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Autore: Mick_ioamoikiwi    08/09/2012    0 recensioni
'Hai un nuovo caso'.
Quella al telefono era la voce di Grissom, era ora di alzarsi. Non era ancora spuntato il sole, ma Las Vegas aveva fretta di vedere Nick Stokes al lavoro.
Omicidio, prove, laboratorio, prove, assassino, confessione.
Un giro sempre uguale, ma ogni volta qualcosa dentro di lui cambiava.
La scientifica aveva bisogno di lui. Ma qualcuno, là fuori, ne aveva più bisogno.
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nick Stokes, Warrick Brown
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'viva las vegas.'
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Capitolo 2


«David!»
«Ah ciao Warrick, Nick.» Rispose il coroner.
«Cosa puoi dirci sulla causa della morte?» Chiese il secondo agente guardandosi intorno.
«Mi sembra che sia piuttosto ovvia, come potete vedere l'hanno colpito al collo con qualcosa di appuntito e piatto... e, a giudicare dalla ferita, direi che doveva essere lungo all'incirca 15-20 cm.» Spiegò il coroner.
«Quel qualcosa ha causato tutti questi schizzi sul muro?»
«No Warrick, non sono tracce provenienti dagli schizzi dell’arma, quello è stato un danno collaterale, hanno colpito l'arteria e quando l'assassino ha estratto l'arma il sangue è schizzato sul muro.»
«Ok..ed è con la stessa arma che gli hanno inferto le pugnalate al torace?»
Nick era già alle prese con gli schizzi sul muro, voleva uscire il prima possibile da quelle quattro mura imbrattate di sangue che gli ricordavano quello di Samantha.
«Sì, a giudicare dalla temperatura deve essere morto tra le 22.00 e l’01.00»borbottò David, estraendo il termometro dal fegato della vittima.
«Escluderei la rapina, guarda con che accanimento gli sono saltati addosso... ventitre pugnalate... C'è altro?»
«No, io e Robbins più tardi effettueremo gli altri esami: tossicologico, malattie...»
«D'accordo, io e Nick passeremo poi a sentire cos'ha da dirci il nostro amico morto.»

