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Autore: Fink    11/09/2012    1 recensioni
Si tratta di un crossover NCIS-Lie to me. Premetto che, nei rapporti tra i personaggi, la vicenda segue la fanfiction in corso d'opera... si lo so è un caos...ma si risolverà tutto appena l'altra sarà completa...
A Quantico viene trovato un marines morto e alcuni file top secret scompaiono, ma il caso non è così semplice e il team di Gibbs dovrà ricorrere all'aiuto di un "vecchio amico"...
Spero di riuscire a mantenermi il più possibile fedele ai personaggi delle du serie creando una collaborazione. Buona lettura e se vi va, esprimete la vostra opinione.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Altro Personaggio, Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe in another life'
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CAPITOLO OTTAVO
 
“Dove la sta portando?” chiese la dottoressa Foster osservando l’agente Gibbs uscire dalla stanza con Rebecca tra le braccia.
“Dal nostro medico patologo, vorrà farla visitare… ha da poco conseguito una laurea in psicologia forense” si affrettò ad aggiungere Jen vedendo un’espressione interrogativa comparire sul volto di Gillian.
“Credi di poterci accompagnare da lui o sei troppo impegnata ad immaginare l’agente Gibbs come padre dei tuoi figli?” chiese Cal. Per tutto il tempo non aveva potuto fare a meno di notare il modo in cui Jen aveva guardato Jethro comportarsi con Rebecca.
Jen ruotò di scatto la testa verso Cal, deglutì prima di rispondere con tutta l’autorità di cui era capace “non si azzardi ad usare di nuovo questo tono con me, dottor Lightman. Se è qui, è per un favore che la nostra agenzia fa a lei e alla sua squadra; non ci penserei due volte ad estrometterla dal partecipare al caso.” Fortunatamente la stanza era avvolta nella semioscurità e nessuno aveva notato il rossore che si era impossessato del suo viso quando aveva udito le parole di Cal.
 
“Jethro!” esclamò il dottor Mallard sentendo le porte a vetri aprirsi “stavo giusto per chiamarti, ho… ma cosa è successo?” chiese allarmato vedendo la donna in braccio all’agente.
“Vorrei che tu la visitassi Ducky. Che le parlassi e cercassi di capire che cos’ha.”
“Sono un patologo, Jethro; non un medico e tanto meno uno psicologo.”
“Ti sei laureato in psicologia forense, giusto. Vedi cosa puoi fare. Ha subito un trauma.”
“Fisico?”
“Credo emotivo.”
“Crede? Agente Gibbs.” La voce del dottor Lightman echeggiò alle sue spalle. “Quella donna è chiaramente sotto shock.”
“Non mi sembra di aver chiesto la sua opinione. Torni a studiare i suoi di casi e ci lasci lavorare al nostro.” Poi si avvicinò alla “bambina” che nel frattempo si era seduta su una sedia  “Come stai, Rebecca?” chiese prendendole delicatamente una mano.
Rebecca tirò su col naso “Non litigate. Papà e mamma gridavano sempre, non voglio.” Rispose guardando Gibbs con i profondi occhi verdi colmi di lacrime.
“Va bene, piccola.” Nonostante avesse davanti una donna adulta, in quel momento riusciva a vederla solo come una bambina spaventata “resterai qui con Ducky per un po’, ti farà qualche domanda e poi andremo a prendere un gelato, cosa ne dici?”
Fece per alzarsi ma Rebecca lo tenne per la giacca “non andare. Ho paura.”
“L’agente Gibbs ora ha del lavoro da fare” disse Gillian avvicinandosi e prendendole una mano “se vuoi posso restare io con te.” Rebecca la guardò per un istante poi posò nuovamente lo sguardo su Gibbs in cerca di una conferma. L’agente si limitò a sorriderle e annuì con la testa.
“Va bene.” Rispose tra i singhiozzi “ma torna presto.”
Gibbs fece un cenno con la testa al dottor Lightman e i due uscirono dalla sala autopsie entrando nell’ascensore.
