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Autore: pervinca potter    11/09/2012    2 recensioni
Ispirata ad una storia vera, riportata con la coppia RDJ/Jude.
Robert e Jude sono due diciasettenni, l'uno americano, l'altro inglese.
Partiranno 15 giorni per la Scozia, ognuno con i suoi pensieri per la testa.
Lì si incontreranno e niente sarà più come prima.
*AVVISO* : Con il tempo il rating cambierà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E LI' ACCADDE.
 










Quella mattina il cielo di Scozia non prometteva nulla di buono : nuvoloni pesanti come piombo si stagliavano nel cielo, grigi e cupi.
Il freddo era pungente  nonostante fosse luglio e i ragazzi uscirono riluttanti dalle loro abitazioni, protetti da strati e strati di felpe, maglie e cappotti.
Il primo giorno si annunciava un’ avventura con quelle temperature glaciali ma li aspettava un’escursione entusiasmante : Edimburgo!
Meravigliosa, meravigliosa città.. negozi all’ultima moda si insinuavano tra i maestosi monumenti gotici.. ce n’era per tutti i gusti.
Le ragazze e i ragazzi del college furono divisi in una decina di gruppi, ognuno sotto la supervisione di un responsabile.
Robert si ritrovò circondato da facce sconosciute, nessuno della famigliola era nel suo stesso gruppo:
 non si diede pena, era una persona così socievole che iniziò subito a socializzare.
Per una migliore organizzazione i gruppi partirono a distanza di un quarto d’ora l’uno dall’altro e dopo un breve viaggio in pullman Robert si ritrovò nel cuore di quella magnifica città, da solo.
C’era chi andava all’hard rock, chi si aggirava famelico a caccia dei negozi più convenienti, chi era in cerca di uno starbucks.. lui preferì fare una breve passeggiata panoramica.
L’atmosfera che aleggiava tra quelle strade era assolutamente unica : il suono delle cornamuse invadeva ogni angolo, gente che andava a fare la spesa in kilt.. la Scozia era un enorme cuore che palpitava di vita dinamica, quello gli era stato chiaro dal primo giorno.
Gli occhi di Robert guizzavano da un lato all’altro della grande strada che stava percorrendo, sperando di rintracciare Jodie, Gwenn, Lia.. insomma qualcuno del gruppo.
All’improvviso un tuono gli squarciò le orecchie e l’americano alzò istintivamente gli occhi al cielo.
“Inevitabile” pensò, fissando i nuvoloni che sin dall’alba erano carichi di pioggia, in attesa di riversarla nel momento meno opportuno : l’escursione.
Robert sospirò mentre si guardava intorno alla ricerca di un riparo al chiuso.
Odiava la pioggia, gli metteva malinconia e quello aveva tutta l’aria di essere uno di quei temporali da cinque minuti che buttano giù troppa acqua, troppo rumore, troppe cose.. per poi dileguarsi silenziosamente.
Guardò innanzi a sé e si trovò davanti un’ enorme chiesa gotica, splendida, con le guglie alte anche più di dieci metri.
Rimase un attimo ad osservarla da fuori e poi entrò .


Di solito le chiese sono fredde ma rispetto alla temperatura esterna, quella sembrava conservare un certo tepore che subito sciolse le membra infreddolite di Robert.
I passi rimbombavano tra le alte e spesse mura di pietra, mentre gli occhi esploravano quel luogo magnifico.
Il pavimento di marmo vecchio conservava ancora un po’ del suo bianco candore che contrastava incredibilmente con il grigio nerastro delle pareti, incorniciate da decorazioni semplici ed elegantissime, proprie dello stile gotico.
Un altro tuono e subito si sentì la pioggia scendere violenta per le strade : c’erano forse altre cinque persone all’interno della chiesa ed era così grande che si aveva la netta sensazione di essere da soli.
Dopo pochi secondi la luce di un fulmine giunse dal cielo.


E lì accadde.


Le incredibili vetrate di vetro colorato filtrarono il bagliore, riflettendolo ovunque nella chiesa, con una vastità di colori da far invidia ad un pittore.
Robert si guardò intorno con meraviglia , stupito dalla bellezza di quell’attimo.
E poi.. poi gli esplose il destino, proprio davanti agli occhi.
E quando ti esplode il destino davanti non puoi certo ignorarlo.
Con il fulmine successivo e quindi con la conseguente cascata di colori, quello che Robert aveva classificato qualche secondo prima come visione immaginaria prese di nuovo forma, in carne ed ossa.
Forse due metri lo separavano da quegli occhi che non sembravano nemmeno occhi, per tutto l’immenso che c’era nascosto dentro.
E in quell’immenso Robert si perse immediatamente. Per non uscirne più.
Non una parola, non un gesto.
Non importava più se fuori stesse diluviando o se un incendio stava per bruciare la città.
Non c’era più nulla : la chiesa, le altre persone, il mondo, Dio.
Tutto si annullò e l’essenza di ogni cosa andò a convergere in quell’attimo, in quello sguardo.
Non si mossero, Robert e Jude, mentre le loro anime si smarrivano in quell’istante che non era né morte né vita, né giorno né notte.
Era e basta. Gli gocciolava davanti, spandendo intorno a loro la bellezza di due anime che si trovano dopo tanto tempo, finalmente.
Due anime che ora incredule si abbracciavano, strette da togliere il fiato a leccarsi a vicenda le ferite.
“Dove sei stata, dove, dove eri. Perché sei venuta solo ora?” “ Il destino ha voluto così.”
Sì, il destino.
Perché il destino esiste e ti combina certe cose a volte… che non ti spieghi, ma non puoi fare nulla.
Arriva, dentro una chiesa, fuori il cielo che piange , ti apre in due, si insinua in ogni parte di te e ti sconvolge,  ti travolge senza tanti complimenti e ti lascia così,  privo di tutto il tuo passato, con davanti solo due occhi pieni di infinito.
Si perché quegli occhi azzurri erano quello , le porte dell’infinto, dove trovare conforto da ogni pena, guarigione da tutte le ferite.
 Jude lesse negli occhi di Robert la stessa identica cosa e volle baciarli, quegli occhi.
Aveva il desiderio di tuffarsi dentro quegli occhi scuri per vedere finalmente dov’è che sta la felicità, dov’è che sta la vita.
Non si muovevano, Robert e Jude.
Erano due specchi,messi l'uno di fronte l'altro, regolati per proiettare infinite immagini riflesse di se stessi.
 Si raccontarono di tutto in quell’istante: la loro vita, le loro paure, le loro speranze.
Era un tumulto, un tumulto dell’anima che avveniva in quel silenzio surreale.
Altro che terremoto o tornado.
Un tumulto dell’anima come quello non si argina, non si contiene, ma si butta furioso verso il cielo, incredibile e impetuoso, così luminoso da far credere alle stelle che è già giorno.
Ancora un’onda di colore arrivò a dipingere quell’attimo straordinario e una curva di sorriso si accoccolò sulla bocca di Jude.
 Si avvicinò a Robert.
Uno di fronte all’altro, pochi centimetri separavo quegli occhi che in un istante si erano raccontati un’esistenza.


-Sono Jude-
-Io sono Robert-
Solo un altro battito di ciglia.
“Era una vita che ti aspettavo” pensarono entrambi.



E il sole tornò a far capolino tra le ferite del cielo.
 

   
 
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