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Autore: Gillian_Lightman    11/09/2012    6 recensioni
Cal ama Gill e di questo è certo. Vuole dimostrarglielo e Capodanno si avvicina, cosi pensa di invitarla e dichiararsi. Tutto ciò prima di imbattersi nel brutale suicido di una minorenne che lo vedrà protagonista, e che gli riporterà alla mente atroci ricordi, svelando parti di lui che nessuno conosce....
Incuriositi? Bhe, non vi resta che leggere!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Scusate se pubblico solo ora ma sono stata in vacanza e mi sono dovuta “preparare” per i test d’ ingresso D: Vi anticipo che questo sarà il capitolo definitivo, ho deciso di tagliare l’ epilogo perché non era indispensabile e soprattutto perché con l’ inizio della scuola preferisco dedicarmi ad una sola FF per volta, che quindi sarà “Amanti…E adesso?”

Voglio inoltre scusarmi per il linguaggio scurrile presente, ma era indispensabile per rendere bene la situazione.

Detto questo buona lettura, spero di non chiudere male !

Ed ora un ultima cosa…Voglio dedicare ufficialmente questo capitolo a tutti i Caduti Martedì 11 Settembre 2001. Non dimentico. R.I.P.

 

 

Capitolo V- Parte II. 31 Dicembre 2012

 

Capodanno è alle porte. Nell’ aria si inizia già a pregustare il profumo dell’ anno nuovo; il centro di New York inizia ad affollarsi, sono già in migliaia le persone raccolte a Time Square che attendono impazientemente la mezzanotte. Sebbene siano già le 18:00, per qualcuno queste sei ore si prevedono molto, molto lunghe.

 

Cal prova ad aprire gli occhi un paio di volte, si forza di mettere a fuoco; finalmente ci riesce. Passando alcuni istanti prima che si renda conto di ciò che è successo. Lo hanno colpito alla testa, e ora il suo aggressore lo sta trascinando in macchina; cerca di divincolarsi, ma la testa gli fa ancora male e l’ uomo è apparentemente troppo forte.

Poco prima che la portiera del bagagliaio lo chiuda al buio qualcosa attira la sua attenzione: un urlo. “NO! CAL!” Conosce bene la voce. In quei brevi istanti riesce a scorgere Gillian che corre verso di lui, l’ aggressore che lo chiude nel bagagliaio e mette in moto. Per qualche secondo udisce nuovamente le urla di Gill, e la sente correre dietro l’auto…Poi sviene di nuovo.

 

Una secchiata di acqua gelata lo colpisce in faccia come uno schiaffo. Grida.

Riesce a mettere a fuoco la scena: è in una stanza vuota e buia, odora di vecchio e non ci sono finestre, probabilmente è una squallida cantina di periferia. Gli fanno male i polsi, ha le braccia legate dietro alla schiena, strette alla sedia sulla quale è seduto.

Finalmente vede il suo aggressore in faccia, lo riconosce subito. Con disprezzo lo chiama “Scott. Scott Wright.” E’ alto, agile e forte.

Pensa cha possa avere tutto, eccetto l’ aria di un professore.

Gli si avvicina con aria feroce, bloccandosi quando la sua faccia è a meno di cinque centimetri da quella di Cal. “A quanto pare sai chi sono. Io no. Chi diavolo sei?”

“Non sono uno sbirro”

“Non è quello che ti ho chiesto”

Lightman si limita ad un altro dei suoi sorrisi arroganti.

“Non hai documenti, ma una cosa su di te la so: eri li per il mio stesso motivo. Sono arrivato due giorni fa e ho trovato quel ridicolo biglietto, vaffanculo. In attesa di un nuovo piano rimanevo li appostato, nella speranza che tornasse” non lo chiamava per nome, non ce n’era bisogno “E invece mi capiti tu, un damerino inglese…Cosa centri in tutta questa faccenda?”

Cal gli sputa ai piedi. Non sa da dove venga tutta questa audacia, sa solo che davanti a lui cè il figlio di puttana che ha fatto suicidare Susan.

Scott non gradisce. Inclina la testa ridendo, poi si avvicina e gli sferra un pugno in faccia.

“Porta rispetto feccia. E se non ne vuoi altri spicciati ad aprire quella cazzo di bocca”

Lo guarda con odio, ma capisce che non scherza. Vuole vendicare Susan e trovare il suo bimbo, ma da morto non servirebbe a gran che; decide che è meglio dirgli una porzione di verità.

