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Autore: FairyCleo    06/09/2012    4 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Rivelazioni


Non era una cosa plausibile. Assolutamente, non poteva essere definita come tale. Quello che aleggiava davanti ai loro occhi atterriti non poteva affatto essere Logan. Se davvero fosse stato lui, ciò avrebbe significato che la sua anima aveva trovato dimora in Purgatorio, e il nostro Ian era più che certo che se ci fosse qualcuno meritevole del Paradiso, quello era proprio Logan.
Senza troppe esitazioni, ma con il cuore in gola, il moro cacciatore, l’uomo di ferro, era sceso dall’auto, lasciando la portiera aperta. Inutili erano state le urla dei suoi amici che lo avevano pregato di attendere. Inutile era stato il tentativo di Dean di fermarlo. Era più che deciso a fare chiarezza su quella faccenda, perché se davvero si trattava dell’anima di colui che gli aveva fatto da padre, aveva tutte le intenzioni di scoprire cosa gli fosse capitato, di capire per quale assurdo destino il suo spirito non avesse avuto la destinazione che il cacciatore era certo meritasse.

“Logan!” – lo aveva chiamato a voce piena, mostrandosi fiero e forte, proprio come egli gli aveva insegnato ad essere – “Sei davvero tu?”.

Lo spirito era avanzato come qualunque altro spirito, scomparendo e riapparendo in una frazione di secondo davanti al ragazzo a cui aveva fatto da padre.
Il suo viso non era più il viso che egli conosceva così bene. Era un viso scarno, spaventato dagli orrori cui era stato testimone. I suoi occhi erano dilatati e rossi, e le sue labbra erano spaccate, e quasi piegate in una smorfia di dolore insopportabile.

“Ragazzo mio…” – aveva detto, con la voce di chi non proferiva parola ormai da tempo – “Ragazzo… Finalmente ti ho trovato”.
“Mi hai trovato?”.

Ian era sempre più confuso. Davvero non riusciva a comprendere il vero significato di quelle parole. Perché Logan lo stava cercando? Era stato un cacciatore, sapeva fin troppo bene che trascorrere troppo tempo nel mondo dei vivi poteva mutare radicalmente la natura di uno spirito, fino a renderlo una bestia crudele e senza scrupoli.

“Ian, che cazzo vuole questo? Sta attento!” – lo aveva messo in guardia Dean, portandosi al suo fianco. Non poteva permettersi di perdere un altro alleato, e soprattutto non poteva permettersi di perdere un altro amico.
“Lui non mi farebbe mai del male. Di questo sono certo. Ti farebbe mai del male, tuo padre?” – gli aveva chiesto, con aria quasi di sfida.

Così, deciso a scoprire quello che Logan volesse dirgli, Ian gli aveva rivolto un’altra domanda, sperando di avere finalmente una risposta chiara.

“Che vuoi dire, Logan? Perché mi cercavi? Perché sei finito in mezzo alle anime purganti?”.
“Perché quello è il posto che mi è stato designato”.

Non riusciva ad accettarlo. Logan aveva fatto solo del bene in vita sua! Perché era stato condannato a tutto ciò?
Era ingiusto. Terribilmente, crudelmente ingiusto.

“Ma…”.
“Non è il momento per pensare a questo, ragazzo. Dovete stare attenti. Loro sono ovunque, e ci stanno osservando” – aveva detto, solenne.
“Loro chi? Di chi stai parlando?” – gli aveva chiesto Dean.
“I Leviatani. Loro vogliono controllare il mondo. Vogliono divorare ogni essere umano fino a sterminare la nostrarazza. Vogliono che il mondo diventi solo loro. E poi, vogliono distruggere anche quello”.

Purtroppo per lui, Ian aveva sperato invano fino all’ultimo che Logan non fosse un ambasciatore di sventure.

