Questa FF partecipa al contest “Si sta come d’autunno
sugli alberi le foglie”
E’ una One-Shot ed è la mia prima Dramione
drammatica. Non è una Dramione fisica, potremmo
definirla platonica.
Boh, spero vi piaccia, magari lasciatemi una piccola recensione che mi fa molto
piacere.
Ringrazio tantissimo Dear Juliet per averla corretta e riveduta (thank you, you saved me!)
La dedico a Sara, una mia ex compagna di classe delle medie che oggi fa 21 anni! Happy Birthday Sara!
Lena G
IL
CORAGGIO DELLE FOGLIE
Freddo.
Faceva freddo nel Manor.
Non era il classico freddo, perchè
era una sensazione glaciale mi entrava nelle ossa. Un freddo che mi stava
uccidendo piano piano ed era causato da una persona:
mia zia.
Non sentivo nemmeno più le urla di dolore della
Granger mentre veniva torturata, dal momento che tutti i miei sensi erano
rimasti congelati dall’orrore della scena a cui stavo assistendo. Esatto,
orrore. Penso sia l’unica parola che potessi usare per descrivere quello che
provavo in quell’istante. Ero riuscito a salvare Potter dalla morte, per ora,
ma non lei. In teoria, la cosa non avrebbe dovuto scalfirmi minimamente, poiché
l’ho derisa per tanti anni ogni volta che ne avevo l’occasione. Ai miei occhi,
era solo una Sangue sporco immonda. Non era come me. Ho giocato molte volte con
lei a fare il perfido Malfoy, imitando mio padre e i suoi amici, per sentirmi
potente, per sentirmi adeguato. Ma non si trattava più di scherzi e beffe. Lei
stava lottando per rimanere in vita.
Mi sembrava esagerato. Cos’aveva fatto di male
quell’ammasso di carne per essere trattato peggio di una bestia al macello? Era
nato da persone sbagliate secondo loro. Ma secondo chi? Il Signore Oscuro? E se
avesse detto che i cetriolini fossero alieni pronti a mangiarci la cistifellea
e dominare il mondo, lo avrebbero seguito ciecamente per anni allo stesso modo
di come stavano facendo in quel momento? La purezza del sangue poteva essere
considerata una giustificazione valida, sempre se ce ne fossero, per una sterminazione di massa? Erano esseri umani come noi!
Amavano, sognavano, ridevano, piangevano, proprio come noi! Perché noi sì e
loro no?
Alzai lo sguardo e vidi mia madre che mi fissava
con uno sguardo impassibile. Perciò, mi guardai le mani: erano serrate attorno
la mia bacchetta. Non potevo farmi scoprire teso in un momento come questo o
avrei passato dei guai.
I minuti passarono inesorabilmente, mentre
Potter e Weasley restavano immobilizzati da due Ghermidori, privati delle loro bacchette e obbligati a guardare
la loro migliore amica che cercava di divincolarsi. Si guardarono a vicenda,
cercando di non pensare a quello che stava succedendo in quel momento. Sciocchi
patetici! Se fossi stato in loro, mi sarei tuffato e avrei provato a salvarla!
Ma non lo ero. Io ero Draco Malfoy, un Mangiamorte,
figlio di uno dei più fidati seguaci di Lord Voldemort
ed ero entrato in un qualcosa più grande di me.
Scossi la testa impercettibilmente. Il mio viso
pareva fosse fatto di cera e il mio sguardo era ritornato su quella esile
figura che si dibatteva sempre più lievemente.
Tutto era grigio. Niente aveva più significato.
Tutto quello in cui credevo rimase sospeso in aria e poi vidi i suoi occhi.
Erano ancora vivi, combattivi! Non doveva essere Potter l’eroe della vicenda? Colui
che era in grado di salvare il Mondo Magico dal Signore Oscuro? Ho sempre
saputo che non valesse niente. Era lei la vera Salvatrice, era lei quella che
doveva vivere per poter portare coloro in questo mondo. Mi sorrise serenamente
e perse conoscenza.
“Draco!”
“Malfoy!”
“Stupeficium!”
E tutto successe in un attimo. Avevo schiantato
mia zia che non era riuscita a difendersi dato che non si aspettava che fossi
stato io a colpirla. I miei genitori erano immobilizzati e increduli, come lo
Sfregiato e Donnola che stavano a guardarmi senza far niente per aiutarmi.
Avevano capito cosa avevo appena fatto, avevo preso il loro posto. Presi
Hermione in braccio, il suo corpo era pieno di tagli che sanguinavano e sul suo
braccio la scritta scarlatta ‘Mudblood’ contrastava
con la sua pelle candida e delicata. Immersi il viso nei suoi capelli per
sentire, molto probabilmente per l’ultima volta, il suo profumo e la portai dai
suoi amici che non avevano avuto il coraggio di fare un passo verso di noi.
“Tu sei pazzo, Malfoy”, mi gridò Potter. Io non
staccai gli occhi dalla creatura che avevo appena salvato e le sorrisi. Alzai
lo sguardo e vidi oltre le finestre il paesaggio autunnale, gli alberi pieni di
foglie ambrate che tentavano di aggrapparsi con le ultime energie rimaste al
ramo. Poi improvvisamente una cadde e delicatamente iniziò la sua discesa verso
il terreno. I miei occhi, pieni di consapevolezza, ritornarono sulla Granger.
Le accarezzai il viso sporco e le sussurrai: “Addio, Mezzosangue. Addio,
Granger. Addio, Hermione”.
Weasley mi mise una mano sulla spalla in senso di
riconoscimento. In quel momento sentii la risata isterica di mia zia che aveva
ripreso i sensi. Urlai ai tre amici: “Scappate!”.
Hermione riaprì gli occhi e disse a fatica:
“Grazie, Draco”. Poi, si smaterializzarono.
“Draco, Dracuccio.
Bambino cattivo. Non si fanno i dispetti alla zia”.
Lentamente mi girai verso Bellatrix
e la guardai negli occhi. Vidi che la foglia che era caduta dal ramo aveva
toccato il terreno diventando una piccola macchia rossa.
E il mio mondo divenne verde.