Salve
a tutti! Scusate se pubblico solo ora ma sono stata in vacanza e mi
sono dovuta
“preparare” per i test d’ ingresso D: Vi
anticipo che questo sarà il capitolo
definitivo, ho deciso di tagliare l’ epilogo
perché non era indispensabile e
soprattutto perché con l’ inizio della scuola
preferisco dedicarmi ad una sola
FF per volta, che quindi sarà “Amanti…E
adesso?”
Voglio
inoltre scusarmi per il linguaggio scurrile presente, ma era
indispensabile per
rendere bene la situazione.
Detto
questo buona lettura, spero di non chiudere male !
Ed
ora un ultima cosa…Voglio dedicare ufficialmente questo
capitolo a tutti i
Caduti Martedì 11 Settembre 2001. Non dimentico. R.I.P.
Capitolo
V- Parte II. 31 Dicembre 2012
Capodanno
è alle porte. Nell’ aria si inizia già
a pregustare il profumo dell’ anno
nuovo; il centro di New York inizia ad affollarsi, sono già
in migliaia le
persone raccolte a Time Square che attendono impazientemente la
mezzanotte.
Sebbene siano già le 18:00, per qualcuno queste sei ore si
prevedono molto,
molto lunghe.
Cal
prova ad aprire gli occhi un paio di volte, si forza di mettere a
fuoco;
finalmente ci riesce. Passando alcuni istanti prima che si renda conto
di ciò
che è successo. Lo hanno colpito alla testa, e ora il suo
aggressore lo sta
trascinando in macchina; cerca di divincolarsi, ma la testa gli fa
ancora male
e l’ uomo è apparentemente troppo forte.
Poco
prima che la portiera del bagagliaio lo chiuda al buio qualcosa attira
la sua
attenzione: un urlo. “NO! CAL!” Conosce bene la
voce. In quei brevi istanti
riesce a scorgere Gillian che corre verso di lui, l’
aggressore che lo chiude
nel bagagliaio e mette in moto. Per qualche secondo udisce nuovamente
le urla
di Gill, e la sente correre dietro l’auto…Poi
sviene di nuovo.
Una
secchiata di acqua gelata lo colpisce in faccia come uno schiaffo.
Grida.
Riesce
a mettere a fuoco la scena: è in una stanza vuota e buia,
odora di vecchio e
non ci sono finestre, probabilmente è una squallida cantina
di periferia. Gli
fanno male i polsi, ha le braccia legate dietro alla schiena, strette
alla
sedia sulla quale è seduto.
Finalmente
vede il suo aggressore in faccia, lo riconosce subito. Con disprezzo lo
chiama
“Scott. Scott Wright.” E’ alto, agile e
forte.
Pensa
cha possa avere tutto, eccetto l’ aria di un professore.
Gli
si avvicina con aria feroce, bloccandosi quando la sua faccia
è a meno di
cinque centimetri da quella di Cal. “A quanto pare sai chi
sono. Io no. Chi
diavolo sei?”
“Non
sono uno sbirro”
“Non
è quello che ti ho chiesto”
Lightman
si limita ad un altro dei suoi sorrisi arroganti.
“Non
hai documenti, ma una cosa su di te la so: eri li per il mio stesso
motivo.
Sono arrivato due giorni fa e ho trovato quel ridicolo biglietto,
vaffanculo.
In attesa di un nuovo piano rimanevo li appostato, nella speranza che
tornasse”
non lo chiamava per nome, non ce n’era bisogno “E
invece mi capiti tu, un
damerino inglese…Cosa centri in tutta questa
faccenda?”
Cal
gli sputa ai piedi. Non sa da dove venga tutta questa audacia, sa solo
che
davanti a lui cè il figlio di puttana che ha fatto suicidare
Susan.
Scott
non gradisce. Inclina la testa ridendo, poi si avvicina e gli sferra un
pugno
in faccia.