“È in collera agente Gibbs?” chiese Lightman quando le porte si furono chiuse. “Sì, direi che è parecchio arrabbiato.” Aggiunse puntando l’indice verso il basso e indicando le mani strette a pugno.
“Sta interferendo con le indagini. Le mie.” Jethro fece fermare l’ascensore.
Il telefono di Cal squillò, rispose senza preoccuparsi che era nel bel mezzo di una conversazione; rimase in attesa qualche istante, dando il tempo all’interlocutore all’altro capo di finire “se vuoi renderti davvero utile Loker, viene al NCIS a prendere i video dell’interrogatorio.” Disse prima di riagganciare. “Ho saputo del caso; un mio collaboratore era in compagnia della signorina Sciuto quando è arrivata Rebecca. Mi sono incuriosito, ho chiesto al suo direttore ed eccomi qui. Non sono venuto a minare la sua autorità o … per provarci con Jenny.” continuò Cal rivolgendosi nuovamente a Gibbs.
“Crede di essere così bravo a leggere le persone, dottor Lightman. Sappia che anche io me la cavo discretamente.” Rispose Jethro cercando di mantenere un tono controllato.
“Oh lo so. Jenny ha parlato molto bene di lei l’ultima volta che ci siamo visti.”
Gibbs continuò a guardarlo fisso negli occhi; superava Cal di una spanna ed era più robusto di lui, ma il dottor Lightman non sembrava provare alcuna soggezione. “È sicuro di sé. Scorbutico e fa fatica a fidarsi del prossimo” disse “ma Jenny si fida. E questo caso sembra complicato. Forse…” pensò Gibbs “D’accordo.” Concluse alla fine “ma per ora lei si limiterà ad osservare. Il caso lo conduco io.” Azionò la leva e l’ascensore ripartì.
“Va bene… lei ha figli?” continuò Cal portando il discorso su un piano completamente diverso.
“Come?”
“Sembra saperci fare con i “bambini”. Anche se in realtà Rebecca non andrebbe considerata tale.”
Uno strano silenzio si impadronì dell'ascensore, fortunatamente le porte si aprirono ponendo fine alla conversazione. “Il laboratorio della signorina Sciuto.” Disse Cal riconoscendo il piano a cui si erano fermati “Ci sono entrato una volta durante l’ultima indagine” spiegò anticipando la domanda di Gibbs.
“Non ha la mia autorizzazione ad entrare qui. Le conviene salire di qualche piano e raggiungere l’uscita assieme alla sua collega.”
“CAL!!!” la voce di Abby sovrastò il suono della musica; prima ancora di potersene rendere conto, il dottor Lightman si ritrovò le braccia della scienziata al collo “Ciao tesoro.” la salutò cercando di divincolarsi delicatamente dalla stretta.
 “Ti sei fatto quel nuovo tatuaggio che avevamo visto assieme?” gli chiese allentando la presa. “Lo sai Gibbs, Cal ha un tatuaggio fantastico sull’avambraccio.”
“Abby!?”
“ Che ne dici di fartene uno anche tu? Ti starebbe bene, sembreresti ancora più macho. Un vero duro.”
“Abby!”
“Ok, niente tatuaggi.” Guardò Lightman “Lui preferisce costruire barche.” Aggiunse accennando a Gibbs con la testa. “Resti?”
“No. Non resta. Stava per raggiungere la sua collega all’uscita.” Disse Gibbs; il dottor Lightman decise che per il momento era meglio assecondarlo e raggiunse l’ascensore.
“C’è anche Gillian. Perché non me lo avete detto. Penserà che non voglia salutarla… vado…”
Gibbs la trattenne per il braccio “Abby! Si può sapere cosa vi capita a tutti.” Guardò la scienziata dritto negli occhi “allora, hai qualcosa per me, Abby o devo pensare seriamente di licenziarvi in tronco tutti quanti.”
La giovane si avvicinò al tavolo delle prove e prese un sacchetto che mostrò al suo capo “ proiettile estratto dal corpo del colonnello Withman; calibro 9.” Prese un altro sacchetto e lo passò a Gibbs che lo portò ad altezza occhi, erano quelli estratti dal caporale Green “stesso calibro, una 9mm.”
