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Autore: Aliens    07/09/2012    5 recensioni
Isabel non fa più caso a come la chiamano o a come la insultano, è cattiva, è sbagliata e non se ne fa una colpa.
Quando suo fratello riceva l'opportunità di una vita, però, per lei si apre una porta diversa, una porta che nemmeno lei sa di voler aprire.
La testa le faceva un male cane e ogni passo che faceva le sembrava di percorrere un chilometro.
Stava male, forse un po’ troppo.
Perché beveva tanto? Perché si comportava così?
Perché indossava quella maschera di menefreghismo nonostante soffrisse dentro?
Entrambi i fratelli erano bravi a mascherare, a dissimulare, a non piangere su quello che la loro vita stava riservando per loro. Perché nonostante la stima, il timore, la repulsione che la gente provava per loro, nessuno sapeva cosa provassero davvero.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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XII.

Todd Thomas.

 

 

 

 

Con gli anni che passano

Le compagnie si sfasciano

Le coppie si lasciano

E la nostalgia ha uno strano fascino.

 

[Ognuno per sé – Emis Killa feat. Guè Pequeno]

 

 

 

 

 

 

E i giorni erano passati con una lentezza che sapeva di condanna.

Tom non aveva più visto Kathleen, usata solo per vendicarsi –forse più crudelmente- su Isabel, continuava a chiamarla quando aveva voglia.

Non la baciava mai e quella privazione faceva decisamente male alla ragazza.

Isabel si stava annullando mentre la fama di Seb superava gli States e arrivava nella sua bella Europa. Il primo video del ragazzo aveva scalato presto le classifiche e ci si apprestava a disignare il nuovo singolo.

Seb si godeva quel momento di felicità estatica. Successo, i primi guadagni, i primi sould out in piccole arene in giro per gli USA, una ragazza sempre al suo fianco, i suoi amici fedeli.

Per Isabel, le cose però non cambiavano di tanto.

Per lei esisteva solo la consapevolezza di essere sbagliata.

Viveva segregata in casa e aveva deciso di non sentire nessuna delle sue vecchie amiche tranne Lauren che aveva cominciato a passare molto tempo in Casa Kaulitz mostrando strabilianti doti artistiche.

Spesso Isabel la vedeva in saletta con Bill mentre questi, concentrato, registrava.

Aveva una bella voce Lauren, squillante e alla Avril Lavigne, tanto che con Bill aveva registrato una nuova versione di Geisterfahrer, dove Isabel aveva aiutato la ragazza con il tedesco.

Con Tom le cose non si erano mosse di un millimetro e questo le faceva male.

L’unico momento in cui poteva aver un contatto con lui era quando entrava in camera sua e la prendeva senza complimenti. Eppure era tremendamente lontano da lei.

E quello continuava a ferirla.

Si accomodò sul sedile posteriore della Renge Rover Sport bianca di Tom, sospirando profondamente.

Quel mattino lei, Tom, Seb, Bill e Ria si sarebbero recati in uno dei palazzi della moda di Down Town. Seb avrebbe dovuto eseguire un photoshooting per il cd in uscita, era così eccitato che si agitava sul sedile del passeggiero a fianco del chitarrista che se la rideva.

Isabel osservò quel sorriso che non brillava più per lei da quasi un mese.

Un mese d’inferno.

«Se non ti calmi ti lascio in autostrada» lo ammonì bonario.

Seb guardò l’amico e strizzò l’occhio «Non ho mai fatto un photoshoot per un album, Tom, capiscimi»

«Ti verrà una crisi di nervi, sappilo!» esclamò Bill apparendo tra i due sedile davanti «Fai il broncio ma non sembrare cattivo o triste, tieni su la testa ma non in modo che si vedano le narici… così tesoro, sì sì!» Bill acuì la voce facendo la penosa imitazione di un fotografo gay.

Tom rise e con lui anche Ria «Ha ragione Bill, tesoro, i fotografi tendono a farti perdere la pazienza»

«Ma io ne ho tanta!» esclamò Seb «Basta vedere in che merda di situazione vivo».

Ed era bastato quel riferimento a far morire il sorriso di Tom e a far chiudere ancora in se stessa Isabel.

Aveva ragione, nella villa non si respirava più l’aria gioisa di prima, c’era un clima così denso di tensione che a nessuno interessava fare caos come prima.

Isabel e Tom non si parlavano, Seb doveva fare da tramite ai due non sapendo cosa dovesse fare perché capiva entrambi, Bill si era chiamato fuori e cercava di non vedere e tutti, proprio tutti, si arrovellavano la testa per riuscire a capire come risolvere la questione.