“Porta
rispetto feccia. E se non ne vuoi altri spicciati ad aprire quella
cazzo di
bocca”
Lo
guarda con odio, ma capisce che non scherza. Vuole vendicare Susan e
trovare il
suo bimbo, ma da morto non servirebbe a gran che; decide che
è meglio dirgli
una porzione di verità.
“Mi
chiamo Bart Russel, sono di New York. Ero in vacanza a D.C. quando
Susan si è
stampata sul mio cofano…Volevo indagare e sono arrivato a
te.”
“Brutta
mossa amico.” Tira fuori una pistola e gliela punta alla
testa. Senza
esitazioni toglie la sicura: sta per sparare.
E’
bloccato, non ha scampo. Chiude gli occhi e pensa a quanto vorrebbe
poter
vedere Emily e Gillian un ultima volta.
Passano
diversi secondi, ma non sente nessuno sparo. Lentamente riapre gli
occhi. Scott
si è allontanato e sta mettendo via la pistola.
“Non
pensare che lo faccia per clemenza, entro mezzanotte sarai morto.
Tuttavia
prima cè una piccola cosa che dovresti fare per
me…L’ indizio: decifralo”
Cal
gli ride in faccia “Non ci sono riuscito, e anche se dovessi
capirlo perché
dovrei dirtelo? Hai detto che mi ammazzerai, perché dovrei
trascinare nella
fossa con me un bambino innocente? Per aiutare te? Fottiti”
“Dopo
di te. Cal”
Lightman
lo guarda, allibito. “C-Come mi hai chiamato?”
“Con
il tuo nome. La moretta lo ha gridato talmente forte che lo avranno
sentito
anche in Cina. Comunque era davvero moolto moolto carina.”
“Lasciamola
fuori” sibila Cal, con sguardo di fuoco.
“Oh
no, non possiamo lasciarla fuori! Vedi è proprio lei il
punto…Volevi una
ragione per aiutarmi? Te la do io: la sua vita”
La
paura che Cal ha provato quando aveva la pistola alla testa non
è comparabile a
quella che lo attraversa ora. “Cosa?”
“Hai
sentito. Era un tipo peperino, urlava quando la ho colpita”.
“VAFFANCULO
BASTARDO! Aspetta…Non puoi averla presa, hai messo in modo e
la macchina è
partita”
“E
sei rimasto sveglio per tutto il tempo in modo da essere sicuro che io
non la
abbia lasciata avvicinare?”
Lightman
è furioso con se stesso, è talmente agitato che
non riesce a leggerlo. Non
vuole aiutarlo, ma se non ha la sicurezza che Gill sia al sicuro non
può fare altrimenti.
“D’
accordo. Ti aiuterò”
E’
passata un ora da quando ha visto l’ auto svoltare a tutto
gas, ma non se n’è
ancora andata. Gill ha gli occhi umidi e il naso rosso. Durante quel
tempo,
dopo aver calmato il pianto che la aveva assalita, aveva deciso di
perquisire
la casa, ma senza successo. Ora è seduta su uno dei gradini
all’ entrata,
incerta sul da farsi.
Cerca
di concentrarsi e agire con lucidità, ma tutto quello che la
sua mente riesce a
produrre è l’ immagine di Cal che viene chiuso nel
bagagliaio, e di lei che
arriva troppo tardi.
Abbassa
lo sguardo. All’ improvviso nota un foglietto per terra a cui
prima non aveva
fatto caso.
Lo
raccoglie e lo legge. E’ un indizio, un
indizio su dove è nascosta la bambina.
Accenna
un sorriso: ora sa dove trovare Cal; è lui che ha perso il
biglietto, quindi
deve averlo letto per forza. Se lo ha decifrato è fatta,
Scott lo avrà
costretto a dirglielo e ora saranno là, deve darsi una
mossa. Mentre attende
sul taxi però pensa: e se non lo ha decifrato? E se non lo
ha rivelato a Scott
e lui…NO. Non può pensarci. Cal deve averlo
capito, lei ci è riuscita subito! E
di fronte alla prospettiva di morire…Deve
averglielo detto, è la sua unica speranza.
