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Autore: Fink    08/09/2012    2 recensioni
Si tratta di un crossover NCIS-Lie to me. Premetto che, nei rapporti tra i personaggi, la vicenda segue la fanfiction in corso d'opera... si lo so è un caos...ma si risolverà tutto appena l'altra sarà completa...
A Quantico viene trovato un marines morto e alcuni file top secret scompaiono, ma il caso non è così semplice e il team di Gibbs dovrà ricorrere all'aiuto di un "vecchio amico"...
Spero di riuscire a mantenermi il più possibile fedele ai personaggi delle du serie creando una collaborazione. Buona lettura e se vi va, esprimete la vostra opinione.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe in another life'
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Rieccomi, con un po'di ritardo. Gibbs e Cal si incontrano per la prima volta... speriamo bene. Buona lettura e recensite... spero vi piaccia.


CAPITOLO SETTIMO
 
L’agente speciale Gibbs fece il suo ingresso nell’open space e porse un bicchiere di caffè ai due uomini della sua squadra.
“Grazie capo!” risposero all’unisono guardandolo mentre di accomodava alla scrivania.
“Spero ve lo siate meritato.” Chiese attendendo una risposta.
“Abby è arrivata un’ora fa assieme a Rebecca; Ziva è con lei in sala riunioni.” rispose DiNozzo.
“Novità sul colonnello?”
“Abby ha il risultato delle impronte. Si tratta del colonnello Joseph Withman, 42 anni, divorziato da cinque. Ha una figlia di sette anni, Karoline. Fino a quattordici mesi fa era imbarcato sulla Eisenhower, poi è stato trasferito a Quantico.” Iniziò McGee.
“Era un esperto di informatica e a Quantico stava lavorando ad un progetto per la Sicurezza Nazionale. Indovina un po’ chi era il suo ufficiale superiore… il generale Nicholas Freeman.” Continuò l’agente DiNozzo.
“DiNozzo. Prendi con te Ziva e andate a  casa del colonnello Withman.”
“Vado capo.”
“McGee! Io e te torneremo a fare due chiacchiere con il generale Freeman.” Disse Gibbs mentre saliva le scale diretto verso l’ufficio del direttore.
“Capo. Ma non abbiamo l’autorizzazione per accedere alle informazioni sul progetto.” gli ricordò l’agente, alzando il tono di voce per farsi sentire dal suo superiore.
Gibbs lo ignorò, passò davanti alla scrivania di Cynthia “il direttore c’è?” chiese e, senza aspettare la risposta, entrò nell’ufficio della Shepard.
“Mi serve quell’autorizzazione del Segretario della Marina, Jenny.”
Attorno al tavolo al centro della stanza, il direttore dell’NCIS stava parlando animatamente con un uomo e una donna. L’uomo era di statura piuttosto bassa, i corti capelli gli incorniciavano il volto al centro del quale spiccava un naso pronunciato. Sopra una maglietta scura indossava una giacca dello stesso colore, un paio di Jeans e delle scarpe marroni scamosciate. Doveva avere qualche anno in meno di lui, ma nella chioma rossiccia i fili bianchi erano molto radi.
La donna, seduta accanto a lui, era più alta. I capelli biondi, mossi, le arrivavano alle spalle. Indossava un lungo abito scarlatto che le arrivava di poco sopra alle ginocchia; la scollatura a V era accentuata dalla presenza di un ciondolo che portava legato al collo. Era molto elegante.
“Agente Gibbs, le presento il dottor Lightman e la dottoressa Foster.” Si limitò a dire Jen alzandosi e indicandoli al suo agente.
Gibbs guardò per un attimo il suo direttore con fare interrogativo, poi allungò la mano verso l’uomo dai capelli corti e rossicci che gli stava avvicinando; aveva una buffa andatura dinoccolata. “Agente speciale Leroy Jethro Gibbs” si presentò.
“Dottor Cal Lightman.” Gli strinse la mano e scrutò per un attimo negli occhi di ghiaccio. “È molto determinato e non gradisce la nostra presenza” pensò. “Questa è la mia socia e collega...”
“Dottoressa Gillian Foster” lo anticipò lei, porgendo la mano a Gibbs.
“È lei l’agente che interrogherà la testimone?” chiese Cal.
Gibbs lo fissò senza battere ciglio.
“Jenny, mi ha parlato spesso di lei.” Continuò il dottor Lightman senza distogliere lo sguardo dall’uomo che aveva di fronte. “suppongo che non le faccia molto piacere questa intrusione nelle sue indagini. Jenny mi ha detto che lei è una persona diffidente.”
Lo stava provocando, era evidente; Gibbs incrociò lo sguardo eloquente di Jen e decise che per il momento non era il caso di controbattere.
“Ho una testimone da interrogare e mi serve quell’autorizzazione, direttore. Perciò se non le dispiace tornerei al mio lavoro; se i “suoi amici” lo vogliono, potranno assistere.” Disse e si avviò verso l’uscita.
 