Isabel si sentiva sempre in colpa per aver creato tutto quel casino senza rendersene conto.

E appassiva giorno dopo giorno.

Aveva buttato tutta la lingerie sexy che aveva insieme ai mini vestitini che l’avevano contraddistinta fino a quel momento. Si trascurava e nonostante quel dettaglio rimaneva bellissima.

Girava in casa in tuta e non usciva.

Quella mattina era stata costretta da Bill ad indossare un paio di jeans skinny slavati, una t-shirt blu con scollo a V e colletto elaborato che terminava in quattro bottoncini di plastica blu e le aveva fatto infilare un paio di superga.

Un look semplice ma che aveva il potere di farla sentire a disagio.

Lei non voleva essere guardata perché se qualcuno si interessava a lei finiva per rimanere scottato. In più non voleva le attenzioni di nessuno.

Quella mattina, però, Bill esigeva da lei un look almeno presentabile.

Le aveva piatrato i capelli e l’aveva costretta a un trucco semplice usando solo un po’ di ombretto e dell’eyeliner.

L’aveva quasi minacciata.

Spostò lo sguardo verso la città che sfrecciava oltre i finestrini e sospirò.

Voleva scappare da lì, tornare all’oblio della sua pallida Germania, tornare a sbagliare senza ferire nessuno.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Seb capì immediatamente che alla fine del servizio avrebbe ammazzato il fotografo.

Lars Lewis era la checca più odiosa che avesse mai incontrato.

I suoi ordini, strillati con voce stridula e effinata, stava iniziando a rompergli le palle, decisamente.

Sbuffò quando un altro scatto lo inondò con violenza.

«Tom…» chiamò l’amico appostato dietro il telo nero che fungeva da sfondo.

Tom se la ridacchiò sotto i baffi e fece finta di ignorarlo portandosi la tazza di caffè che alcuni inservienti gli avevano portato e ne bevve un po’.

«Su, tesoro, fammi un faccia da figo, dai…» riprese ad ordinare il fotografo.

Seb obbedì contro voglia e chiamò di nuovo l’amico a denti stretti «Tom…»

Il rasta roteò gli occhi e restituì la tazza all’assistente «Lars, facciamo una pausa, che dici? Magari facciamo un cambio»

Seb non attese nemmeno la risposta del fotografo, scappò via a gambe levate facendo ridere Bill che si avvicinò ad Isabel seduta su un cassone contente alcune attrezzature.

Se la rideva sonoramente «Tuo fratello sta già mollando»

«Non sopporta chi gli impartisce ordini, me lo dice sempre» sorrise Isabel «Io non mi piego mai, forse per allacciarmi le scarpe!» lo imitò indurando la voce e facendo ridere il vocalist.

Sentì la sua risata passarle attraverso e farla tremare.

Aveva la stessa risata di Tom.

«Che dici di andare a prendere qualcosa a tuo fratello? C’è un bar alla fine del corridoio».

Isabel annuì e si alzò dalla sua sedia improvvisata e si diresse verso ciò che Bill gli aveva indicato. Era anche un modo per allontanarsi da Tom.

Si sistemò i jeans e uscì dalla stanza passando avanti ad un’altra la cui porta era stata lasciata aperta per la prima volta.

Il telo di sfondo, a differenza di quella del fratello, era di un rosa acceso dall’aria femminile. Un fotografo, decisamente più etero e tranquillo di quello che avevano affibbiato al fratello era inginocchiato con la camera in mano e immortalava la figura sinuosa di una ragazza.

Isabel la osservò e si trovò a pensare che fosse la ragazza più bella che avesse mai visto.

Era bionda naturale, i suoi lunghi capelli sembravano scompigliati dal vento che un grosso ventilatore soffiava su di lei. Era magra ma il suo seno non era insignificante, anzi. Era truccata in modo naturale eppure i suoi occhioni verdi spiccavano in un modo quasi impressionante, le sue guance erano sormontate da piccole e graziose lentiggini che le davano un’aria virginale e immacolata che andava a contrastare con quello che indossava.

Il corpo snello e senza imperfezioni era coperto da un babydoll leopardato e trasparente che mostrava un reggiseno rosa come il perizoma di pizzo rosa con triangolo leopardato.

Era scalza e le sue lunghe gambe sembravano non finire mai.

Con una mano si alzò un po’ il babydoll mostrando un enorme anello rosa e si portò l’altra mano dietro la testa, ammiccò alla macchina fotografica.