Guarda
l’ orologio: sono le 20:20. Il taxi accosta e lei scende:
è giunta a
destinazione.
Trovare
l’ indirizzo è stato semplice: l’
indizio diceva “40° a nord e
30° a est di quello che è stato l’ inizio
e la fine di
tutto questo inferno.” Le è sembrato
semplice…L’ aeroporto. Insomma, lì
è
giunta a New York dove tutto è iniziato e li a preso il volo
per Washington
dove tutto è finito. Le è bastato inserire sul
GPS del cellulare le coordinate
da quel punto e il navigatore le ha indicato la casa esatta, che ora le
si
parava davanti.
E’
piccola, sebbene molto ben curata rispetto
a quella precedente. Si avvicina, ma non cè nessun
campanello o tesserino con
il nome del residente. Bussa tre volte. Passano alcuni istanti, poi un
ragazzo
apre alla porta. Capisce subito che è lui.
“Jamie
McAndor?”
“Chi
lo vuole sapere?”
“Gillian
Foster, sono un amica. Ho decifrato il tuo messaggio”
Lui
si guarda furtivamente intorno, poi la invita ad entrare.
Appena
la dottoressa giunge in salotto trae un sospiro di sollievo, seguito da
un
sorriso che solo le madri possono avere. Una piccola neonata riposa
nella
culla. Ha giudicare dall’ aspetto non ha nemmeno un mese;
indossa una piccola
tutina rosa, ed è avvolta da una copertina. Gill le si
avvicina con gli occhi
umidi “Posso” domanda quasi implorante a Jamie.
“Ma
certo”
Con
le mani che tremano, si sporge verso la culla e ne estrae un piccolo
batuffolo
rosa, che apre leggermente gli occhi, la guarda e ridacchia. A quel
dolce
suono, quasi fosse un richiamo, due grosse lacrime solcano il viso di
Gill: E’
cosi tremendamente simile a…
“Come
ha fatto a trovarci?” La voce del ragazzo la riporta alla
realtà, quella in cui
Sophie ora ha un altro nome, un altro nome e un’ altra madre.
Con
un enorme sforzo riesce a ricomporsi
“Lavoro al Lightman Group di Washington con Cal
Lightman…Lui è l’ uomo che era
in macchina davanti al ponte quando…Quando Susan si
è gettata. Ecco, Cal ha una
vera e propria ossessione per i casi di suicidio, cosi siamo andati a
Watertown
e abbiamo avviato clandestinamente le indagini…Che ci hanno
condotti qui. Ma
prima di tutto…Perché non sei andato alla
polizia?”
“Scott dice di avere
amici sia alla polizia che in
procura…La guardi” dice implorante indicando la
piccola “…Amavo Susan…Non
potevo correre questo rischio se c’era in ballo la vita di
suo figlia! Ma ora
che cè lei possiamo andarcene…E chiedere aiuto a
Watertown!”
“No.” La
dottoressa Foster replica questa parola con
più durezza di quando avrebbe voluto; ora la sua voce
è calma, quasi meccanica
“Non andremo alla polizia”.
“Co-Cosa sta dicendo,
è impazzita forse? Credevo
volesse aiutarci”
“Ed è quello
che voglio…Ma Scott a rapito il mio
compagno, Cal”
“Cosa?” Jamie
si accascia sul divano, sconvolto. Se ha
indotto al suicidio la madre di suo figlio, chissà cosa
potrà fare ad uno
sconosciuto qualsiasi che lo intralcia nei suoi piani.
“Lo ho visto. Lui era nel
tuo appartamento, aveva
trovato l’ indizio.
Poi Scott lo ha colpito, chiuso nel
portabagagli e
rapito. Il biglietto gli era caduto per terra, così lo ho
trovato e sono
risalita a te. Questo posto è l’ unica speranza
che ho di rivedere Cal, non
possiamo andarcene!” Nuove lacrime solcavano il volto
disperato della donna.