*

“Che diavolo vuoi?” – gli aveva chiesto bruscamente Colin, parandosi davanti a Castiel. Il ricordo del racconto dell’ex-angelo era ancora vivo in lui, e non poteva dimenticare l’orrore e la paura negli occhi e nella voce dell’amico mentre rivangava quell’evento così nefasto. Sapeva bene di non avere alcuna possibilità di farla franca con un demone, e soprattutto non con un demone di quel calibro, ma non gli avrebbe permesso di fare del male a Castiel. Perlomeno, gli avrebbe dato il tempo di scappare se Crowley avesse deciso di ucciderlo.

“Che scortesia occhi blu! Si può sapere che cosa ti ho fatto, ragazzino?” – Crowley aveva mosso qualche passo verso di loro, sorridendo sarcastico. Sapeva benissimo cosa aveva fatto, e ne andava fin troppo fiero - “Micino, vorresti dire al tuo amico di abbassare la guardia? Che senso ha prendersela tanto per una cosa che non lo riguarda neppure, poi!”.
“Non osare dire che non mi riguarda lurido pezzo di…”.
“Lascia stare Col” – lo aveva ammonito Cass, facendosi coraggio e posandogli una mano sulla spalla a mo’ di conforto – “Lui è fatto così. Va e viene, e lo fa solo per prendersi ciò che vuole”.

Gli occhi di Cass non si erano staccati neanche per un istante dal volto furbo di Crowley. Sapere che voleva qualcosa era un conto, ma intuire di cosa si trattasse era tutt’altra faccenda.

“Mi conosci bene, gattino… Davvero bene! Complimenti!” – e aveva preso un volume rilegato in pelle tra le mani, cominciando a sfogliarlo con disattenzione – “Ma non è il momento adatto per perdersi in convenevoli, non trovate? Sono qui per discutere di affari. E credimi, gattino, avrei preferito parlare con te da solo, ma visto che questo ragazzino si è preso una bella cotta per te e non fa che seguirti come se fosse la tua ombra, non ho potuto fare a meno che coinvolgerlo”.

A quell’affermazione, il povero Colin, preso completamente alla sprovvista, era arrossito violentemente, non riuscendo a fare in modo che Castiel non lo notasse.

“Ma che cosa stai dicendo?” – aveva chiesto Cass a Crowley, piegando la testa di lato come era solito fare quando non era in grado di comprendere qualcosa – “Che cosa sta dicendo Col?”.

“Niente di importante micino mio! Avrete un sacco di tempo per discutere sulle faccende di cuore! Ora, se volete scusarmi, avrei da fare, quindi, se vi è di troppo disturbo, gradirei che veniste con me in un luogo decisamente meno noioso e silenzioso per poter discutere tranquillamente di affari”.
“E chi ti dice che verremo con te?”.

Proprio in quel frangente, la bibliotecaria si era fatta nuovamente viva, stavolta con l’intenzione di cacciare fuori i due ragazzi maleducati e l’uomo dal soprabito nero che si era unito a loro.

“Ora basta! Fuori di qui, tutti e tre! Questo è un luogo di silenzio e voi…!”.

Ma non aveva finito la frase, perché che un solo schiocco delle dita, Crowley le aveva torto il collo, facendola stramazzare al suolo come una bambola di pezza.

“Oh mio Dio! Oh mio Dio! L’ha uccisa! Cass, l’ha uccisa!” – Colin era troppo sconvolto per pensare lucidamente. Aveva appena visto una donna morire, e forse, anzi, quasi sicuramente, era anche colpa loro.

“Sta attento occhi blu a come nomini Dio” – lo aveva ammonito il demone, guardandolo dritto negli occhi – “Dopotutto, il nostro amico qui era pur sempre un angelo”.