“Mi chiamo Bart Russel, sono di New York. Ero in vacanza a D.C. quando Susan si è stampata sul mio cofano…Volevo indagare e sono arrivato a te.”

“Brutta mossa amico.” Tira fuori una pistola e gliela punta alla testa. Senza esitazioni toglie la sicura: sta per sparare.

E’ bloccato, non ha scampo. Chiude gli occhi e pensa a quanto vorrebbe poter vedere Emily e Gillian un ultima volta.

Passano diversi secondi, ma non sente nessuno sparo. Lentamente riapre gli occhi. Scott si è allontanato e sta mettendo via la pistola.

“Non pensare che lo faccia per clemenza, entro mezzanotte sarai morto. Tuttavia prima cè una piccola cosa che dovresti fare per me…L’ indizio: decifralo”

Cal gli ride in faccia “Non ci sono riuscito, e anche se dovessi capirlo perché dovrei dirtelo? Hai detto che mi ammazzerai, perché dovrei trascinare nella fossa con me un bambino innocente? Per aiutare te? Fottiti”

“Dopo di te. Cal

Lightman lo guarda, allibito. “C-Come mi hai chiamato?”

“Con il tuo nome. La moretta lo ha gridato talmente forte che lo avranno sentito anche in Cina. Comunque era davvero moolto moolto carina.”

“Lasciamola fuori” sibila Cal, con sguardo di fuoco.

“Oh no, non possiamo lasciarla fuori! Vedi è proprio lei il punto…Volevi una ragione per aiutarmi? Te la do io: la sua vita”

La paura che Cal ha provato quando aveva la pistola alla testa non è comparabile a quella che lo attraversa ora. “Cosa?”

“Hai sentito. Era un tipo peperino, urlava quando la ho colpita”.

“VAFFANCULO BASTARDO! Aspetta…Non puoi averla presa, hai messo in modo e la macchina è partita”

“E sei rimasto sveglio per tutto il tempo in modo da essere sicuro che io non la abbia lasciata avvicinare?”

Lightman è furioso con se stesso, è talmente agitato che non riesce a leggerlo. Non vuole aiutarlo, ma se non ha la sicurezza che Gill sia al sicuro non può fare altrimenti.

“D’ accordo. Ti aiuterò”

 

 

 

E’ passata un ora da quando ha visto l’ auto svoltare a tutto gas, ma non se n’è ancora andata. Gill ha gli occhi umidi e il naso rosso. Durante quel tempo, dopo aver calmato il pianto che la aveva assalita, aveva deciso di perquisire la casa, ma senza successo. Ora è seduta su uno dei gradini all’ entrata, incerta sul da farsi.

Cerca di concentrarsi e agire con lucidità, ma tutto quello che la sua mente riesce a produrre è l’ immagine di Cal che viene chiuso nel bagagliaio, e di lei che arriva troppo tardi.

Abbassa lo sguardo. All’ improvviso nota un foglietto per terra a cui prima non aveva fatto caso.

 Lo raccoglie e lo legge. E’ un indizio, un indizio su dove è nascosta la bambina.

Accenna un sorriso: ora sa dove trovare Cal; è lui che ha perso il biglietto, quindi deve averlo letto per forza. Se lo ha decifrato è fatta, Scott lo avrà costretto a dirglielo e ora saranno là, deve darsi una mossa. Mentre attende sul taxi però pensa: e se non lo ha decifrato? E se non lo ha rivelato a Scott e lui…NO. Non può pensarci. Cal deve averlo capito, lei ci è riuscita subito! E di fronte alla prospettiva di morire…Deve averglielo detto, è la sua unica speranza.

Guarda l’ orologio: sono le 20:20. Il taxi accosta e lei scende: è giunta a destinazione.

Trovare l’ indirizzo è stato semplice: l’ indizio diceva “40° a nord e 30° a est di quello che è stato l’ inizio e la fine di tutto questo inferno.” Le è sembrato semplice…L’ aeroporto. Insomma, lì è giunta a New York dove tutto è iniziato e li a preso il volo per Washington dove tutto è finito. Le è bastato inserire sul GPS del cellulare le coordinate da quel punto e il navigatore le ha indicato la casa esatta, che ora le si parava davanti.

 E’ piccola, sebbene molto ben curata rispetto a quella precedente. Si avvicina, ma non cè nessun campanello o tesserino con il nome del residente. Bussa tre volte. Passano alcuni istanti, poi un ragazzo apre alla porta. Capisce subito che è lui.

“Jamie McAndor?”

“Chi lo vuole sapere?”