“Ho confrontato le rigature dei proiettili, coincidono. Hanno usato la stessa arma per sparare.”
“Immagino che sia troppo chiederti qual è l’arma che ha sparato.”
“Calibro diffusissimo… ma se avrete un arma sospetta, potrò confermare o smentire.”
“Della polvere ritrovata sulle mani del colonnello, cosa mi dici?”
“Sembra un composto a base di gesso, ma non ho ancora avuto modo di analizzarla.” Gibbs la guardò un po’ spazientito “Posso dirti che ne ho trovate tracce anche sugli abiti e sui capelli. Sembra che ci sia stato arrotolato…Gibbs?”
“Sì Abby?”
“Come sta Rebecca?”
“Da quanto la conosci?” chiese avvicinandosi alla scienziata.
 “Dieci anni, circa. Si è trasferita nel mio quartiere nel 1997 o 1998. Però da qualche mese ha cambiato zona.”
“E prima di allora non la conoscevi? Non ti ha mai parlato della sua infanzia?”
 “Mmmmmh…” il viso di Abby si fece pensieroso, infilò le mani nel camicie e rimase un po’in silenzio, come se da quella risposta dipendesse il mondo intero “no. Però mi ha detto di essersene andata di casa a diciotto anni, litigava spesso con i suoi.”
“Li hai mai visti?”
“No. Non sono mai venuti a trovarla, per quello che ne so.”
“Si è mai comportata in modo strano, mentre era con te?”
Abby si rifece pensierosa “se per modo strano intendi che ogni tanto restava immobile a fissare il vuoto o che, per non so quale ragione, voleva sempre cambiare strada quando passavamo davanti ad una delle case di George Town, beh…sì…un po’strana lo era…ma chi non lo è? Tu ti chiudi nello scantinato a costruire barche anziché uscire con le donne. Guarda che così diventerai un vecchio orso brontolone, un po’ di vita sociale ti farebbe bene. Ti posso presentare qualcuno se vuoi.”  
A quelle ultime parole Gibbs sorrise, se avesse saputo che lui e Jenny stavano assieme avrebbe cambiato idea, ma nessuno, tranne Ducky, lo sapeva e per il momento era meglio così.
“Va bene, Abby. Quando hai finito qui, voglio che tu vada a casa e porti con te Rebecca. Ha bisogno di riposare.”
“Mi vuoi dire cosa sta succedendo Gibbs? Dov’è Rebecca?”
Non poteva nasconderle la verità a lungo, Abby lo avrebbe tormentato fino allo sfinimento, decise di dirglielo subito “è con Ducky. Quando l’ho interrogata ha ricordato l’assassino, ma ha avuto un crollo psicologico e ora crede di essere una bambina di meno di dieci anni…”
Abby guardava il suo capo con espressione incredula, mentre Gibbs le raccontava tutta la vicenda, alla fine concluse “di te si fida. Conosce casa tua e si sentirà al sicuro. Magari a te parlerà.”
“Va bene, Gibbs. Appena avrò i risultati dallo spettrometro di massa te li comunicherò e poi andrò a casa con Rebecca.”
“Grazie Abby.” Rispose Gibbs dandole un bacio sulla nuca e sparendo verso l’uscita.
“Tutto quello che vuoi, lo sai Gibbs.” Gli sussurrò Abby, ma lui se n'era già andato.
 
 
“Cosa puoi dirmi Ducky?” chiese Jethro quando si trovò da solo, faccia a facci con il suo amico. Gillian aveva accompagnato Rebecca da Abby e le due erano ritornate a casa.
È un caso abbastanza singolare. Credo che il direttore abbia fatto bene a chiamare il Lightman Group, ci servirà il loro aiuto. La dottoressa Foster è davvero una bella donna, e se la cava molto bene con i bambini, un vero peccato che non sia riuscita ad avere figli…”
“Ducky!” lo riprese Gibbs “non sono qui per ascoltare l’opinione che hai del dottor Lightman o della sua collega.”