*


Dean non credeva che quello fosse possibile. Ne aveva visti di adesivi incollati sui lunotti delle macchine, ma dubitava di trovarne uno recante la scritta “fantasma a bordo”. Ma, purtroppo per lui e per il resto dei passeggeri, quello che era seduto sul sedile posteriore proprio accanto ad Ian, era un fantasma in carne ed ossa. O forse, sarebbe stato meglio dire in spirito ed ectoplasma.
Se c’era una cosa positiva in tutto quello era che finalmente era rientrato in possesso della sua bambina, e che François, seduto accanto a lui, non aveva pronunciato parola, continuando a guardarsi le spalle come se il fantasma ce l’avesse con lui e fosse venuto lì per ucciderlo da un momento all’altro.
Ian si trovava ancora in una fase di accettazione. Stava cercando di accettare che il suo papà surrogato fosse finito in Purgatorio e che la sua anima fosse una di quelle a cui stavano dando la caccia.
Come poteva avercela così tanto con lui il maledetto destino? Prima gli toglieva il padre, poi il fratello, poi l’uomo che lo aveva cresciuto per restituirglielo sotto forma di essere da rispedire al mittente.
Non riusciva davvero a trovare le parole giuste per formulare un qualsiasi tipo di domanda che potesse aiutarlo a risolvere quel rompicapo. Di certo, Logan faceva molta fatica a mostrarsi a loro, e lo avevano potuto notare dal fatto che ad intervalli piuttosto regolari la sua figura svanisse per qualche istante, proprio come un’immagine su di un vecchio televisore a cui era stata montata un’antenna difettosa.

“Allora… Logan!” – aveva esclamato Dean, ad un certo punto, cercando di rompere il ghiaccio – “Che cosa sai esattamente sui Leviatani? Come fai a sapere che ci stanno seguendo?”.
“Non ho detto seguendo, ho detto osservando. Loro sono ovunque, sono chiunque, e non hanno bisogno di seguirvi come dei cani per sapere quali sono le vostre mosse”.

‘ Ci mancava il fantasma puntiglioso ‘ – aveva pensato Dean, roteando gli occhi al cielo.

“Perfetto! Ci mancava solo l’esercito di masticoni sparso per la terra! Complimenti Matt Groening!”.
“Chi?” – gli aveva chiesto François.
“Oh, davvero non sai chi è…? Andiamo amico! Stai scherzando?”.
“E perché dovrei? Io…”.
“Non è questo il momento di scherzare, ragazzo!” – aveva tuonato Logan, e in quell’istante la macchina aveva accelerato all’improvviso, e senza che Dean facesse qualcosa a riguardo.
“Ehi! Ehi! Sta calmo bello! Non combineremo molto se ci farai finire spiaccicati sull’asfalto! Torniamo al dunque, perché ci sorvegliano, e come fai a saperlo?”.

Ian era grato a Dean per quello che stava facendo. A volte, anche l’uomo di ferro può cedere di fronte a qualcosa che non si aspetta.

“Loro vogliono controllare il mondo” – aveva ripetuto Logan – “E poi vogliono distruggerlo”.
“Sì, questo lo abbiamo capito. Ma perché? E come? E, soprattutto, tu come fai a saperlo?” – lo aveva incalzato Dean.
“Io li ho sentiti. Tutti li abbiamo sentiti. Mentre scontavamo le nostre pene in Purgatorio. Credetemi, non è il posto che pensate voi tutti. E’ molto, molto peggio. Vi dimorano le bestie più crudeli. La Madre che avete conosciuto era solo una di esse. Ma i Leviatani… i Leviatani sono a capo di ogni cosa, e non vedevano l’ora di tornare sulla Terra per distruggerla”.
“Ma perché?” – aveva chiesto François, ritrovando un po’ del suo coraggio – “Che cosa vogliono esattamente?”.

Prima di rispondergli, Logan lo aveva osservato a lungo, per poi rivolgergli parole molto dure.

“Io so chi sei tu. Io ti ho visto. Tu hai dato loro l’angelo. Sei stato tu a consegnare ai Leviatani l’angelo Castiel”.

Il cacciatore non aveva osato replicare. Sapeva perfettamente di aver sbagliato, proprio come sapeva di non potersi giustificare in nessun modo.

“Questo non ha più importanza” – aveva detto Ian, con voce sicura – “Lui è dalla nostra parte, adesso. Vuole rimandarli indietro, proprio come noi”.