“Gillian Foster, sono un amica. Ho decifrato il tuo messaggio”

Lui si guarda furtivamente intorno, poi la invita ad entrare.

Appena la dottoressa giunge in salotto trae un sospiro di sollievo, seguito da un sorriso che solo le madri possono avere. Una piccola neonata riposa nella culla. Ha giudicare dall’ aspetto non ha nemmeno un mese; indossa una piccola tutina rosa, ed è avvolta da una copertina. Gill le si avvicina con gli occhi umidi “Posso” domanda quasi implorante a Jamie.

“Ma certo”

Con le mani che tremano, si sporge verso la culla e ne estrae un piccolo batuffolo rosa, che apre leggermente gli occhi, la guarda e ridacchia. A quel dolce suono, quasi fosse un richiamo, due grosse lacrime solcano il viso di Gill: E’ cosi tremendamente simile a…

“Come ha fatto a trovarci?” La voce del ragazzo la riporta alla realtà, quella in cui Sophie ora ha un altro nome, un altro nome e un’ altra madre.

 Con un enorme sforzo riesce a ricomporsi “Lavoro al Lightman Group di Washington con Cal Lightman…Lui è l’ uomo che era in macchina davanti al ponte quando…Quando Susan si è gettata. Ecco, Cal ha una vera e propria ossessione per i casi di suicidio, cosi siamo andati a Watertown e abbiamo avviato clandestinamente le indagini…Che ci hanno condotti qui. Ma prima di tutto…Perché non sei andato alla polizia?”

“Scott dice di avere amici sia alla polizia che in procura…La guardi” dice implorante indicando la piccola “…Amavo Susan…Non potevo correre questo rischio se c’era in ballo la vita di suo figlia! Ma ora che cè lei possiamo andarcene…E chiedere aiuto a Watertown!”

“No.” La dottoressa Foster replica questa parola con più durezza di quando avrebbe voluto; ora la sua voce è calma, quasi meccanica “Non andremo alla polizia”.

“Co-Cosa sta dicendo, è impazzita forse? Credevo volesse aiutarci”

“Ed è quello che voglio…Ma Scott a rapito il mio compagno, Cal”

“Cosa?” Jamie si accascia sul divano, sconvolto. Se ha indotto al suicidio la madre di suo figlio, chissà cosa potrà fare ad uno sconosciuto qualsiasi che lo intralcia nei suoi piani.

“Lo ho visto. Lui era nel tuo appartamento, aveva trovato l’ indizio.

Poi Scott lo ha colpito, chiuso nel portabagagli e rapito. Il biglietto gli era caduto per terra, così lo ho trovato e sono risalita a te. Questo posto è l’ unica speranza che ho di rivedere Cal, non possiamo andarcene!” Nuove lacrime solcavano il volto disperato della donna.

“Cavolo…Deve tenerci molto da come ne parla”

Gillian lo guarda dritto negli occhi. Quelli di lei sono lucidi. Con un sussurro replica “Lui è la mia Susan”.

Jamie non conosce questa “Gillian Foster”…Ma sa che ha fatto chilometri per lui e la piccola e che ora rischia la vita per il suo partner…Deve essere una brava persona. Non sa se ha il diritto di farlo, ma le si avvicina e la abbraccia.

“Voglio aiutarti Gillian, come tu stai facendo con me…Ma se Cal lo condurrà qui non possiamo farci trovare, ucciderebbe la piccola”.

Foster annuisce, ha già pensato anche a questo “Hai una pistola?”.

I loro sguardi si incontrano per qualche istante, poi Jamie apre un cassetto e ne estrae una Colt 38, che porge alla donna “E’ una 38, già carica, automatica. Otto proiettili, basta togliere la sicura e premere il grilletto. Tuttavia” aggiunge con uno sguardo penetrante, il tono sicuro, fermo “Non ho intenzione di rischiare la vita della piccola, anche se siamo armati non resteremo qui”.

“Lo so, forse non mi sono spiegata bene…Voi ve ne andrete, al sicuro. Io aspetterò qui che arrivino Scott e Cal. Una volta che lo libero vi raggiungiamo e prendiamo un volo per Watertown”

“Signora non glielo posso permettere! Scott è un uomo pericoloso, non può affrontarlo”

Odio, rabbia, malinconia, tristezza, rimorso, amore…Tutto traspare nella voce sibilante di Gillian “Affronterei l’ inferno a mani nude per Cal. Ora” aggiunge in un tono che non ammette repliche “Tu prendi la piccola e ve ne andate, come sai è l’ ultimo dell’ anno. A Time Square ci sono delle zone riservate ai genitori con neonati.