Cambiò posizione dopo lo scatto e nel farlo si accorse di lei.

Le due paia di occhi verdi si incontrarono e la bionda le fece l’occhiolino mentre la macchina scattava.

Isabel ingranò la marcia sperando di non aver combinato niente di grave.

Aveva paura che sbirciare dentro un altro set le avrebbe procurato solo guai, quello che non si accorse era che un signore, dal suo interno, aveva seguito la traiettoria dello sguardo della modella e che, senza dire una parola, era uscito, seguendola.

Isabel arrivò con il fiatone al bar e ordinò per il fratello una birra ghiacciata.

Gli occhi della ragazza le erano rimasti in mente. Aveva sorriso a lei o alla macchina fotografica?

Quella ragazza era una vera modella, lo si vedeva dal modo consumato in cui si muoveva davanti alla macchina fotografica e le aveva sorriso, forse l’aveva presa per una di loro.

Eppure Isabel non aveva nulla che la potesse identificare come modella.

Si era lasciata andare e indossava solo un paio di jeans, delle superga e una t-shirt.

La sua immagine di modella era quella patinata che quella ragazza le aveva offerto, perfetta e innocente anche con lingerie leopardata.

Lei, di innocente, non aveva nulla.

Il barrista posò davanti la ragazza la birra che aveva ordinato e Isabel si affrettò a cercare i soldi nelle sue tasche.

«Pago io quello che ha preso la signorina»

Una voce maschile la fece trasalire.

Voltò appena la testa verso il propietario di quella voce e lo fissò guardinga. Era un uomo sulla cinquantina, grandi occhiali dallo stile nerd incorniciavano i suoi occhioni blu, la zazzara bionda dei suoi capelli era scompigliata e allo stesso tempo in ordine.

Era vestito in modo strano, a partire dal papillon che fuoriusciva dalla sua camicia coperta da un jilet di lana dall’aria pesante.

Lo guardò mentre quello pagava la birra del fratello e si girava a fissarla.

«Grazie» mormorò Isabel.

«Di nulla signorina… quel’è il suo nome?» le chiese interessato.

«Isabel Wren» balbettò lei.

«Oh, è straniera, signorina, mi faccia indovinare…» fece una pausa «Tedesca?»

Isabel annuì «Sì»

«Ho lavorato spesso con delle tedesche, molto professionali» le disse con aria pratica «Oh, che maleducato, sono Todd Thomas, piacere di fare la sua conoscenza».

L’uomo le tese la mano ed Isabel l’accettò titubante.

Quell’uomo aveva qualcosa di strano e non sapeva se catalogarlo come un bene o un male.

L’uomo si tirò su gli occhiali e la guardò ancora, con un’intensità che la fece quasi arrossire «L’ho vista sbirciare dentro il set, prima, Jessica poi, ha la predisposizione a distrarsi con niente»

«Mi dispiace» si scusò Isabel «Non volevo guardare dentro e disturbare»

Il Signor Thomas sorrise con garbo «Non deve scusarsi, signorina Wren, se non si fosse affacciata non avrei potuto notare il suo viso»

La mano dell’uomo si posò sul suo mento e sembrò ispezionarlo «Ha origini italiane, signorina Wren?»

«I miei nonni paterni erano italiani» rispose stranita.

Da cosa l’aveva capito che era di origini italiane?

«La pelle delle italiane è la più bella che si può trovare» continuò l’uomo «Non ha imperfezioni e problemi che non possono essere coperti, in più hanno un’abbronzatura naturale che è praticamente perfetta, come la sua».

Isabel iniziava ad aver paura.

Cosa voleva quell’uomo da lei?

Cominciò a partorire l’idea che fosse un maniaco e cercò in tutti i modi di sfuggire dalla sua presa.

L’uomo, però, si distansiò appena da lei e infilò la mano in una tasca estraendo un bigliettino bianco «Se le interessa, Signorina Wren, sarò felice di aggiungerla tra le mie ragazze, mi chiami»

Isabel prese il bigliettino che quel strano tizio le porgeva e lo girò tra le sue dita mentre quello si allontanava, rimandendo subito dopo a bocca aperta leggendo le credenziali di quell’uomo dall’aria strana.

 

 

Todd Thomas

Victoria’s Secret collection designer

 555 – 452478

 

 

 

 

Ancora intontita barcollò verso il set del fratello.

Non poteva credere che Todd Thomas le avesse proposto un lavoro come Angelo di Victoria’s Secret.