L’espressione di Logan era mutata ancora, diventando ancora più cupa e smarrita.

“Tu vuoi mandarmi via, non è vero? Vuoi rispedirmi in quel buco, non è vero?”.
“Logan, io…”.
“Ti ho cresciuto! Io ti ho cresciuto e tu vuoi mandarmi via!”.
“Non è lui a volerlo fare” – era intervenuto Dean, serio – “Sai che questo non è più il tuo posto. E fidati, stai parlando con uno che sa quello che provi. Ho trascorso decenni all’Inferno, e posso assicurarti che ho sperato in ogni singolo istante che qualcuno venisse a salvami. Ma sai meglio di me che questo non è più il tuo posto e, a meno che qualcuno lassù non decida che è arrivato per te il momento di ritornare fra i vivi, dovrai tornare laggiù”.
“Le tue parole sono pesanti come macigni, ragazzo” – si era lamentato Logan – “Forse, il tuo amico angelo…”.
“Come ben sai non è più un angelo e non è neppure più mio amico. Oh, e piccolo particolare, si trova in mano ai Leviatani, come ci hai fatto notare”.
“Ti sbagli” – lo aveva corretto Logan – “Lui non è più con i Leviatani. Lui non gli interessa più”.

*


Colin, Cass e Crowley erano usciti dalla biblioteca, per recarsi in un luogo più “appartato” dove poter discutere. La scelta era ovviamente stata effettuata da Crowley, che aveva designato come luogo della riunione un vecchio magazzino abbandonato.

“Interessante location…” – aveva borbottato Colin, guardandosi attorno spaurito.
“Sono fin troppo avvezzo a posti come questo” – aveva commentato Castiel – “Tu non sai quanto male ho fatto celato da mura identiche a quelle che stai osservando”.

“Ma come siamo nostalgici!” – Crowley era apparso qualche minuto dopo di loro, con in viso stampato il suo solito sorriso malvagio – “Allora, cosa posso offrirvi? Un po’ di cognac? O preferite, che so, della limonata? Eh, bambini miei?”.

Colin non sopportava il fare provocatorio di quel demonio. Li trattava come se fossero due mocciosi, e se nel suo caso poteva anche essere vero, non di certo lo era per Castiel. Il fatto che lui non avesse più i suoi poteri non lo autorizzava a comportarsi come se fosse un lattante.

“Ho accettato di seguirti solo per sentire ciò che avevi da dirmi. Parla Crowley. O andrò via da qui”.
“Oh! Davvero? Tu andrai via da qui? E come pensi di fare? Pensi di poter andare via a tuo piacimento come quando avevi le tue belle ali? Eh? Vorresti fare così?”.

Le parole di Crowley avevano ferito profondamente l’ex-angelo, che aveva gli occhi rossi di rabbia.

“Tu godi del dolore altrui. Tu…tu sei…”.
“Un mostro? Uno scherzo della natura? Sappi, micino, che ora come ora non sei molto diverso da me!”.

Purtroppo per lui, Crowley aveva ragione.

“Bene, ora che ho catturato la vostra attenzione, vorrei mettere in chiaro un paio di cosette. Giusto per metterci una buona volta l’anima in pace. O almeno, questo vale per chi un’anima ce l’ha ancora. Bene! Mettiamoci comodi! Ci sono un bel po’ di cose di cui dobbiamo discutere”.

E i due poveri malcapitati si erano seduti su due poltrone portate lì per l’occasione, cercando di mantenere il più possibile la calma, o una parvenza di essa.

“Amici miei! Vi rinnovo il benvenuto, e vi ringrazio per l’attenzione. Non indugiamo ancora, e cerchiamo di fare l’ordine del giorno. Credo che sia più che ovvio il perché di questa riunione a cui presiedono tre poveri diavoli!” – detto ciò, aveva preso una lunga pausa, camminando avanti e indietro fra le tre poltrone – “Leviatani” – aveva poi asserito – “Voracissimi Leviatani”.