 Voglio che tu vada li. Per le 23:59 manderò un elicottero a prendervi. Se ci saremo anche io e Cal bene...Altrimenti” sembra faticare a concludere “Non aspettateci”.

“Sa…Se non la è già sarà un ottima moglie per questo Cal, e una splendida madre per i vostri figli”

Gill ride “Come prospettiva a lungo termine non mi dispiace. Buona fortuna”.

Jamie la ringrazia ancora, poi prende la piccola e il minimo indispensabile che va a riempire uno zaino tracolla.

Sta per varcare la soglia, quando Gill lo chiama “Jamie…”

“Si?”

“C-Come si chiama?” chiede indicando la piccola che sta riposando nella culla.

Questa volta è il turno del ragazzo, che mostra con fierezza una lacrima sul viso

 “Susan”.

 

 

“Credo di aver capito” conclude finalmente Cal “Ma voglio venire con te e vedere Gillian”.

“Okay” replica l’ altro alzandosi e impugnando la pistola “Vado a uccidere la tua puttana”

“NO FERMO!”

“Allora me lo vuoi dire o devo per forza stamparle un proiettile fra gli occhi?”

“Fottiti brutto figlio di puttana!”

“Si…Magari lo faccio ora con la tua amichetta se non ti dai una mossa”

Cal si divincola sulla sedia, mentre l’ altro riparte ridendo “Tre. Due. Uno”

“VA BENE!    VA BENE!” respira profondamente per cercare di calmarsi “Devi collocare i gradi a partire dall’ aeroporto, troverai la casa”

“Era tanto difficile?” sghignazza Scott, il cellulare già in mano. Dopo qualche istante esulta.

“Adesso libera Gillian”

“EEEE” imita il verso di una sirena “Errore. Non la ho mai avuta. Ma non importa, non la rivedrai comunque. Adesso ti spiego cosa succede: vado alla casa. Opzione uno, se trovo la piccola ammazzo lei e quel coglionazzo di Jamie, poi torno qui per finire te. Opzione due, mi hai preso per il culo quindi torno indietro e ti taglio le orecchie, o un paio di dita non ho ancora deciso, poi ci riproviamo…D’ accordo?”

“FERMO! NO! LASCIA STARE LA BAMBINA BRUTTO BASTARDO!” Ma quello ha già varcato la soglia, ridendo.

 

 

Sono le 22:30 esatte, quando Gillian sente il rumore di una macchina che accosta davanti alla casa. Era più di un’ ora che Jamie se n’ era andato con la piccola Susan, e lei era rimasta sola.

Doveva riflettere, per decidere dove nascondersi. Quando Scott fosse arrivato sarebbe stato sicuramente armato, quindi non poteva certo andare alla porta e aprirgli tranquillamente! No…Doveva mettersi in un posto dove, una volta entrato, lui non potesse vederla, ma lei si; sarebbe saltata fuori brandendo la pistola e gli avrebbe ordinato di tenere le mani in vista. Li per li, mentre si nascondeva dietro l’ armadio, le era sembrata una cosa quasi divertente “metti le mani dietro la schiena!”…Scena da film!

 Ora, mentre qualcuno usciva dall’ auto e forzava la serratura della porta, non le veniva per niente da ridere.

Aveva il cuore in gola e una grande paura, ma faceva tutto per Cal. Dopo qualche istante la porta viene spalancata con violenza; dalla sua postazione Gill intravede un uomo alto e abbastanza robusto che riconosce come Scott farsi avanti con una pistola tesa in avanti. Poi richiude la porta ed inizia a perlustrare la stanza più grande.

Gillian, senza fare rumore, toglie la sicura alla pistola e trae dei respiri profondi; capisce che, poiché anche lui è armato, non esiterà a sparare e lei non avrà il tempo di fare altrettanto, sarà morta. L’ unica soluzione è precederlo, sparandogli per prima e cercando di ferirlo; ma non ci riesce! Lei…Lei non è una donna violenta! Sa a mala pena come si tiene in mano una pistola! Puntargli contro l’ arma minacciando di sparare è ben diverso dal farlo. Non riesce…Ma allora come fare?

“Hei Jamie” la voce di Scott la fa sobbalzare e per poco non grida. “Lo so che sei qui brutto idiota. Non hai scampo! Vieni fuori, non puoi nasconderti da me! Ammazzerò te, quella stupida bambina, e poi anche quel coglione inglese che ha cercato di difenderti”

“NO!” Gillian salta fuori, gli occhi iniettati di sangue. Scott si gira, non ha il tempo di capire quello che succede, si sente un botto fortissimo, poi cade a terra urlando.