 
“Bel quartiere.” Disse Tony svoltando in una stradina lungo la quale si affacciavano una serie di villette colorate attorniate da alberi e giardini. “quella dovrebbe essere la casa del colonnello.” affermò, indicando una casa a due piani intonacata di bianco e con un vialetto di ghiaia che conduceva al porticato d’ingresso.
Suonarono il campanello un paio di volte, ma non ottennero alcuna risposta; il colonnello doveva vivere solo. Meglio così, pensarono i due agenti. Dopo aver indugiato qualche minuto sulla soglia riuscirono ad aprire la porta ed entrarono. Sul piccolo atrio si affacciavano due stanze e i due agenti entrarono ognuno in uno di essi. A sinistra la cucina con i mobili di legno chiaro e con una penisola sulla quale era appoggiata una fruttiera con uva e mele. Il lavello sotto la finestra era colmo di piatti sporchi. Sul frigorifero erano attaccate una foto del colonnello assieme ad una bambina con lunghe trecce bionde e una lista della spesa.
“Libero.” Gridò Ziva dalla cucina.
Tony entrò nell’ambiente di destra, un ampio salotto con un divano di pelle bianco e un tavolino di cristallo posto al centro. “Libero.” rispose DiNozzo continuando a guardarsi attorno. Due delle pareti erano interamente occupate da una libreria; c’ erano libri di ogni genere: manuali d’informatica, libri d’autore, romanzi gialli, riviste di nautica etc. Un televisore al plasma era appoggiato al di sopra di un mobile in ciliegio a quattro ante. “Uoooo” esclamò quando guardò all’interno del mobile “un vero cultore di cinema.”
Salirono al piano superiore e perquisirono le stanze rimanenti. Entrarono nella camera da letto del colonnello; a differenza del resto della casa, la camera era abbastanza essenziale: un letto matrimoniale con lenzuola verde scuro troneggiava al centro della stanza, ai lati due comodini di legno chiaro.
“Bel letto. Che ne dici di provarlo agente David?” Ziva gli diede una gomitata nelle costole “sembra che qui la moquette sia stata lavata da poco” disse indicando un punto ai piedi del letto. “Meglio controllare.” DiNozzo spruzzò l’apposito liquido rivelatore e oscurò la stanza; al passaggio della luce bluastra il pavimento rivelò la presenza di alcune tracce di sangue. “Deve essere stato ucciso qui.”
I due agenti iniziarono a fotografare la stanza e a raccogliere prove; davanti al letto, accanto ad un armadio a tre ante c’era un mobile a cassettoni dello stesso colore chiaro dei comodini. Ziva aprì uno dei cassetti e prese uno degli album di fotografie che vi trovò all’interno; mentre lo sfogliava, dall’album cadde una foto.
“Mmmh non credo che queste appartengano al colonnello Withman” disse Tony uscendo dal bagno con in mano della biancheria intima tipicamente femminile e mostrandola a Ziva, “nel bagno inoltre ci sono un rossetto e… che c’è Ziva?” chiese vedendo l’espressione della sua collega.
“Guarda qui Tony.” l’agente David prese da terra la foto e la mostrò a DiNozzo.
Il colonnello Withman, in abito da sera cingeva con un braccio la vita di una donna, di circa dieci anni più giovane. Un lungo abito grigio metteva in evidenza il corpo abbronzato e longilineo della giovane, che teneva una mano appoggiata alla spalla del uomo.
“Ma questa è Rebecca.” Esclamò Tony, guardando negli occhi scuri della sua collega.
 