A quanto pare, anche il vecchio re degli incroci temeva le creature rinchiuse in Purgatorio. La cosa che era apparsa davvero strana a Castiel, però, era stato il fatto che non ci fossero altri demoni lì nei paraggi. Che fine avevano fatto gli scagnozzi del nuovo re dell’Inferno?

“So cosa ti starai chiedendo, micino. Che fine hanno fatto i miei leccapiedi! Bè, ti informo che sono in giro ad occuparsi delle bestie dai denti aguzzi. Loro si credono furbi, ma non sanno che noi demoni lo siamo almeno quanto loro”.

Se Crowley era convinto di una cosa del genere evidentemente aveva le sue buone ragioni. Cass e Colin erano però curiosi di sapere quali fossero.

“E so anche quale sarà la vostra prossima domanda! Questo gioco non è poi tanto divertente, sapete?”.
“Un gioco?” – aveva chiesto ad un certo punto Colin, al limite dell’esasperazione per l’impertinenza del demonio che si trovava davanti – “Per te tutto questo non è altro che un gioco? Ci sono in gioco miliardi di vite, vogliono divorarci come spiedini, e tu pensi che sia un gioco?”.

Era talmente furioso da essere scattato in piedi, sotto lo sguardo sorpreso e preoccupato di Castiel e sotto quello stupito e divertito di Crowley.

“Mamma mia occhi blu, che tempra! Che coraggio! Chi l’avrebbe mai detto? Tu l’avresti mai detto, Castiel?”.
“Basta giocare Crowley. Dicci cosa vuoi da noi. Perché se non ci hai ancora uccisi c’è di certo una ragione, e ho come l’impressione che sia io la causa principale di questo tuo interesse”.

A quel punto, il re dell’Inferno aveva indurito il proprio sguardo, sedendosi pesantemente sul bracciolo della poltrona su cui si era accomodato Castiel.

“Che razza di modo di discutere di affari! Ma se è questo che vuoi… Dunque, ti sarai chiesto perché il caro vecchio François sia stato così gentile da giocarti quel brutto tiro e usarti come regalino di benvenuto per i Leviatani, no?”.
“Certamente, ma credo di avere già la risposta in merito. Aveva memoria di quello che gli ho fatto quando in lui albergava mio fratello, non è così?”.
“Però! Un punto per il gattino arruffato! E dimmi, ti sei anche spiegato perché ti hanno lasciato andare dopo averti lasciato qualche ricordino su quella bella pelle candida che ti ritrovi?”.

D’istinto, Cass aveva posato la mano su una delle orrende cicatrici che sfiguravano il suo corpo, rabbrividendo al solo pensiero di essere stato così vicino alla morte.

“Sei abbastanza informato per sapere quanto tutto questo mi stia tormentando. Non ho idea di quello che abbiano fatto con me, così come non so il perché mi abbiano lasciato andare, lasciandomi dei segni indelebili che mi ricorderanno in eterno l’orrore che ho subito”.

“Micino, sei diventato oltremodo melodrammatico! Chi l’avrebbe mai detto! Che ti prende? Cominci a provare quei fastidiosissimi sentimenti umani?”.

Il re dell’Inferno era davvero sorpreso di avere davanti a sé un Castiel così diverso da quello con cui aveva stretto un’alleanza. Doveva ammettere di preferire il vecchio, anche se l’aveva fregato, ma probabilmente, essendo così fragile, sarebbe stato decisamente più condizionabile a proprio piacimento.

“Proprio tu parli di sentimenti umani, re dell’inferno?” – aveva detto Castiel, guardandolo dritto negli occhi.
“Touché. Ma torniamo a noi! Dunque, dicevamo che ovviamente non hai la più pallida idea del perché ti sia stato riservato quel trattamento, no? Ebbene, io credo di sapere perché”.

Il silenzio che aveva seguito quell’affermazione era stato pesante come un macigno. Cosa sapeva Crowley? E soprattutto, come lo aveva scoperto?