“AAAH! BRUTTA PUTTANA!”

Gillian si avvicina, senza ombra di paura, con lo sguardo duro come mai. Gli punta la pistola alla testa.

“Zitto idiota. Dimmi dove tieni Cal o ti ammazzo”

Quello le ride in faccia, tenendosi con una mano il braccio ferito, e cerca di sputarle.

Lei prende la pistola e gliela sbatte con violenza su un ginocchio. Scott ride nuovamente “Dovrai fare di meglio puttana, o del tuo amico ti dovranno riservare un pezzettino all’ obitorio”.

La rabbia prende nuovamente il sopravvento, cosi gli punta la pistola sul ginocchio, chiude gli occhi e spara di nuovo. L’ urlo di Scott è lancinante, agghiacciante.

Quando gli guarda la gamba si sente svenire, deve avergli spappolato una rotula.

Ha paura, ma non vuole darlo a vedere.

“Allora brutto schifoso ascolta attentamente: opzione uno tu mi dici dov’è Cal e io ti chiamo un’ ambulanza, opzione due ti pianto una pallottola nel cervello.”

Silenzio. Gill gli punta la pistola alla testa.

“D’ACCORDO, D’ACCORDO! La casa tra la 27esima e la 9°, è…E’ in cantina”.

Senza attendere oltre Gill prende il cellulare e chiama un’ ambulanza, poi rivolge un ultimo sguardo disgustato a Scott prima di sparire attraverso la porta.

 

 

“AAAH” con un ultimo grande sforzo Cal riesce a liberarsi; guarda l’ orologio: sono già le undici. Ha le mani malconce, una sanguina…Ma per liberarsi non aveva scelta! Deve trovare la piccola e Gillian!

Ora che ha visto in faccia la morte non vuole più aspettare, deve dirle che la ama!

 Sale velocemente le scale della cantina, in casa trova dell’ alcool per disinfettarsi e del pane per riempirsi lo stomaco, ma di armi non cè traccia.

Esce velocemente dalla casa, prende un taxi e si dirige in centro. Sta per chiedere “Time Square”, ma si ricorda di che giorno sia e del casino che troverebbe, così preferisce farsi lasciare qualche via più in la.

Appena scende, però, il panico lo assale: come diavolo farà a trovarle? Vaga di via in via per una decina di minuti, senza avere la più pallida idea di cosa fare.

Poi, quasi fosse un miracolo, si ritrova in una via che conduce a Time Square, dove è ben visibile sul tabellone l’ angolo “Sweet Babies” con Jamie e una piccola neonata in primo piano. Guarda dov’è collocata: dall’ altra parte della piazza, e mancano solo 15 minuti a mezzanotte! Deve sbrigarsi.

 

 

*Nel frattempo

Gill sbatte con violenza la porta del taxi, la pistola nascosta nella borsa; corre verso l’ appartamento indicatogli da Scott.

 Sale furtivamente i pochi gradini di marmo, scivolosi per lo strato di ghiaccio fortmatosi sopra; solo ora si accorge del freddo pungente che taglia l’ aria dell’ ultima giornata del 2012. Esala un profondo respiro, quasi assaporando quel freddo tepore che la spinge a sognare. Ma adesso deve restare concentrata sulla realtà, deve trovare Cal. Estrae la pistola per forzare la serratura, ma si accorge che la porta è aperta.

Non sa esattamente come si debba entrare in un’ abitazione brandendo la pistola nella giusta direzione per essere sicura di non venire colpita; lo ha visto fare in molti telefilm polizieschi, ma dal vivo è un'altra’ cosa. Trae un ultima boccata d’ aria, poi entra.

 E’ buio e non vede niente. Con la mano destra impugna saldamente la pistola, mentre fa scorrere la sinistra lungo il muro per cercare una presa della luce. Dopo qualche minuto ne trova una, la preme.

Si ritrova in una grande stanza che dovrebbe essere un salotto. E’ arredata in stile neo-classico, con una grossa libreria piena di libri in fondo alla sala. La nota subito, ma non per i volumi che contiene: è completamente spostata e nasconde una porta.

Gillian si avvicina ed inizia a scendere le scale con il cuore in gola. Le sembra di trovarsi in una sala interrogatori della CIA. Una volta aveva visto il trattamento che riservavano a certi sospettati.

