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Autore: Setsuka    14/09/2012    4 recensioni
Kenny sembrava per lo più un ragazzino che stava per debuttare a Hollywood, aveva la faccia adatta per Disney Channel o il porno, eppure dietro quel sorriso sghembo e il Rolex in bella mostra sopra la camicia, parlava con determinazione, con la serietà di un adulto e lo sguardo di chi d'ingiustizia non ne poteva più. Parlava come qualcuno che da anni teneva sotto chiave la rabbia da vomitare e che una volta uscita avrebbe cambiato qualcosa.
Chef conosceva quell'amarezza, conosceva la sofferenza, la discriminazione, i giochi dei potenti e le loro perversioni e proprio per questo, perché aveva toccato le loro mani luride e visto lo sporco nei loro occhi, che aveva fatto credere al mondo di esser morto.
Era meglio essere fuori da ogni cosa per poter esser dentro al giusto.
Non sempre poteva esser così però, non sempre correr via era giusto, lo specchio prima o poi riflette le ombre nelle rughe e quello non si può lavar via, non esiste nulla che lo corregga o lo cancelli.
Ogni tanto bisognava esser vivi e attivi.
Ogni tanto bisognava esser ridicoli e portare delle maschere.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Eric Cartman, Ike Broflovski, Jerome 'Chef' McElroy, Kenny McCormick, Kyle Broflovski
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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We can be heroes.
               The Masks                


- We can be heroes -


We can beat them
For ever and ever.
Oh we can be Heroes.

Heroes, David Bowie.



“Non c'è bisogno di giustizia, c'è bisogno di giusti”.


Lo sapeva, lo sapeva che la giustizia non era relativa e che non era un reale problema in South Park.

“Ordine e pulizia è tutto quelle che serve a South Park che -ridicolamente- è la cittadina dove si è accumulata più feccia che in ogni altro punto del globo”.


Un silenzio eloquente riempito da pochi sorsi di whisky.

“Hai un piano, no? E' per questo che mi hai cercato, che hai chiesto di incontrarmi e darti tutte quelle informazioni sulla società dietro l'Adventure Club”.


Non poteva negarlo, ma nonostante ormai fosse un adulto avendo diciotto anni suonati, dentro di lui c'era ancora il cuore di un ragazzino, sentimentale, nostalgico, che non aveva mai messo da parte i giorni più belli, quelli della sua infanzia, quelli dove l'uomo seduto davanti a lui era stato un maestro, un padre e soprattutto un amico.
Decisamente non era solo una questione di interessi.


“Ho i miei interessi” rispose pratico “ma quando hai passato la soglia di quella porta, quasi non sono scoppiato a piangere” era diverso dall'uomo che ricordava, adesso aveva qualche chilo in meno, ma anche parecchi capelli grigi e qualche ruga, eppure dopo un abbraccio non aveva mancato di puntare alla gnocca del locale, ricevendo in cambio un'occhiata eloquente. L'avrebbe sempre ammirato, sempre sarebbe stato il suo idolo.


“L'emozione c'è stata anche per me. Cristo... ti ho lasciato che eri un bambino dagli abiti sudici e adesso mi ritrovo un uomo firmato dalla testa ai piedi”.


Rise il giovane uomo all'ombra del suo passato di miseria, di genitori violenti che puzzavano d'alcol e altre rogne, che invece di lavorare per regalare un futuro ai loro figli erano stati questi ultimi a dare loro una vecchiaia dignitosa.
“E' una lunga storia e non mancherò di raccontartela” non c'era molto da dire in realtà, aveva avuto la botta di culo più incredibile che si potesse avere e... adesso vantava il titolo di uomo più ricco del Colorado.
Roba da fumetti ma che era diventata realtà per lui.

“Su questo non ho dubbi il tempo ci mancherà. Tuttavia non comprendo perché hai cercato me, perché hai avuto bisogno di tutte quelle informazioni e...”.