“Cavolo…Deve
tenerci molto da come ne parla”
Gillian lo guarda dritto negli
occhi. Quelli di lei
sono lucidi. Con un sussurro replica “Lui è la mia
Susan”.
Jamie non conosce questa
“Gillian Foster”…Ma sa che ha
fatto chilometri per lui e la piccola e che ora rischia la vita per il
suo
partner…Deve essere una brava persona. Non sa se ha il
diritto di farlo, ma le
si avvicina e la abbraccia.
“Voglio aiutarti Gillian,
come tu stai facendo con
me…Ma se Cal lo condurrà qui non possiamo farci
trovare, ucciderebbe la
piccola”.
Foster annuisce, ha già
pensato anche a questo “Hai
una pistola?”.
I loro sguardi si incontrano per
qualche istante, poi
Jamie apre un cassetto e ne estrae una Colt 38, che porge alla donna
“E’ una
38, già carica, automatica. Otto proiettili, basta togliere
la sicura e premere
il grilletto. Tuttavia” aggiunge con uno sguardo penetrante,
il tono sicuro,
fermo “Non ho intenzione di rischiare la vita della piccola,
anche se siamo
armati non resteremo qui”.
“Lo so, forse non mi sono
spiegata bene…Voi ve ne
andrete, al sicuro. Io aspetterò qui che arrivino Scott e
Cal. Una volta che lo
libero vi raggiungiamo e prendiamo un volo per Watertown”
“Signora non glielo posso
permettere! Scott è un uomo
pericoloso, non può affrontarlo”
Odio, rabbia, malinconia,
tristezza, rimorso,
amore…Tutto traspare nella voce sibilante di Gillian
“Affronterei l’ inferno a
mani nude per Cal. Ora” aggiunge in un tono che non ammette
repliche “Tu prendi
la piccola e ve ne andate, come sai è l’ ultimo
dell’ anno. A Time Square ci
sono delle zone riservate ai genitori con neonati.
Voglio
che tu
vada li. Per le 23:59 manderò un elicottero a prendervi. Se
ci saremo anche io
e Cal bene...Altrimenti” sembra faticare a concludere
“Non aspettateci”.
“Sa…Se non la
è già sarà un ottima moglie per questo
Cal, e una splendida madre per i vostri figli”
Gill ride “Come
prospettiva a lungo termine non mi
dispiace. Buona fortuna”.
Jamie la ringrazia ancora, poi
prende la piccola e il
minimo indispensabile che va a riempire uno zaino tracolla.
Sta per varcare la soglia, quando
Gill lo chiama
“Jamie…”
“Si?”
“C-Come si
chiama?” chiede indicando la piccola che
sta riposando nella culla.
Questa volta è il turno
del ragazzo, che mostra con
fierezza una lacrima sul viso
“Susan”.
“Credo di aver
capito” conclude finalmente Cal “Ma
voglio venire con te e vedere Gillian”.
“Okay” replica
l’ altro alzandosi e impugnando la
pistola “Vado a uccidere la tua puttana”
“NO FERMO!”
“Allora me lo vuoi dire o
devo per forza stamparle un
proiettile fra gli occhi?”
“Fottiti brutto figlio di
puttana!”
“Si…Magari lo
faccio ora con la tua amichetta se non
ti dai una mossa”
Cal si divincola sulla sedia,
mentre l’ altro riparte
ridendo “Tre. Due. Uno”
“VA BENE! VA
BENE!” respira profondamente per cercare di calmarsi
“Devi collocare i gradi a
partire dall’ aeroporto, troverai la casa”
“Era tanto
difficile?” sghignazza Scott, il cellulare
già in mano. Dopo qualche istante esulta.