“Vedi, micino, c’è una profezia che riguarda i Leviatani, profezia di cui ovviamente sono entrato in possesso, anche se solo in parte”.
“Che vuoi dire?” – aveva chiesto Cass, incuriosito.
“Voglio dire che è scritta su di una dannata tavoletta di argilla, e io sono in possesso solo di una parte di essa, un’altra è in possesso dei simpatici amici Leviatani, mentre la terza e ultima si trova chissà dove in questo vostro fottutissimo prezioso mondo. Che c’è di così difficile da capire?”.

Entrambi i ragazzi avrebbero voluto rispondergli a tono, ma essendo sua maestà così alterato, sarebbe stato meglio evitare di farlo arrabbiare ancora di più.

“Ora, stavo dicendo che sono entrato in possesso di un terzo della profezia, e sono anche a conoscenza di quello che c’era scritto sulla parte che è in possesso dei Leviatani. Non sapete che fatica ho dovuto fare per sottrarre colui che potesse leggerla alle grinfie dei Leviatani”.
“Hanno trovato un profeta e tu l’hai rapito?” – aveva chiesto Castiel, al limite dell’incredulità – “E chi è, se posso saperlo?”.
“Quante domande, micino! Comunque, se ci tieni a saperlo, non si tratta del tuo caro profeta Chuck! Di quell’idiota non c’è più traccia da quando tu e quei due bellimbusti avete fermato l’Apocalisse”.

L’ex-angelo era contento che Crowley non avesse trovato Chuck, ma si chiedeva allo stesso tempo che fine avesse potuto fare quest’ultimo. Possibile che fosse davvero svanito nel nulla?

“Comunque, dicevo che con grande fatica sono riuscito ad ottenere il dannatissimo profeta! Non sapete quanto siano difficili da trovare e da portare via, ragazzi miei!”.
“I profeti sanno di essere tali solo nel momento in cui sta per avverarsi la profezia. Ce n’è uno per ognuna di esse. Uno, e uno soltanto” – gli aveva risposto Cass, sereno.
“Ma che saputello! Mi spiace solo che non ci siano maestrine qui nei paraggi. Ti avrebbero dato davvero un bel voto”.

L’ironia di Crowley aveva davvero stancato Colin, che continuava a domandarsi perché tardasse tanto ad arrivare al dunque.

“Che cosa dice la profezia, Crowley?” – aveva ad un certo punto detto Castiel, diventato estremamente serio.
Il re dell’Inferno, allora, si era girato di scatto, posando entrambe le mani sui braccioli della poltrona e avvicinandosi pericolosamente a Castiel.
“Che per fermare i Leviatani occorre certamente il sangue di un angelo caduto”.

Entrambi i ragazzi erano rimasti senza fiato. Cosa voleva dire esattamente quella frase? Perché occorreva il sangue di un angelo caduto, e cosa significava esattamente? Cosa c’entravano i morsi dati a Castiel?

“Che razza di facce idiote avete tutti e due! Possibile che non capiate?”.
“Che c’è da capire?” – aveva chiesto Colin, al limite dell’esasperazione – “Cass è un angelo caduto, ma questo…”.
“No bambino mio, Cass non è un angelo caduto, Cass è l’ultimo angelo caduto presente sulla Terra, ed è l’ultimo angelo che ha avuto l’onore di vedere il Paradiso”.

L’orrore si era manifestato sul viso di Castiel in maniera così visibile da sconvolgere persino il povero Colin, che ancora cercava di darsi una spiegazione a ciò che aveva appena udito.

“Io… io… li ho…”.
“Sì micino, li hai uccisi tutti durante il tuo delirio di onnipotenza. Giuro che i miei occhi non avevano mai assistito a tanta crudeltà. Credo che neppure io avrei potuto fare di meglio”.

Si era sentito mancare. Era consapevole di aver fatto del male a molti dei suoi fratelli, ma in quel delirio non si era reso conto di aver sterminato tutta la sua famiglia. Di tutti i suoi fratelli, ormai nessuno era più in vita. Nessuno, neppure quelli che aveva amato con tutto il cuore.