“Lavora per me.”Tagliò corto buttando giù l'ultimo sorso di Campari.
"Ti pagherò profumatamente e farò in modo di poter compiere la tua giustizia".

Tuonarono delle risate, divertite dall'impertinenza di quel ragazzo che per i gusti dell'altro, puzzava ancora di latte.

"Vuoi faccia per te palle di cioccolato o intoni qualche Blues per risollevarti l'umore?".

"Ammetto che non mi dispiacerebbe tu potessi fare entrambe le cose, ma anche se ho soldi che mi escono dal culo, rimango uno del ghetto" sorrise all'altro empaticamente, sapendo che nonostante i tempi e il progresso, il colore della pelle era ancora discriminato insieme a tante altre stronzate.
"Chef, tu sei stato l'eroe di questa città per tanto tempo. Poi, quando te ne sei andato, South Park si è riempita così di merda che è stata coperta dalla neve, legando le mani delle autorità e diventando rifugio per feccia di Hollywood, politica, sette e tanta altra bella compagnia" teneva la voce bassa, nonostante fossero in una zona del locale riservata e isolata.


Chef temeva di sapere dove volesse andare a parare il biondino vestito d'Armani, era stato proprio quel vestito a parlargli, sapeva che chi aveva i soldi aveva spesso strane idee per la testa e dopo quelle parole tutto gli sembrava inequivocabile; l'aveva detto anche lui: non c'era bisogno di giustizia ma di giusti. E gli unici ad apparire davvero giusti in una società erano solo personaggi dei fumetti, disegni con la maschera. 


"Quello che ti sto dicendo..."


"...ho paura di averlo capito" rise nervoso mostrando i denti bianchissimi, risaltati dal colore della sua pelle; "anzi, ho capito. Ma ciò è assurdo, difficile, ti farai dei nemici, sarai in pericolo, perché qui non si parla di mostri o alieni come nei fumetti, si parla di gente reale, di gente potente, che ha in mano quello che è l'attuale ordine, quello che è giustizia, e tu... tu sei un fottuto ragazzino che sogna, sogna ad occhi aperti affascinato dal potere dei tuoi verdoni".

Forse aveva ragione. Forse.

"Io... ho un debito con questa città" lo interrompé e con quella frase ad effetto si guadagnò la sua curiosità, il suo ascolto. Doveva tenergli il culo incollato alla sedia più che poteva.
"Da ragazzino giocavo a lottare contro il crimine, è vero, nel mio piccolo facevo qualcosa, qualcosa anche d'importante, è bastata solo la forza di volontà e la mancanza di paura".


"Non aver paura non è saggio, Kenny".

"Mai detto di essere un saggio, ma sono una persona con la testa sulle spalle" per questo non fece il bis con il Martini. Aveva imparato il senso della misura, aveva compreso cos'era l'equilibrio e con insospettabile razionalità aveva steso un progetto che aveva promesso a se stesso di realizzare una volta raggiunta la maggiore età.
Ma aveva bisogno di muscoli, di allenamento, di avere le palle ancor più grosse e soprattutto avere il giusto supporto.
"Chef, dico sul serio, questa città ha bisogno di eroi, anche se nell'ombra, al di fuori della legge, io voglio agire. Se il me stesso di dieci anni poteva portare ordine con i suoi giochi, il ragazzo che sono adesso, l'uomo che sarò domani, con te, può ripulire questo posto, scavare sotto la neve e farlo non solo per il bene di South Park; visto quello che mi hai detto, qui c'è gente pericolosa per tanti, gente pericolosa per l'America e io... intendo rompergli il culo".