“Adesso libera
Gillian”
“EEEE” imita il
verso di una sirena “Errore. Non la ho
mai avuta. Ma non importa, non la rivedrai comunque. Adesso ti spiego
cosa
succede: vado alla casa. Opzione uno, se trovo la piccola ammazzo lei e
quel
coglionazzo di Jamie, poi torno qui per finire te. Opzione due, mi hai
preso
per il culo quindi torno indietro e ti taglio le orecchie, o un paio di
dita
non ho ancora deciso, poi ci riproviamo…D’
accordo?”
“FERMO! NO! LASCIA STARE
LA BAMBINA BRUTTO BASTARDO!”
Ma quello ha già varcato la soglia, ridendo.
Sono le 22:30 esatte, quando
Gillian sente il rumore
di una macchina che accosta davanti alla casa. Era più di
un’ ora che Jamie se
n’ era andato con la piccola Susan, e lei era rimasta sola.
Doveva riflettere, per decidere
dove nascondersi.
Quando Scott fosse arrivato sarebbe stato sicuramente armato, quindi
non poteva
certo andare alla porta e aprirgli tranquillamente!
No…Doveva mettersi in un
posto dove, una volta entrato, lui non potesse vederla, ma lei si;
sarebbe
saltata fuori brandendo la pistola e gli avrebbe ordinato di tenere le
mani in
vista. Li per li, mentre si nascondeva dietro l’ armadio, le
era sembrata una
cosa quasi divertente “metti le mani dietro la
schiena!”…Scena da film!
Ora,
mentre
qualcuno usciva dall’ auto e forzava la serratura della
porta, non le veniva
per niente da ridere.
Aveva il cuore in gola e una grande
paura, ma faceva
tutto per Cal. Dopo qualche istante la porta viene spalancata con
violenza;
dalla sua postazione Gill intravede un uomo alto e abbastanza robusto
che
riconosce come Scott farsi avanti con una pistola tesa in avanti. Poi
richiude
la porta ed inizia a perlustrare la stanza più grande.
Gillian, senza fare rumore, toglie
la sicura alla
pistola e trae dei respiri profondi; capisce che, poiché
anche lui è armato,
non esiterà a sparare e lei non avrà il tempo di
fare altrettanto, sarà morta.
L’ unica soluzione è precederlo, sparandogli per
prima e cercando di ferirlo;
ma non ci riesce! Lei…Lei non è una donna
violenta! Sa a mala pena come si
tiene in mano una pistola! Puntargli contro l’ arma
minacciando di sparare è
ben diverso dal farlo. Non riesce…Ma allora come fare?
“Hei Jamie” la
voce di Scott la fa sobbalzare e per
poco non grida. “Lo so che sei qui brutto idiota. Non hai
scampo! Vieni fuori,
non puoi nasconderti da me! Ammazzerò te, quella stupida
bambina, e poi anche
quel coglione inglese che ha cercato di difenderti”
“NO!” Gillian
salta fuori, gli occhi iniettati di
sangue. Scott si gira, non ha il tempo di capire quello che succede, si
sente
un botto fortissimo, poi cade a terra urlando.
“AAAH! BRUTTA
PUTTANA!”
Gillian si avvicina, senza ombra di
paura, con lo
sguardo duro come mai. Gli punta la pistola alla testa.
“Zitto idiota. Dimmi dove
tieni Cal o ti ammazzo”
Quello le ride in faccia, tenendosi
con una mano il
braccio ferito, e cerca di sputarle.
Lei prende la pistola e gliela
sbatte con violenza su
un ginocchio. Scott ride nuovamente “Dovrai fare di meglio
puttana, o del tuo
amico ti dovranno riservare un pezzettino all’
obitorio”.
La rabbia prende nuovamente il
sopravvento, cosi gli
punta la pistola sul ginocchio, chiude gli occhi e spara di nuovo.
L’ urlo di
Scott è lancinante, agghiacciante.
Quando gli guarda la gamba si sente
svenire, deve
avergli spappolato una rotula.
Ha paura, ma non vuole darlo a
vedere.
“Allora brutto schifoso
ascolta attentamente: opzione
uno tu mi dici dov’è Cal e io ti chiamo
un’ ambulanza, opzione due ti pianto
una pallottola nel cervello.”