“Peccato, perché se non stessi con il direttore, ti consiglierei di uscire con Gillian, credo…”
“Credo che ora tu ti stia allargando un po’ troppo dottor Mallard.” Concluse Gibbs appoggiando le mani su uno dei tavolini vuoti per le autopsie e guardando il suo collega. Ducky fece spallucce e con un sorrisino beffardo continuò “credo che Rebecca abbia subito un forte trauma quando era poco più di una bambina. Deve aver passato molto tempo in terapia, ma alla fine lo aveva superato. Qualcosa, o qualcuno ha risvegliato in lei il ricordo di quell’esperienza e ora le sembra di riviverla. La mente umana è davvero affascinante, Jethro. Appena si è tranquillizzata è tornata ad essere la donna Rebecca Stuart; purtroppo non ricordava quasi nulla dell’interrogatorio e di quello che ne è seguito.”
“Quindi ora è tornata sé stessa?”
“Per il momento. Ma la sua mente è fragile, potrebbe avere una ricaduta.”
“Però ha riconosciuto l’assassino, è questo che l’ha traumatizzata. Potrebbe essere utile per identificarlo quando avremo un sospettato.”
“Sì, ma devi usare molta cautela, Jethro”.
“Capo!” Tony  entrò nella sala autopsie con un sorriso sulle labbra, accompagnato da McGee “grandi novità!” il viso si fece corrucciato quando vide l’espressione seria sui volti di Gibbs e Ducky. “Cosa succede?”
“Le grandi novità?”
“Ziva e io siamo stati a casa del colonnello Withman. La casa era vuota. Abbiamo fatto i consueti rilievi e abbiamo trovato tracce di sangue accanto al letto e questo…” DiNozzo prese dalla tasca una busta con un all’interno un bossolo “era scivolato sotto ad uno dei comodini, l’assassino non si è preoccupato di cercarlo.”
“Ottimo lavoro.”
“Non è tutto.” Continuò “abbiamo trovato una foto che ritraeva il colonnello in compagnia di una splendida donna…”
“Vuoi un rullo di tamburi DiNozzo?”
“Lo faresti capo?” lo sguardo di Gibbs era fin troppo eloquente “la donna era Rebecca Stuart.”
 “Va bene.” Disse l’agente “fate una ricerca su Rebecca.
“Qualcosa in particolare?” chiese McGee mentre tutti e tre entravano nell’ascensore.
“Tutto, quando e dove è nata, chi erano i suoi genitori, dove ha studiato, cosa mangia, come dorme…tutto.” Incamminandosi verso la sua scrivania.
 
Il sole stava già tramontando quando il direttore scese le scale e raggiunse l’open space, se ne  erano andati quasi tutti, solo gli uomini di Gibbs stavano ancora lavorando; McGee era impegnato in una ricerca al computer, mentre Tony e Ziva si erano appena allontanati per andare da Ducky. Jen si avvicinò al capo della squadra “ ecco l’autorizzazione che aspettavi, Jethro” disse porgendo alcune carte all’agente. “Credi di riuscire ad allontanarti da questa scrivania e venire a casa per cena?" Gli chiese bisbigliando per non farsi sentire da McGee.
“Grazie, direttore.” e prese le carte appoggiandole sul tavolo “Forse.” Bisbigliò e la seguì con lo sguardo fino all’ascensore “hai già i risultati che avevo chiesto?” disse rivolto a McGee accorgendosi che l’agente lo stava fissando.
“Ehm…non ancora capo… sembra che Rebecca Stuart non esista. Ma sto vagliando tutte le strade possibili.”
“Molto bene.”
Gibbs lavorò per circa un ora dopo che gli altri agenti erano ritornati, poi poco prima delle otto raccolse le sue cose “Per oggi abbiamo finito. McGee, domattina andremo a Quantico a parlare con il generale Freeman. Andate a casa.” Lui stesso si avviò verso l’uscita e, presa l’auto, guidò verso casa.
   
 
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