Kenny sembrava per lo più un ragazzino che stava per debuttare a Hollywood, aveva la faccia adatta per Disney Channel o il porno, eppure dietro quel sorriso sghembo e il Rolex in bella mostra sopra la camicia, parlava con determinazione, con la serietà di un adulto e lo sguardo di chi d'ingiustizia non ne poteva più. Parlava come qualcuno che da anni teneva sotto chiave la rabbia da vomitare e che una volta uscita avrebbe cambiato qualcosa.
Chef conosceva quell'amarezza, conosceva la sofferenza, la discriminazione, i giochi dei potenti e le loro perversioni e proprio per questo, perché aveva toccato le loro mani luride e visto lo sporco nei loro occhi, che aveva fatto credere al mondo di esser morto.
Era meglio essere fuori da ogni cosa per poter esser dentro al giusto.
Non sempre poteva esser così però, non sempre correr via era giusto, lo specchio prima o poi riflette le ombre nelle rughe e quello non si può lavar via, non esiste nulla che lo corregga o lo cancelli.
Ogni tanto bisognava esser vivi e attivi. Ogni tanto bisognava esser ridicoli e portare delle maschere.

“Chef, noi possiamo essere eroi”.

Ogni tanto i morti dalle tombe possono esser riesumati per portare tra i vivi quello che hanno dimenticato, al prezzo di esser ridicoli, ma era equo.

“Dio mio Kenny, ma non era meglio alla tua età pensare a scopare e basta?”.

“Beh questo fa parte del pacchetto. Non sia mai esista a South Park e dintorni una ragazza triste e insoddisfatta, Chef”.

Kenny era un filantropo devoto alla causa con anima e corpo.
E Chef non poteva che simpatizzare in lui e vedere il figlio che mai aveva avuto e che gli era mancato, come Kyle, Stan e Eric. Non vedeva l'ora di riabbracciarli.

“Credo però che se continuerai a chiamarmi così non potrò che cucinare per te”.

Si alzarono entrambi dal tavolo, ormai l'intesa era conclusa e non c'era altro da fare che tendersi la mano, stringerla forte e sorridere complici.

“Chiamami semplicemente Jerome, Kenny. Sono dentro, ma ti avverto: non ho la minima intenzione di chiamarti Capo o Signore o in qualsiasi altro modo che mi porti a dover prender a calci il tuo culo bianco”.


“Ma te l'ho detto, sono un Ghetto-Boy, che per altro tiene al suo culo”.

Un'occhiata d'intesa disse quello che era difficile per due uomini adulti esternare.
Ci fu un timido abbraccio, l'abbraccio di un padre fiero del suo ometto e di un giovane che riaccoglie nel suo mondo colui di cui più aveva bisogno.
In quel gesto si completò un disegno che Kenny aveva fatto diversi anni prima e che aveva sempre cestinato in un mondo utopico. Il destino però non è sempre bastardo, non esistono solo ingiustizie, dispiaceri e sogni infranti.
Dal letame nascono i fiori, ma nessun fiore può vivere a luongo se non lo si cura e protegge e Kenny avrebbe fatto di tutto per essere al di sopra delle chiacchiere e di ogni sospetto per poter indossare nell'ombra la maschera di cui aveva bisogno.

“Jerome, credo sia il momento di presentarti Mysterion”. 











Dovevo prima o poi dedicare qualcosa ai super-eroi southparkiani, ma non avventure surreali, non con loro bambini, bensì una storia ambientata in un possibile futuro di South Park.
E' un esperimento, un esperimento non lungo ma che spero di portare a termine senza rovinarmi la faccia, visto che voglio comunque continuare l'intento di Matt&Trey di parodizzare gli eroi dei fumetti, in particolare quelli DC, quindi mantenendo la commedia ma in un clima comunque serio. 
Questo prologo mette le basi per una storia che sarà ambientata diversi anni dopo, per questo ho voluto distaccarlo e che fosse abbastanza breve, presenta Kenny, il Kenny adulto e riaccoglie Chef ( Dio, quanto ho voluto metterlo nelle mie ff ma mai mi è stato possibile ) e mette in chiaro le loro ragioni, i loro ideali, preannunciando la nascita di un nuovo Mysterion, che comunque non sarà il solo protagonista di questa storia.
Supportate questa storia e avanzate critiche e consigli, soprattutto se volete un aggiornamento al più presto il vostro supporto mi è fondamentale. Grazie in anticipo.
   
 
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