La stanza era grossa, buia, senza finestre e puzzava di vecchio. Una luce illuminava il centro della stanza, dove era posta una sedia, vuota. Accanto delle corde slegate.

Un pensiero le attraversa la mente: Scott…Lo ha lasciato libero! No…Non è possibile! Ma allora…E’ scappato! Trae un sospiro di sollievo e sorride, pensando che la capacità di Cal di cacciarsi nei guai, per lo meno, è pari a quella di tirarsene fuori. Ma dov’è adesso? E come farà a trovarlo? La paura la tormenta di nuovo.

Cerca di riordinare le idee…Se è scappato, starà cercando la bambina…La bambina! A questo punto se non può trovare Cal, prima deve andare in piazza e assicurarsi che la bambina prenda l’ elicottero!

Esce velocemente dalla casa, prende un taxi e si avvia verso Time Square.

 

 

 

Capodanno è alle porte…23:55

 

L’ angolo di Time Square riservato ai bambini è grande 40mx40m, Gill e Cal si trovano alle estremità opposte. Lei guarda il cielo in attesa dell’ elicottero, lui  cerca di capire da quale parte si possa salire.

 

Capodanno è alle porte…23:56

 

La telecronaca continua imperterrita. La gente inizia ad agitarsi. Tutti attendono la mezzanotte. Gillian prega che arrivi l’ elicottero. Cal cerca disperatamente l’ entrata, passando vicino alla donna senza che nessuno dei due se ne accorga.

 

Capodanno è alle porte…23:57

 

Il sindaco di New York City conclude il suo discorso sotto gli applausi della città. Gillian sta disperando. Cal intravede un passaggio tra la fiumana di gente per salire.

 

Capodanno è alle porte…23:58

 

La folla in delirio osserva un elicottero che si sta avvicinando. Gillian esulta, Cal si blocca, mentre la gente nel “Sweet Babies” si disperde. Rimangono solo in due, un uomo con una bambina. Cal li riconosce. L’ elicottero inizia la discesa nel piccolo palco.

 

Capodanno è alle porte…23:59

 

La famosa e colorata sfera di Time Square inizia la sua ascesa. Gillian salta nel “Sweet Babies” e prende Susan in braccio. Jamie sale sull’ elicottero e tende le braccia per afferrare la piccola. Cal riconosce la donna amata, e sale subito sul piccolo palco sotto gli occhi dell’ intera piazza.

 

Capodanno è alle porte…Trenta secondi.

 

L’ elicottero riparte. La gente non si cura più delle due uniche figure ancora li sopra che si stanno fissando, inizia il conto alla rovescia.

 

“DIECI”

 

“Mi dispiace Cal” grida la donna, ma cè troppa confusione.

 

“NOVE”

 

“Cosa?”

 

“OTTO”

 

Gillian si avvicina ancora, sono a mezzo metro l’ uno dall’ altra.

 

“SETTE”

 

“Ho detto…”

 

“SEI”

 

“Che mi dispiace”

 

“CINQUE”

 

“Per come mi sono comportata”

 

“QUATTRO”

 

“Non sento” grida Cal.

 

“ T R E ”

 

Gillian lascia perdere. “ TI AMO !”

 

“ D U E ”

 

Questa volta Cal sente. Non perde altro tempo.

 

“ U  N  O ”

 

 Afferra Gillian alla vita e la porta verso di se, baciandola come non aveva mai fatto.

 

“HAPPY NEW YEAR!!!”

 

Allo scoccare esatto della mezzanotte, al culmine delle urla, Cal e Gillian finalmente si baciano. Non gli importa del nuovo anno, per Cal questa è l’ unica cosa autentica al mondo: Gillian…Sentirla li, tenerle una mano sulla schiena e l’ altra affondata nei soffici capelli profumati, mentre può finalmente amarla incondizionatamente.

Quando si staccano rimangono abbracciati, si sorridono. “Ti amo anche io Gill, da morire”.

Preferiscono allontanarsi dalla folla, e festeggiare da soli. Si prendono per mano.

“Buon Anno, tesoro”.

 

 

:’’’) Con una lacrima agli occhi vi saluto, sperando di non avervi deluso. Concludere una FF mette sempre un po’ di malinconia! Spero vi andrà di lasciare una piccola, ultima recensione (:

Jenny

 Ps. Nell’ ultimo pezzo ho preso in prestito alcune righe della mia amata mamma Row (J.K. Rowling)…Spero non vi dispiaccia!

  
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