L'agente Brown prese la sua valigetta in alluminio e si diresse verso il bagno, non curandosi del tormento che Nick sentiva esplodergli in corpo. Il bagno non aveva nulla di sospetto, a parte una quantità enorme di farmaci custoditi dentro lo specchio. Controllò negli armadi, per vedere se vi erano flaconi semivuoti di candeggina o altri solventi che l'assassino poteva aver usato per pulire le tracce, idea che si rivelò inutile, dato che la stanza era interamente ricoperta di sangue rappreso. La caccia alla prova era cominciata e Warrick si chiese se Nick avesse vinto per la quinta volta consecutiva. La caccia alla prova era come un gioco per gli agenti Stokes e Brown, chi trovava la prova che inchiodava l'assassino pagava da bere all'altro e Warrick, durante la settimana appena passata, aveva dovuto pagare da bere per ben cinque volte consecutive. Ma il bagno non era un luogo ideale per prove schiaccianti, fino a quando non cominciò a spruzzare di Luminol la doccia e il pavimento: sul pavimento si potevano distinguere delle orme di piede nudo provenire dalla stanza dove giaceva la vittima, una spruzzata più avanti lo informò che chi aveva i piedi insanguinati era sceso dal letto e aveva camminato fino alla doccia per poi lavarsi il sangue di dosso.
Nella stanza accanto Nick Stokes stava per sentirsi male, forse Warrick aveva ragione: doveva parlarne con qualcuno. Dopo quell'episodio si era chiuso in se stesso, non scherzava più nemmeno con l'ultimo arrivato in squadra, Greg Sanders, con cui aveva un ottimo rapporto. Gli unici due con cui parlava erano Warrick, la cui amicizia durava da un'eternità, e con la vice di Grissom, l'agente Catherine Willows: lei era un po.»la madre di tutti loro, cercava sempre di proteggerli e se avevano bisogno di un consiglio o semplicemente fare una chiacchierata lei era sempre disponibile.
David nel frattempo aveva chiamato i suoi per portare il cadavere in centrale, dove avrebbe esaminato ogni minima traccia di lui, al suo posto rimaneva sul letto un lenzuolo con una chiazza di sangue secco. Nick tirò fuori la pila con luce ultravioletta e cominciò ad ispezionare la stanza, il letto era immacolato se non fosse stato per la quantità infinita di sangue, ma qualcosa dentro di lui lo spinse ad ispezionare le altre camere. Erano tutte chiuse a chiave ma un agente informò Nick che la figlia della vittima aveva fornito loro tutte le chiavi della casa. Aprì una stanza dopo l'altra: sgabuzzino, camera degli ospiti,... Si soffermò davanti all'ultima porta, dove attaccato c'era un cartello rosa con disegnato sopra un orso. 'Sembrerebbe la camera della figlia...” pensò. Aprì la porta, era la classica camera di una quattordicenne con una decina di poster di un gruppo che andava di moda in quel momento che tappezzavano interamente una delle pareti, vicino alla finestra la scrivania colma di libri scolastici e penne pareva l'unica cosa in disordine. 'Probabilmente la figlia non vive più qui e l'ha lasciata com'era.» Fece il giro della stanza. Era stranamente immacolata, come se qualcuno non vi entrasse da tempo. Rovistò nel cestino pieno di carta accartocciata e strappata. Si guardò attorno, cercando di cogliere il minimo particolare fuori luogo, ma niente sembrava facesse al caso suo. Richiuse la camera con cura e tornò da Warrick quando si ricordò che la ragazza era ancora in casa. Scese quindi di sotto: la giovane si era quasi ripresa dallo shock ma a quanto pareva, era ancora troppo agitata per dire qualcosa di importante. Brass era con lei da ormai un'ora ma non era riuscito a farla parlare.
«Ehi Jim, ha detto qualcosa?»
«No Nick, mi dispiace. È ancora troppo scioccata.»
«Posso provare a farci una chiacchierata?»
«Accomodati.»
L'agente Nick Stokes si era tolto i guanti di lattice, mezzi sporchi di sangue e li aveva infilati in tasca. La ragazza era seduta sui gradini dell'entrata, ancora scossa. Nick sedette accanto a lei. Lucinda alzò lo sguardo sul giovane appena seduto, posando lo sguardo sul suo giubbotto da poliziotto, aveva un viso perfetto e due occhi verdi bellissimi, che i capelli neri facevano risaltare ancora di più.
«Lucinda, sono l'agente Nick Stokes della scientifica.»
Fece lui come da routine, Grissom ripeteva continuamente che dovevano presentarsi ufficialmente prima di interrogare qualcuno.
«Salve agente Stokes, io sono Lucinda Munroe.» Aveva la voce stanca, e lui pensò che non doveva essere diretto per non farla soffrire di più.
«Va tutto bene?»
«Non saprei, continuo a pensare a mio padre..cielo, non avrei mai pensato che si potesse uccidere qualcuno con così tanta violenza.»
«Mi creda Lucinda, c'è gente che fa di peggio.»
«Immagino che sia qui per chiedermi di come ho trovato mio padre e dove sono stata.»
«Purtroppo è da routine fare queste domande, perché non ha parlato con il mio collega di prima?»
«Lui è un poliziotto. E mio padre odiava i poliziotti.»
Nick rimase sorpreso dalla sua spiegazione, non immaginava che il padre l'avesse così influenzata sulla legge.
«Mi serve un campione del suo DNA.»
«Come lo vuole?»
«Un campione di saliva andrà benissimo.»
Prese un tampone dalla valigetta e glielo passò in bocca, facendolo scivolare sull'interno guancia. «Allora, vuole dirmi come l'ha trovato?»
«Non ho intenzione di dire nulla, so che non posso parlare senza un avvocato, e quindi non dirò nulla senza di lui.» Lei lo prese così alla sprovvista che non sapeva cosa rispondere. «Oh, d'accordo signorina Munroe, le verrà mandato un agente nel caso volessimo interrogarla, devo chiederle di non lasciare la città.», lei sorrise: «Ci conti, agente Stokes.»
Nick la guardò alzarsi, e in un batter d'occhio sembrava che non le importasse nulla di quello che fosse successo al padre, salì sulla sua Mazda RX8 verde metallizzato e se ne andò. Nick ripensò a quello che le aveva appena detto e cominciò a pensare che la ragazza avesse qualcosa da nascondere.
In quello stesso momento Warrick si accorse che nel letto della vittima oltre al sangue si potevano notare anche delle macchie trasparenti. Prese un tampone e lo imbustò, insieme al sangue della vittima e le foto della stanza. Ritornò di sopra, fu allora che Warrick si rese conto che mancava dalla scena.
«Dove sei andato?» Pareva scocciato.
«A parlare con la figlia, ha qualcosa da nascondere, ne sono certo.»
«Cosa te lo fa pensare?»
«È la prima volta che mi capita, ha chiesto un avvocato e non ha mostrato nessun segno di disperazione quando ha parlato delle ferite del padre.»
«Probabilmente è solo agitata.»
«Ha sorriso quando le ho detto di rimanere in città.»
«Vedremo nell'interrogatorio..Hai già controllato le altre stanze?»
«Devo finire nella camera della figlia.»
«D'accordo, io finisco qua.»
«Ok.»
Nick ritornò nella stanza della figlia, il suo sesto senso lo continuava a tormentare, c'era qualcosa di strano in tutto quell'ordine.
Scostò le lenzuola del letto, e la torcia a luce UV rivelò delle macchie trasparenti e Nick, come aveva già fatto milioni di volte, raccolse i campioni. Alzò il materasso e notò una piccola macchia di sangue, e l'agente Stokes si chiese come avesse potuto finire lì. Raccolse un campione anche di quello e lo ripose delicatamente nella sua valigetta. Controllò l'orologio: segnava le 9.47 AM. Nella stanza accanto l'agente Brown stava finendo i suoi ultimi rilevamenti.

 

   
 
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