Solo le modelle più belle del mondo della moda potevano entrare nel backstage di quelle sfilate che più che eventi di moda sembravano grandi concerti.

Guardò ancora il bigliettino che aveva in mano e per la prima volta da qaundo Tom l’aveva lasciata sorrise.

Un debole sorriso che poteva racchiudere una speranza.

Si infilò il bigliettino da visita nei jeans e si ripromise di dirlo a Bill, una volta a casa, per poter chiedere il suo aiuto. Non aveva il coraggio di parlare di nuovo con quell’uomo ora che sapeva chi era.

No, non ce l’aveva.

Stava per svoltare un angolo quando delle mani l’afferrarono per il braccio trascinandola via.

Volle urlare ma una mano, grande e ruvida, si posò sulla sua bocca.

«Sta’ zitta!» l’ammonì duramente la voce del chitarrista mentre la trascinava dentro uno sgabuzzino e chiudeva la porta.

Isabel si tranquillizzò per poi irrigidirsi subito dopo.

Era l’ora della sua tortura.

Senza liberarle la bocca dalla sua presa le sbottò i jeans e li tirò giù, facendola poi girare.

La sbattè contro il muro mentre la sua erezione premeva contro le sue natiche.

Volle piangere.

Quella era la stessa posizione in cui Neil l’aveva violentata. Il ricordo la fece sussultare e stringere i denti. Sentiva l’eccitazione di Tom come aveva sentito quella di di Neil e se ne sentì quasi disgustata.

Come poteva Tom, il suo Tom, trattarla in quel modo.

Eppure non oppose resistenza mentre sentiva i jeans del ragazzo cadere a terra e il suo corpo accostarsi alla sua schiena. Sentì il calore di Tom mentre le prendeva tra le labbra un lobo dell’orecchio.

Chiuse gli occhi.

Odiava il modo in cui lui la trattava ma non poteva farne a meno.

Tom era distante da lei e l’unico modo che aveva di averlo di nuovo vicino era concedersi a lui nonostante continuasse a sentirsi sempre più sporca, più di quanto non lo fosse.

Il chitarrista si spinse verso di lei e affondò in lei, prendendola da dietro.

Una lacrima solitaria scese sulle guance morendo sulla mano di Tom, eppure lui non sembrò accorgesene.

Continuava a spingere in lei con velocità, affondando sempre più in profondità.

Un’altra lacrima scese sulle sue guance e chiuse gli occhi cercando di allontanare il piacere che incontrollato cresceva in lei.

Perché avere piacere di una cosa che la mortificava in quel modo stava ad indicare che era davvero una masochista sporca e inutile.

Mugugnò contro la mano del rasta e continuò a pensare a quella speranza che era accartocciata nella sua tasca.

Voleva un’altra vita. Voleva essere qualcosa di migliore.

Voleva essere ammirata e non derisa, voleva essere intoccabile.

E solo lui e il suo mondo di lustrini poteva concederglielo.

 

 

Tom si sentiva un mostro, sì, ci si sentiva davvero.

Eppure la rabbia dentro di lui cresceva a dismisura.

Osservò con la coda dell’occhio Isabel comporre un numero sul suo cellulare comprato con i soldi che aveva guadagnato facendosi sbattere da perfetti sconosciuti guardando un bigliettino da visita.

A pochi passi da lei c’era una ragazza bellissima, la guardava sorridendo mentre sorseggiava una bevanda dietetica.

L’agente della ragazza parlava a raffica al telefono lasciandola da sola.

Eppure quella biondina mozzafiato fissava la mora con sguardo furbo.

Posò la lattina e con passo felpato mosse le sue lunghe gambe coperte da un jeans nero rovinato verso quella che era stata la sua ragazza.

Tom si fece più vicino per sentire cosa dicessero.

«Ciao» soggiunse la bionda.

Isabel sobbalzò e si trovò al cospetto della modella che poco prima aveva visto nel set. Era bellissima anche con un paio di jeans nerie  una canotta grigia con stampe più scure, i capelli le ricadevano quasi scompigliati sul corpo volorizzando le lentiggini sulle guance.

Sembrava quasi una madonna del rinascimento.

Isabel la guardò quasi con reverenza.

«C…ciao» balbettò mentre gli occhi verdi chiarissimi della ragazza slittavano su di lei.

La stava per caso esaminando?

«Stai chiamando Todd vero?» le chiese la bionda sporgendosi e riconoscendo il numero del suo “capo”.

