags gliel’aveva detto subito. Non ci si abitua mai; a vendere il proprio corpo non ci si abitua mai.
La cosa che lo spiazza di più, invece, è come le donne di Capitol City lo trattino. Non lo vogliono per il sesso, non solo per quello, almeno. Lo vogliono perchè è un Vincitore. Ed è bello, e invincibile nei loro occhi. Avere un rapporto sessuale con lui, negli occhi di quelle creature dalla pelle e dagli occhi tinti da tinture create nei Distretti, appare come qualcosa di catartico. Come se anche loro, unendosi a lui, fossero in grado di condividere la sua forza nel soddisfare la loro infinita lussuria.
Finnick non riesce a comprenderlo. Nello specchio, dopo che ha scopato con una di loro, lui vede una creatura sporca. E non servono la faccia d’angelo o il corpo perfetto per ovviare a tutto lo sporco che gli si è accumulato dentro. Di solito vomita, si rannicchia sul letto, e rivive momento per momento i suoi Giochi. Rivede ogni possibilità che aveva per morire, e si chiede perchè ha lasciato che l’istinto prendesse il sopravvento. Nei suoi occhi, lui, è solo una sporca puttana.
Non ha visto gigolò per le strade della Capitale, ma sa che anche se ci fossero dei bordelli di lusso,  le donne di sicuro non ne approfitterebbero. Sono cose troppo volgari per le eleganti e stravaganti regine della capitale. Un Vincitore, però, no. Un Vincitore è forte, e fiero, e ininfrangibile. Ed è per questo motivo che vogliono essere dominate da lui. E’ un eroe, portarselo a letto vuol dire così tante cose per loro; avere soldi sufficienti per comprarlo, acquisire forza e potersi vantare con le amiche. E’ per questo che gli parlano come al più tenero degli amanti. E’ per questo che gli rivelano i loro segreti. 
Gli uomini, invece, sono molto più elementari. O vogliono una scopata, o una storia d’amore che non potranno mai avere.
E’ forte lui, nei loro occhi. E bellissimo. E ininfrangibile. E’ un eroe. E' Finnick Odair. E la Fortuna è sempre stata a Suo favore.
E in un certo senso è grato a quella gente. In un modo strano, deviato; almeno loro lo vedono per quello che non è. E il dovere apparire integro, alle volte, gli fa pensare di non essere poi così distrutto, così lacerato.
La realtà, però, è che lui è andato in pezzi il giorno in cui ha visto il suo nome essere sorteggiato alla Mietitura. Si è sgretolato con la voce di Templesmith che annunciava l’inizio della sessantacinquesima edizione degli Hunger Games. E’ imploso con la stessa violenza con la quale ha vinto.
Ma questo ai suoi amanti non importa, non se ne rendono conto, e quindi continuano a richiederlo.
Quando scopa con quelle donne, Finnick non pensa mai ad Annie. Lei è bella, e innocente. In quelle stanze non deve entrarci. E le donne di Capitol sono così diverse da Annie. Certo, anche loro sono belle – secondo gli standard di Capitol-, ma le loro forme giunoniche sono ben lontane dal corpo minuto di Annie, e le loro braccia non sono altrettanto magre. I loro seni straripano dalle sue mani, nelle quali quelli di Annie stanno alla perfezione. I loro capelli sono i lisci, i suoi annodati. I loro occhi sono seducenti, i suoi stralunati. E nonostante ciò, nonostante siano così diversi, dà loro lo stesso piacere che vorrebbe dare a lei, ma che non osa. Farebbe troppo male. Lei merita molto di più di così.
Finnick vomita, dopo ogni amplesso, ma esce con le tasche piene di segreti e la garanzia che non la toccheranno.
Vomita, dopo ogni amplesso, ma almeno lei l’ha tenuta fuori da tutto quello schifo.


Nessuno di coloro che partecipa agli Hunger Games dovrebbe sopravvivere, secondo lui. Perchè i Giochi sono facili. La parte dura è la vita. Le folle colorate lo accolgono, e ha molti più soldi di quanti gliene servano, ma nel Distretto, dove la gente muore di fame, tutto ciò che vedono è un assassino. Un assassino, che però gli ha portato ancora olio e provviste per un anno. Un assassino che ormai non ha più le labbra screpolate dal sale e la cui pelle non ha più odore di pesce, nè di salmastro, nè di casa. Gli passano accanto, e lo guardano come se loro, al suo posto, non avrebbero usato quel tridente per salvarsi la vita. I vecchi pescatori, con la pelle bruciata dal sole, lo guardano e scuotono la testa. “Suo padre sì che era un brav’uomo” mormorano.  E accelerano il passo. E lui amareggiato. Suo padre era un brav’uomo, ma per colpa sua non ha neanche una tomba.
 Al mercato , fra i pacificatori, le persone lo guardano come se tutto fosse troppo semplice per lui. Le prostitute lo invitano,lui scuote la testa, e quando vede il sollievo e il rimorso al tempo stesso nei loro occhi, fa loro un po’ di carità. Qualche pesce, qualche soldo, una vecchia maglia che non indossa più. Perchè le capisce solo in parte, e vedere il rimorso fa molto più male del sollievo.
Saluta le folle viola e verdi, e per non farsi lacerare ancora chiude gli occhi, e pensa ad Annie e alle sue labbra screpolate. Ai suoi baci, alle sue carezze, alla sua risata cristallina che aleggia in riva al mare. Pensa a Mags e al suo volto rugoso, alle sue parole indistinguibili.Pensa allo scrosciare delle onde e alle conchiglie sulla spiaggia. Pensa a casa, e chiude forte gli occhi, perchè almeno quella non gliela porteranno via. Perchè anche se è un Vincitore, almeno in parte, è ancora vivo. Almeno in parte, esiste ancora.

  
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