 
La sala interrogatori era stata preparata secondo le richieste di Lightman; oltre alla telecamera posta in alto, nell’angolo della stanza, una seconda telecamera era direttamente puntata sulla sospettata e una terza sull’agente Gibbs. Tutte e  due erano collegate ad un computer posizionato nella stanza accanto. L’agente Gibbs aveva accettato che il team del dottor Lightman assistesse all’interrogatorio ma ne aveva vietato l’accesso diretto alla sala; dovevano limitarsi ad osservare dal vetro alle sue spalle.
“Lo riconosce?” Gibbs posò sul tavolo la foto del caporale Green.
La donna guardò per un attimo l'immagine e si inumidì le labbra con la punta della lingua prima di rispondere“Sì, certo. È l’uomo che è stato ucciso vicino a Quantico.”
“Sappiamo che era sul luogo del delitto, abbiamo alcuni testimoni che l’anno vista accanto al cadavere.” Disse Jethro con voce decisa.
“Certo che il tuo agente non ama i preliminari; va subito al punto.” Disse Cal rivolgendosi a Jenny. Il direttore aveva voluto essere presente, conosceva troppo bene Gibbs e aveva imparato a conoscere il dottor Lightman, non si fidava di lasciare due lupi da soli nella stessa tana. “Dipende.” rispose sorridendo a Cal. Aveva notato lo sguardo che Gibbs gli aveva lanciato quando l’aveva chiamata Jenny e sapeva che Cal nutriva un certo interesse nei suoi riguardi.
“Sembra molto nervosa.” Intervenne Gillian, “continua a tormentarsi le mani.”
“Non l’ho ucciso io. Io ho cercato di salvarlo. Ho preso il mio foular, ho cercato di fermare il sangue. Lui… lui ha sparato.” La voce le tremava.
“Lui chi?”
Rebecca non rispose, rimase immobile per qualche secondo, gli occhi sbarrati fissi nel vuoto.
“Chi ha sparato.” La incalzò nuovamente l’agente NCIS. “Lo sa che possiamo incriminarla per omicidio.”
Ad un tratto Rebecca sollevò i piedi sulla sedia e portò le ginocchia al petto cingendole con entrambe le braccia. Iniziò a dondolarsi avanti e indietro, le lacrime le rigavano il viso mentre con voce più stridula e carica di paura esclamò “. Voglio tornare a casa. La prego, non mi faccia del male.”
Sia Gibbs, sia i tre nella stanza accanto guardarono la scena increduli. Sembrava un'altra persona; sembrava una bambina ed era spaventata a morte.
 “Nessuno le vuole fare del male.” Rispose Gibbs con voce calma e rassicurante. Si era accorto che qualcosa era cambiato, non era più la donna che era arrivata con Abby poche ore prima; era una bambina intimorita. Si avvicinò a Rebecca e le si inginocchiò accanto. Appoggiò una mano sui morbidi capelli castani della donna e le accarezzò la testa “va tutto bene, Rebecca. Qui sei al sicuro. Vieni. Ti voglio far conoscere un amico, si chiama Ducky.”
Rebecca lo guardò dritto negli occhi, in un mare cristallino nel quale ad un tratto si sentì protetta; gli gettò le braccia al collo e lasciò che lui le passasse una mano sotto le ginocchia sollevandola da terra. Era leggerissima e per un attimo a Gibbs sembrò di riavere tra le braccia sua figlia Kelly. Uscirono dalla sala interrogatori ed entrarono nell’ascensore, diretti verso la sala autopsie di Ducky.
“Cara Foster, sembra che abbiamo un altro caso di personalità multipla.”
“Tu dici Cal? Io non credo che sia un’altra persona. Credo piuttosto che la sua mente le stia facendo rivivere un trauma infantile e che davanti a noi non ci sia la trentaquattrenne Rebecca Stuart, ma la bambina Rebecca.”
   
 
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