“Ma non… non può essere… io…”.
“Fattene una ragione Castiel. Nell’istante in cui hai accettato tutte quelle anime dentro di te, sei diventato un mostro. E, come tale, hai fatto ciò che ritenevi più conveniente. Ma sta tranquillo… non tutti i mali vengano per nuocere!”.

Era troppo sconvolto per poter replicare o porre altre domande. Preferiva che Crowley parlasse da sé.

“Vedete, se ci fossero stati degli angeli in circolazione, sarebbe stato certo come il sole che si sarebbero impicciati di cose che non gli riguardavano, mentre ora, siamo liberi di agire come meglio crediamo”.

Non gli sembrava una motivazione sufficientemente supportata, ma avevano preferito tacere. Erano in una posizione di netto svantaggio, e se volevano sopravvivere dovevano stare buoni.

“Ma ancora non ci hai spiegato il perché dei morsi!” – aveva esclamato Colin.
“Più passa il tempo, più mi convinco di avere a che fare con due perfetti idioti… Ma non preoccupatevi: c’è papino qui, e cercherà di spiegarvi le cose nel modo più semplice possibile. Dunque, che cosa vi ho detto? Che per fermare i Leviatani serviva il…?”.

“Il sangue di un angelo caduto”- aveva risposto Colin.
“Esatto! E secondo voi, con tutti quei bei morsi rossi e lucenti, cosa hanno fatto?”.
“Lo hanno infettato” – aveva risposto Castiel, dopo una lunga pausa di riflessione – “Hanno infettato il mio sangue”.
“Bingo micino mio. Sapevo che riflettendoci ci saresti arrivato senza problemi”.

A quel punto, però, Colin non era più riuscito a trattenersi. Lo sgomento era troppo per poter passare inosservato.

“Ma… ma se hanno infettato il suo sangue… E se lui è l’ultimo angelo caduto sulla Terra vuol dire che noi… che noi non possiamo fermarli?”.

Quella constatazione era stata come una doccia fredda. Castiel si era gelato, rimanendo immobile come una statua. Davvero non c’era più niente da fare?

“Micini miei, se non avessi un’alternativa, secondo voi mi sarei scomodato tanto?” – aveva detto Crowley, sorridendo sornione ed estraendo una piccola boccetta di vetro dalla tasca del cappotto, mostrandola trionfante ai due ragazzi.
“Queste, sono le ultime gocce del sangue pulito di Castiel, raccolto con grande cura durante il nostro ultimo incontro! Andiamo piccolino, non credi davvero che io volessi attentare alla tua virtù? Anche se, in effetti…”.
“Vai avanti, e dicci cosa vuoi da noi” – aveva tuonato ad un certo punto Castiel, furioso per essere stato spaventato inutilmente.
“Voglio che voi troviate l’altra parte della profezia” – era stata la risposta di Crowley – “E voglio che tu tenga d’occhio Cass, occhi blu. Lui non è solo l’ultimo angelo caduto sulla Terra, ma è anche colui che ha aperto il passaggio verso il Purgatorio e che ha liberato i Leviatani. Sono quasi certo che una parte della Profezia ci dirà che dovrà essere lui ad ucciderli”.

Continua…
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E rieccoci!
Ho notato che purtroppo lo scorso capitolo non ha riscosso successo. Le vacanze estive sono un dilemma, purtroppo! Ma io non demordo. Non ho mai lasciato una fic incompiuta, e mai lo farò! U.U
Sto davvero iniziando a mettere i puntini sulle i, come avrete notato. I misteri si stanno svelando uno alla volta. Sono fiera di me! XD
Spero di non incasinarmi, arrivata a questo punto.
Come avrete notato, ho fatto sì che Cass uccidesse tutti gli angeli, durante il suo delirio. I suoi sensi di colpa aumentano! E poi era per fini narrativi! ;p
Insomma, direi che le novità sono state scottanti! E dovrete vedere il resto!
Spero di aggiornare presto, e che questo capitolo vada meglio!
Grazie in ogni caso!
Bacioni
Cleo
   
 
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