Silenzio. Gill gli punta la pistola
alla testa.
“D’ACCORDO,
D’ACCORDO! La casa tra la 27esima e la 9°,
è…E’ in cantina”.
Senza attendere oltre Gill prende
il cellulare e
chiama un’ ambulanza, poi rivolge un ultimo sguardo
disgustato a Scott prima di
sparire attraverso la porta.
“AAAH” con un
ultimo grande sforzo Cal riesce a
liberarsi; guarda l’ orologio: sono già le undici.
Ha le mani malconce, una
sanguina…Ma per liberarsi non aveva scelta! Deve trovare la
piccola e Gillian!
Ora che ha visto in faccia la morte
non vuole più
aspettare, deve dirle che la ama!
Sale
velocemente le scale della cantina, in casa trova dell’
alcool per
disinfettarsi e del pane per riempirsi lo stomaco, ma di armi non
cè traccia.
Esce velocemente dalla casa, prende
un taxi e si
dirige in centro. Sta per chiedere “Time Square”,
ma si ricorda di che giorno
sia e del casino che troverebbe, così preferisce farsi
lasciare qualche via più
in la.
Appena scende, però, il
panico lo assale: come diavolo
farà a trovarle? Vaga di via in via per una decina di
minuti, senza avere la
più pallida idea di cosa fare.
Poi, quasi fosse un miracolo, si
ritrova in una via
che conduce a Time Square, dove è ben visibile sul tabellone
l’ angolo “Sweet
Babies” con Jamie e una piccola neonata in primo piano.
Guarda dov’è collocata:
dall’ altra parte della piazza, e mancano solo 15 minuti a
mezzanotte! Deve
sbrigarsi.
*Nel
frattempo
Gill sbatte con violenza la porta
del taxi, la pistola
nascosta nella borsa; corre verso l’ appartamento indicatogli
da Scott.
Sale
furtivamente i pochi gradini di marmo, scivolosi per lo strato di
ghiaccio
fortmatosi sopra; solo ora si accorge del freddo pungente che taglia
l’ aria
dell’ ultima giornata del 2012. Esala un profondo respiro,
quasi assaporando
quel freddo tepore che la spinge a sognare. Ma adesso deve restare
concentrata
sulla realtà, deve trovare Cal. Estrae la pistola per
forzare la serratura, ma
si accorge che la porta è aperta.
Non sa esattamente come si debba
entrare in un’
abitazione brandendo la pistola nella giusta direzione per essere
sicura di non
venire colpita; lo ha visto fare in molti telefilm polizieschi, ma dal
vivo è
un'altra’ cosa. Trae un ultima boccata d’ aria, poi
entra.
E’
buio e non
vede niente. Con la mano destra impugna saldamente la pistola, mentre
fa
scorrere la sinistra lungo il muro per cercare una presa della luce.
Dopo
qualche minuto ne trova una, la preme.
Si ritrova in una grande stanza che
dovrebbe essere un
salotto. E’ arredata in stile neo-classico, con una grossa
libreria piena di
libri in fondo alla sala. La nota subito, ma non per i volumi che
contiene: è
completamente spostata e nasconde una porta.
Gillian si avvicina ed inizia a
scendere le scale con
il cuore in gola. Le sembra di trovarsi in una sala interrogatori della
CIA.
Una volta aveva visto il trattamento che riservavano a certi
sospettati.
La stanza era grossa, buia, senza
finestre e puzzava
di vecchio. Una luce illuminava il centro della stanza, dove era posta
una
sedia, vuota. Accanto delle corde slegate.
Un pensiero le attraversa la mente:
Scott…Lo ha
lasciato libero! No…Non è possibile! Ma
allora…E’ scappato! Trae un sospiro di
sollievo e sorride, pensando che la capacità di Cal di
cacciarsi nei guai, per
lo meno, è pari a quella di tirarsene fuori. Ma
dov’è adesso? E come farà a
trovarlo? La paura la tormenta di nuovo.