«Io… io… beh…»

«Tranquilla» ridacchiò la bionda «La storia della rivalità delle ragazze nel campo è una cazzata e tu poi, mi piaci a pelle» le sorrise.

Quale campo?

Tom inclinò la testa.

Una del genere poteva essere o una modella o un’escort da alto bordo, molto in alto.

Conoscendo Isabel poteva essere solo la seconda ipotesi.

Una rabbia cieca gli fece stringere i pugni e ringhiare.

«Oh… grazie» balbettò arrossendo al mora «Io sono Isabel Wren»

«Jessica Moore» allungò una mano e Isabel la prese. Era morbida e fredda «Piacere di conoscerti»

Isabels embrava tremendamente in imbarazzo. Come biasimarla, pensò Tom, era davanti a una troia più grande di lei.

Ria si avvicinò silenziosa al chitarrista e sgli si accostò «Isabel conosce Jessica Moore?» domandò quasi sorpresa.

«Cosa?» Tom si voltò a guardala.

Ria indicava la bionda che aveva detto qualcosa di divertente visto il modo in cui Isabel era scoppiata a ridere. Le indicò il cellulare e la incitò a fare qualcosa.

Isabel fissò l’apparecchio e si mostrò quasi reticente.

«Jessica Moore, una degli angeli di Victoria’s Secret» spiegò Ria sfatandogli in un attimo tutto il film che si era fatto.

Quella non era un’escort, era una famosa modella.

Ci diede dell’idiota per non averlo capito prima, quello che non riusciva a capire era perché parlasse con Isabel. Cos’aveva da spartire quella ragazza con un’ex prostituta come Isabel?

Jessica afferrò il cellulare di mano alla mora e compose lei stessa un numero avviando la chiamata, per poi passarglielo con prepotenza «Non puoi aspettare in eterno, Todd non aspetta mai nessuno»

Chi era Todd?

Guardò Ria e lei sospirò «Probabilmente Todd Thomas, lo stilista degli Angeli» spiegò la mora «Tom, hai Bill come fratello, certe cose dovresti saperle»

«Scusami se ho del testosterone da salvaguardare»

«Per come ti comporti, fattelo dire, sei un essere senza palle» gli fece notare Ria «Fare lo stronzo è solo simbolo di debolezza»

Detto ciò, senza dargli il tempo di rispondere, la mora se ne andò, ancheggiando appena.

Tom voltò ancora la testa, furibondo, verso Isabel.

Aveva il cellulare all’orecchio.

Cosa gli fregava se lei si trovava un altro lavoro? Cosa gli fregava di lei, in fondo?

Era stata la più grande delusione della sua vita e ancora in quel momento, a distanza di settimane, sentiva il cuore a pezzi.

Si era forse innamorato di lei in quel poco tempo che erano stati insieme?

Tom Kaulitz non si era mai innamorato e non aveva mai sofferto per amore, perché quella volta era diverso.

Scoprire che Isabel poteva rifarsi una vita gli fece montare addosso una strana sensazione. La sentì piombare sulle sue spalle mentre Isabel si illuminava «Signor Thomas, sono Isabel la ragazza italo-tedesca di prima… sì, sì… beh, ho deciso di accettare la sua proposta… sì, c’è Jessica con me…» fece una breve risatina e poi lo ringraziò almeno mille volte.

Perché Tom aveva la sensazione che l’avrebbe davvero persa, in quel momento?

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice: Ebbenvi chiederete chi sono davvero Todd Thomas e Jessica Moore. Il primo esiste davvero ed è il collection desiner di Victoria’s Secret, la seconda è interamente ispirata ad una delle mie amiche. Perché?

Beh, Todd Thomas e i “suoi” angeli cambieranno il corso della storia.

Tom sente di perderla perché dopo il baratro qualcuno sta dando una speranza ad Isabel e forse, lui non avrà più potere su di lei. Perché vi dico questo? Beh, starete a vedere.

Isabel qui potrà ritrovare se stessa e riemergere dopo il tempo passato ad annullarsi, voi che dite?

Comunque sono davvero lusiganta, non pensavo di arrivare mai ad 8 commenti, questo mi riempe di gioia anche se ci metto molto di più a ringraziarvi tutte, quindi vi ringrazio velocemente!

 

FlyBells

Alien__

ScintilleWatch

_Kyra_

_Catia_

_Vesper_

Greta TK

WoodyPorpi

 

Grazie per le vostre recensioni, davvero, e arrivederci al prossimo capitolo! xD Baci!

   
 
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