Cerca di riordinare le
idee…Se è scappato, starà
cercando la bambina…La bambina! A questo punto se non
può trovare Cal, prima
deve andare in piazza e assicurarsi che la bambina prenda l’
elicottero!
Esce velocemente dalla casa, prende
un taxi e si avvia
verso Time Square.
Capodanno
è
alle porte…23:55
L’ angolo di Time Square
riservato ai bambini è grande
40mx40m, Gill e Cal si trovano alle estremità opposte. Lei
guarda il cielo in
attesa dell’ elicottero, lui
cerca di
capire da quale parte si possa salire.
Capodanno
è
alle porte…23:56
La telecronaca continua
imperterrita. La gente inizia
ad agitarsi. Tutti attendono la mezzanotte. Gillian prega che arrivi
l’
elicottero. Cal cerca disperatamente l’ entrata, passando
vicino alla donna
senza che nessuno dei due se ne accorga.
Capodanno
è
alle porte…23:57
Il sindaco di New York City
conclude il suo discorso
sotto gli applausi della città. Gillian sta disperando. Cal
intravede un
passaggio tra la fiumana di gente per salire.
Capodanno
è
alle porte…23:58
La folla in delirio osserva un
elicottero che si sta
avvicinando. Gillian esulta, Cal si blocca, mentre la gente nel
“Sweet Babies”
si disperde. Rimangono solo in due, un uomo con una bambina. Cal li
riconosce.
L’ elicottero inizia la discesa nel piccolo palco.
Capodanno
è
alle porte…23:59
La famosa e colorata sfera di Time
Square inizia la
sua ascesa. Gillian salta nel “Sweet Babies” e
prende Susan in braccio. Jamie
sale sull’ elicottero e tende le braccia per afferrare la
piccola. Cal
riconosce la donna amata, e sale subito sul piccolo palco sotto gli
occhi dell’
intera piazza.
Capodanno
è
alle porte…Trenta secondi.
L’ elicottero riparte. La
gente non si cura più delle
due uniche figure ancora li sopra che si stanno fissando, inizia il
conto alla
rovescia.
“DIECI”
“Mi dispiace
Cal” grida la donna, ma cè troppa
confusione.
“NOVE”
“Cosa?”
“OTTO”
Gillian si avvicina ancora, sono a
mezzo metro l’ uno
dall’ altra.
“SETTE”
“Ho
detto…”
“SEI”
“Che mi
dispiace”
“CINQUE”
“Per come mi sono
comportata”
“QUATTRO”
“Non sento”
grida Cal.
“
T R E ”
Gillian lascia perdere. “
TI AMO !”
“
D U E ”
Questa volta Cal sente. Non perde
altro tempo.
“
U N
O ”
Afferra
Gillian alla vita e la porta verso di se, baciandola come non aveva mai
fatto.
“HAPPY
NEW
YEAR!!!”
Allo scoccare esatto della
mezzanotte, al culmine
delle urla, Cal e Gillian finalmente si baciano. Non gli importa del
nuovo
anno, per Cal questa è l’ unica cosa autentica al
mondo: Gillian…Sentirla li,
tenerle una mano sulla schiena e l’ altra affondata nei
soffici capelli
profumati, mentre può finalmente amarla incondizionatamente.
Quando si staccano rimangono
abbracciati, si
sorridono. “Ti amo anche io Gill, da morire”.
Preferiscono allontanarsi dalla
folla, e festeggiare
da soli. Si prendono per mano.
“Buon Anno,
tesoro”.
:’’’)
Con una lacrima agli occhi vi saluto, sperando
di non avervi deluso. Concludere una FF mette sempre un po’
di malinconia!
Spero vi andrà di lasciare una piccola, ultima recensione (:
Jenny
Ps.
Nell’
ultimo pezzo ho preso in prestito alcune righe della mia amata mamma
Row ❤ (J.K. Rowling)…Spero
non vi
dispiaccia!